Eugenio SonciniEugenio Soncini (Milano, 21 luglio 1906 – Milano, 27 febbraio 1993) è stato un architetto italiano. BiografiaFormazioneEugenio Soncini si laureò in ingegneria[1] presso l'allora Regio Istituto Tecnico Superiore (il futuro Politecnico di Milano) nel 1929. La sua carriera e le sue opere si articolano in due fasi distinte: prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anni trenta e quaranta: lo Studio Ponti-Fornaroli-SonciniCome neolaureato inizia la pratica nello studio di Emilio Lancia, per conto del quale segue la realizzazione del Palazzo e Torre Rasini a Milano. Conosce così, e inizia a collaborare, con Gio Ponti, che a sua volta collaborava da tempo con Lancia ed era con lui co-autore del Palazzo e della Torre. La collaborazione risulta così felice che dopo pochi mesi Eugenio lascia Lancia ed entra nello studio di Ponti, dapprima come semplice collaboratore, poi, dal 1933, come socio a tutti gli effetti: nasce così lo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini[2]. Gli anni seguenti sono quelli in cui Ponti sviluppa quelli che lui chiama i grandi temi: "Milano gli offre le grandi occasioni private: dal progettare domestico (le case tipiche o Domus[3]) al progettare per l'industria (primo Palazzo Montecatini) al progettare ospedaliero (clinica Columbus); [...] Roma gli offre le grandi occasioni pubbliche: i primi grandi concorsi perduti (Palazzo del Littorio[4], Ministero degli Esteri[5]); [...] Padova gli dà l'occasione del memorabile Liviano[6]; [...] infine Vienna lo riconduce alla domesticità (con gli arredi di Palazzo Fürstenberg[7])."[8] Eugenio segue il suo maestro in tutti questi interventi. "Non è casuale che le tematiche che affronta a fianco di Ponti siano proprio quelle più significative e ricorrenti della sua produzione architettonica matura: la residenza, l'edilizia commerciale e quella ospedaliera. Non è facile stabilire quale sia stato l'apporto di Eugenio nella creazione delle numerose architetture a cui ha lavorato con Ponti: mancano scritti che lo documentino. Ma è ragionevole supporre che tra i due sia nato un rapporto di scambio reciproco, che ha permesso all'uno di accogliere i suggerimenti di natura più tecnica e all'altro di assimilare l'essenza della poetica pontiana e di trarre insegnamento dalla sua esperienza. A riprova di ciò sta il fatto che, dopo solo tre anni di collaborazione, Ponti offre a Eugenio di diventare suo socio."[9] Così Ponti ed Eugenio collaborano a stretto contatto: "il primo ideava, schizzava di getto sul foglio l'idea, l'altro progettava concretamente con successive correzioni e revisioni fino alla versione definitiva".[10] Tra le tante opere di questo periodo, per il contributo apportatovi da Eugenio, ricordiamo:
L'ultimo lavoro è il progetto di concorso per il Ministero degli Esteri del '39, che rappresenta la tappa conclusiva, il momento culminante: un lavoro, anche notturno, estenuante, febbrile, per progettare al fianco di Ponti un complesso architettonico fondato sull'idea della grande decorazione spettacolare, all'antica.[5] Questi anni di formazione concreta, e di crescita e maturazione professionale, spingono progressivamente Eugenio verso la propria autonomia progettuale e creativa, ma l'evoluzione viene sospesa dalla guerra. Anni cinquanta e sessanta: lo Studio Eugenio ed Ermenegildo SonciniPersonalità esuberante e volitiva, alla fine della guerra Eugenio inizia a sentire restrittivo il connubio con Ponti. Così, quando nel 1947 il fratello Ermenegildo si laurea in Architettura, coglie l’occasione per lasciare Ponti e aprire un suo studio indipendente (lo Studio Eugenio ed Ermenegildo Soncini) nella Palazzina Sessa a Milano. Tutti i temi che Eugenio ha appreso da Ponti ritornano nei lavori del suo studio: sperimentazione sui materiali, valore d’immagine, impiantistica d’avanguardia e moderna dotazione tecnica, accurata razionalizzazione del sistema distributivo, ricerca di dialogo con le preesistenze ambientali, sincerità espressiva e semplificazione formale. E soprattutto l'idea della progettazione globale (dalla scala architettonica e strutturale a quella degli arredi).