CansoLa cansó (pron. /kan'su/, plurale cansons) è una tipica forma di canzone usata nella letteratura occitana medievale, con un contenuto standardizzato, destinata al canto. La cansó appare per la prima volta nel XII secolo (chiamata in origine vers), sostanzialmente composta e cantata dai trovatori davanti alla corte, e successivamente reinterpretata e diffusa da altri giullari e musici itineranti, che spesso avevano accesso alle raccolte dei testi dei trovatori (i "canzonieri"). Nel XIII secolo la cansó verrà anche ripresa dai trovieri della Francia settentrionale, i quali preferiranno tuttavia forme più semplificate e meno "elevate" della lirica cortese occitana, e dai poeti-cantori non professionisti che circondano Federico II di Svevia nella sua corte palermitana e che vengono raggruppati sotto il nome di "scuola siciliana". Struttura della cansoUna cansó è solitamente costituita da 40-60 versi di lunghezza variabile, raggruppati in strofe (coblas) (fino a un massimo di sei), formate da un numero di versi che va 6 a 10 versi. La cansó è spesso scandita in tre sezioni. La prima cobla fa da exordium: in essa il compositore espone la propria situazione, che fa da contesto a ciò che canterà. Il corpo principale della canzone si svolge a partire dalla seconda cobla e normalmente espande gli argomenti trattati nell'exordium.[1] La cansó può terminare con una tornada o un congedo[1], che ripete le rime e la melodia della fine dell'ultima strofa, e che avvia il testo poetico alla sua conclusione, solitamente con un invito rivolto direttamente alla canzone, perché parta e raggiunga la donna amata. Alcune cansons contengono anche più di una tornada.[1] Esistono diversi schemi metrici:
All'interno delle strofe, l'utilizzo delle rime è complesso e variato, traducendo una ricerca di sottigliezza più che di fluidità; per esempio, la rima-estamp, che si ritrova allo stesso posto di strofa in strofa, ecc. Descrizione del contenutoCon la cansó il trovatore si rivolgeva alla sua dama per esprimerle i suoi sentimenti e questa sua passione amorosa realizzava tutte le leggi dell'amor cortese: dalla totale sottomissione alla dama fino al topos del "morir d'amore". La donna veniva descritta come un essere quasi sovrannaturale, perfetto nell'ordine morale e fisico. Il trovatore, che si considerava indegno della sua dama, poteva essere un semplice spasimante (fenhedor), o un essere asceso, nella scala del processo amoroso, alla fase del supplicante (pregador), innamorato (entendedor), o giunto alla condizione difficilmente raggiungibile di "corrisposto" (drutz). Colui che soffre per amore deve soprattutto mantenere la virtù della mesura: discrezione, umiltà, fedeltà e servire permanentemente la sua signora. La cansó occitana solitamente iniziava con un canto alla primavera o con note descrittive della stagione propizia all'amore, che servivano da introduzione. La composizione si sviluppava in varie strofe, nelle quali il trovatore esponeva i suoi sentimenti contraddittori, elogiando le virtù fisiche e morali della sua dama. La mesura gli impediva di pronunciare il nome della signora, sostituito perciò da uno pseudonimo poetico o senhal. I significati nascosti, i giochi di parole, l'artificio concettuale erano frequenti, per cui la composizione risultava a volte di difficile comprensione. Aspetti generaliAttraverso la "cansó" i trovatori esprimevano i propri sentimenti, al centro dei quali stava l'amore. L'"amore cortese" (la fina amor), d'altronde, non era soltanto un sentimento, ma un vero e proprio stile di vita che partecipava degli aspetti sociali e spirituali dell'epoca medievale. In questo modo, l'amore cantato dai trovatori aveva certamente anche implicazioni paragonabili a quelle che esso ha nell'epoca attuale, ma anche risvolti e codici differenti. Un aspetto peculiare della fina amor, come emerge nelle cansons, è quello dell'"alleanza" (un patto di tipo feudale): il trovatore si lega alla donna come il vassallo al suo signore, le dimostra il proprio eroismo non perché egli aspiri ad un beneficio materiale (che pure arriverà) ma perché soltanto così si realizza come "uomo". Acquisendo consapevolezza di ciò che l'"amore cortese" implica (appunto il legame tra "amore" e "cortesia"), si può comprendere perché nella canzone si evochino sempre le relazioni giuridiche feudali:
D'altro canto, nelle cansons si insiste spesso sul fatto che la signora sia inaccessibile per il trovatore, che deve continuamente ottenere meriti (dimostrando la propria virtù, la totale dedizione alla donna e la purezza disinteressata del suo amore), così da ottenere la sospirata ricompensa. In questo processo si trovano una serie di concetti importanti, propri della cultura cortigiana, come la coppia largueza (o larguetat), la generosità morale e materiale che è indice di vera nobiltà, contrapposta all'avarizia (avareza, escarsetat). Un termine utilizzato abbastanza frequentemente è joi, di difficile traduzione ('gioia', 'felicità', 'serenità') che corrisponde a una specie di allegria, di esaltazione interiore, associata spesso alla primavera e alla presenza, o al ricordo, della dama. Un altro termine-chiave è l'aggettivo cortés, 'cortese'. La "cortesia" è la condotta e l'atteggiamento tipici dell'uomo che vive nella corte e che, per un'educazione particolare, si converte in modello dell'ideale dell'umana raffinatezza e dei valori spirituali. Il trovatore, come personaggio cortigiano, era partecipe di tali caratteristiche, tra le quali spiccavano la lealtà, la generosità, la prodezza, l'eleganza. Personaggi tipici nella cansoL'amore del trovatore esige discrezione, poiché la donna alla quale canta è sposata. I personaggi che intervengono normalmente, oltre al trovatore, sono:
Per non far scoprire i suoi amori, il trovatore designa la sua dama con un senhal (pseudonimo) che di solito appare alla fine della poesia. Tipi di innamorati rispetto alla damaBenché non appaiono normalmente in forma esplicita, nelle canzoni dei trovatori di solito appare una gradazione dell'attitudine e delle caratteristiche dell'innamorato che non sono molto distanti dal processo amoroso effettivo:
In buona parte delle canzoni i trovatori si situano al primo stadio e sono capaci di manifestare solo ciò che sentono per la dama tramite lo joglar. Il trovatore spera in un piccolo riconoscimento da parte della signora che può procedere da uno sguardo, da una parola o altro gesto insignificante. È possibile che ciò sia unicamente una strategia per sviare l'attenzione del marito o di altri personaggi, i quali consentono questa situazione e che in più la considerano gratificante. Alcuni mariti si sentono orgogliosi che la loro sposa o signora sia elogiata da altri, ma giammai accetterebbero che la loro moglie avesse un drutz. Esempio di cansóGuillem de Cabestany, il trovatore a cui viene attribuita una delle biografie più ripetute e tristi di tutti i tempi, ha anche una delle canzoni più belle e conosciute della lirica trobadorica dove mostra la sua totale dedizione alla dama che lo tiene avvinto al suo amore: (OC)
«
I (IT)
« I NoteVoci correlate |