Porta Lavernalis
Secondo Varrone, ripreso da Festo, il nome della porta deriverebbe dalla sua vicinanza con un altare o un tempietto dedicato alla dea Laverna, protettrice dei ladri. La mitologia narra infatti che in quella zona esistesse un fitto boschetto (dedicato anch'esso alla dea) che serviva da ricovero e nascondiglio per i ladri e la loro refurtiva. Da rilevare che poco più oltre, lungo il Tevere, c'era la porta Trigemina, anche nota come porta Minucia, e Minucio era uno dei nomi con cui era anche chiamato Ercole, scopritore di ladri e briganti che, proprio lì nei pressi, aveva innalzato un'ara per ringraziare gli dei di avergli fatto ritrovare i suoi buoi, rubati dal ladrone Caco che aveva la sua tana dalle parti della Lavernalis. Poiché però le porte romane prendevano perlopiù il nome dalla via extra-urbana a cui davano inizio e questa a sua volta dalla località finale o principale a cui la medesima via portava e indirizzandosi quella in questione verso sud-ovest, è anche pensabile che la Porta Lavernalis abbia acquisito questa denominazione perché portava a Lavernium, antica località sita nel territorio di Formia e in cui aveva un podere P. Scipione Africano, come racconta Cicerone. [1] Dalla porta usciva forse l'antico tratto iniziale della via Laurentina. Note
Bibliografia
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