[15] Di questi "insegnamenti fa tesoro per la realizzazione della Clinica Capitanio, che progetta nel 1946, in totale autonomia da Ponti, e tuttavia ancora molto pontiana. A essa seguiranno molti altri edifici ospedalieri e non, in un crescendo di acquisizioni tecniche ed elaborazioni formali, che si diversificarono sempre più."[16] La libertà che il suo nuovo studio gli offriva gli consente di orientarsi progressivamente verso modelli che con la poetica pontiana nulla hanno a che vedere: quelli americani e internazionali. "Ma senza tradire mai la lezione di Ponti."[16] Tra le sue opere più significative in ordine cronologico ricordiamo:
Per una descrizione dettagliata si rimanda alle pagine dedicate alle singole opere; per gli indirizzi delle stesse si veda nel seguito la sezione Opere. L'attività professionale di Eugenio e del suo studio termina nel 1973. Per problemi di salute Eugenio si ritira completamente, si dedica alla pittura e non segue più il dibattito architettonico. Muore nel 1993.[33] Stile"L'opera dei fratelli Soncini deve molto ai maestri del Movimento Moderno. L’attenzione costante ai fenomeni architettonici internazionali, permise loro di creare architetture all’avanguardia, non solo da un punto di vista tecnologico, ma anche da quello compositivo formale, senza, tuttavia, cadere mai nella trappola dell’International Style: l'indifferenza al sito e alla storia del luogo in cui l’opera sorge. Al contrario, i Soncini fecero dell’attenzione per il sito e per le preesistenze ambientali un canone fondamentale del proprio metodo progettuale."[34] Carlo de Carli commenta: “È caratteristica dei Soncini la passione a una metodologia nell’impostazione e nello sviluppo di un problema. Le loro soluzioni, derivanti da una lunga analisi, appaiono assolutamente finite, senza dubbi, felici o non felici, ma dichiarate, esposte coraggiosamente alla critica di tutti.”[35] Hanno "il coraggio di compiere scelte determinate, come quella di accostare una torre, un’architettura essenzialmente strutturale e altamente tecnologica, a degli edifici storici (si pensi alla Torre Tirrena e al Palazzo della Compagnia di Assicurazione di Milano) o di costruire un grattacielo che con la sua altezza sfida e supera le guglie del Duomo."[34] P. Portoghesi così definisce i Soncini: "Esponenti del Razionalismo in una versione prima classicista e poi rigorosamente tecnologica".[36] La loro ricerca formale e tecnologica si muove nel lessico della facciata continua (curtain-wall). Non a caso Franco Gerosa, nel memoriale dedicato a Eugenio[33] alla sua morte, ritiene che la "sua opera più completa, il suo raggiungimento più significativo [sia il palazzo La Serenissima, che] ricorda le scelte di Mies van der Rohe per il Seagram Building a New York" e addirittura ritrova segni architettonici delle loro opere (le costolature che si biforcano della Torre Tirrena, 1956) in architetture americane posteriori (le Twin Towers di Minoru Yamasaki del 1974). I Soncini non si limitarono all'architettura, ma spesso progettarono anche l'arredo, come ad esempio nelle cliniche Capitanio e La Madonnina."[37] "In una storia dell'architettura idealisticamente connotata su pochi protagonisti, su opere d'eccezione, certamente non ci sarebbe spazio per i Soncini, come non ci sarebbe spazio per tanti altri. In una storia, invece, che voglia ricostruire un'ideazione culturale [...] lo studio Soncini acquista un'importanza incredibile, perché ci aiuta a capire quei meccanismi attraverso cui si è costruita la storia di Milano".