Ugo MalmozzettoUgo Malmozzetto o Malmusetto o Maumouzet, conte di Manoppello (... – 1097) è stato un condottiero normanno. BiografiaAl seguito di Roberto d'Altavilla, conte di Loritello, e del fratello Drogone d'Altavilla, nipoti di Roberto il Guiscardo, fin dal 1061 prese parte alla conquista degli Abruzzi e successivamente, con un proprio contingente, di parte delle Marche[1]. Mentre le operazioni militari in Abruzzo, iniziate nel 1061, procedettero spedite, l'invasione della Marca Fermana, anch'essa già preparata da anni, si realizzò tra il 1074 e il 1076 e fruttò due scomuniche al Guiscardo, fino a che, con l'accordo di Ceprano (1080) non venne stabilito una sorta di status quo a tutto vantaggio dei Normanni[2]. Nel 1076 Ugo Malmozzetto avviò l'occupazione della contea di Manoppello, centro nevralgico della marca di Chieti, e distrusse l'abbazia di San Clemente di Casauria dopo aver catturato in un'imboscata l'abate Trasmondo, che stava organizzando la difesa della regione contro i Normanni, portando così gravi danni a quel monastero che vi rimasero soltanto quattro monaci [3]. Pur essendo il grande persecutore e distruttore di Casauria, fu uno dei protettori dell'abbazia di San Bartolomeo di Carpineto[4], mentre il 15 aprile 1092 donava al vescovo di Valva il monastero di S. Benedetto in Perillis e tra i possedimenti a questo spettanti anche alcuni beni nel castello di Collepietro[5]. La sua attività bellicosa cessò verso la fine del secolo, quando cadde in un'imboscata mentre cercava di impadronirsi di Prezza, città strategica dell'Aquila per il controllo della Conca Peligna e delle comunicazioni verso ovest, attirato in un convegno amoroso dalla sorella del signore di Prezza. Morì in prigione nel 1097[6]. Nato da Gilberto, «de genere Francorum», da una certa Rogata, presunta figlia di Goffredo d'Altavilla, uno dei fratelli di Roberto il Guiscardo, quindi con sangue assieme normanno e longobardo, ebbe sette figli, che infeudò delle terre conquistate, cinque dei quali periranno nell'anno della sua morte[7]. Note
Bibliografia
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