Modica
Modica (Muòrica in siciliano) è un comune italiano di 53 442 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Ragusa, in Sicilia. Città di origini neolitiche, fino al XIX secolo è stata capitale di una contea che ha esercitato una vasta influenza politica, economica e culturale. Il suo centro storico, ricostruito a seguito del devastante terremoto del 1693, costituisce uno degli esempi più significativi di architettura tardo barocca. Per i suoi capolavori la città è stata inclusa nel 2002, insieme ad alcuni centri del Val di Noto, nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.[4] È nota anche per la preparazione del tipico cioccolato. Geografia fisicaTerritorioMòdica, il cui nome originerebbe dal fenicio Mùtika (albergo, dimora: chiara l'analogia con la fenicia Utica, città dove si diede la morte Catone Uticense)[5] o dal siculo Mùrika (roccia nuda, non coltivabile), chiamata in seguito Μότουκα dai greci, è situata 15 km a sud del capoluogo di provincia, ed il suo territorio urbano si sviluppa su un esteso altopiano solcato da profondi canyon (detti localmente "cave"). La città sorge sulla confluenza di due fiumi a carattere torrentizio che dividono l'altopiano in quattro colline: Pizzo a nord, Idria ad ovest, Giacanta ad est e Monserrato a sud. ClimaIl territorio comunale si divide in due zone climatiche ovvero la meridionale, o costiera, e la settentrionale, o montuoso-collinare. Il clima a Modica è mite e la neve rappresenta un evento raro nella parte bassa della città, ma più frequente nella parte alta e sull'altopiano, dove ogni anno può verificarsi un evento nevoso anche senza accumulo; alcune nevicate storiche e più consistenti risalgono al 1895 (febbraio), 1905, 1909, 1929, 1956 (febbraio), 1979, 1985 (febbraio), 1998 e 2005 (26 gennaio). Intensissima e della durata di molte ore è stata la nevicata che ha ricoperto di una coltre di oltre 30 cm di neve[7] l'intera città, nella nottata di Capodanno 2015, dall'una alle sei del mattino circa. Frequente è nella zona montuosa la formazione di brina e di gelo, mentre è rara la formazione di banchi di nebbia notturni nell'altopiano. La temperatura media annua è di circa 17 °C nella parte bassa) e 16 °C nella parte alta, con una media a gennaio di 9 °C nella parte bassa ed 8 °C nella parte alta (con temperature solitamente inferiori ai 4 °C durante la notte), e una media a luglio di 26 gradi. L'estate è calda ma asciutta e ventilata, soprattutto nelle parti più alte della città (oltre i 440 m). L'inverno è fresco e piovoso, con una pluviometria media annuale di circa 650 mm concentrati nel periodo autunno-inverno ed anche in parte della primavera. Elementi caratteristici«Un teatro era il paese, un proscenio di pietre rosa, una festa di mirabilia. E come odorava di gelsomino sul far della sera. Non finirei mai di parlarne, di ritornare a specchiarmi in un così tenero miraggio di lontananze…» Modica, come altri centri storici del Val di Noto, deve la sua particolare configurazione urbana alla non comune conformazione del territorio combinata ai vari fenomeni di antropizzazione. Molte abitazioni della parte vecchia della città, addossate le une sulle altre, sono spesso l'estensione delle antiche grotte, abitate fin dall'epoca preistorica. Sono state censite circa 700 grotte che una volta erano abitate, o comunque adibite a qualche uso, fra quelle visibili e quelle "inglobate" in nuove costruzioni. Di notevole rilevanza storica è l'ottimo stato di conservazione, in pieno centro storico, della necropoli del Quartiriccio, al quartiere Vignazza, con alcune decine di tombe a forno scavate nella roccia, risalenti al 2200 a.C. Il tessuto urbano, adagiato sui fianchi delle due vallate e sui pianori delle colline sovrastanti, è un intrigo di casette, viuzze e lunghe scale, che non possono non ricordare l'impianto medievale del centro storico, tutto avviluppato intorno allo sperone della collina del Pizzo, sul quale poggiava inaccessibile il Castello. «Modica è un’inaspettata meraviglia… È un effetto bizzarro, unico, qualcosa di addirittura irreale come visto nel prisma deformante del sogno, come un immenso fantasmagorico edifizio di fiaba, il quale, anziché di piani, fosse fatto di strati di case. Da questo accastellarsi, svettano campanili e campanili»: con queste parole il poeta e scrittore veronese Lionello Fiumi descriveva il suo stupore nel raccontare sulle pagine di un quotidiano il suo viaggio a Modica negli anni sessanta del Novecento. Le chiese solitamente non si affacciano su piazze, ma su scenografiche scalinate modellate sui declivi delle colline. Lo stile prevalente dei monumenti è quello comunemente identificato come tardo barocco, ma più specificatamente, per quel che riguarda Modica, dobbiamo parlare del Barocco siciliano della Sicilia sud orientale, quello successivo al catastrofico terremoto del Val di Noto del 1693. L'aspetto molto caratteristico del centro storico è stato turbato da alcuni scempi edilizi succedutisi dagli anni sessanta agli anni Ottanta ad opera di alcuni imprenditori edilizi poco coscienziosi, con il permesso di una classe politica non sempre all'altezza del proprio ruolo. Altro elemento caratterizzante il territorio, in particolare la campagna, è la fitta rete di "muri a secco" che delimita gli appezzamenti di terreno, trapunti di maestosi alberi di carrubo, molto frequenti in tutto il territorio provinciale (maggior produttore italiano del suo frutto). La ragione della fitta maglia di muri a secco va ricercata nella precoce formazione di una classe di piccoli proprietari terrieri, che dalla prima metà del Cinquecento frazionarono un immenso feudo, la Contea di Modica, corrispondente grosso modo al territorio dell'odierna Provincia di Ragusa, delimitando le nuove proprietà con tali recinti. Come retaggio ed eredità di una bizzarria storica, che ha privato Modica della sua secolare centralità politica, amministrativa e culturale, la città conserva una sua autonomia comprensoriale. Per esempio, quando nel 1955 fu istituita la Diocesi di Ragusa, la città di Modica, insieme alle limitrofe Scicli, Pozzallo e Ispica, rimase a far parte della Diocesi di Noto, a cui appartiene dal 1844. Inoltre la città ha mantenuto fino al 2015 il suo storico Tribunale, che risaleva al 1361. Le Istituzioni e le strutture scolastiche, sanitarie e giudiziarie, pertanto, continuano ad essere un punto di riferimento per le popolazioni della parte orientale della provincia iblea, oltreché dell'intero distretto geografico sud orientale dell'Isola. Origini del nomeIl sito di Modica, che i Greci chiamarono Μότουκα[8], e i Romani Mothyca, poi Motyca[9], Mŭtȳcē[10] (da quest'ultima denominazione deriva il toponimo per gli abitanti usato da Cicerone: Mutycense) e infine Mutica, fu popolato prima dai Sicani, poi per un certo periodo anche dai Fenici[11], in seguito stabilmente dai Siculi. Secondo quanto si può dedurre dai frammenti di Ellanico e Filisto, riferiti alla discesa dei Siculi dal Lazio, e conseguente occupazione della Sicilia orientale[12] a scapito dei Sicani, la vera e propria fondazione delle città sicule in questa porzione dell'isola si può fare risalire a 80 anni prima della guerra di Troia, quindi verso il 1360 avanti Cristo. Durante il periodo islamico e fino al XIV-XV secolo, la città veniva citata nei documenti ufficiali col nome di Mohac o Mudiqah. Anche in siciliano la città è detta Mòdica e i suoi abitanti mudicani ma, nel dialetto locale contraddistinto da rotacismo e dittongazione, la dizione è Muòrica e l'etnico muricani.