[38] PubblicazioniCome attesta la sua biblioteca personale, Eugenio partecipò al clima culturale milanese di fine guerra, alla tensione morale e al tentativo di rifondazione dell’attività professionale tra cultura e tecnica, ma la sua attività si collocò, volutamente, nel campo esclusivo della prassi architettonica e rifuggì ogni coinvolgimento nelle complesse dinamiche del dibattito teorico. Il suo contributo personale al processo di ricostruzione milanese si espresse attraverso le sue numerosissime architetture e non per mezzo di saggi o articoli.[39][40] Anche in seguito mantenne questa impostazione. Sorge allora spontanea una domanda: perché i Soncini non pubblicarono nulla? "Il motivo è che non sapevano gestire la loro immagine, [né erano interessati a farlo], allora era una cosa abituale"[41], risponde F. Gerosa. IncarichiPer l'esperienza accumulata nella progettazioni di ospedali, Eugenio fu membro del Consiglio superiore di sanità presso il Ministero della sanità nel triennio 1961-63[42]. L'archivio e la bibliotecaIl suo archivio e la sua biblioteca sono stati donati dagli eredi al Centro Alti Studi sulle Arti Visive (CASVA) del Comune di Milano nel 2017, affinché siano conservati, valorizzati e resi consultabili dal pubblico. Opere(come Studio Ponti-Fornaroli-Soncini) 1935 Albergo Paradiso del Cevedale, in Val Martello, Merano 1935 Casa Buffa, in Viale Regina Margherita 42, Milano 1935 Casa Sissa, in Corso Italia 9, Milano 1935 Ville De Bartolomeis, a Bratto, Presolana 1935/38 Palazzo Montecatini , in Via Moscova, Milano 1935 Casa, in Via Ceradini, Milano 1935 Palazzo per uffici Ledoga-Lepetit, in Via C. Tenca 32, Milano 1935 Case Signorili, in Via G. Modena, Via Cicognare, Via De Togni, Milano 1936 Progetto della Villa La Favorita, per G. Marzotto a Valdagno, Vicenza 1936 Casa Laporte Archiviato il 20 ottobre 2019 in Internet Archive., in Via Brin 12, Milano 1937 Domus Alba, in Via Goldoni 63, Milano 1939 Partecipazione al concorso per il progetto del Ministero degli Affari Esteri, Roma 1939 Casa d'Italia, nel Palazzo del Principe Fuestenberg, a Vienna 1939 Palazzo Ferrania (ora FIAT), in Corso Matteotti, ang. Via S. Pietro all'Orto, Milano 1939 Palazzo Eiar (ora RAI), in Corso Sempione 27, Milano 1939 Palazzo Donini[43], in Piazza S. Babila, Milano 1939 Progetto per il Palazzo Marzotto, Corso Vittorio Emanuele, Milano 1938/48 Clinica Columbus, in Via Buonarroti 48, Milano 1940 Palazzina Salvatelli, in Piazza delle Muse, Roma 1940 Casa, in Via Appiani 19, Milano 1940 Progetto per Palazzo INA, in Via Manin, Milano 1943 Progetto per lo Stabilimento Mondadori, a Rho, Milano 1944 Casa Garzanti, in Via della Spiga 28, Milano (progettato come Studi Tecnici di Architettura Riuniti: Ponti, Bosisio, Gho, Soncini) 1945 Palazzo e Albergo delle Ferrovie Nord, Milano (come Studio Eugenio ed Ermenegildo Soncini) 1946 Stadio con tribuna, a Lomazzo 1946/47 Palazzo per uffici Michelin, in Corso Sempione 66, Milano 1946/48 Palazzo del Marchese Casati Stampa di Soncino, in Via Torino 61/63, Milano 1946/48 Palazzo Trevie, in Via De Amicis 28, angolo Via Cesare Correnti e Via Camminadella, Milano 1948/50 Palazzo della SKF Italia., in Via Turati 4, Milano 1948/50 Sede della Società Condor, a Rho (Milano) 1949 Hotel du Lac, sul Lago di Lugano, a Porto Ceresio 1949/50 Casa di cura Capitanio, in Via Mercalli 28, Milano 1950/51 Raffineria di petrolio e prodotti chimici (per la Società Condor), a Pantenedo di Rho (Milano) 1952/54 Grattacielo di Milano (noto anche come Torre Breda) progettato con L. Mattioni, in Piazza della Repubblica, Milano 1953/55 Palazzi per la Riunione Adriatica di Sicurtà (RAS), in Via Turati 3, Milano 1954 Padiglione per la Breda, Sesto S. Giovanni, Milano 1954/55 Opera Sociale Femminile, in Via Ippocrate, Milano 1954/55 Palazzo Galbani , in Via F. Filzi 25, Milano (con G. Pestalozza e L. Nervi) 1954/55 Palazzetto ad uffici, in Via Unione, Milano 1954/55 Ospedale di Circolo di Saronno, Varese 1955/56 Albergo Ambrosiano e Opera della Cardinal Ferrari, in Via S. Sofia 9, Milano 1956/57 Torre Tirrena, in Piazza Liberty 4, Milano 1956/64 Palazzo per l'Istituto Romano di Beni Stabili (IRBS), in Via Meravigli, Milano 1957/58 Scuole elementari, nel Comune di