E la nave vaE la nave va è un film del 1983 diretto da Federico Fellini. Trama1914: il piroscafo "Gloria N." salpa dal molo n. 10 di un non meglio definito porto di Napoli con a bordo le ceneri della "divina" cantante lirica Edmea Tetua. Meta della crociera: l'isoletta di Erimo nel Mar Egeo, nelle cui acque - per ottemperare alle ultime volontà del soprano - le ceneri dovranno essere sparse. A bordo della nave, celebrità varie, nobili e amici della defunta artista, descritti con un'ironia comprensiva e impietosa al tempo stesso dal giornalista Orlando, a bordo per redigere una cronaca dell'evento. A bordo è presente persino un rinoceronte, ammalato di tristezza d'amore, che saltuariamente viene visitato dai passeggeri. Il corso della Storia irrompe però con forza: a Sarajevo il granduca Ferdinando è ucciso e scoppia la prima guerra mondiale; contemporaneamente, il comandante della nave si trova costretto a dover soccorrere dei naufraghi serbi. In vista della meta, il piroscafo italiano incrocia una corazzata austriaca e viene colpito ed affondato. Nell'ultima scena il giornalista Orlando informa il pubblico del fatto che i passeggeri non sono tutti morti[3]: Un idrovolante ha recuperato i superstiti della scialuppa Aurora [...] La scialuppa Stella del nord è miracolosamente arrivata ad Ancona [...] Per quanto mi riguarda io ho una grande notizia da darvi: Lo sapevate che il rinoceronte dà un ottimo latte? Nel dir questo il giornalista si scherma le labbra con la mano per non farsi sentire dal rinoceronte, il secondo passeggero della barca, che finalmente sereno, mangia un ciuffo d'erba. Riconoscimenti
La figura del rinoceronteNella sceneggiatura del film, scritta dal regista riminese con Tonino Guerra[4], si legge: «[...] Vediamo Orlando (il giornalista) ancora abbigliato del suo costume da bagno di lana; sta armeggiando con i lunghi remi (uno per la verità!) di una grande lancia di salvataggio con la quale evidentemente tenta di scampare (al naufragio della Gloria N., partita da Napoli e diretta all'isola immaginaria di Erimo). Orlando ci racconta che i passeggeri non sono tutti morti, [...] Un idrovolante ha recuperato i superstiti della scialuppa Aurora [...] La scialuppa Stella del nord è miracolosamente arrivata ad Ancona (siamo nell'Adriatico, un gran mare di plastica!); e aggiunge: Per quanto mi riguarda io ho una grande notizia da darvi - E si scherma le labbra con la mano per non farsi sentire con questa confidenza da un secondo passeggero della barca che è, chi lo immaginava?, proprio il rinoceronte. - Lo sapevate che il Rinoceronte dà un ottimo latte? Il pachiderma ben sistemato a prua ci guarda con un occhio buono e inconsapevole, seguitando a mangiare, senza scomporsi, un ciuffo d'erba.» E su questo (non) si chiude la storia. Manca la parola "fine" e nel vuoto del racconto si inabissano le domande. Fino al termine della sua vita, a Fellini hanno chiesto il senso del latte di rinoceronte: «Non mi pare che il rinoceronte che naviga sulla Gloria N. abbia nulla a che fare con il mostro che appare sulla spiaggia nel finale de La dolce vita. Un simbolo è tale in quanto non si può spiegare, in quanto va oltre il concetto, oltre la ragione, in quanto contiene degli elementi irrazionali o mitici. Perché mi si vuole costringere a spiegarlo? In ogni caso, il rinoceronte che è sulla nave, se ha un significato, questo significato va inteso in senso totalmente opposto. Il mostro di La dolce vita era uno specchio della degenerazione del protagonista, mentre il rinoceronte di E la nave va potrebbe suggerire un’interpretazione, ad esempio, di questo tipo: l’unico tentativo per evitare il disastro, per non precipitare nella catastrofe, potrebbe essere quello diretto a recuperare la parte inconscia, profonda, salutare di noi stessi. È in questo senso che si potrebbe spiegare la frase farsi nutrire dal latte del rinoceronte. Ma si tratta sempre di spiegazioni un po’ goffe, com’è goffo l’accostamento del rinoceronte al mostro di La dolce vita. Una fantasia, se autentica, contiene tutto, e non ha bisogno di