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Circo di Massenzio

Circo di Massenzio
Roma
Circo di Massenzio, una delle torri dei carceres (postazione di partenza)
CiviltàCiviltà romana
UtilizzoCirco
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Amministrazione
EnteSovrintendenza capitolina ai beni culturali
Visitabile
Sito webwww.villadimassenzio.it
Mappa di localizzazione
Map

Il circo di Massenzio (anche detto circo di Romolo e, impropriamente, circo di Caracalla) è un antico circo di Roma.

Fa parte del complesso architettonico fatto edificare intorno al 311 da Massenzio lungo la Via Appia.

Struttura

Il circo, costruito in laterizio, era lungo 465 m, con una larghezza nel punto più ampio di 71 m, e la spina, la struttura che separava i due rettilinei, era lunga 270 m circa;[1] Massenzio la decorò con un obelisco proveniente dal tempio di Iside al Campo Marzio, noto come obelisco Agonale, collocato da Gian Lorenzo Bernini nel XVII secolo sulla Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona. È stato calcolato che, essendo riservato alla famiglia imperiale e agli amici, era in grado di ospitare solo 10.000 spettatori - il Circo Massimo, come termine di confronto, ne poteva ospitare da 260.000 a 300.000.

Conservazione

Oggi il circo è in rovina, ma il muro di cinta ancora in piedi e i resti della spina ne fanno il miglior esempio di circo romano giunto dall'antichità: il motivo di tale stato di conservazione è forse la morte di Massenzio, avvenuta nel 312 a opera di Costantino I nella battaglia di Ponte Milvio; ciò provocò infatti l'abbandono prematuro del complesso. Probabilmente il circo non è stato addirittura mai usato: negli scavi non si sono trovate infatti tracce della sabbia che avrebbe dovuto coprire la pista.

Note

  1. ^ Antonio Nibby, a fine Ottocento, testimoniava le misure di 520 m per la lunghezza, 92 per la larghezza e 283 per la spina; le misure sono state poi rettificate ricorrendo a strumentazione più moderna, come si può leggere in Giovanni Ioppolo e Giuseppina Pisani Sartorio (a cura di), Il Circo Di Massenzio Sulla Via Appia, Roma, Colombo, 1999, p. 116.

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