Dal nome di Modica deriva quello di Nova Módica, comune brasiliano dello stato del Minas Gerais fondato dal missionario modicano frate Gaspare Zaccaria. StoriaSimboli«D'azzurro, all'aquila di argento, con la testa rivolta, tenente tra gli artigli la lista d'argento con la scritta di nero in lettere capitali Contea di Modica, caricata in petto d'uno scudetto di azzurro, alla torre al naturale. Lo scudo è sormontato dalla corona comitale.[13]» Il gonfalone è un drappo di azzurro.[14] Monumenti e luoghi d'interesseArchitetture religioseDuomo di San GiorgioIl Duomo di San Giorgio in Modica viene spesso indicato e segnalato come monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questo estremo lembo d'Italia. La chiesa di San Giorgio, inserita nella Lista Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il risultato finale della ricostruzione sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi terremoti che colpirono Modica nel 1542, nel 1613 e nel 1693 (il più grave, vedi Terremoto del Val di Noto); lievi danni apportarono i sismi nell'area iblea succedutisi nel corso del Settecento e nel 1848. L'imponente facciata a torre, che si eleva per un'altezza complessiva di 62 metri, fu costruita a partire dal 1702 e completata, nel coronamento finale e con l'apposizione della croce in ferro sulla guglia, nel 1842[12]. La facciata attuale - dalle sorprendenti analogie con la coeva Katholische Hofkirche di Dresda - fu realizzata modificando, forse anche con parziali demolizioni, quella secentesca preesistente, di cui non abbiamo documenti o disegni ma che aveva resistito alla forza del terremoto. Peraltro mai furono sospese le attività liturgiche nel Duomo, salvo qualche mese dopo il tremendo terremoto del 1693 che ne aveva fatto crollare i tetti, ripristinati i quali già nel 1696, alla visita pastorale del vescovo di Siracusa, la chiesa era nel pieno esercizio delle sue funzioni. La cupola s'innalza per 36 metri. Una scenografica scalinata di 164 gradini, disegnata per la parte sopra strada dal gesuita Francesco Di Marco nel 1814 e completata nel 1818, conduce ai cinque portali del tempio, che fanno da preludio alle cinque navate interne della chiesa, che ha pianta basilicale a croce latina e tre absidi dopo il transetto. La parte della scalinata sotto il Corso San Giorgio fu progettata nel 1874 dall'architetto Alessandro Cappellani Judica e completata nel 1880. La prospettiva frontale di tutto l'insieme è arricchita da un giardino pensile su più livelli, detto Orto del Piombo, costeggiato dalla scalinata monumentale, e compone una scenografia che ricorda Trinità dei Monti in Roma. L'interno della chiesa è a cinque navate, con 22 colonne sormontate da capitelli corinzi. Il tempio è dedicato ai martiri san Giorgio e sant'Ippolito, e fra le navate vi si possono ammirare un monumentale organo con 4 tastiere, 80 registri e 3000 canne, perfettamente funzionante, costruito tra il 1885 e il 1888 dal bergamasco Casimiro Allieri; un dipinto di scuola toscana, L'Assunta del tardo-manierista fiorentino Filippo Paladini (1610); una pittura naif su legno, La Natività del pittore milanese Carlo Cane (1615-1688), della seconda metà del Seicento; la tela (1671) del Martirio di Sant'Ippolito del Cicalesius, una statua marmorea di scuola gaginiana, la Madonna della Neve della bottega di Bartolomeo Berrettaro e Giuliano Mancino, del 1511; il polittico dell'altare maggiore, composto da ben 10 tavole, attribuite per molto tempo al messinese Girolamo Alibrandi come opera del 1513. Ma gli storici dell'arte del Novecento e gli studiosi contemporanei[15] hanno attribuito in maniera definitiva l'opera al pittore tardo manierista modicano (per matrimonio) Bernardino Nigro (1538 - 1590)[16], datandola 1573; le pale raffigurano le scene della Sacra Famiglia e della vita di Gesù, dalla Natività fino alla Resurrezione e all'Ascensione, oltre a 2 riquadri con le classiche iconografie dei due santi cavalieri, San Giorgio che sconfigge il Drago, e San Martino che divide il proprio mantello con Gesù, che gli si presenta sotto le vesti di un povero accattone. Duomo di San PietroUn documento del vescovo di Siracusa ne attesta l'esistenza in sito nel 1396, ma la data della sua prima edificazione è da collocarsi dal 1301 al 1350 circa, come attestato dallo storico secentesco Placido Carrafa. Eretta in collegiata con bolla di Clemente VIII del 2 gennaio 1597, due secoli dopo per Decreto Regio di Carlo III di Borbone (1797), ed in seguito a secolare disputa, è stata dichiarata Chiesa Madre al pari di San Giorgio, la chiesa "ufficiale" dei Conti. Fa parte anch'essa della lista dei Monumenti Bene dell'Umanità dell'UNESCO. Chiesa di Santa Maria del GesùLa chiesa di Santa Maria del Gesù (1478-1481) e l'annesso convento (1478-1520), Monumento Nazionale, resistiti a vari terremoti, appartennero ai Frati Francescani Minori Osservanti. La chiesa conserva uno splendido chiostro a due ordini in stile tardo-gotico, con tante colonnine variamente decorate e ognuna diversa dall'altra. La chiesa fu costruita restaurando un preesistente edificio francescano già presente almeno dal 1343, e grazie alla volontà e alla munificenza della contessa Giovanna Ximenes de Cabrera, al fine di celebrarvi, nel gennaio del 1481, le nozze della propria figlia Anna con Fadrique Enríquez, primo cugino del Re di Spagna Ferdinando il Cattolico. Chiesa di San Giovanni EvangelistaLa chiesa di San Giovanni Evangelista presenta una facciata la cui ultima versione è stata rifatta dopo il 1839, per essere completata fra il 1893 ed il 1901. Il luogo di culto si trova in questo sito dal 1150 (bolla di papa Eugenio III). Un documento del marzo 1217 cita le chiese di San Giovanni e di San Giorgio in Modica come poste sotto la tutela della Chiesa di Mileto, in Calabria. Palazzo della Cultura e Museo CivicoL'ex Monastero delle Benedettine, (XVI-XIX secolo), poi diventato Palazzo della Cultura, era presente in questo sito già nel 1626, insieme alla chiesa delle Sante Caterina e Scolastica ristrutturata per usi civili nei primi decenni del Novecento. Il Monastero, dedicato a San Benedetto nel 1637, fu requisito dal governo regio nel 1860; ospita nelle sue ampie stanze, a partire dal 2003, il museo civico-archeologico intitolato all'intellettuale modicano Franco Libero Belgiorno (1906-1971). Al piano terra è ubicata dal 1881 la Società Operaia di Mutuo Soccorso, la quale racchiude al suo interno uno dei due atri ed alcune colonne del vecchio monastero. Il Palazzo è stato la sede dello storico Tribunale di Modica dal 2 giugno 1862 fino a settembre 2003, e il salone delle conferenze sino ad alcuni decenni fa era sede della Corte d'assise. Lavori di restauro murario delle stanze della Società Operaia, tendenti a riportare all'antico le superfici interne, hanno riservato una sorpresa: dietro l'intonaco di una camera, che è