spiegazioni» E ancora: «Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno, che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo e rischia di diventare insipido quando viene spiegato. Come adesso». «Gli esperti in viaggi per mare mi hanno assicurato che quasi sempre c'è un rinoceronte a bordo. Scherzi a parte, io dico come Picasso: non cerco, trovo. Mi è apparso un rinoceronte in questa barca e trovo che ci sta benissimo. E basta». «[...] prima di tutto i naufragi non sono poi un disastro. La prova è che alcuni si salvano, ed è anche l'occasione di un rinnovamento. Quindi prima di tutto al naufragio si può sopravvivere, anzi, si può trovare anche dell'ottimo latte di rinoceronte, il che non è una piccola cosa». «Provate a bere il latte di rinoceronte e vedrete che la vostra barchetta non affonda, ma riesce a galleggiare miracolosamente, proprio per questa accettazione degli aspetti oscuri e irrazionali di voi stessi»[5]. Su richiesta di Fellini, lo scultore maceratese Valeriano Trubbiani ha realizzato il rinoceronte, a grandezza quasi naturale - di gommapiuma e catrame – e i modellini della corazzata austroungarica che affonda la Gloria N., che, secondo le indicazioni ricevute dal regista,: «... deve far pensare ad una fortezza, una muraglia, la torre di Babele, un ammasso di nuvole, e deve esprimere una potenza truculenta, arrogante e ottusa»[6]. Il tema del rinoceronte femmina è stato poi sviluppato da Valeriano Trubbiani con la realizzazione della Mater amabilis, gruppo scultoreo collocato nella piazza Pertini nel centro di Ancona[7]: «Cosa sta facendo un gruppo familiare rinocerontico sopra un pontile di mare?» «È che sono appena scesi da un natante, gli animali, e si avviano verso la città. Ma, quale natante? Una scialuppa di naufraghi proveniente dal mare Adriatico. Si legge infatti nel trattamento finale di un film, il racconto di un giornalista chiamato Orlando. [...] Il Rinoceronte femmina, malato d'amore, è in stato di gravidanza. Esso viaggiava sul transatlantico "Gloria N." inabissato da una corazzata austroungarica. I superstiti del naufragio approdano ad Ancona, ove la mamma Rinoceronte partorisce. E tutto questo è realmente accaduto, nel 1914 al largo di Ancona, presso l'Isola di Erimo... Accaduto nella feconda immaginazione visionaria di un grande regista che conclude con queste immagini un suo capolavoro cinematografico. Ecco, questa è la contaminazione filmica e letteraria, assai provvidenziale, sulla quale ho adagiato la mia reinvenzione che assolutamente non vuol rappresentare un ricordo/omaggio al geniale Fellini, il quale non ha proprio necessità di alcuna celebrazione, anche se non ho potuto vincere la tentazione quasi di prolungare la sceneggiatura del film in questione. Film, tra l'altro (e questa volta realmente) per il quale il regista più volte ha passeggiato riflessivo lungo il Porto di Ancona, accompagnato dal sottoscritto, nel corso della collaborazione al film stesso [...] L'amabile madre dovrebbe sollecitare una sorta di riflessione, un poco ironica, sorniona, vigilante e dovrebbe anzi sollecitare semplicemente una meditazione. Al di là di ogni banale retorica figurale, trionfalistica o celebrativa o funeraria arriva quindi il Rinoceronte: innocente e grande personaggio della natura, tenero e corazzato, potente e aggressivo, emblematica apparizione ancestrale. Estremo simbolo, in estinzione, che non teme nessun altro animale, tranne uno: l'uomo. Ecco allora che questa presenza allegorica, progressivamente decantata e amalgamata nella struttura urbana (come un punto di attracco del sogno) rappresenterà un riferimento rassicurante e rasserenante, beneaugurante e consolatorio» Riferimenti artisticiOltre alla Mater amabilis di Trubbiani, altro riferimento monumentale al film E la nave va... è il monumento, sito nel cimitero di Rimini, sotto il quale riposano Federico Fellini, Giulietta Masina e il loro figlio Federichino, morto prematuramente. La scultura, opera di Arnaldo Pomodoro, è intitolata Le Vele. Curiosità
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