Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti l'Unione Sportiva Triestina nelle competizioni ufficiali della stagione 1950-1951.
Stagione
Il 1950 è un anno cruciale per le sorti dell'alabarda, dopo tre anni passati sulla panchina ricchi di soddisfazioni (un secondo posto storico e due ottavi posti), Nereo Rocco se ne va al Treviso, a causa anche dei diverbi con la dirigenza e con il presidente Brunner. Con lui se ne vanno anche giocatori che erano stati dei cardini della squadra: Blason e Rossetti, entrambi ceduti all'Inter e Memo Trevisan, accasatosi in serie B al Legnano. Lascia l'alabarda, dopo dodici anni di dedizione ininterrotta, anche il capitano Enrico Radio il quale conclude la propria carriera (anch'egli, a quanto pare, era in rotta con la dirigenza). Altre cessioni sono quelle di Adcock, Vecchiet, Vitti e Carraro.
In arrivo Ciccarelli e De Vito dalla SPAL, il paraguaiano Benegas (una comparsa), Mariuzza, Valenti dal Monfalcone e Birsa, Claut, Dorigo e Montiglia dal vivaio. Nuovo allenatore è l'ungherese Béla Guttmann, che successivamente sarà l'artefice dei successi internazionali del Benfica (quello di Eusébio).
Sarà un campionato di Serie A sofferto per l'Unione, con la salvezza ottenuta solamente all'ultima giornata (3 a 0 al Novara di Piola). L'avvio però non è da buttare: 10 punti in 11 partite, tra cui spiccano il pareggio a Torino contro la Juventus e la vittoria contro la Roma.
Con l'anno nuovo arrivano due rinforzi: il paraguaiano Benegas e il giovane Valenti (giunto come attaccante, ma in seguito diverrà un ottimo difensore). Ma l'anno nuovo suona un vero allarme per la Triestina: 10 partite senza vittoria, con in mezzo sonore scoppole (a Novara, Roma e Palermo). Unica nota di rilievo il successo sull'Inter. Per il resto la classifica piange. si giunge allo scontro diretto con il Genoa, penultimo (l'Unione era un punto sopra, terzultima). Il risultato finale, dettato soprattutto dalla paura, è di zero a zero. L'ultima giornata vede l'Unione ospitare il già salvo Novara, 3 a 0 il risultato finale e salvezza in tasca.
La squadra era schierata con il Sistema, modulo classico di quei tempi: Nuciari in porta, Sessa e Zorzin terzini, Grosso al centro, quadrilatero di centrocampo formato da Giannini e Ciccarelli arretrati, Petagna e Ispiro mezz'ali. In attacco Boscolo e De Vito (o Benegas) ali, Petrozzi centravanti. Altri giocatori utilizzati sono: il secondo portiere Cantoni, Begni, Mariuzza, Redolfi, Pison, Valenti, Brandolisio, Martinis, Birsa, Claut, Dorigo e Montiglia.