Louis Renault (imprenditore)«Io ho per natura il desiderio di realizzare qualcosa e di realizzarlo rapidamente. Inoltre ho sempre amato l'indipendenza. Cos'è che poteva, più dell'automobile, rispondere a queste due caratteristiche: velocità e indipendenza?» Louis Renault (Parigi, 15 febbraio 1877 – Parigi, 24 ottobre 1944) è stato un imprenditore francese, fondatore della casa automobilistica omonima. BiografiaInfanziaLouis Renault nacque da una famiglia agiata dedita al commercio di tessuti: il padre, Alfred Renault, riuscì a costruirsi una solida posizione economica grazie al successo della sua attività sita a Parigi (nei pressi dell'attuale stazione della metropolitana di Saint-Lazare), nello stesso stabile in cui si trovava l'abitazione di famiglia. Tale fiorente attività affondava le sue radici già da molti decenni prima, basti pensare che già alla fine del XVIII secolo il nonno di Alfred Renault, Pierre, aveva deciso di lasciare la tradizionale attività vinicola della famiglia (anch'essa molto florida) per dedicarsi alla produzione e commercio di tessuti. All'epoca in cui Louis Renault vide la luce, il padre aveva già espanso la propria attività con l'apertura di una filiale a Lione ed una addirittura a Londra, ed era proprietario di uno smisurato patrimonio immobiliare, comprendente edifici utilizzati per la sua professione, ma anche una seconda casa sita nella zona di Boulogne-Billancourt, adiacente a Parigi. Prime esperienze lavorativeA 14 anni, Louis attrezza la sua prima officina in un ripostiglio della casa di famiglia di Billancourt per dedicarsi ai suoi esperimenti con la meccanica. In poco tempo passò ai motori impiegati in quelle che erano all'epoca le primissime automobili. Sempre chiuso nel suo mondo, sempre solitario e taciturno, il giovanissimo Renault apportò modifiche, progettò nuove invenzioni e depositò i suoi primi brevetti. Contemporaneamente si distaccò via via sempre più dalla scuola, per poi abbandonarla del tutto. Il padre Alfred era perplesso: avrebbe preferito introdurre il figlio nell'attività di famiglia, esattamente come era riuscito a fare a suo tempo con gli altri tre figli maschi, Joseph, Fernand (1865-1909) e Marcel (1872-1903). Ma comprendendo le inclinazioni di Louis, riuscì comunque a trovargli un posto di lavoro nella propria attività indirizzandolo verso la manutenzione dei macchinari utilizzati per la fabbricazione dei bottoni. Perciò, appena ragazzino, Louis Renault entrò nel mondo del lavoro. Ben presto, dall'atelier di famiglia, Louis Renault, ancora adolescente, si trasferì nell'officina di Léon Serpollet, un costruttore già affermato nel settore dei veicoli a vapore.
Nel frattempo un altro grave lutto si abbatté sulla famiglia, con la scomparsa del padre Alfred, che gettò nello sconforto e nel dolore una famiglia ormai dimezzata e composta a quel punto dalla madre, Louise-Berthe Magnier (1840-1911) e dai tre figli rimanenti, Fernand, Marcel e Louis. Questi fatti contribuirono ulteriormente ad incupire il carattere di Louis Renault che si gettò ancor di più nelle sue attività di sperimentazione meccanica. A partire dall'ottobre 1895 frequentò anche un corso di studi scientifici presso l'Ecole Monge, ma dopo circa un anno e mezzo abbandonò anche questi studi. Non voleva dedicarsi che alla meccanica applicata e solo a quello. Tornò a chiudersi nella sua officina di Billancourt, dove realizzò e brevettò un generatore di vapore. Nel 1897 andò a lavorare come disegnatore presso l'officina della Delaunay-Belleville, all'epoca nota per le sue caldaie a vapore. La prima autovettura e la nascita della Renault FrèresPochi giorni dopo il suo congedo, Louis Renault ottenne dalla sua famiglia di potersi dedicare a tempo pieno alla sua attività preferita e di ricevere per i primi tempi un sostegno economico dall'azienda