Rovello Porro, Saronno (Varese) 1957/59 Casa di cura La Madonnina[29], in Via Quadronno 29/31, Milano 1958 Hotel del Centro, in Via Broletto 16, Milano 1958/60 Chiesa, a Chak Chumbra, Pakistan 1958/60 Chiesa, a Caquetà, Columbia 1958/65 Palazzo della Compagnia di Assicurazione di Milano, in Via del Lauro 5/7, Via Bossi, Milano 1958/65 Grande complesso Ente Opere Sociali Don Bosco, a Sesto S. Giovanni (Milano) 1959 Fabbrica di aeroplani, in Argentina 1959 Progetti per Scuole convitto Istituto di Assistenza per Minorenni, per conto dell’Ente Comunale Assistenza (ECA), Milano 1960/62 Casa di abitazione con negozi ed uffici, in Viale Gian Galeazzo 25, angolo Via Aurispa, Milano 1960/63 Gruppi di fabbricati in Via Chiusa, Via Disciplini (per conto della I.R.B.S.), Milano 1960/64 Clinica De Luca, Castelnuovo Daunia (Foggia) 1961/62 Palazzina Crosti, in Via Buonarroti 41, Milano 1961/63 Palazzo per uffici IRBS, in Via Bordoni, Milano 1961/63 Sede della Società Malinverno, in Via Custodi, Milano 1963 Gruppi di fabbricati residenziali, in Via De Amicis, angolo Via Torino, Via C. Correnti, Via Camminadella, Milano 1963/64 Palazzo per uffici della Società Cagisa, in Piazza IV Novembre, Milano 1963/65 Serie di case di abitazione, in Via Correggio, Milano 1963/65 Casa di Cura Sant'Anna, Imperia 1963/66 Istituto S. Ambrogio, in Via Melchiorre Gioia, Milano 1965 Clinica privata, ad Istanbul 1965 Casa, in Via Roentgen, Milano 1965/66 Serie di case, in Viale Bligny, Via S. Croce, Milano 1966/68 Palazzo La Serenissima, in Via Turati 25/27, angolo Cavalieri 4, Milano 1968/70 Serie di case, in Via Gian Galeazzo, in Via Morosini e Spartaco, Milano 1968/70 Due Palazzi ad uffici (per il Lloyd Internazionale di Roma), in Corso Europa e Corsia dei Servi, Milano 1969/71 Hotel Principe & Savoia Residence, in Piazza della Repubblica, Milano 1970 Casa, in Corso Vercelli con fronte passante in Via Mauri con galleria di collegamento, Milano 1970/71 Sede de La Pace, Compagnia di Assicurazioni, in Piazza Cavour, Milano 1970/72 Opera Pro Giovani Operai (Maria Belloni), in Viale Fulvio Testi 285, Milano 1970/73 Aerhotel, viale Luigi Sturzo 41/45, Milano 1972 Progetto Convitto IDAM, per conto dell’ECA, Milano 1973 Municipio di Rovello Porro, Saronno (Varese)
Note
BibliografiaAlbergo in Val Martello, Alto Adige, 1935
Primo Palazzo Montecatini, in Via della Moscova 3, angolo Largo Donegani, Milano 1935-1938
Casa Laporte, in Via Brin 12, Milano 1936
Palazzo Ferrania (ora FIAT), in Corso Matteotti ang. Via S. Pietro all'Orto, Milano 1939
Palazzo Donini, in Piazza San Babila, Milano 1939
Clinica Columbus, in Via Buonarroti 48, Milano 1938/48
Palazzina Salvatelli, in Piazza delle Muse, Roma
Palazzo per uffici Michelin, in Corso Sempione 66, Milano 1946/48
Palazzo Trevie, in Via De Amicis 28, angolo via Correnti e via Camminadella, Milano 1946/48
Palazzo della SKF Italia, in Via Turati 4, Milano 1948/50
Casa di cura Capitanio, in Via Mercalli 28, Milano 1949/50
Grattacielo di Milano (noto anche come Torre Breda), in Piazza della Repubblica, Milano 1952/54
Opera Sociale Femminile, in Via Ippocrate, Milano 1954/55
Palazzo Galbani, in Via F. Filzi 25, Milano 1954/55
Ospedale di Circolo di Saronno, Varese, 1954/55
Albergo Ambrosiano e Opera della Cardinal Ferrari, in Via S. Sofia 9, Milano 1955/56
Torre Tirrena, in Piazza Liberty 4, Milano 1956/57
Palazzo per l'Istituto Romano di Beni Stabili (IRBS), in Via Meravigli, Milano 1956/64
Clinica La Madonnina, in Via Quadronno 29/31, Milano 1957/59
Palazzo della Compagnia di Assicurazione di Milano, in Via del Lauro 5/7, Milano 1958/65
Fabbrica di aeroplani, in Argentina, 1959
Palazzo La Serenissima, in Via Turati 25/27, angolo via Cavalieri 4, Milano 1966/68
Opera Pro Giovani Operai (Maria Belloni), in Viale Fulvio Testi 285, Milano 1970/72
Aerhotel, Viale Luigi Sturzo 41/45, Milano 1970/73
Albergo sul lago di Varese, Varese, s.d.
Opera complessiva
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