Bruno FerranteBruno Ferrante (Lecce, 26 aprile 1947) è un prefetto, dirigente d'azienda e funzionario italiano. BiografiaLaureato in Giurisprudenza, diventa un funzionario del Ministero dell'Interno vincendo un concorso nel 1973 e prende servizio presso la prefettura di Pavia. Più tardi viene trasferito alla prefettura di Milano, dove svolge anche la funzione di capo di gabinetto.[1] Tra il 1992 e il 1993 è commissario straordinario del comune di Monza e nell'estate del 1993 vice commissario straordinario del comune di Milano.[1] Nell'ottobre del 1993 viene nominato prefetto con l'incarico di vice capo di gabinetto vicario del Ministero dell'Interno. Nelle parole di Francesco Cossiga, allora ministro, “Bruno Ferrante è stato un mio giovane collaboratore quando ero Ministro degli Interni e chi ha lavorato con me può fare tutto eccetto il Papa”.[2] Dal 1º settembre 1994 è vice capo della polizia preposto all'attività di coordinamento e pianificazione. Il 6 ottobre 1994 viene nominato dal governo prefetto di prima classe. Dal giugno 1996 al giugno 2000 svolge l'incarico di capo di gabinetto del Ministero dell'Interno con i ministri Giorgio Napolitano, Rosa Russo Iervolino ed Enzo Bianco.[1] Dall'8 giugno 2000 al 3 novembre 2005 è prefetto di Milano. Durante i primi mesi di mandato deve fare fronte agli allarmi bomba rivendicati dalle Nuove Brigate Rosse al Duomo e in Sant'Ambrogio, agli incidenti aerei di Linate e del Pirellone, alla questione della scuola islamica di via Quaranta, allo sciopero contemporaneo di ATM e tassisti, e alla crisi del Teatro alla Scala[2]. Ferrante si dimette da prefetto per candidarsi alle primarie dell'Unione come sindaco di Milano del 29 gennaio 2006, con l'appoggio di DS, Margherita e SDI. Dopo aver vinto le primarie con il 67,75% dei voti, sconfiggendo il premio Nobel Dario Fo, perde tuttavia le elezioni amministrative raccogliendo il 47% dei voti contro il 52% di Letizia Moratti. A fronte di una spesa di 694.000 euro sostenuta da Bruno Ferrante per la campagna elettorale, Letizia Moratti ha usufruito di un finanziamento di 6.335.000 euro del marito Gianmarco.[3] Nel gennaio 2007[4] il Consiglio dei ministri lo nomina Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione; ricevuta questa nomina Ferrante ha presentato le dimissioni da consigliere comunale di Milano.[5] Il 16 luglio dello stesso anno, si dimette anche dall'incarico ricevuto sei mesi prima[6] (gli succede Achille Serra, già prefetto di Roma[7]) per accettare quello di presidente di Fibe e Fibe Campania, controllate del gruppo Impregilo, attive nel settore rifiuti[8]. L'azienda annunciò che Ferrante avrebbe portato “un contributo di chiarezza e professionalità nella gestione del problema dei rifiuti in Campania”, ma l'emergenza rifiuti in Campania continuò ad aggravarsi.[2] A luglio 2012 succede a Nicola Riva nella presidenza dell'Ilva,[9] come figura istituzionale di garanzia nel tentativo di fermare il sequestro dell'impianto. Ferrante dichiara: “È la prima volta che l'Ilva viene guidata da una persona estranea alla famiglia”.[2] A seguito del sequestro dell'Ilva, la magistratura pugliese ha rimosso Ferrante dall'incarico di amministratore giudiziario degli impianti, fino al suo reintegro disposto dal Tribunale del Riesame.[10] OnorificenzeOnorificenze italianeOnorificenze straniere— 31 gennaio 2005
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