Aperto alle idee libertarie dapprima, poi alla complessa avventura repubblicana ed imperiale, fu uno dei più avvertiti interpreti delle trasformazioni culturali che le nuove idee d'Oltralpe richiesero, anche all'arte edificatoria e all'urbanistica italiane.
Biografia
Giovanni Antonio Antolini, figlio del notaio Gioacchino Antolini e di Francesca Tagliferri, rimase orfano in giovane età. Si laureò in architettura all'Università di Bologna e cominciò la sua attività nell'area di Roma, dove fu impegnato prima nella bonifica delle Paludi Pontine (1776) e poi con un progetto per la Sacrestia della basilica di San Pietro in Vaticano, che gli permise di ottenere una borsa di studio e delle committenze dal cardinale Jorck.
Da Roma Antolini si spostò in Umbria e nelle Marche, realizzando a Fabriano l'ospedale e l'orfanotrofio e a Perugia e Todi opere analoghe. In Umbria si dedicò anche ad opere di idraulica e alla realizzazione di alcuni ponti a Città di Castello.
Nel 1797, grazie all'amicizia con la potente famiglia faentina dei conti Laderchi, ebbe l'occasione di sottoporre a Napoleone I il suo progetto per l'arco di trionfo, da realizzarsi a Faenza. L'opera, di carattere neoclassico, prevedeva, oltre alla realizzazione dell'arco, il riassetto dell'area urbana adiacente, con l'edificazione di palazzi, per ospitare negozi ed abitazioni, e di giardini pubblici. Nel 1798 vinse un concorso per la costruzione di un monumento ai caduti di guerra, costituito da otto piramidi, da erigersi a Milano. Questo progetto gli consentì di farsi conoscere nel capoluogo lombardo, dove venne chiamato nel 1801, in qualità di architetto e direttore dei lavori per realizzare il Foro Bonaparte. L'impianto architettonico prevedeva la realizzazione di una grande piazza circolare di 520 metri di diametro, con al centro il Castello Sforzesco e ai bordi edifici di pubblica utilità, quali il Municipio, le Terme, il Museo, la Dogana, la Borsa, il Pantheon e anche una sala per le assemblee del popolo. A causa degli ingenti costi e del carattere rivoluzionario della proposta per il Foro, il progetto non fu mai realizzato.
L'ultima opera che progetta è l'ospedale di Castel Bolognese, iniziato nel 1813, che è costituito da un edificio di forma rettangolare al quale si accede attraverso un timpano a doppio colonnato, in stile neoclassico.
Si dedicò anche alla progettazione all'estero, dove lasciò sua traccia in Egitto, Belgio e Danimarca, tuttavia con la caduta di Napoleone la fama di Antolini subì un duro colpo e gli venne revocata anche la cattedra a Bologna.
La data della sua morte è incerta: potrebbe risalire all'11 marzo 1841, a Bologna o al 1842, a Milano.
Opere
Nonostante la statura di uomo di scienza e di cultura, Giovanni Antonio Antolini fu singolarmente relegato dalla critica posteriore ad un oblio storiografico dal quale, in sostanza, sarebbe emerso quasi solo per il suo celebrato progetto del Foro Bonaparte (Milano 1801), nonché per gli importanti scritti teorici di letteratura architettonica, di seguito elencata:
L'Ordine dorico, ossia il Tempio d'Ercole nella città di Cori, Stamp. Pagliarini, Roma, 1785
Piano economico-politico del Foro Bonaparte, Agnelli, Milano, 9 Brumale-Anno X Rep.
Il progetto del Nuovo Borgo fuori porta Imolese, Faenza, 1797
Il progetto della villa Il Prato del Palazzo Laderchi, Faenza, 1797-1799
Due archi fuori porta Imolese, Faenza, 1797 e 1800
La sistemazione nella quattrocentesca chiesa di S. Stefano del Circolo Costituzionale, Faenza, 1798[1]
La costruzione della villa La Rotonda dei Palazzo Laderchi, Faenza, 1798-1805
Il Tempio di Minerva in Assisi, Destefanis, Milano, 1803
Descrizione del Foro Bonaparte, co' Tipi Bodoniani, Parma, 1806
Idee Elementari di Architettura civile, Marsigli, Bologna, 1813
Osservazioni ed aggiunte ai Principi di Architettura civile di F. Milizia, Stella, Milano, 1817
Le rovine di Veleia misurate e disegnate, Soc. Tip. de' Classici Italiani, Milano, 1819 (parte prima); Milano, 1822 (parte seconda)
Il Tempio di Ercole in Cori, 2. ed. accresciuta, Soc. Tip. de' Classici Italiani, Milano, 1828
Il Tempio di Minerva in Assisi, 2. ed. accresciuta, Soc. Tip. de' Classici Italiani, Milano, 1828
Idee Elementari di Architettura civile, 2. ed. accresciuta, Soc. Tip. de' Classici Italiani, Milano, 1829
Le rovine di Veleia, 2. ed., Soc. Tip. de' Classici Italiani, Milano, 1831
Principj di Architettura civile di F. Milizia, Ferrario, Milano, 1832
Biografia dell'architetto G. A. A., scritta da sé medesimo, postuma in: Giornale Arcadico di Scienze, Lettere ed Arti, XCI, Roma, 11 agosto 1843
Note
^Il disegno, ad inchiostro acquerellato, si trova all'Archivio di Stato di Faenza, vol. V, n. 16, ed è stato presentato a Roma, alla mostra L'Italia nella Rivoluzione 1789 1799. Giuseppina Benassati, Lauro Rossi (a cura di), L'Italia nella Rivoluzione 1789 1799, Casalecchio di Reno, Grafis Edizioni, 1990, pp. 307, 309, 3013-3014 con immagini, SBNCFI0133599. Catalogo della mostra alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Nella stessa occasione sono stati presentati anche questi disegni di Antolini: Pianta generale del Foro Bonaparte, Prospetto generale del Foro Bonaparte e Spaccato dei bagni pubblici, che si conservano alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna, nel Fondo Autori Vari, n. 1342-1344.
M.Giulia Marziliano (a cura di), Architettura e Urbanistica in Età Neoclassica: Giovanni Antonio Antolini (1753-1841), in Atti del Primo Convegno di Studi antoliniani nel secondo centenario del progetto per il Foro Bonaparte, Bologna-Faenza 25-26 settembre 2000, Gruppo Editoriale Faenza Editrice, Faenza-Bologna, 2003. Gli Atti comprendono contributi di: M. Giulia Marziliano, Andrea Emiliani, Graziano Trippa, Gabriele Albonetti, Erminio M. Ferrucci, Gianni Mezzanotte, Fabiola Bernardini, Giovanna D'Amia, Eugenio Gentili-Tedeschi, Ezio Godoli, Gianluca Kannes, Franco Laner, Gabriele Morolli, Guido Nardi, Alessandra Pfister, Nullo Pirazzoli, Giuliana Ricci, Aurora Scotti-Tosini.