tessile ormai gestita dai suoi fratelli. Così, il 2 ottobre il suo progetto destinato alla realizzazione della sua prima autovettura cominciò di gran carriera. Egli lavorò giorno e notte, instancabilmente, ma non solo: per non perdere tempo si insediò stabilmente a Billancourt ed inoltre ingaggiò un suo ex-commilitone, Edouard Richet, affinché lo aiutasse nell'impresa. Il progetto si concretizzò nel tempo record di dodici settimane: il 25 dicembre del 1898 la vettura era pronta. Nacque così la prima autovettura Renault, nata modificando un triciclo De Dion-Bouton al quale fu aggiunta la quarta ruota, un cambio a tre rapporti con retromarcia e quell'innovativa soluzione tecnica che era la trasmissione a presa diretta con giunto cardanico, una soluzione che il giovane costruttore, all'epoca ancora in erba ma assai risoluto, aveva avuto modo di sperimentare durante il servizio militare. Intanto, gli ordini per la vetturetta si moltiplicarono e salirono a ventinove, ma il febbrile lavoro di Louis Renault (che costruiva tutto a mano non esistendo ancora la catena di montaggio, men che mai in un'officina poco più che improvvisata) consentì di ricoprire tutti gli ordini in pochissimi mesi. Si giunse così all'estate del 1899, quando la vetturetta venne esposta al secondo Salone di Parigi della storia (la kermesse nacque infatti nel 1898), manifestazione tenutasi ai Giardini delle Tuileries. Qui il giovane Louis Renault si confrontò per la prima volta in vita sua con i grandi e già affermati costruttori dell'epoca, come ad esempio la Peugeot, la Panhard et Levassor e la De Dion-Bouton. La piccola vetturetta artigianale passò quasi inosservata, anche perché non le era stata data una denominazione ufficiale con cui potesse divenire nota. Solo un giornalista dell'epoca si accorse del piccolo capolavoro del giovane costruttore e propose a questi e ai suoi fratelli di partecipare alle gare automobilistiche per dare visibilità al prodotto. Il 13 luglio 1899, quattro giorni dopo la chiusura del Salone, la vetturetta fu registrata come Type A e venne iscritta alla corsa Parigi-Trouville, che ebbe luogo il 27 agosto dello stesso anno, corsa che vide trionfare proprio gli esordienti fratelli Renault. Da qui prese il via una serie di competizioni che vide partecipare le vetture Renault pilotate da Louis e Marcel Renault. Gli anni fino alla prima guerra mondialeL'aziendaLa morte di Marcel Renault fu un trauma enorme per Louis: egli, già molto chiuso e poco cordiale di per sé, accentuò maggiormente il suo carattere, che divenne burbero e scontroso e sempre meno incline ai contatti con la gente, a tal punto da divenire insofferente alla folla. Inoltre, Louis Renault cessò di partecipare personalmente a qualsiasi altra gara automobilistica e si dedicò unicamente alla direzione della giovane azienda, a fianco del fratello Fernand. Uno dei primi passi compiuti da Louis Renault fu quello di recuperare tutti i soldi persi a causa di alcuni costruttori, anche molto famosi, che presero ad utilizzare abusivamente alcune sue invenzioni brevettate, come ad esempio lo stesso albero a cardano. Per dare l'esempio ai costruttori più potenti, cominciò da un piccolo costruttore, un certo Corre, che portò davanti ai giudici e costrinse a pagare il dovuto risarcimento. Gli altri costruttori, compresa l'antifona, smisero di utilizzare le soluzioni tecniche di Louis Renault oppure strinsero accordi commerciali per l'utilizzo legale di tale soluzioni. Altri costruttori provarono ancora a dare battaglia legale per alcuni anni, ma alla fine dovettero desistere, tant'era evidente la legittimità delle ragioni di Louis Renault. La vita privataFrattanto, la vita privata di Louis Renault vide proseguire la sua relazione con Jeanne Hatto: quest'ultima si rivelò una compagna molto affettuosa e premurosa, anche