Il comune di Castello dell'Acqua è situato sulla sponda orobica valtellinese, circa a metà vallata. Il territorio, prevalentemente boschivo, è compreso tra i torrenti Malgina e Armisa che scendono dalle omonime valli, e che lo delimitano rispettivamente ad est ed ovest. La popolazione è distribuita in diverse contrade.
Storia
Il nome del comune deriva dai Dell'Acqua, famiglia sostenitrice dei Ghibellini, che nel XII secolo era dominante nel territorio di Castello.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 22 settembre 2009.[5]
«Di cielo, al castello di argento, murato di nero, merlato alla guelfa, le torri ognuna di tre, il fastigio di otto, chiuso di nero, finestrato dello stesso, due in fascia in ogni torre, quattro nel corpo del castello, in fascia sotto la merlatura; esso castello fondato sulla campagna di azzurro, fluttuosa di argento, essa campagna caricata dalla trota, dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro.
È un'arma parlante che unisce la figura del castello locale (del quale restano oggi le rovine) e il blasone dei feudatari, i nobili locali Dell'Acqua, nobili di castello dell’Acqua il cui dominio è documentato dal XIII al XVI secolo.[6]
Curiosità
Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
Il pesce presente nello stemma del comune, sembra sia dovuto ad un'incomprensione tra Baldinello della famiglia Dell’Acqua che lo commissionò al pittore Todeschino da Barletta. L'effigie, necessaria ai tempi per poter partecipare alle lotte per il potere sul territorio, era stato richiesto in modo da rappresentare un cavaliere bardato, la torre del castello, l'acqua e il pesc. Quest'ultimo termine che nel dialetto locale indicava e indica tuttora l'abete, per Todeschino, pugliese, non significava altro che il pesce (da El Nos Paes, periodico comunale, dicembre 2005).
Questa curiosità non è mai stata riconosciuta e documentata da nessuna fonte archivistica storica che ne possa avvalorare l'ipotesi. Probabilmente è sempre stata una goliardica storiella. Dei Dell'Acqua, purtroppo, non si hanno riscontri storici e archivistici che aiutino a ricostruirne la loro antica ed effimera affermazione. È certa solo la loro presenza nel castello di Castello dell'Acqua ab antiquo. (V. Toppi).
Il nome degli abitanti, contrariamente a quanto si potrebbe essere erroneamente indotti a pensare chiamandoli "castellani", è "marà" o "maràn".
Sebbene sia difficile trovare fonti al riguardo, la narrazione locale data dagli abitanti riferisce che il nome deriva probabilmente dalla parola "marrani", che potrebbe essere il modo con cui venivano appellati dai nobili tellini.
Monumenti e luoghi d'interesse
A Castello dell'Acqua si trova un importante monumento di archeologia industriale. Si tratta della Fucina Cavallari, dove venivano forgiati attrezzi destinati all'uso quotidiano con il ferro proveniente dalla vicina Val Belviso. La fucina rimase in funzione fino al 1980, quando venne abbandonata. Successivamente venne recuperata dalla Comunità Montana della Valtellina di Sondrio e resa visitabile. A questa fucina si sono aggiunti successivamente altri due recuperi importantissimi. Il mulino ad acqua a pale orizzontali e il complesso della Pila per la sbucciatura delle castagne e dei cereali.
Approfondimenti culturali sono reperibili anche nei seguenti testi:
V. Toppi, La fucina di Castello dell'Acqua, Pro Loco di Castello, 1999.
V. Toppi, Note d'archivio, in AA. VV., Magister et magistri. Studi storico artistici in memoria di Battista Leoni, Società Storica Valtellinese, 2002.
V. Toppi, A. Corbellini e L. Piatta, Castello dell'Acqua. Storia, tradizione e cultura di un comune valtellinese, edito per conto del Comune da World Images, 2010.
V. Toppi, Quella estate… ricordo" Memoria dell'alluvione 1987 di C. Rainoldi. Edito nel 2012.
AA.VV., Alpi Orobie Valtellinesi a cura di G. Combi - La Val Malgina: a cura di V. Toppi. Edito dalla Fondazione Luigi Bombardieri nel 2011.