Michele Mattei
Michele Mattei (Cerreto Sannita, 23 luglio 1915 – Sidi Omar, 3 gennaio 1941) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2]. BiografiaNacque a Cerreto Sannita il 23 luglio 1915, figlio di Geremia e Rosaria Ruggieri. Nel suo paese natale esercitava il mestiere di mugnaio; nell'aprile 1936 fu chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito, destinato agli Stabilimenti militari di pena, aggregato per l'addestramento al 15º Reggimento fanteria "Savona".[1] Collocato in congedo nell’agosto 1937, il 2 settembre 1939 venne richiamato in servizio attivo presso il 40º Reggimento fanteria "Bologna", per poi passare, pochi giorni dopo, al 116º Reggimento fanteria "Treviso" della neocostituita 62ª Divisione fanteria "Marmarica".[1] Il 2 maggio 1940 partì per l'Africa Settentrionale Italiana col reggimento mobilitato.[1] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, combatté sul fronte egiziano, partecipando all'invasione italiana dell'Egitto e alla successiva controffensiva inglese (Operazione Compass).[1] Cadde in combattimento a Sidi Omar il 3 gennaio 1941 mentre, rimasto ferito, cercava di proteggere il proprio comandante di compagnia.[1] Per il coraggio dimostrato in questo frangente fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2] A Michele Mattei sono intitolate due strade: una a Benevento e un'altra a Cerreto Sannita.[3] Onorificenze«Fante animato da sublime attaccamento al dovere sino all'estremo sacrificio, sempre primo in ogni ardimento, durante un travolgente attacco condotto dal nemico con superiorità di uomini e mezzi, con il suo contegno fermo e audace, era di fulgido esempio ai compagni. Minacciato il reparto di accerchiamento, si lanciava tra i primi al contrassalto contendendo palmo a palmo il terreno dell'avversario. Ferito, mentre faceva scudo della sua persona al comandante di compagnia, rifiutava le cure e si lanciava ancora nella mischia lottando con tenacia leonina. Rifiutava la resa e continuava strenuamente la lotta fin quando faceva olocausto della sua vita alla Patria. Il suo grido: "Viva l'Italia" fu l'ultima sfida al nemico. Esempio sublime di abnegazione, tenacia e valore. Sidi Omar (A.S.), 3 gennaio 1941.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica del 19 giugno 1951.[5] Note
Bibliografia
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