troppo, dato il carattere estremamente difficile del giovane imprenditore. Nonostante i repentini sbalzi di umore di lui, lei cercò sempre di capirne il perché e di porre anche rimedio in qualche modo. Per esempio, Louis Renault era tanto preso dal lavoro, da risultare preparato solo in tale campo, mentre qualsiasi altro argomento lo vedeva completamente estraneo. Ciò era visibile in particolare quando venivano ospitati degli amici in casa, quasi sempre amici di Jean Hatto, e quindi inseriti nell'ambiente della musica, piuttosto che in quello dell'industria automobilistica. Lei cercò quindi di insegnare a Louis qualche cosa riguardante il modo della musica, del canto e dell'opera lirica. Fu così che Louis Renault fece la conoscenza di personalità di spicco in quel mondo, come ad esempio Maurice Ravel. All'inizio del 1909, poco prima della morte del fratello Fernand, Louis Renault traslocò nella sontuosa proprietà di Herqueville, vale a dire un'immensa villa affacciata direttamente sulla Senna e a cui poteva accedere, oltre che mediante le normali vie di comunicazione, anche attraverso un porticciolo privato che gli permetteva di compiere gite a bordo del suo yacht personale, denominato Chryseys. Con la scomparsa di Fernand Renault, ultimo fratello rimasto a Louis, questi dovette occuparsi del nipote Jean, figlio di Fernand, anche se in realtà Louis Renault si dimostrò praticamente assente nei confronti del nipote. Nel 1911, Louis Renault ebbe l'ultimo grande dolore famigliare, ossia la morte della madre: ormai, la famiglia Renault, una volta prospera e numerosa, era ridotta al solo Louis Renault. Poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, Louis Renault e Jeanne Hatto cessarono la loro relazione, anche se la ragazza continuò a rimanere in ottimi rapporti con l'industriale parigino, per tutta la vita di quest'ultimo, come testimonia la fitta corrispondenza che la Hatto inviava regolarmente, una corrispondenza fatta di lettere premurose, preoccupazioni per i momenti più difficili di Louis Renault e relativi tentativi di conforto. La Prima Guerra MondialeLe attività professionaliAllo scoppio del primo dei due grandi conflitti mondiali che insanguinarono il Novecento, il trentasettenne Louis Renault era padrone di un grande impero automobilistico che ormai contava filiali anche nell'Europa dell'Est, per esempio a Budapest (Ungheria) e persino a Petrograd (l'attuale San Pietroburgo), in Russia. Louis Renault riuscì ad insediarsi anche nell'impero degli zar grazie all'amicizia con l'influente uomo d'affari Basil Zaharoff, che aveva le mani in pasta un po' ovunque in Europa, dall'industria automobilistica a quella delle armi. Soprattutto per via di quest'ultimo aspetto, l'avvento della Prima Guerra Mondiale costituì un ricco banchetto per Zaharoff, ma non per Louis Renault, da sempre ostile verso la guerra e verso qualsiasi forma di profitto orientato ad essa. Perciò i due smisero di frequentarsi. La vita privata di Louis Renault durante la guerraSebbene molto preso sul fronte professionale, Louis Renault ebbe comunque modo di avere anche una propria vita privata persino durante i difficili anni della Grande Guerra. Ormai unico superstite del vecchio nucleo familiare da cui era nato, Louis Renault ebbe però anche altre persone a lui legate, vale a dire la cognata Charlotte, vedova di Fernand Renault, e le due nipoti Fernande e Françoise, figlie di Fernand e Charlotte. Il nipote Jean, sempre figlio di Fernand, che alla morte di quest'ultimo fu affidato alla tutela di Louis Renault, fu arruolato nell'aviazione francese e cadde in battaglia nel marzo del 1916. La morte di Jean Renault, all'epoca appena ventiquattrenne, segnò profondamente lo zio Louis, che vedeva in lui un possibile erede della propria attività. Quanto alla cognata, i rapporti