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Palazzo Arrivabene

Palazzo Arrivabene
Il palazzo e la torre
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
LocalitàMantova
IndirizzoVia Arrivabene
Coordinate45°09′33.06″N 10°47′25.48″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1481

Palazzo Arrivabene è un edificio rinascimentale sito nel centro storico di Mantova, dimora per secoli dell'omonima famiglia. Si estese progressivamente fino a comprendere una vasta parte di via Fratelli Bandiera e della omonima via Arrivabene.

Storia

Mantova, iscrizione su Palazzo Arrivabene riferita a Federico Gonzaga.

Costruito nel 1481 su progetto di Luca Fancelli, primo aiutante di Leon Battista Alberti, reca all'angolo una lapide con una scritta in latino che così recita: I fratelli Giovanni e Giovanpietro Arrivabene, unanimi, per sé e per il carissimo figlio Alessandro e i nipoti, ancora vivi posero le fondamenta di questa casa nell’anno della salvezza 1481, quarto anno del principato di Federico terzo ottimo marchese di Mantova. I posteri conosceranno.

Il palazzo è caratterizzato da una torre quadrata posta in un angolo. Il cortile, anch'esso quadrato, si raggiunge passando da un portale del Settecento; è di disegno fancelliano con capitelli quattrocenteschi nella loggia; altre decorazioni del medesimo cortile rimandano invece a Frans Geffels.

Nel periodo tra il Cinquecento e il Settecento il palazzo fu soggetto a continui rifacimenti. Subì anche un disastroso bombardamento durante la seconda guerra mondiale. Si ritrovò nel Novecento diviso in alcune dimore di prestigio.

All'interno ospita importanti opere pittoriche: decorazioni quattrocentesche ispirate ad Andrea Mantegna, oltre ad affreschi di Giuseppe Bazzani e di Louis Dorigny.

La presenza dell'Apoteosi di Ercole di Lodovico Dorigny è segnalata in un catalogo della mostra dedicata a Bazzani di Nicola Ivanoff.[1] Nel soffitto che si apre su un salone moderno del palazzo è dipinto «il semidio che ascende nell'Olimpo su un cocchio appoggiandosi alla clava, volta allo spettatore la schiena poderosa». Attratto dall'opera di Simon Vouet e di Charles Le Brun, dal loro linguaggio aulico e decorativo, barocco e pur classico, Dorigny, parigino, figlio del pittore Michel Dorigny, affondava le sue origini «più che nella rivoluzione caravaggesca, nella prosa chiara e temperata di un Reni o di un Lanfranco» in un'epoca dove la moda dei tenebrosi tendeva ad esaurirsi e «gli esempi di Luca Giordano inducevano a sciogliere il colore in più liquide atmosfere, mentre un autentico rinnovamento stava maturando nella grande arte di Sebastiano Ricci»[2]

Note

  1. ^ N. Ivanoff, Bazzani,catalogo della mostra, Bergamo 1950, p.71
  2. ^ Chiara Tellini Perina, Il soffitto inedito di Lodovico Dorigny, sta in Antichità viva, Rassegna bimestrale d'arte, anno IX n. 4, Casa Editrice Edam, Firenze, luglio - agosto 1970.

Bibliografia

  • Ercolano Marani, Vie e piazze di Mantova, Modena, 2015
  • Giulio Girondi, Dimore mantovane nel Rinascimento 1459-1524: architettura e dipinti murali, Mantova, 2018

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