Camelus bactrianus
Il cammello (Camelus bactrianus Linnaeus, 1758) è un mammifero della famiglia dei Camelidi[1]. Alto circa 2 metri, diffuso in Asia centrale, è utilizzato per la carne, il grasso, il latte, la lana e come animale da trasporto. EtimologiaIl nome comune "cammello" proviene dal latino camēlus, a sua volta dal termine greco camelos, κάμηλος[2] che deriverebbe da un termine semitico da cui sono derivati anche l'ebraico גמל (gamál) e l'arabo جمل (jamal).[3] Cammello è comunemente utilizzato per identificare entrambe le specie del genere Camelus, ovvero anche per il dromedario;[2] in tal caso vengono distinti come "cammello a due gobbe" (e il desueto "cammello con/a/da due gobbi"[4][5])[6] e "cammello a una gobba".[7] L'epiteto bactrianus che completa la denominazione della specie nella nomenclatura binomiale gli fu assegnato da Linneo nel 1758, riprendendo l'aggettivo utilizzato da Aristotele nel secondo libro della Historia animalium[8] e fa riferimento alla Battriana, regione dell'Asia Centrale. DescrizioneFra gli Artiodattili è una delle specie più grandi. Può raggiungere i 3-4 metri di lunghezza, l'altezza da terra alla punta della gobba raggiunge anche i 2-3 metri e pesa in media 400–500 kg. La differenza principale rispetto al suo parente prossimo, il dromedario (Camelus dromedarius), è la presenza sul suo dorso di due gobbe egualmente sviluppate: il dromedario sembra infatti averne solo una, per estrema riduzione di quella anteriore[9]. Tali appendici sono depositi di grasso, utile come riserva nei periodi di scarsità di cibo; esse, rispetto al dromedario, presentano inoltre la caratteristica di afflosciarsi lateralmente quando sono vuote, invece di ridursi semplicemente di volume. Rispetto al dromedario il cammello ha un pelame più folto, che diventa particolarmente lungo nella zona inferiore del collo.[10][11][12]. Distribuzione e habitatIl cammello vive nelle zone desertiche e steppose dell'Asia centrale, tra l'Anatolia e la Mongolia. Il nome scientifico ("Bactrianus") gli fu dato da Carl von Linné nel 1758 perché lo riteneva originario della Battriana, una regione fra l'Afghanistan e l'Uzbekistan. Presenza in ItaliaIntrodotto in Italia fin dall'epoca romana come animale da soma, da guerra e da circo, fu utilizzato saltuariamente fino al Settecento. Attualmente è allevato solo all'interno di parchi faunistici e circhi. Il cammello selvaticoNelle steppe al confine tra la Cina e la Mongolia sopravvive un piccolo nucleo di cammelli selvatici, la cui consistenza è stata stimata nel 2009 in circa 900 individui[13]. Questi cammelli, seppure superficialmente abbastanza simili a quelli domestici, presentano sostanziali differenze rispetto a questi ultimi, ragion per cui la maggior parte della comunità scientifica tende oggi a considerarli appartenenti a una sottospecie separata, indicata con il nome di Camelus bactrianus ferus Prževal'skij, 1878. Per quel che riguarda l'aspetto, inoltre, i cammelli selvatici sono più piccoli, hanno una struttura scheletrica più leggera, pelo più corto e più chiaro, e gobbe di dimensioni sensibilmente inferiori, di forma conica, con estremità appuntita anziché arrotondata[14]. BiologiaI cammelli vivono di solito in branchi di una ventina di esemplari con a capo un maschio. Animale forte e resistente, è in grado di trasportare carichi fino a 450 kg. La sua straordinaria capacità di resistenza alla disidratazione è da sempre stata alla base di speculazioni, non sempre basate su osservazioni scientifiche, quanto più su osservazioni dei nativi e sui rapporti delle letterature. A seconda delle condizioni ambientali e dell'idratazione dei cibi offertigli, un cammello rifiutava l'acqua offertagli per 16 giorni nel mese di gennaio, senza mostrare segni di disidratazione, segni che invece sopraggiungevano già dopo sette giorni di dieta "secca" nei periodi più caldi dell'estate. I motivi della straordinaria resistenza del cammello, che può sopravvivere anche per 1 o 2 mesi senza reidratarsi, si possono sintetizzare in quattro punti principali:
Scientificamente infondate sono invece le credenze riguardanti la capacità di iperidratarsi prima di un lungo viaggio, in quanto i cammelli sottoposti a prove sperimentali rifiutavano liquidi in eccesso anche nei periodi più caldi. La tesaurizzazione delle riserve idriche è incrementata attraverso l'assenza di ghiandole sudoripare e la presenza di serbatoi gastrici. Per diversi giorni, circa 20, il cammello sopporta bene la mancanza di cibo e d'acqua, sfruttando l'acqua metabolica derivante dalla demolizione a scopo energetico del grasso delle gobbe, tra i cataboliti finali della quale sono prodotte considerevoli quantità di acqua "metabolica". (La β-ossidazione degli acidi grassi provoca la formazione di NADH•H+, che entra in catena respiratoria la quale provoca acqua metabolica come prodotto di scarto). A una velocità massima di 4 km orari può camminare fino a circa 24 ore consecutive, fino a percorrere circa 50 km al giorno. Come riserva idrica può bere anche 150 litri d'acqua in una volta sola, che gli consentono di sopravvivere per settimane senza idratarsi. Sopporta escursioni termiche da -20 °C a oltre 50 °C. La femmina dei cammelli dà alla luce un solo piccolo per volta dopo una gestazione di 13 mesi.[15] Carne di cammelloLa carne di cammello costituisce normalmente cibo per le popolazioni in cui è diffuso; per gli ebrei osservanti invece è escluso dalla lista degli animali le cui carni sono mangiabili (kosher = adatto) in quanto animale impuro poiché, sebbene esso rumini, non possiede vere e proprie unghie: esso cammina su dita leggere che hanno poco più di un'unghia che dà la sola apparenza di uno zoccolo e il disposto biblico vieta il consumo di carni di mammiferi che non abbiano la cosiddetta unghia fessa, cioè uno zoccolo vero e proprio diviso in due da uno spazio (oltre a essere ruminanti). Note
Bibliografia
º Giovanni Ranieri Fascetti, I cammelli di Pisa. Magnifica presenza, edizioni ETS 2014 Voci correlateAltri progetti
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