con Louis Renault furono tutt'altro che idilliaci a causa di vecchi rancori dovuti a divergenze sull'eredità di Fernand, divergenze che si protrassero fino a poco prima dello scoppio della guerra e che portarono i due in tribunale per una causa civile durata piuttosto a lungo. L'odio tra Louis e Charlotte portò quest'ultima ad accusare lo zio della morte di Jean in quanto non lo avrebbe accolto con sé nella sua azienda. Tali accuse pesarono molto su Louis Renault, che avrebbe continuato per sempre a portare dentro di sé tale fardello, alla pari di quello relativo alla morte del fratello Marcel. Gli anni venti e trentaIl periodo immediatamente successivo all'armistizio fu caratterizzato dall'elevata inflazione che mise in difficoltà parecchie aziende, automobilistiche e non. Tuttavia, il quadro che interessava l'industria automobilistica francese di quel periodo non era così catastrofico, anzi. Non poche Case automobilistiche riuscirono rapidamente a risollevarsi e a guardare verso il futuro, malgrado la delicata situazione economica che colpiva tutti i Paesi che avevano partecipato al conflitto. La rivalità con André CitroënQuesto fu il caso della Renault e della grande risolutezza del suo patron: al termine della guerra la Casa era pressoché pronta a riprendere la normale produzione automobilistica. Ma i problemi non mancarono: Louis Renault si ritrovò infatti a dover fronteggiare nuovamente una serie di scioperi e manifestazioni sulla base di questioni risalenti a prima del conflitto e di fatto mai realmente risolti e che neppure in questo nuovo periodo storico troveranno una definitiva soluzione. La vita privata di Louis Renault nel primo dopoguerraPer quanto riguarda la vita privata di Louis Renault, gli anni '20 si aprirono con la nascita del suo unico figlio, Jean-Louis, dato alla luce il 24 gennaio del 1920. L'industriale francese, che già poco dopo il suo matrimonio aveva preso a sfoggiare un nuovo look privo dei consueti baffi, tornò a ben sperare in un futuro per la sua azienda grazie al nuovo potenziale erede. Le incertezze degli anni '30Gli anni '30 furono un periodo, per Louis Renault, in cui maggiormente si intrecciarono fattori della sua privata con altri della sua vita professionale, e questo a causa di alcuni gravi problemi di salute che cominciarono ad affliggere l'industriale parigino. Durante i primi anni '30, Louis Renault cominciò a soffrire di disturbi ai reni ed allo stomaco. Inizialmente incurante di tali sintomi, nel 1934 si rivolse ad un medico, il cui responso fu impietoso: calcoli al rene destro, sangue nelle urine ed uremia. Il medico consigliò a Louis Renault un periodo di riposo prima di procedere con un intervento chirurgico. Ma il testardo imprenditore non volle neppure sentir parlare di riposo: l'azienda veniva prima di ogni altra cosa, compresa la sua stessa salute. In ogni caso fu costretto ad assottigliare drasticamente la sua presenza presso l'azienda, lasciando il compito di rappresentarlo a Lehideux, che pertanto fu anche nominato amministratore delegato. Solo in pochi, in azienda, furono a conoscenza delle sue reali condizioni di salute, ma anche i molti dipendenti che non furono messi al corrente notavano in quegli anni un progressivo peggioramento delle condizioni di Louis Renault, peggioramento visibile nei suoi lineamenti più consunti e solcati da profonde rughe, nello sguardo perso e occasionalmente anche in difficoltà nell'articolare un discorso: l'uremia aveva raggiunto anche il cervello e ne impediva il normale funzionamento. Quest'ultimo aspetto divenne sempre più marcato nei tardi anni '30 e negli ultimi anni di vita di Louis Renault. Non furono solo le condizioni di salute a rendere estremamente difficoltosa la normale vita privata e professionale di Louis Renault: per quanto riguarda l'azienda vi