La genealogia episcopale è la disciplina storiografica in seno alla Chiesa che si occupa di ricostruire e tramandare l'origine, la discendenza e il legame tra consacratore e consacrato, nel sacramento dell'ordinazione episcopale.
Questa disciplina si basa sulla dottrina teologica cristiana della successione apostolica, che afferma la trasmissione di autorità e poteri dagli apostoli a dei successori, i vescovi, attraverso il rito della consacrazione.[1] Quando un vescovo consacra un altro vescovo, tra i due si stabilisce un legame gerarchico analogo a quello tra padre e figlio.
Linee episcopali
Con il termine genealogia episcopale si tende ad indicare anche l'elenco completo dei consacratori con la relativa data di ordinazione (indicata spesso tra parentesi dopo il nome), ovvero l'albero genealogico che mostra i rapporti tra consacratore e suo consacrato: per ogni vescovo della lista, il precedente è il suo consacratore mentre il successivo è il suo consacrato, così fino all'ultimo prelato dell'elenco.[2] Questo albero genealogico consente così di tramandare la linea dei consacratori unitamente ai poteri e alle autorità apostoliche. Sebbene durante il rito di ordinazione i consacranti siano, di norma, almeno tre, quello che compare nella linea genealogica è il consacrante principale e non i due coconsacranti.[3]
«Se ci fossero a disposizione tutti i documenti storici, potremmo ricostruire la genealogia episcopale di ogni vescovo. Ciò è possibile per un certo periodo di tempo, e cioè fino a quando riusciamo a trovare nei nostri archivi i documenti relativi. E così, di vescovo in vescovo, si potrebbe risalire indietro nei secoli, fino a ricongiungerci alle origini della Chiesa.»
La genealogia episcopale ha radici già nell'alto medioevo, quando si indicavano i predecessori genealogici di un vescovo per sottolinearne la successione apostolica e il legame spirituale affettivo.[3] Tutta la genealogia episcopale dovrebbe risalire agli apostoli e al I secolo, tuttavia le fonti archivistiche non permettono comunque di andare oltre il XV secolo. Dopo il concilio di Trento (1545-1563), grazie alla creazione dei registri parrocchiali la documentazione divenne molto più puntuale.
Le linee genealogiche conosciute all'interno della Chiesa latina, e di cui sono noti dei prelati affiliati ancora viventi, sono quattro (elencate in ordine temporale in relazione all'anno di consacrazione del prelato capostipite).
A dicembre 2016 i prelati appartenenti a questa linea erano ventidue, quando si è scoperto che Juan de la Fuente Yepes, vescovo di Nueva Segovia nelle Filippine, fu consacrato in realtà nel 1755 e non dall'allora arcivescovo di Manila Pedro José Manuel Martínez de Arizala, afferente alla linea Rebiba, come si riteneva in virtù di un documento del 1753, ma dal vescovo Manuel de Matos, vescovo di Nueva Cáceres, afferente alla linea d'Estouteville.[4] Questa scoperta ha avuto come conseguenza lo spostamento dalla linea Rebiba alla linea d'Estouteville di un ramo di ventisette prelati allora viventi.
Nel gennaio 2017 alla linea d'Estouteville è stata ricondotta anche la linea Ravizza, che prima di allora era considerata una linea autonoma e che aveva come capostipite il vescovo Francesco Ravizza, titolare di Sidone e nunzio apostolico in Portogallo, e ancor prima il cardinale Veríssimo de Lencastre, finché è stato scoperto il consacratore principale, il cardinaleNeri Corsini, afferente alla linea d'Estouteville.[5] Si aggiunsero così a questa linea altri quattro vescovi in quel momento ancora viventi: l'arcivescovo Paul Zingtung Grawng,[6] i vescovi Jean-Baptiste Kpiéle Somé, Raphaël Dabiré Kusiélé e Paul Eusebius Mea Kaiuea.[7]
Linea Rebiba (1541)
Inizia con Scipione Rebiba, creato cardinale da papa Paolo IV. Il primo incarico episcopale fu quello di vescovo ausiliare di Chieti e titolare di Amicle, perciò si pensa che abbia anche ricevuto la consacrazione episcopale per l'imposizione delle mani dello stesso papa Paolo IV, quand'era ancora il cardinale Gian Pietro Carafa, arcivescovo di Chieti. Tuttavia, l'assenza di documentazione certa non permette di affermare con certezza il loro rapporto genealogico, pertanto non è possibile salire ulteriormente nell'elenco genealogico.[8] Allo stato attuale delle conoscenze storiche, il cardinale Rebiba è il progenitore comune di quattromila vescovi e arcivescovi viventi,[9] tra cui papa Francesco.