stato ovviamente asportato, è stato riportato alla luce, dopo più di un secolo, un superbo confessionale in pietra, incassato nella muratura, con tanto di pareti divisorie e grate metalliche. Chiesa del CarmineLa chiesa di Santa Maria del Carmelo, detta "del Carmine" (fine XIV - inizi XV secolo), è uno dei pochi monumenti che resistette alla violenza del terremoto del 1693. E infatti il prospetto, che aveva in parte superato anche il terremoto del 1542 e quello del 1613, è arricchito da un bel portale risalente alla fine del Trecento, già dichiarato Monumento Nazionale all'inizio del XX secolo, sovrastato da un rosone francescano con dodici raggi, il tutto in stile tardo gotico chiaramontano. Convento del CarmineL'edificazione avvenne a seguire la chiesa omonima, fra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento, per ospitare i frati Carmelitani giunti in Sicilia già da qualche decennio. Il convento era dotato di 23 celle, ed è stato sottoposto a varie ristrutturazioni ed ampliamenti da sovraelevazione nel corso dei secoli, soprattutto dopo i danni del terremoto del 1693, e successivamente, quando fu requisito dal Regno d'Italia nel 1861 per farne sede della Caserma dei Carabinieri. È in questa occasione che vengono a scomparire gli orti antistanti il convento, per essere trasformati nella pubblica piazza del Carmine, intitolata nel secolo successivo a Giacomo Matteotti. Il prospetto è stato interamente rifatto, in stile neorinascimentale-liberty. Trasferitasi l'Arma dei Carabinieri in altra sede intorno al 2000, sono stati pensati, progettati, ed in questo inizio d'anno 2012 quasi conclusi, degli importanti lavori di restauro e consolidamento, che hanno portato a fortuiti rinvenimenti delle strutture portanti medievali, sono state scrostate le mura, e riportati alla luce i pavimenti in acciottolato del XIV secolo, gli archi ogivali gotici che immettono da un ambiente conventuale ad un altro, delle finestrelle in stile svevo chiaramontano del XIV secolo. Il pavimento di un ambiente, confinante con l'attigua ex chiesa di San Giovanni Battista dei Cavalieri Gerosolimitani, sembra, per il suo disegno geometrico, con quasi certezza appartenere ad una vecchia strada laterale al convento stesso inglobata successivamente all'interno della struttura conventuale. Le notevoli risultanze e rinvenimenti di questi restauri sono stati presentati nel corso della XX giornata del Fondo Ambiente Italiano (FAI), del 24 e 25 marzo 2012. Chiesa di San Domenico, ex-convento e criptaLa chiesa di San Domenico, detta del Rosario (1678), presenta uno dei pochi prospetti rimasti integri dopo il terremoto del 1693. Chiesa di Santa Maria di Betlem con preesistente Cappella PalatinaLa chiesa di Santa Maria di Betlem è una delle quattro antiche collegiate (dal 1645) della città e risale al XIV secolo. La Cappella Palatina, preesistenza architettonica costruita fra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, è un Monumento Nazionale, facente parte dell'apposito elenco dei beni da salvaguardare, istituito intorno al 1930 dal governo del Regno d'Italia. Portale de LevaIl Portale De Leva, di primo Trecento, Monumento Nazionale, è un elegante esempio dello stile gotico chiaramontano che poi dominò come stile in Sicilia nel corso di tutto il Trecento. È, insieme al portale della Cappella Palatina custodita all'interno della chiesa di Santa Maria di Betlem, il più bel portale di Modica, con gli archi di una grande ogiva scolpiti a tre ordini, con decorazioni geometriche a zig zag, e foglie di acanto a completare la fitta trama di ricami arabeschi. Era con molta probabilità la porta d'ingresso di una chiesetta (dedicata ai santi Filippo e Giacomo), come fa pensare una piccola finestra circolare che sormonta il portale, e che doveva contenere un rosone, tipico ornamento ecclesiastico. La chiesetta, sopravvissuta al terremoto del 1693, sarebbe poi divenuta cappella privata della nobile famiglia De Leva, incorporata nel loro settecentesco Palazzo. Il portale, coi suoi fraseggi arabo normanni, ricorda i coevi portali della Cattedrale di Nicosia e della chiesa di San Francesco d'Assisi di Palermo. «La porta della casa De Leva è l’ultimo avanzo frammentario di una Chiesetta gotica non più esistente, arieggiante… la splendida ogiva delle due grandi finestre della Cattedrale di Palermo.» Convento e chiesa dei CappucciniIl settecentesco convento dei Frati Cappuccini e l'annessa chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, sempre del Settecento, sono notevoli per il perfetto stato di conservazione. Il convento ha un bellissimo chiostro lastricato con suggestive basole di pietra locale, con un pozzo al centro, il tutto tipico delle silenziose e affascinanti costruzioni francescane. La chiesa, cui si arriva percorrendo un vialetto circondato da alti cipressi, nasconde al suo interno due capolavori scultorei in legno indorato, un reliquiario e la custodia del Santissimo Sacramento. Santuario della Madonna delle GrazieAltre architetture religiose
Architetture civiliPalazzo PolaraSul lato sinistro del Duomo di San Giorgio è visibile Palazzo Polara, della fine del Settecento, sul cui frontone spicca lo stemma della famiglia con la stella polare. Palazzo Polara, è una costruzione in stile tardo barocco, introdotta da un elegante scalone. La facciata, in un tutt'uno scenografico con la scalinata monumentale ed il prospetto del Duomo di San Giorgio, domina la parte bassa del centro storico di Modica e le colline che la circondano facendole corona, in un suggestivo colpo d'occhio che ci conduce verso il Belvedere della città alta, il cosiddetto Pizzo. Palazzo Castro GrimaldiSituato nel cuore di Modica Alta, Palazzo Castro Grimaldi fu costruito, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, su commissione del cav. Francesco Castro, per abitarlo con la consorte donna Grazietta Grimaldi, benefattrice della città e discendente di un ramo dei principi Grimaldi di Monaco. Il Palazzo si trova in una posizione strategica, a pochi metri dal maestoso Duomo di San Giorgio. Dai suoi terrazzi è possibile godere di una vista unica che racchiude il meraviglioso centro storico, i palazzi nobiliari di Modica Alta e Modica Bassa, fino ai quartieri più lontani che si ergono sulle colline della città. Nel 1903, per volere della famiglia Castro - Grimaldi, il palazzo subì dei lavori di ristrutturazione e da allora gli interni non sono più stati rimaneggiati. Gli arredi, i suppellettili, i dipinti, gli affreschi, la carta da parati, tutto è rimasto intatto, al fine di preservare il fascino storico della dimora e mantenerne vive le tradizioni. Gli interni del Palazzo, con i dettagli preziosi e le decorazioni eleganti, opera dei migliori artigiani siciliani dell’epoca, rivelano il gusto tipico della nobiltà siciliana di fine ‘800 e inizio ‘900. Palazzo Napolino-Tommasi