Ramón López VelardeRamón López Velarde, nome completo Ramón Modesto López Velarde Berumen (Jerez de García Salinas, 15 giugno 1888 – Città del Messico, 19 giugno 1921), è stato un poeta e scrittore messicano. BiografiaRamón López Velarde è conosciuto come il poeta della rivoluzione messicana,[1]oltre che del periodo modernista, di cui sentirà l'influenza soprattutto della corrente crepuscolare, sottile di Manuel Gutiérrez Nájera, ma conserva, nel linguaggio e nello stile, una serenità quasi classica, un carattere religioso che lo collega con la tradizione.[2] Pablo Neruda definì la forza della poesia di Lopez Velarde, "erotica liquida".[1] Tutte le sue opere si caratterizzarono per la contraddizione di un profondo pensiero cattolico e di una passione d'amore che sfocia nell'erotismo.[2] Ma come molti della sua generazione, Velarde trasformerà l'impostazione provinciale e le dinamiche dell'erotismo con la sua apparente «semplicità», chiudendo così il capitolo modernista e aprendo la strada a un'altra generazione di poeti messicani.[1] Nelle sue opere descrive gli aspetti più umili e più pittoreschi della vita messicana, ma lo fa con un'audacia formale, uno stile, un gusto un linguaggio originali, innovativi, riuscendo a trasmettere tutto il suo fervore umano.[3] Ramón López Velarde era nato il 15 giugno 1888 a Jerez de García Salinas (Zacatecas), in una famiglia cattolica benestante, che avrebbe desiderato per lui una vocazione religiosa, invece all'età di 17 anni, decise di lasciare i suoi studi di seminario per perseguire la professione legale e per fondare nel 1904 e collaborare con la rivista Bohemio,[4]scapigliata e neo-romantica.[3] Intorno al 1908, l'improvvisa morte di suo padre lasciò sua madre e i suoi fratelli nel bel mezzo di una crisi economica, che furono in grado di attraversare grazie all'aiuto dei loro parenti.[4] Attratto dalla politica, nel 1911 si candidò alle elezioni nella sua città natale, nelle liste del partito cattolico.[2] Nel 1914 si trasferì a Città del Messico, dove esercitò la professione di avvocato, insegnò letteratura e collaborò con numerosi giornali, tra i quali, Il Regional de Guadalajara (1909), La Nacion (1912), El Eco de San Luis (1913), El Nacional Bisemanal (1915-1916), Revista de Revistas (1915-1917), Vida Moderna (1916), Pegaso (1917), scrivendo cronache politiche.[2] Ramón López Velarde si innamorò della cognata di suo zio, Josefa, ma essendo una relazione impossibile, il poeta ha portato in vita il suo mito personale, Fuensanta,[5] che rappresenta sia il suo amore per la provincia, sia l'emblema della donna lasciata alle spalle, ma anche il desiderio di purezza e innocenza del passato.[1] E il suo primo libro, La sangre devota (1916), rese omaggio all'amore, al suo amore impossibile, al dolore e alla preoccupazione per la situazione politica nazionale,[2][5] influenzato dal poeta argentino Leopoldo Lugones.[1] Più tardi, López Velarde incontrò Margarita Quijano, la "signora della capitale", ma anche lei cattolica, lo rifiutò e Velarde le dedicò i versi del volume successivo.[5] In Zozobra (1919), miscelò l'amore idealizzato in Fuensanta con i problemi dell'erotismo, approfondendo i "fiori del peccato" coltivati durante la sua relazione con Margarita, oltre che le tematiche della religione e della morte.[5][2] Mentre lo scriveva, Josefa, si trasferì nella capitale, ma morì poco dopo.[5] Nel 1921, in occasione del centenario della Indipendenza, compose La suave patria, intrisa di sentimenti nazionalisti.[2] Nel 1921, molto malato di broncopolmonite, il poeta scrisse quell'enigmatico poema d'amore e di morte, La signora coi guanti neri.[5] Il terzo volume della sua poesia fu pubblicato postumo El son del corazón (1932), mentre nel Poemas escogidos (1935), a cura del poeta Xavier Villaurrutia e soprattutto nella Poesia completas (1953) della Collección de Escritores Mexicanos del Porrúa sono apparsi anche i poemi giovanili che Velarde non aveva mai pubblicato;[3] invece altri tre volumi contengono la sua opera in prosa: El minutero (1923); El don de febrero. Poesía, cartas y documentos (1952); Prosas políticas (1953).[2] Opere principaliPoesía
Prosa
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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