Nel 2017 alla linea Rebiba è stato ricondotto anche un ramo, definito linea polacca o anche linea Uchański, al quale appartiene papa Pio XI, che si riteneva invece autonomo e che annoverava tra i primi due capostipiti l'arcivescovo Jakub Uchański e l'arcivescovo Stanisław Karnkowski, finché questi primi due anelli genealogici sono stati sostituiti dalla scoperta del vero consacratore dell'arcivescovo Wawrzyniec Gembicki, ossia del vescovo capostipite Claudio Rangoni, discendente della grande linea Rebiba.[10]
Esistono inoltre diverse linee genealogiche estinte, di cui cioè non esistono più affiliati viventi. Alcune linee estinte a cui appartenevano anche alcuni sommi pontefici sono elencate di seguito:
Linea Grimaldi, iniziante con il cardinale Girolamo Grimaldi e precedentemente conosciuta come linea Boncompagni dal nome secolare di papa Gregorio XIII.[11]
Linea Homs, ante 1635. Comincia con Filoteo, eparca di Homs, il quale è capostipite di una linea proseguita regolarmente in Siria fino ad Atanasio III Dabbas, patriarca greco-ortodosso di Antiochia. Alla sua morte, avvenuta il 5 agosto 1724, le divisioni interne portarono ad uno scisma tra filo-ortodossi e filo-cattolici; questi ultimi rientrarono in piena comunione con la Santa Sede e cominciarono ad eleggere dei propri patriarchi, attraverso i quali tale linea si è tramandata fino ad oggi tra i trentotto vescovi della Chiesa cattolica greco-melchita.
Linea Denha, 1722. Comincia con Eliya XII Denha, consacrato patriarca della Chiesa assira d'Oriente, che nel 1771 sottoscrisse una professione di fede cattolica. Il 22 maggio 1776, quest'ultimo consacrò Yukhannan VIII Hormizd, metropolita con diritto di successione al patriarcato, che dopo una lunga disputa rimase il solo candidato in piena comunione con la Santa Sede e divenne patriarca di Babilonia dei caldei il 30 luglio 1830. Dalla successione apostolica dei patriarchi successivi, si è sviluppata una linea alla quale appartengono tutti i vescovi della Chiesa cattolica caldea ed in misura minore, attraverso il nunzio apostolicoAntonin-Fernand Drapier, sette vescovi del Vietnam ed il vescovo missionario italiano Alessandro Staccioli, contando un totale di trentatre prelati.
^ab Giacomo Danesi, Ricerca araldica dello stemma di Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Giovanni Battista Re[collegamento interrotto], Gussago, Vannini, 2008.
^Lettera del vescovo Juan de la Fuente Yepes archiviata presso l'Archivio General de Indias, nella quale il vescovo menziona il suo consacratore principale.
^Charles Bransom, Apostolic Succession in the Roman Catholic Church, 9 agosto 2010.
^ Basilio Rinaudo et al., Il cardinale Scipione Rebiba (1504 - 1577), Vita e azione pastorale di un vescovo riformatore, Patti, L'Ascesa, 2007, pp. 123-124, ISBN978-88-903039-0-6.