RossoPosto nel cuore dell'antico quartiere di Francavilla, alle spalle del Duomo di San Giorgio e nei pressi dell'entrata del Castello dei Conti, è fra le testimonianze più significative dell'architettura tardo-barocca di Modica. La sua costruzione risale alla seconda metà del XVIII secolo. La sua facciata comprende un bel portale d'ingresso, le cui colonne ai lati lasciano scendere degli eleganti tendaggi scolpiti nella pietra, ed emergenti dalla bocca di due leoni. Il portale è sovrastato da un elegante balcone in ferro battuto, sorretto da mensoloni decorati con mascheroni. Altri due balconi sono posti simmetricamente ai lati di quello centrale, a completare il prospetto di quella che è riconosciuta come la più elegante architettura civile del barocco modicano. Edificato dai Lorefice, poi passato ai Napolino ed infine ai Tommasi Rosso. Palazzo degli StudiIl Palazzo degli Studi (1610 - 1630) era in realtà il convento dei Gesuiti, i quali fin dal loro insediamento nella struttura ne fecero il Collegio dove istruire i rampolli dell'aristocrazia di Modica. Il Collegio, costruito ampliando e restaurando un palazzo donato al Comune dal nobile palermitano Alliata, era annesso alla chiesa dei Santissimi Gesù e Maria, o del Collegio (poi diventata Santa Maria del Soccorso), il cui prospetto barocco fu rifatto nel 1714 su progetto di Rosario Gagliardi, mentre il convento, resistendo al terremoto del 1693, determinò la scelta dei Gesuiti e del popolo modicano di non spostare la città sugli altopiani limitrofi. L'intero edificio sorse per volontà della contessa Vittoria Colonna de Cabrera, che si fece promotrice[18] della venuta a Modica dei Gesuiti, e contribuì finanziariamente, insieme al Comune e ai possidenti del tempo, al che nella capitale della Contea si istituissero corsi di studio di livello universitario. Fu dunque sede del Collegio Gesuitico sin dal 1630, del Ginnasio comunale nel 1862, del Regio Istituto Tecnico "Archimede" dal 1866, e ospita, dal 1878, il Liceo Classico intitolato allo scienziato e filosofo modicano Tommaso Campailla. Teatro GaribaldiLa prima costruzione fu realizzata fra il 1815 e il 1820, accorpando un magazzino con la casa di un aristocratico, e fu chiamato Real Teatro Ferdinandeo in onore al regnante dell'epoca. Aveva due file di 24 palchi e la platea. Nel 1844 fu affidato all'ingegner Salvatore Riga il compito di progettare l'ampliamento del teatro, raddoppiando la grandezza della platea, innalzando una terza fila di palchi ed aggiungendo il loggione, riproducendo così lo stile dei teatri lirici all'italiana presenti nelle maggiori città siciliane. Eseguiti i lavori fra il 1852 ed il 1857 sotto la direzione dell'architetto Salvatore Toscano, il teatro, dopo l'Unità d'Italia fu intitolato a Garibaldi. Esso si presenta con la facciata in stile liberty (o neoclassico), con i due piani sormontati da una balaustra che presenta al centro un pannello scultoreo decorato con strumenti musicali. Sopra il pannello fu posto, sorretto da due figure maschili, un orologio, con in cima l'aquila, simbolo della Contea di Modica. Fu inaugurato nel 1857 con la Traviata di Giuseppe Verdi. È un piccolo vero gioiello, che in miniatura riproduce i teatri delle grandi città, con la sua platea, i suoi tre ordini di palchi molto eleganti, il loggione, la volta istoriata nell'agosto-settembre 1999 con un grandioso dipinto, un olio su tela (diametro m. 4,40) del maestro Piero Guccione e degli altri del Gruppo di Scicli, i pittori Franco Sarnari, Giuseppe Colombo e Piero Roccasalva. Dopo lavori di restauro e di messa in sicurezza, è stato riaperto al pubblico definitivamente nel 2004. Nel Dicembre 2016, sono stati avviati i lavori di recupero della fossa orchestrale al fine di ospitare spettacoli di opera in musica. Con i suoi 313 posti complessivi il Teatro Garibaldi è tornato ad essere il luogo di intrattenimento culturale per eccellenza per i modicani, ma anche per gli appassionati di teatro e musica di vario genere dell'intero comprensorio orientale della provincia. Al fine di valorizzare il Teatro ai massimo livelli, per quanto riguarda la sua funzione culturale, e per la fruizione turistica, nel corso del 2009 è stato approntato lo statuto della Fondazione Teatro Garibaldi[19], istituita ufficialmente il 29 gennaio 2010, che ogni anno organizza una stagione teatrale con spettacoli di prosa e musicali, valorizzando anche le realtà locali con rassegne di teatro dialettale e con una rassegna musicale dedicata al Liceo Musicale dell'I.I.S. "G. Verga" di Modica[20]. Palazzo GrimaldiPalazzo Grimaldi, XVIII-XIX secolo, con l'annesso portale della Chiesetta di S. Cristoforo, cappella privata della famiglia Grimaldi, si incontra lungo il corso principale a poche decine di metri dal Duomo di San Pietro. Rappresenta, forse, con i suoi 14 balconi in due piani, il più bell'esempio di edificio in stile neorinascimentale fra quelli che si affacciano sul centro storico di Modica Bassa. Il terzo piano è stato sovrapposto nel secondo Ottocento ma il progettista ha lavorato nel segno di chi lo aveva preceduto, inserendo le mensole sotto i balconi del terzo piano. Qui, peraltro, il partito centrale ripropone un balcone quasi identico a quello del secondo piano, in cui si nota la presenza ai lati degli scudi araldici di famiglia. Il palazzo è sede della Fondazione Giovan Pietro Grimaldi, creata dall'illustre fisico che fu anche Magnifico Rettore dell'Università di Catania, nonché fratello del celebre agronomo Clemente, ed ospita nei suoi saloni una Pinacoteca, ricca di opere pittoriche dei più noti artisti dell'area iblea dalla seconda metà dell'Ottocento fino ai nostri giorni. Casa natale di Salvatore QuasimodoLa casa natale di Salvatore Quasimodo (in via Posterla, alle spalle del Duomo di San Pietro), in cui il 20 agosto 1901[21] nacque il poeta, insignito del Premio Nobel per la Letteratura il 10 dicembre 1959. La casa, dove il poeta visse insieme alla famiglia fino alla fine di settembre del 1902[22],contiene un letto in ferro battuto, un inginocchiatoio, un capezzale e altri mobili ed arredi di primo Novecento; inoltre sono presenti una vecchia macchina da scrivere Olivetti, uno scrittoio, una collezione di dischi, una libreria con annessi libri, provenienti da uno degli studi di Milano, che il figlio Alessandro ha venduto alla Regione Siciliana nel 1996, insieme ad altri oggetti regolarmente inventariati dall'Assessorato Regionale ai Beni Culturali. Da un vecchio nastro, ai visitatori viene fatta ascoltare la voce del Poeta che recita alcune sue poesie, e sempre dalla sua viva voce, il discorso dal titolo "Il Politico ed il Poeta" da Quasimodo letto a Stoccolma in occasione del conferimento del Nobel. Altre architetture civili
