Baudrillard nasce a Reims, il 27 luglio 1929. I suoi nonni erano contadini mentre i suoi genitori dipendenti pubblici. Mentre frequentava il liceo venne a contatto con la patafisica, grazie a Emmanuel Peillet, che sarà cruciale nel pensiero filosofico di Baudrillard[7]. Diventò il primo della famiglia a frequentare l'università e si trasferì a Parigi per frequentare la Sorbona[8]. Lì studiò la lingua e la letteratura tedesche che insegnerà, dal 1960 al 1966, in molti licei di Parigi e provincia[7]. Durante il periodo di insegnamento, Baudrillard iniziò a pubblicare recensioni di letteratura e a tradurre i lavori di autori come Peter Weiss, Bertolt Brecht, Karl Marx, Friedrich Engels e Wilhelm Emil Mühlmann[9].
La sua filosofia, fondata sulla critica del pensiero scientifico tradizionale e sul concetto di virtualità del mondo apparente, l'ha portato a diventare satrapo del Collège de 'Pataphysique nel 2001. È stato membro dell'istituto di ricerca sull'innovazione sociale al Centro nazionale della ricerca scientifica, ha insegnato presso la European Graduate School in Svizzera e ha scritto molti articoli e critiche per la stampa. Egli sostenne che le tendenze sociologiche contemporanee, come ad esempio le commemorazioni, le donazioni di massa per le vittime di tsunami e altri eccessi, non siano altro che i mezzi osceni dell'estensione totalitaria del Bene finalizzata ad ottenere una coesione sociale.
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Nei primi libri (Il sistema degli oggetti, Per una critica dell'economia politica del segno e La società dei consumi) Baudrillard si focalizza sul fenomeno del consumismo e sui diversi modi in cui i beni vengono effettivamente consumati. L'ottica è, in queste opere, solo parzialmente legata al Marxismo e la differenza con Marx sta principalmente nel ritenere che non sia la produzione il motore e il protagonista della società capitalista, ma il consumo. In verità per Marx, nella Introduzione del 1857 a Per la critica dell'economia politica, «la produzione è immediatamente anche consumo»[11], ma Baudrillard attribuisce a questo aspetto un significato comunque diverso.
Baudrillard arriva a questa conclusione criticando il concetto marxiano di valore d'uso. Nella sua visione sia Marx che Adam Smith, parlando di bisogni naturali (o autentici) e di usi originari (o naturali) degli oggetti, hanno supposto una relazione troppo lineare e ingenua tra questi. E così Baudrillard argomenta (con Georges Bataille) che i bisogni naturali dell'uomo sono già costruiti e niente affatto innati. Ogni acquisto porta con sé un significato sociale e così la merce (ciò che viene acquistato) si presenta sempre come feticcio (sia come oggetto, sia come simbolo). Gli oggetti, in questo senso, veicolano sempre un messaggio per chi li utilizza. Dicendo che il consumo è più importante della produzione sottolinea che l'origine e la costruzione (ideologicamente determinate) dei bisogni stanno a monte di una produzione che poi viene incontro a questi.
Baudrillard descrive quattro tipi fondamentali di valore per gli oggetti:
Valore funzionale: il valore coincide con la funzione o lo scopo materiale dell'oggetto. Una penna che scriva, un frigorifero che raffreddi il cibo;
Valore di scambio: il valore economico. Una penna può equivalere a tre matite, un frigorifero equivale a un salario di tre mesi;
Valore simbolico: quel valore che il soggetto possessore assegna al bene in relazione a un altro soggetto. Ad esempio una certa penna è (significa) il regalo per la promozione e un diamante è (indica) un fidanzamento.
Valore segnico: che esiste unicamente all'interno di un sistema di altri oggetti. Un diamante non ha alcuna funzione (o utilità) ma veicola un valore sociale, il gusto o la classe sociale di chi lo possiede.
Successivamente nel pensiero del sociologo francese si è mantenuta la distinzione tra valore segnico (legato allo scambio di beni e di utilità) e valore simbolico (legato al concetto di dono di Marcel Mauss).
Influenza culturale
Secondo i realizzatori della trilogia cinematografica Matrix, la sua opera Simulacres et simulation ha avuto una fondamentale influenza sulla realizzazione di questi film.[12]
Opere
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^Template:Harvp: "Asked about postmodernism, Baudrillard said: “I have nothing to do with it. I don’t know who came up with the term... But I have no faith in ‘postmodernism’ as an analytical term. When people say: ‘you are a postmodernist,’ I answer: “Well why not?’ The term simply avoids the issue itself.” He declared that he was a “nihilist, not a postmodernist.” (Baudrillard and Lie 2007:3–4)."; Template:Harvp; Template:Harvp; Template:Harvp
^The art of disappearing – BAUDRILLARD NOW, su baudrillard-scijournal.com, 22 gennaio 2021. URL consultato il 2 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2021).
«Transmodernism is "better terms than “postmodernism”. It is not about modernity; it is about every system that has developed its mode of expression to the extent that it surpasses itself and its own logic. This is what I am trying to analyze." "There is no longer any ontologically secret substance. I perceive this to be nihilism rather than postmodernism. To me, nihilism is a good thing – I am a nihilist, not a postmodernist." "Paul Virilio uses the term 'transpolitical'."»
^ab(FR) Francois L'Yvonnet, ed., Cahiers de l'Herne special volume on Baudrillard, Editions de l'Herne, 2004, p.317