furono molti scioperi, protrattisi tra il 1936 ed il 1938, alcuni dei quali piuttosto violenti e repressi con l'ausilio della polizia. Louis Renault preferì affidare la patata bollente a Lehideux in quanto più giovane e più in salute. Inoltre, la stampa cominciò ad evidenziare le strane frequentazioni di Renault, che spesso si vedeva con personaggi di dubbia popolarità, tra cui Galeazzo Ciano (genero di Benito Mussolini) e lo stesso Adolf Hitler, con cui provò a negoziare accordi commerciali tra Francia e Germania. Come se non bastasse, la moglie Christiane intrecciò un relazione extraconiugale con lo scrittore Pierre Drieu La Rochelle, relazione avviata già nel 1935 e che la donna avrebbe svelato a Louis Renault, il quale, infuriato, l'avrebbe svergognata pubblicamente. Ormai il matrimonio venne irreparabilmente rovinato. Mentre a seguito dello scandalo la moglie di Louis cercò conforto presso un altro uomo, René de Peyrecave (già in forze come dirigente presso la Renault stessa), Louis Renault cominciò a frequentare un'altra donna, André Servillange, una giovane attrice. In realtà, per Louis Renault non si trattava della prima scappatella extra-coniugale: infatti gli sono state attribuite altre relazioni aventi luogo durante il matrimonio, tra cui quella con la ballerina Mona Païva, in onore della quale Louis Renault avrebbe battezzato una parte di gamma dei suoi modelli degli anni '30 (Monaquatre, Monasix e Monastella). Infine, Christiane Boullaire in Renault, cominciò a manovrare il suo amante affinché potesse escludere Louis Renault e François Lehideux dagli affari dell'azienda, azienda che a questo punto si era espansa a tal punto da contare ben 20.000 dipendenti. A causa di questo complotto, i due vennero messi l'uno contro l'altro ed i rapporti divennero sempre più freddi: Lehideux, ancora amministratore delegato dell'azienda di Louis Renault, comincia proprio in quel periodo a collaborare con il governo e con il Ministero degli Armamenti francese guidato da Raoul Dautry. L'OlocaustoCon lo scoppio della seconda guerra mondiale, Louis Renault cercò di orientare il più velocemente possibile la fabbrica alla costruzione di veicoli per utilizzo bellico, ma in realtà la Francia stessa era impreparata all'arrivo di un nuovo conflitto. Per questo motivo Louis Renault intraprese il 28 maggio del 1940 un nuovo viaggio negli Stati Uniti allo scopo di tornare con qualche idea per velocizzare la produzione di veicoli da fornire alle forze armate francesi, sperando così di dare man forte al governo transalpino per contrastare l'esercito tedesco. In realtà, Louis Renault credeva poco negli esiti di tale viaggio: inviato negli States direttamente dal governo francese, comprese ben presto che il viaggio non avrebbe fruttato niente di valido. Il viaggio di ritorno fu a dir poco avventuroso per Louis Renault: a causa della guerra le linee aeree vennero tagliate. Ripartito il 3 giugno, il velivolo utilizzato da Louis Renault per il viaggio di andata, durante il ritorno non poté andare più in là di Lisbona, da dove l'industriale francese avrebbe raggiunto Madrid e da lì, in auto, sarebbe arrivato nei pressi di Périgueux, nella Francia centro-meridionale. Fu qui che Renault apprese dall'ambiguo René de Peyrecave che la sua fabbrica era stata completamente presidiata dalle truppe della Wehrmacht, che avevano inviato tre commissari per la gestione della produzione in favore del regime tedesco, commissari provenienti direttamente dallo Stato maggiore della Daimler-Benz. Louis Renault, le cui condizioni di salute stavano progressivamente aggravandosi, decise il 13 luglio di provare a risalire verso Parigi per tentare di trattare con i Tedeschi e a riprendere in mano la sua azienda. Ma una settimana dopo, il 20 luglio, Louis Renault fu nuovamente di ritorno a Perigueux, giusto