Contribuì alla progettazione del Codice civile italiano del 1865 e redasse un progetto di Codice di procedura civile[1], i primi a entrare in vigore nel neonato regno[2]. Prima dell'approvazione, presentò al Senato le relazioni ministeriali sul progetto di entrambi i codici[3]. Quest'opera di codificazione è stata molto rivalutata negli ultimi decenni[non chiaro], perché considerata più liberale del codice del 1940 (giudicato talvolta troppo autoritario, se non proprio ideologicamente vicino al fascismo[4]).
Suo figlio adottivo fu Alfredo Codacci Pisanelli, giurista e deputato del Regno d'Italia. Suo genero fu Vito Sansonetti (Mottola, 4 giugno 1839 - Roma 8 marzo 1896), professore universitario e giurista che sposò Elisa Codacci Pisanelli, sorella di Alfredo.
^Lodovico Mortara, Manuale della procedura civile, vol. I, ed. IX, Torino, 1929, p. 7 ss.; Picardi – Giuliani, Il codice di procedura civile del Regno d'Italia, 1865, con introduzione a cura di Monteleone, Il codice di procedura civile italiano del 1865, Milano, 2004.
^Girolamo Monteleone, Il codice di procedura civile italiano del 1865, cit.; Id., Manuale di diritto processuale civile, Padova, 2009, p. 335 ss; Franco Cipriani, Storie di processualisti e di oligarchi, Milano, 1991, p. 91 ss.; Id., Il codice di procedura civile tra gerarchi e processualisti, Napoli, 1992.
Bibliografia
Leonardo Stampacchia, Giuseppe Pisanelli: la biografia e il suo progetto del codice civile, II ed., Lecce, Salentina, 1880.
Antonio Scarascia, Giuseppe Pisanelli. Ottimo Italiano, Tricase, Edizioni dell'Iride 2012.
Salvatore Coppola, Lettere di Giuseppe Pisanelli (di contenuto politico) scritte nel decennio 1861-1870, in IDEM, Noi speravamo. La costruzione dello Stato unitario tra forme di ribellismo e crisi delle certezze. Il caso Salento (1861-1870), Castiglione, Giorgiani 2020. ISBN 978-88-94969-17-7.