Architetture militariCastello dei Conti di ModicaIn cima ad una rupe, costruito sul pianoro conclusivo di un promontorio roccioso a becco d'aquila, ha rappresentato per tanti secoli la sede del potere politico e amministrativo di quella che fu la Contea di Modica. Dal punto di vista monumentale, il Castello, o ciò che di esso rimane, nato come fortificazione rupestre che si sovrappone ad un'emergenza funeraria del tipo di Pantalica, viene modificato in varie epoche tra l'VIII e il XIX secolo, e si erge su un promontorio roccioso difficilmente attaccabile, con due lati su tre costituiti da pareti a strapiombo. Torretta dell'OrologioSui resti post-terremoto (fine XVII secolo) di una torretta di avvistamento (fano) medioevale del castello dei Conti, posta a cavaliere delle mura sottostanti, è stato apposto, nel 1725[23], un orologio meccanico a contrappesi, ancora perfettamente funzionante, i cui complessi meccanismi vengono controllati e riavviati ogni 24 ore circa. Nel 1777 viene inviata lettera a Re Ferdinando di Borbone, in cui si chiede autorizzazione alla spesa per un primo restauro, in quanto «il primo orologio è arrivato a tale stato che rendesi affatto inservibile… perché tutte le ruote sono contorte in grado che da più tempo a questa parte or non suona, ed or trasferisce notabilmente le ore in grave pregiudizio del pubblico nella vita civile»[24]. Gli ingranaggi, che permettono il funzionamento di quest'orologio esclusivamente in modo meccanico, vengono quotidianamente curati e regolati da un tecnico del Comune. L'interno della torretta - caratterizzato grandi molle metalliche, pesi e contrappesi, grosse funi e catene[25] - è visitabile soltanto in particolari occasioni. Dalla balaustra della torre si può godere di un suggestivo, insolito, panorama sulla parte bassa del centro storico. La torre dell'orologio - imponente testimone secolare della vita cittadina - è sempre stata considerata il "simbolo" dell'antica nobile Città di Modica e insieme alle due chiese maggiori di Modica - dichiarate "patrimonio dell'Umanità" - è il monumento più fotografato della Città. Siti archeologiciChiesa rupestre di San Nicolò InferioreLa chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore è considerata la più antica chiesa di Modica[26]. Composta da un unico ambiente scavato nella roccia di circa 45 mq., essa include un’abside completamente rivestito di affreschi in stile bizantino, dove in posizione centrale troneggia il Cristo Pantocratore racchiuso in una grande mandorla e contornato da angeli. Sul lato destro dell'abside si trova un catino battesimale, scavato nella roccia, per il battesimo con rito orientale. Ultimi in ordine di tempo, alcuni lavori di scavo hanno portato alla luce una serie di cripte e di tombe terragne. La chiesa è stata scoperta nel 1987 dallo studioso modicano Duccio Belgiorno in una grotta adibita a locale di sgombero e acquisita nel 1992 dal Centro Studi sulla Contea di Modica. L'articolazione degli ambienti e la presenza dell’iconostasi testimoniano che la chiesa fosse destinata a un culto orientale, al servizio di un quartiere di Modica caratterizzato dalla presenza di un piccolo nucleo di origine greca che compartecipò al processo di cristianizzazione dell’abitato e del territorio dopo la conquista normanna e dopo la rifondazione nel 1093 della diocesi di Siracusa[26]. Nel 1577 la chiesa di San Nicolò venne annessa alla vicina e più importante parrocchia di San Pietro[27]. Cava IspicaCava Ispica (il nome precede quello dell'omonima, vicina città, chiamata Spaccaforno fino al 1936) raccoglie, in tredici chilometri di lunghezza, numerose testimonianze di epoche diverse: dalle grotticelle sicule a forno dell'età del bronzo, alle catacombe cristiane del Basso Impero (IV-V secolo dopo Cristo), dagli affreschi rupestri della "Grotta dei Santi", ai ruderi della chiesetta bizantina di San Pancrati. Notevole la catacomba della Larderia, un cimitero ipogeico che in circa 500 m² (secondo in Sicilia per estensione) racchiude ben 464 tombe, suddivise in tre gallerie sotterranee, delle quali la principale è lunga circa trenta metri. Il sito è in effetti una vera e propria città nella roccia, dove nei pressi delle grotte abitate dagli uomini e dagli animali domestici, ce ne erano altre adibite a magazzini, o a luoghi di culto con altari e affreschi sulla nuda roccia. Infine, nascoste dalla vegetazione o protette da una certa difficoltà di accesso, negli anfratti più ripidi della cava, centinaia di grotte ad uso funerario. La cava, che in alcuni punti è profonda anche cento metri e larga più di 500, presenta una vegetazione rigogliosa, attrazione per varie specie di uccelli, tale da conferire al luogo notevole importanza anche dal punto di vista naturalistico. D'interesse storico e archeologico è il cosiddetto "castello sicano" a cinque piani, interamente incassato nella roccia, vera e propria fortezza scavata in una parete calcarea che scende a picco per trenta metri di altezza. Forse era la residenza del principe del luogo. Cava LazzaroLa valle di Cava Lazzaro annuncia quella di Cava Ispica, e rappresenta una fra le più interessanti stazioni archeologiche del paleolitico siciliano. Presenta grotte a forno e ad anticella, oltre a caverne templari ad uso religioso, con escavazioni a mano di pilastri e colonne. Di notevole pregio archeologico è la Tomba Orsi, certamente riservata ad un personaggio importante del luogo, con un prospetto molto esteso in lunghezza e ornato con finti pilastri, sui quali sono scolpiti simboli geometrici; prende il nome da colui che la scoprì, l'archeologo Paolo Orsi. A Cava Lazzaro sono stati rinvenuti strumenti di amigdala, vasellame della civiltà castellucciana, manufatti vari di civiltà presicule comprese nel periodo XXII-XV secolo avanti Cristo (facies di Castelluccio, prima età del bronzo), tutti conservati al Museo Civico di Modica. A Cava Lazzaro è stato trovato pure un cranio assegnato dal Pigorini al tipo di Neanderthal, e che è visibile al Museo Etnografico L. Pigorini di Roma. Cava dei ServiEssa alterna pareti rocciose a strapiombo, a zone dall'andamento pianeggiante, a gole profonde invase dall'acqua del torrente (a regime permanente) Tellesimo: morfologia complessa e variegata che attribuisce alla zona particolare bellezza, grazie anche alla ricca vegetazione presente sui versanti e nel fondo valle. Si possono, infatti, ammirare boschi con lecci e querce, e tratti di Gariga[28], tipica formazione discontinua di cespugli e piccoli arbusti, fra i quali predominante è il timo arbustivo (Thymus capitatus), che è quella essenza aromatica, cibo preferito delle api, le quali producono il più famoso miele ibleo, appunto il miele di timo. Infine, presenti larghi tratti di macchia mediterranea. Nella parte iniziale, la Cava dei Servi (di Dio), diventata Parco forestale, si presenta ampia e di facile accesso. Lungo la cava scorre il torrente Tellesimo, un affluente del Tellaro, che forma ad un certo punto del suo