Parti del discorsoLe parole di una lingua vengono suddivise secondo vari aspetti in parti del discorso (dette anche classi lessicali o categorie lessicali). I criteri della suddivisione delle parti del discorso sono specifici per le singole lingue, quindi non universali. Anche all'interno delle singole lingue le suddivisioni in parti del discorso variano a seconda del numero di parti del discorso richieste e secondo la loro definizione. Secondo la loro funzione all'interno di una frase, le parole appartengono a specifiche categorie sintattiche. Gli aggettivi in tedesco, per esempio, si trovano prima del sostantivo di riferimento e dopo l'articolo. La morfologia distingue le parole dal punto di vista della possibilità di flessione: i verbi italiani per esempio assumono forme modali finite e indefinite congiunte a forme temporali al passato, al presente e al futuro. Il criterio morfologico vale naturalmente per le cosiddette lingue flessive, come l'italiano, il tedesco, il sanscrito o il latino. In inglese la questione si fa problematica, mentre per il cinese, che è una lingua isolante, questo criterio non è applicabile. Più universali sono le disposizioni funzionali, che recentemente sono state formulate, come nella teoria dei campi dello psicolinguista Karl Bühler, che divide gli indici ("io", "qui", "adesso" ecc.) dai simboli linguistici ("veloce", "donna", "costruire"). Questo approccio è stato ampliato nella pragmatica funzionale. ClassificazioneLa classificazione delle parti del discorso è contestata. Per questo ci sono ad esempio la teoria delle dieci parti del discorso della grammatica tradizionale, che risalgono all'antichità (Dionisio Trace) e la teoria delle cinque parti del discorso di Hans Glinz. Una classificazione più recente l'hanno proposta Zifonun/Hoffmann/Strecker, utilizzando criteri formali e funzionali. Nelle varie lingue, le parti del discorso possono essere presenti o mancare. La classificazione che segue vale per l'italiano e altre lingue simili. A partire dalla tradizione greca e latina si distinguono nove parti del discorso: nome, aggettivo, articolo, pronome, verbo (generalmente variabili) e preposizione, congiunzione, avverbio, interiezione (generalmente invariabili). Queste categorie si applicano bene alle lingue indoeuropee, così come a quelle semitiche e ugrofinniche, ma con qualche difficoltà ad altre famiglie linguistiche: il tibetano, ad esempio, non ha alcuna distinzione fra nome e verbo, e in compenso presenta una serie di particelle con funzione sintattica del tutto sconosciute all'italiano. Teoria delle nove parti del discorso secondo la grammatica tradizionaleLa grammatica italiana distingue tradizionalmente le seguenti parti del discorso:
Dal punto di vista flessivo vi sono parole variabili (definite anche declinabili) e parole non variabili (indeclinabili). La flessione morfologica viene chiamata:
Gli aggettivi possono essere dotati di forma comparativa (Gradi dell'aggettivo e comparazione). La teoria delle nove parti del discorso deriva fondamentalmente dalla grammatica latina (ma in latino le parti del discorso erano otto: mancava l'articolo; aggettivi, e di conseguenza numerali, erano considerati come un tipo di nomi; il participio era considerato una parte del discorso indipendente). Essa è stata applicata per molto tempo con successo e viene anche oggi insegnata in molte scuole. Non risolve tuttavia alcune fondamentali proprietà di sistemi di classificazione. Teoria delle cinque parti del discorso secondo Hans GlinzNella classificazione delle cinque parti del discorso la classificazione si basa su criteri formali. Si suddividono cinque parti del discorso principali secondo criteri morfologici:
Le particelle possono essere suddivise in quattro sottogruppi secondo il loro atteggiamento sintattico:
Gli avverbi dal canto loro possono essere anche suddivisi ulteriormente, e cioè in avverbi locali (dove?), avverbi temporali (quando?), avverbi modali (come?), avverbi causali (perché?), avverbi interrogativi (avverbi di domanda) e avverbi pronominali (ad esempio gli avverbi tedeschi daher, davon, dabei). Alcuni esempi:
I pronomi vengono suddivisi secondo la teoria delle cinque parti del discorso in dieci sottocategorie, che nella teoria classica delle parti del discorso vengono unite ad altre tre parti del discorso (articolo, numerale, pronomi): articolo definito (il, lo, la, i, gli, le), articolo indefinito (un, uno, una, un´), un pronome riflessivo definito, un pronome relativo, un pronome possessivo, un pronome dimostrativo, un pronome indefinto (a cui appartengono anche i contatori indefiniti: alcuni, pochi, molti), pronomi interrogativi. Nella definizione delle parti del discorso si definiscono i lessemi e non le forme nominali. La teoria delle cinque parti del discorso sta prendendo sempre più piede nelle scuole elementari svizzere. Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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