Antonella Bellutti
Antonella Bellutti (Bolzano, 7 novembre 1968) è un'ostacolista, pistard e bobbista italiana. È stata due volte campionessa olimpica, in due diverse discipline del ciclismo su pista: ad Atlanta 1996 vince la specialità dell'inseguimento sui 3 km ed a Sydney 2000[1] la specialità dell'individuale a punti. CarrieraNella giovinezza Bellutti, allenata da Claudio Vantini[2], fu un'ottima interprete dei 100 m ostacoli, diventando primatista italiana juniores nei 100 metri ad ostacoli e vincendo sette titoli giovanili italiani;[3] praticò anche la pallacanestro.[1] Nel 1991, in seguito a un infortunio alla gamba, iniziò a praticare il ciclismo; passata all'agonismo, nel 1992 si classificò seconda nella specialità dell'inseguimento ai campionati italiani. Si tesserò con la S.C. Adriana Bolzano. La prima soddisfazione internazionale arrivò ai mondiali 1995 a Bogotà, in cui ottenne la medaglia d'argento nell'inseguimento individuale, battuta da Rebecca Twigg.[1] Il 6 aprile 1996 a Cali, adottando la posizione "Superman" già introdotta da Chris Boardman,[1] stabilì il nuovo record del mondo sui 3 chilometri da fermo (3'31"924);[4] in stagione partecipò ai Giochi olimpici di Atlanta, vincendo la medaglia d'oro nell'inseguimento e si aggiudicò inoltre il bronzo mondiale d'inseguimento. Nel 2000 prese parte ai Giochi olimpici di Sydney, vincendo un'altra medaglia d'oro, questa volta nella corsa a punti, prima ciclista italiana a vincere due ori in due edizioni consecutive dei Giochi;[3] fu invece quinta nell'inseguimento.[1] Altri successi del periodo furono tre Coppe del mondo di specialità (inseguimento nel 2000, corsa a punti nel 1999 e 2000) e quattordici singole prove di Coppa, l'oro agli europei di omnium endurance di Berlino del 1997, due omnium alla Sei giorni di Milano, nel 1998 e nel 1999, oltre a sedici titoli italiani:[1] sette nell'inseguimento (consecutivi, dal 1994 al 2000), sei nei 500 metri a cronometro (consecutivi, dal 1995 al 2000), due nella velocità (1997 e 2000) e uno nella corsa a punti (1997). Ritiratasi dal ciclismo a fine 2000 (nonostante qualche sporadica apparizione tra 2003 e 2004), nel 2002 partecipa come frenatrice di Gerda Weissensteiner alla prova di bob a due ai Giochi olimpici invernali di Salt Lake City, piazzandosi in settima posizione.[1] Attività extra-agonisticaInsegnante di educazione fisica diplomata all'Isef di Firenze nel 1993, poi iscritta all'Albo Pubblicisti dal 1997, tra anni '90 e 2000 Bellutti collabora con il Gazzettino di Venezia curando per sei anni la rubrica "A ruota libera". Il 18 aprile del 2001 viene eletta nella Giunta Nazionale del Comitato olimpico nazionale italiano, e nel gennaio del 2003 entra, come rappresentante unica degli atleti, nella Commissione ministeriale antidoping e nella commissione ministeriale per le pari opportunità nello sport.[5] Nell'aprile del 2002 torna nel mondo del ciclismo in qualità di direttore tecnico del settore pista della Nazionale di ciclismo, dimettendosi però pochi mesi dopo per contrasti con la Federazione. Nel frattempo collabora con Tv private per rubriche e programmi sportivi. Dal 2005 al 2013 è insegnante e coordinatrice dell'opzione sportiva del liceo scientifico "G. Toniolo" di Bolzano, per cui elabora e implementa un modello di didattica flessibile per la doppia carriera. Dal 2011 al 2013 progetta, implementa e monitora il progetto UniFit per l'Università di Trento, al fine di creare un protocollo di screening motorio e di relativi programmi di attività, dedicato alla promozione dello stile di vita sano e attivo tra gli studenti sedentari. Dal 2012 al 2013 è anche responsabile del settore volontari del Comitato Organizzatore della XXVI Universiade invernale,[3] svoltasi in Trentino-Alto Adige dall'11 al 21 dicembre 2013. Nel 2014 si trasferisce da Rovereto ad Andogno, frazione del comune di San Lorenzo Dorsino nel Parco naturale Adamello Brenta, dove ristruttura la vecchia locanda dei bisnonni Bellutti, riportandola in attività come locanda con cucina bio-vegana.[5] che chiuderà, causa covid nel 2021. Nel 2017 esce il suo libro La vita è come andare in bicicletta,[3] edizioni Sonda, in cui racconta la sua scelta alimentare, i motivi per cui ha prediletto l'alimentazione vegetale e parla dei disturbi del comportamento alimentare nello sport agonistico. Grazie a questo libro vince il premio Rotary Trentino con cui apre il primo corso di alimentazione vegetale in relazione alla performance sportiva nel corso di scienze motorie dell'Università di Verona. Il 7 dicembre 2020 annuncia la sua candidatura alla Presidenza del Comitato olimpico nazionale italiano:[5][6] della sua squadra fanno parte, fra gli altri, anche le campionesse Manuela Benelli e Stefania Passaro. Nel maggio 2021 viene riconfermato presidente Giovanni Malagò[7] PalmarèsPista
Altri successi
Strada
PiazzamentiCompetizioni mondiali
Onorificenze«Campione olimpico inseguimento individuale e corsa a punti»
— Roma, 1996.[8] Riconoscimenti
Pubblicazioni
Note
Altri progetti
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