corso il Gorgo della campana, un laghetto a forma circolare di cui non si è ancora riusciti a misurare la profondità. Questo torrente è uno dei più singolari della zona iblea: nasce in contrada Bellocozzo all'interno proprio della Cava dei Servi e termina dopo circa 15 km confluendo nel fiume Tellaro, in territorio di Noto. La cava lungo cui scorre il Tellesimo ha pareti a strapiombo traforate da parecchie grotte, e diventa, nella parte terminale, stretta e tortuosa, conservando così, grazie alla sua impervietà, un ecosistema ancora integro. Per quanto riguarda la fauna, oltre ad uccelli come falchi, poiane, beccacce e tortore, si possono incontrare volpi, martore, istrici e gatti selvatici. Cava dei Servi fu abitata dall'uomo fin dalla preistoria. Su una collina chiamata Cozzo Croce si trovano, infatti, alcune necropoli attribuibili all'età del bronzo, con due monumenti funerari (dolmen) realizzati con lastroni infissi nel terreno e disposti circolarmente, oltre ad alcune tombe a grotticella e altre ad enchytrismòs, queste ultime per il ritrovamento in esse di vasi o anfore contenenti tracce di ceneri, in riferimento alla usanza protostorica in questa parte di Sicilia di ricorrere a tale modalità di conservazione dei resti mortali dei defunti. Si chiama "Cava dei Servi" perché si dice che in passato qua venissero i Servi di Dio. SocietàEvoluzione demografica
Abitanti censiti[30] Etnie e minoranze straniereLa popolazione straniera ufficialmente[31] residente a Modica al 31 dicembre 2014 era di 1 742 persone, 858 maschi, 884 femmine. Suddivisi per nazionalità di provenienza, contribuiscono maggiormente gli stranieri originari da: Marocco (444), Romania (298), Albania (249), Tunisia (189), Cina (82), Polonia (75), Ucraina (67), Bangladesh (41), Senegal (38), India (37), Venezuela (31), Germania (28), altri stati a seguire. Modica è l'unica città in Sicilia ad avere promosso un progetto per rifugiati e richiedenti asilo politico, donne in gravidanza, sole o con minori. Lingue e dialettiOltre alla lingua ufficiale italiana, a Modica si parla la lingua siciliana nella sua variante metafonetica sud-orientale. La ricchezza di influenze del siciliano, appartenente alla famiglia delle lingue romanze e classificato nel gruppo meridionale estremo, deriva dalla posizione geografica dell'isola, la cui centralità nel mar Mediterraneo ne ha fatto terra di conquista di numerosi popoli gravitanti nell'area mediterranea. Enti ed istituzioniIl tribunaleModica fu scelta nel febbraio del 1361, in quanto capoluogo dell'omonima contea, come sede di un Tribunale di Gran Corte, che aveva gli stessi poteri della Regia Gran Corte di Palermo; il re Federico IV d'Aragona conferì a Federico III Chiaramonte, Conte di Modica, la giurisdizione criminale amplissima tramite la concessione dell'esercizio del merum Imperium seu jurisdictionem criminalem. Poi, Martino I Re di Sicilia e di Spagna, con Diploma di investitura del 20 giugno 1392, concedette a Bernardo Cabrera i tre gradi di giudizio (concedimus merum et mixtum imperium, maximum medium et minimum tam civilem quam criminalem et cum appellationibus quibuscumque[32]), corrispondenti a quelli esercitati dalle Corti di I grado e d'Assise, et cum appellationibus[33], cioè la giurisdizione civile e criminale propria delle Corti di Appello e della Corte di Cassazione. La Corte d'Assise, istituita nel 1866 nella riforma giudiziaria successiva all'Unità d'Italia, fu operativa a Modica fino al 1905. Nel 1951, in seguito alla riforma dell'ordinamento relativo, fu istituita la Corte d'Assise di primo grado a Siracusa, tuttavia dal 1963 al 1969, la Corte ad anni alterni veniva convocata a Modica e Ragusa in sessione straordinaria; è rimasto solo il Tribunale civile e penale di I grado, al servizio dei comuni di Modica, Scicli, Ispica e Pozzallo. Alla presenza del Tribunale è associata la storica sede della Casa Circondariale. Dal 2014 viene dismessa la Casa Circondariale e nel 2015 il Tribunale. L'antico Ospedale della Pietà e il Museo della MedicinaIl primo Ospedale, nel senso stretto del termine, a Modica fu, nel 1600, l'Ospedale della Pietà (o di Santa Maria della Pietà)[35], nell'edificio della Commenda Gerosolimitana accanto alla chiesa di San Giovanni Battista, dei Cavalieri di Malta, dove era appunto la loro Sacra Domus Hospitalis, ricovero per i pellegrini, sin dal 1391, come da lettera di Re Martino di Spagna e di Sicilia. Tale Ospedale restò in attività fino agli anni settanta del secolo appena trascorso, essendo assurto nel frattempo a fama nazionale come Sifilocomio Campailla. Le Botti del Campailla curarono i malati di lue celtica (sifilide) ininterrottamente dal 1698 fino all'avvento della penicillina, nel 1943. Negli ultimi decenni di attività di tale ospedale, con il metodo delle Botti del Campailla vennero curate le malattie reumatiche e nevralgiche. All'interno dell'ex Sifilocomio si conservano ancora[35] le botti del Campailla nella loro originaria collocazione di fine Seicento, ed in questo locale è stato costituito una sorta di Museo della Medicina, dove sono conservati tanti strumenti medici e chirurgici dell'Ottocento e del Novecento. Un'altra porzione di tale Museo si trova nei bassi dello stesso Palazzo Campailla, dove si conserva un prezioso Tavolo Anatomico (Settecento) su cui si esercitavano nelle dissezioni gli allievi della Scuola Medica Modicana[36] (secoli XVII-XIX), famosa in tutta la Sicilia, e che ebbe fra i suoi figli più illustri il fondatore Diego Matarazzo (1642-1702), poi lo stesso Tommaso Campailla, il clinico Gaspare Cannata (1718-1771, docente in medicina pratica all'Università di Palermo), per finire con Giovanni Michele Gallo (1729-1786) e con Pietro Polara (1768-1837), nominato nel 1827 Presidente della Commissione Centrale di vaccinazione di Palermo[37]. L'Ospedale MaggioreNel 1774 fu fondato a Modica Alta l'Ospedale degli Onesti, nei locali conventuali attigui alla chiesa di San Martino. Nel 1910, dalla fusione dell'Ospedale degli Onesti con due Opere Pie presenti in città, la denominazione cambiò in Ospedale Maggiore, struttura sanitaria prima Circoscrizionale (serviva il territorio dell'attuale intera provincia), successivamente comprensoriale, al servizio di una vasta utenza, proveniente, oltre che da Modica, anche da Scicli, Pozzallo, Ispica, e dai limitrofi comuni del siracusano Rosolini, Pachino e Portopalo. La riforma regionale della rete ospedaliera ha previsto per l'Ospedale Maggiore di Modica: Cardiologia 12 posti letto ordinari + 2 in day hospital; Unità coronarica 4 posti letto; Chirurgia generale 16 + 2; Geriatria 18 + 2; Medicina 22 + 2; Nefrologia 16 + 2; Urologia 2 posti letto in day hospital; Oculistica 4 in day hospital; Ortopedia 16 + 2; Ostetricia e Ginecologia 12 + 2; Otorinolaringoiatria 3 in day hospital; Pediatria 7 + 1; Terapia intensiva 6 posti