in tempo per ricevere la visita di François Lehideux, il quale gli consigliò di tornare a Parigi. Così fu: Louis Renault fu munito di un visto per passare il confine tra l'area presidiata dal neonato Governo di Vichy e la Francia occupata, e il 23 luglio (quasi due mesi dopo la sua partenza per gli States) poté quindi tornare nella sua città natale, e quindi alla sua azienda. In realtà, durante la prima settimana dal suo ritorno, Louis Renault passò solo alcuni giorni in fabbrica, perché volle anche recarsi ad Herqueville per valutare i danni arrecati dagli occupanti tedeschi alla sua residenza, più altri giorni di assenza mai realmente motivati dall'interessato. Dal 31 luglio si dedicò però a tempo pieno alla Renault, dove dovette far fronte alle pretese dei membri dello Stato Maggiore tedesco che stavano presidiando la fabbrica. Questi pretesero che la fabbrica venisse svuotata di tutti i macchinari perché il governo del Reich non voleva più produrre i propri veicoli a Billancourt, mentre Louis Renault tergiversava di fronte a simili richieste. Dopo un lungo tira e molla che coinvolse anche Lehideux, il quale nell'autunno di quell'anno rassegnò le dimissioni, Louis Renault ottenne invece di poter gestire la produzione della sua azienda e così, alla fine del 1940 riprese il normale funzionamento delle linee di montaggio. Ma il regime nazista tornò ben presto a farsi pressante, intimando a Louis Renault di limitare la produzione civile in favore di quella bellica. Tali intimazioni divennero sempre più pesanti ed assunsero sempre più l'aspetto di minacce, sostenute anche dal regime di Vichy che appoggiava la produzione bellica per l'esercito tedesco. Fu così che nel 1941 Louis Renault fu costretto a collaborare con il regime di Vichy, accettando di far funzionare le fabbriche e fornendo automezzi alle truppe d'occupazione. Nel 1942 la sua direzione fattiva venne interrotta dai già noti e gravi problemi di salute, a cui si aggiunse anche l'afasia e la mancanza di coordinazione agli arti, problemi che gli impedirono addirittura di parlare e di scrivere. La scomparsa di Louis RenaultDopo la liberazione, bersagliato da numerose denunce e da un'intensa campagna stampa con accusa di collaborazionismo, Louis Renault si ritira il 5 settembre del 1944 nella sua dimora di Herqueville, timoroso di essere incarcerato. Ma neppure tre settimane dopo si presenta spontaneamente al magistrato inquirente che lo incrimina e lo associa al carcere di Fresnes in regime di isolamento, il 23 settembre 1944. Come già detto la sua salute è malferma e, durante la carcerazione, viene pesantemente malmenato, riportando forti traumi al capo, alle vertebre e ai reni. Su insistenza della moglie viene dapprima trasferito in un ospedale psichiatrico e, successivamente, nella clinica "Saint-Jean-de-Dieu" a Parigi dove spira il 24 ottobre 1944. Durante l'ultimo periodo di degenza, Louis Renault era in coma. Riuscì ad emergere da tale condizione solo per alcuni istanti, in presenza di sua moglie, alla quale chiese: "E la fabbrica?". Il 1º gennaio 1945, il governo provvisorio ordina la nazionalizzazione dell'azienda Renault e, contemporaneamente, viene istituita la "Régie nationale des usines Renault", al cui vertice viene posto Pierre Lefaucheux. Questi ultimi fatti si svolgono nei burrascosi mesi successivi alla liberazione della Francia, in quel contesto da "resa dei conti" che segue la caduta di ogni regime, aggravato da una deplorevole ma inevitabile situazione generale di arbitrarietà e precarietà del diritto. Nessuna inchiesta riuscì a individuare i responsabili del pestaggio di Louis Renault, ma una sentenza del 1967 riconobbe il diritto degli eredi Renault ad essere indennizzati dell'esproprio subito. OnorificenzeBibliografia
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