Il favoloso AndersenIl favoloso Andersen (Hans Christian Andersen) è un film del 1952 diretto da Charles Vidor. TramaIl ciabattino Hans Christian Andersen scrive favole che incantano i giovani di Odense, ma gli adulti lo accusano di distrarre dalla scuola i loro figli e per questo motivo è costretto a trasferirsi a Copenaghen. Qui trova lavoro al Teatro Reale, dove l'impresario gli commissiona un paio di scarpette per la prima ballerina Dora, che ne è entusiasta. Hans si innamora di lei e, sotto l'influenza dell'amore, compone la favola la Sirenetta, che andrà a formare la trama di un balletto molto apprezzato. Hans non potrà, però, assistere alla prima trionfale rappresentazione, in quanto il marito di Dora, geloso di lui, lo rinchiude in una cantina. Il giorno seguente, una volta liberato, Hans dichiara il suo amore a Dora, che lo respinge. Nel frattempo le sue favole vengono pubblicate e ottengono un grande successo. Andersen, dopo la delusione subita a causa del rifiuto di Dora, decide di ritornare al paese natio, dove la sua fama lo ha preceduto e dove viene accolto calorosamente. ProduzioneProdotto dalla Samuel Goldwyn Company, il film è liberamente ispirato alla vita di Hans Christian Andersen dalla nascita e i primi di anni nella città di Odense (dove, adorato dai bambini, non era ben visto dagli adulti della città in quanto troppo "sognatore") al trasferimento nella città di Copenaghen, dove l'autore comporrà i suoi maggiori successi. La scena del balletto La sirenetta è danzata da Zizi Jeanmaire e Roland Petit che ne firma anche la coreografia. Edizione ItalianaIl film arrivò nelle sale italiane nell'autunno del 1953, con il doppiaggio italiano che venne eseguito dalla C.D.C. negli stabilimenti Fono Roma. I coniugi Savona (Lucia e Virgilio) facente parte del Quartetto Cetra doppiarono le parti cantate nell'edizione italiana. DistribuzioneDistribuito dalla RKO Radio Pictures, il film fu presentato di Samuel Goldwyn in prima a New York il 25 novembre 1952. AccoglienzaCritica«[...] Il film è soprattutto pregevole sotto il rispetto decorativo: nelle inserzioni meramente spettacolari dove giocano i colori, le coreografie (del francese Roland Petit) le musiche, i balletti; dei quali squisito quello della Sirena, accompagnato dallo note di Liszt. Il protagonista è Danny Kaye, piacevolissimo attore e mimo, comunicativo senza gigionerie [...].» «È meglio dire subito che questo film, lanciato con grande strepito pubblicitario, delude non solo chi, ingenuamente, pensava di trovarvi un qualche interesse culturale e artistico ma anche coloro, e sono i più, che s'attendevano semplicemente un buon spettacolo, divertente e simpatico. Il film è soprattutto male impostato: non si sa bene fino a dove arriva il «balletto» e la «fiaba» e fino a dove la storia più o meno falsata della vita del popolarissimo scrittore danese. La parte «fiabesca» si regge soprattutto su un elaboratissimo numero coreografico che, se non altro, riesce suggestivo, ma il resto del film è veramente penoso; e a salvarlo dal fallimento non giova né il brio di Danny Kaye, né il mestieraccio di Charles Vidor. Eppure un film del genere, anche concepito in funzione di grande spettacolo, poteva offrirci molto, ma molto di più. [...] Un regista che si rispetti, quindi, avrebbe cercato di descriverci il legame dell'arte di Andersen con la cultura e le tradizioni del suo popolo, il miracolo insomma (per usare una frase molto comune) della sua creazione artistica. Niente di tutto questo [...]: Andersen ci appare come uno svagato e timido ciabattino che si innamora perdutamente di una ballerina dell'Opera e che, in questo suo amore, rimane profondamente deluso. In mezzo a tutto questo, il già citato balletto e una decina di canzoni, orecchiabili e gradevoli, ma che si è avuto il pessimo gusto di doppiare in italiano. [...]» Note
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