letto ordinari; Dialisi 12; Malattie infettive 12 + 2. Previsti, altresì, i servizi di Cardiologia, Laboratorio analisi, Farmacia, Medicina trasfusionale ed il Pronto soccorso. Il 20 settembre 2010 è stato aperto il reparto "Hospice", con 10 posti per malati terminali. Gli studiModica, che dal XV secolo circa fino agli anni trenta del XX era la quarta città della Sicilia per numero di abitanti e importanza politica, è stata economicamente e culturalmente vivace, anche grazie alla presenza di enti d'istruzione ecclesiastici e laici che l'hanno resa un notevole centro di studi. I Carmelitani e i Domenicani vi stabilirono degli studia nel XIV e nel XV secolo. Già nel 1549 a Modica esisteva una scuola pubblica, il cui insegnante veniva pagato dal Comune con 4 once annue. Nel 1550 i Francescani Minori Osservanti, presenti a Modica dal 1343, insegnavano filosofia, teologia, latino e lettere umane, nel loro amplissimum studium philosophiae, presso il Convento di Santa Maria del Gesù, completato per la munificenza dei conti Anna e Federico Enriquez Cabrera. I Gesuiti vi fondarono[38] nel 1630, su iniziativa della contessa Vittoria Colonna de Cabrera (che donò 12 000 ducati d'oro[18], da sommarsi ai 10 000 deliberati dal Consiglio cittadino) uno di quegli importanti collegi pubblici per cui furono giustamente famosi. Il Collegio Gesuitico concedeva Lauree[39]. in Teologia, in Materie Umanistiche (Filosofia, Retorica, Umane lettere) e Arti Liberali (Fisica, Matematica) fino al 1767. Dal 1812 al 1860 i Gesuiti tornarono ad insegnare[38] le discipline che si studiano nelle scuole secondarie superiori (diritto, zoologia, arti, scienze e lettere). L'Istituto Tecnico "Archimede" fu, nel 1866, una delle prime scuole secondarie superiori statali ad essere fondate in Sicilia, fra i primi cinque nel Regno d'Italia nel suo genere. Nel 1889, l'"Archimede" di Modica era l'unico Istituto Tecnico dell'intera provincia di Siracusa ed è l'istituzione scolastica con il più alto numero di iscritti dell'intera Provincia di Ragusa. Pochi anni dopo, nel 1875, il Ginnasio comunale circondariale (corrispondente alla Scuola media inferiore per i primi tre anni, poi al biennio del Liceo Classico), attivo, per decreto di stato prodittatoriale, fin dal 1862, fu trasformato in "Liceo Ginnasio" Comunale, divenuto infine nel 1878 "Regio Liceo Ginnasio" intitolato a Tommaso Campailla. Oggi Modica presenta le seguenti istituzioni scolastiche ed universitarie:
Geografia antropicaLa città è divisa nei nuclei urbani storici di Modica Alta (intorno al Castello) e Modica Bassa (lungo i torrenti adesso coperti), cui si è aggiunto a partire dagli anni sessanta del secolo scorso il nuovo quartiere residenziale del Sacro Cuore, denominato tradizionalmente Sorda. Tale nome deriva dalla presenza nella zona (quando era ancora aperta campagna e distava circa 3 km dal centro abitato) di un'osteria, la cui proprietaria era, per l'appunto, sorda. Dal modo di dire in dialetto modicano "Andiamo alla/dalla sorda" per indicare il locale, si è così passati ad indicare il quartiere "Sorda" quando questo si è urbanizzato. Quartieri cittadini
Frazioni e contrade
EconomiaAgricoltura, zootecnia, artigianato, ediliziaL'economia della città trova la sua forza nell'agricoltura, l'artigianato e l'edilizia. Rilevante è la coltivazione del carrubo, dell'ulivo e del grano, da cui una buona presenza di oleifici e mulini, oltreché di mangimifici, questi ultimi legati sia all'attività agricola che agli allevamenti. Il vasto territorio comunale, per quanto riguarda l'ulivo, è suddiviso in 3 (Frigintini, Valle del Tellaro, Valle dell'Irminio) delle 8 sottozone in cui avviene la produzione delle olive che danno origine all'olio DOP Monti Iblei. Discreta anche la produzione della fava cottoia modicana, di miele ibleo e di mais, quest'ultimo per il ciclo locale dell'allevamento. La consistenza dell'allevamento bovino conta, sulla base dei dati della banca dati dell'Anagrafe zootecnica nazionale, di circa 22.000-23.000 capi ripartiti in circa 570 allevamenti (dati riferiti al 31/12/2017). L'orientamento produttivo di tali capi è prevalentemente lattifero con la razza frisona italiana in testa, seguita dalla bruna italiana e dalla pezzata rossa. Tuttavia, è presente anche un numero rilevante di allevamenti della linea vacca-vitello, mentre gli allevamenti solamente da ingrasso sono meno diffusi. L'estrazione e la lavorazione della pietra (famosa e molto usata in Sicilia la pietra bianca di Modica), il commercio ed il turismo, sono altre voci importanti. Negli ultimi 15 anni ha avuto una grande espansione il Polo Commerciale, nella zona nuova della città, che calamita gli acquisti del vasto territorio di Sud-Est siciliano, comprendente tutta la provincia iblea e la parte più a sud di quella di Siracusa. Nel campo dell'allevamento riveste particolare importanza il polo avicolo modicano, nato negli anni sessanta, e secondo in Italia solo al polo avicolo romagnolo per produttività e fatturato: il territorio di Modica produce circa un terzo del fabbisogno di uova della Sicilia, 800 000 uova al giorno da parte di un milione di galline ovaiole, e copre un'importante quota del mercato italiano delle carni di pollo, con otto milioni di polli macellati in un anno. Tale indotto dà lavoro a circa 2 000 addetti[41]. Viene allevata l'antica razza bovina modicana, di millenaria origine africana[42] (come dimostrano studi genetici), e che alimenta una produzione lattiero-casearia con ricotta, formaggi freschi e caciocavallo. Copre abbondantemente il mercato locale l'allevamento di suini. La caratteristica cioccolata artigianale ha una produzione annua di 20 t. Modica fa parte delle Associazioni Nazionali delle Città dei Sapori, oltre che delle Città del Pane, dell'Olio e del Gelato. Sono presenti due torrefazioni di caffè. Razza bovina modicanaFamosissima è la razza modicana "a manto rosso", caratterizzata[43] dalla bellezza delle forme, dalla incurvatura a lira delle corna, dalla finezza e dalla lucentezza del mantello e dalla vivacità dell'occhio. La razza bovina modicana è la più antica razza autoctona siciliana, di probabilissima origine africana, avendo gli studiosi riscontrato moltissime analogie nel DNA di razze bovine presenti in Egitto. La presenza nella zona iblea è testimoniata anche dalla raffigurazione, scoperta di recente, di una vacca rossa modicana nei mosaici policromi, risalenti al V secolo dopo Cristo, venuti alla luce nella Villa Romana del Tellaro, nelle campagne di Noto (SR), a pochi km da Modica.[44]. Abituata da millenni al pascolo brado, la razza modicana è nota anche per la sua frugalità, per la notevole resistenza fisica e per l'indole socievole. Le sue carni sono apprezzate in tutta la Sicilia, mentre il latte è di ottima qualità, seppure la produzione lattiera per capo è molto inferiore a quella delle razze appositamente selezionate e alimentate a questo scopo. Il mantello della Modicana è di colore uniforme rosso scuro, con sfumature dal nero dei tori al fromentino chiaro delle vacche. Sfumature nere specie nella parte anteriore e sulla fascia esterna delle cosce. Fiocco della coda nero. Il maschio presenta un mantello più scuro. La produzione di latte è di circa 18/22 kg al giorno, con una percentuale di grasso di circa il 4%. Il suo patrimonio genetico è conservato presso varie Università ed Istituti italiani, che ne fanno oggetto di studi, tesi al rilancio del suo allevamento nelle zone climatiche storicamente più consone alle sue caratteristiche, come l'intero territorio siciliano, e nell'ultimo secolo la Sardegna. Proprio in questa regione con un incrocio genetico mirato è stata selezionata la razza Modicano-Sarda, grazie all'iniziativa di due allevatori sardi che nel 1870 trasferirono nella propria regione due tori di razza modicana, che incrociarono con mucche locali, per ottenere una razza ibrida, ma molto conveniente come resa economica, in rapporto ai ridotti costi di allevamento. Il cioccolato modicanoTipica produzione della città è la famosa ciucculatta, prodotta seguendo un'antica ricetta azteca, da cui deriva la ricetta modicana. La lavorazione è rigorosamente artigianale e a bassa temperatura, cosa che impedisce la perdita o l'alterazione organolettica delle componenti del cacao. Inoltre la pasta di cacao non arriva a fondersi con lo zucchero (lavorazione a crudo), dando sostanza ad una cioccolata fondente, leggermente granulosa, senza grassi vegetali aggiunti, non soggetta a liquefarsi fra le mani alle temperature estive, ed in cui è possibile al gusto distinguere nettamente i tre elementi che la compongono: cacao, zucchero e spezie (nella ricetta tradizionale, la cannella o la vaniglia). Conquistato dall'originalità e dal gusto della cioccolata modicana, così di essa scriveva Leonardo Sciascia: «Altro richiamo, per restare alla gola, è quello del cioccolato di Modica e quello di Alicante (e non so se di altri paesi spagnoli): un cioccolato fondente di due tipi - alla vaniglia, alla cannella - da mangiare in tocchi o da sciogliere in tazza: di inarrivabile sapore, sicché a chi lo gusta sembra di essere arrivato all'Archetipo, all'assoluto, che il cioccolato altrove prodotto - sia pure il più celebrato - ne sia l'adulterazione, la corruzione». Nel 2018 il cioccolato di Modica ha ottenuto dall'Unione europea il riconoscimento di Indicazione geografica protetta (IGP). TurismoIl turismo è in forte crescita anche grazie all'inserimento di alcuni importanti monumenti in stile tardo barocco nella Lista dei Beni dell'Umanità da parte dell'UNESCO[45]. L'architettura opulenta dei palazzi e delle chiese. Le decorazioni allegoriche dei balconi e delle facciate. L'urbanistica folle. La città è un'oasi colta e felice che seduce a prima vista, grazie anche allo stile di vita rilassato (tratto dalla rivista "Dove"). La frazione balneare di Marina di Modica è indicata, per il 2015, con due vele nella Guida Blu edita da Legambiente e dal Touring Club Italiano[46]. Notevolissimo il contributo per il turismo cosiddetto "culturale" è venuto, oltre che dall'UNESCO e dal caratteristico Cioccolato modicano esportato in tutto il mondo, anche dal fatto che la città è divenuta uno degli scenari preferiti della nota serie televisiva de Il commissario Montalbano, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, e con attore protagonista Luca Zingaretti. Il trend di crescita del turismo ha avuto una notevole spinta dal successo della manifestazione Eurochocolate che, come detto prima, si svolge ogni anno, e attrae turisti e curiosi provenienti da ogni parte d'Italia e del mondo. La versione modicana, Chocobarocco, della kermesse perugina, è dedicata alle produzioni artigianali del cioccolato, e ha fatto stabilmente inserire la città di Modica nei circuiti del turismo cosiddetto enogastronomico. Il successo dei percorsi enogastronomici ed il riconoscimento dell'UNESCO hanno, inoltre, generato un boom della domanda immobiliare da parte di toscani, campani, romani e milanesi, ma anche di gruppi stranieri, inglesi e francesi, (ma anche scandinavi e russi), che hanno deciso di fare delle coste del modicano, e della zona iblea in generale, le loro coste, e dei bagli delle nostre campagne, le loro masserie o i loro bed & breakfast. A Marina di Modica è presente un'aviosuperficie[47] con pista di oltre 600m in terra battuta[48] disponibile per tutti gli amanti del volo. Tradizioni e folclore
Infrastrutture e trasportiStradeIn automobile Modica è raggiungibile da Catania percorrendo l'autostrada Catania-Siracusa, che prosegue con la A18 Siracusa-Modica. Altro percorso è quello della Strada statale 194 Ragusana, che da Catania va verso Ragusa, immettendosi poi senza soluzione di continuità sulla Statale 514 e sulla Statale 115, direttamente fino all'uscita per Modica. La Statale 115 garantisce i collegamenti con le città della Provincia di Siracusa da una parte, e sull'altro versante con Gela, Agrigento, fino a Trapani, e le relative Province. Inoltre la SS 115 collega Modica con i comuni limitrofi di Ragusa, Comiso e Vittoria nel versante occidentale, e con i comuni, confinanti, di Ispica, Rosolini e Noto nel versante orientale. Strade provinciali collegano Modica con i comuni di Scicli, Pozzallo e Giarratana, e con le frazioni di Marina di Modica e di Sampieri (Scicli). Nei pressi della città, lungo la SS 115, si trova il viadotto Guerrieri, che per alcuni anni ebbe il primato di ponte stradale più alto d'Europa. FerrovieLa linea ferroviaria che attraversa il territorio comunale e serve la città di Modica è la Ferrovia Siracusa-Gela-Canicattì. La linea è a semplice binario non elettrificata. La stazione di Modica è stazione capotronco, da cui si originano i treni verso Siracusa (con le coincidenze per Catania e Messina) e verso Caltanissetta Xirbi (con le coincidenze per Palermo). Frequenti treni regionali collegano Modica con i comuni di Ragusa, Comiso, Vittoria, Gela, Licata, Canicattì, fino a Caltanissetta in direzione ovest, mentre sul versante orientale Modica è collegata con i comuni di Scicli, Pozzallo, Ispica, Rosolini, Noto, Avola, Siracusa ed Augusta. AeroportoL'aeroporto "Pio La Torre" dista circa 40 km da Modica: venne utilizzato dal dopoguerra fino all'inizio degli anni Settanta dall'Alitalia[51]. Non è raggiungibile da Modica con servizi di trasporto pubblico. L'aeroporto di Catania-Fontanarossa dista da Modica circa 100 km, ed è raggiungibile anche con i servizi di autobus dell'AST, che offrono 7 corse dirette di andata e ritorno verso l'aerostazione. Amministrazione
GemellaggiSport
LetteraturaA Modica è ambientato il romanzo Argo il cieco di Gesualdo Bufalino. Note
Bibliografia
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