L'arcivescovo di Salerno si fregia, dal 1285, data di fondazione del Regno, del titolo, attualmente puramente onorifico, di primate del Regno di Napoli.[senza fonte]
Il territorio si estende su 1.398 km² ed è suddiviso in 163 parrocchie, raggruppate in 11 foranie: Salerno est, Salerno ovest-Ogliara, Battipaglia-Olevano, Buccino-Caggiano, Calvanico-Baronissi-Pellezzano, Campagna-Colliano, Eboli, San Severino-Siano-Bracigliano-San Giorgio, Montecorvino-Pontecagnano-Acerno, Montoro-Solofra, San Cipriano-Giffoni.
L'odierna circoscrizione ecclesiastica è frutto dell'unione, attuata nel 1986, dell'arcidiocesi di Salerno con le diocesi di Campagna e di Acerno.[4]
Arcidiocesi di Salerno
Risale agli inizi dell'era cristiana la diffusione del cristianesimo a Salerno, attestato a partire dal III secolo secondo il Chronicon Salernitanum (seconda metà del X secolo), a cui si deve la testimonianza più antica del culto dei martiri salernitani Fortunato, Gaio e Ante.
Incerta è l'origine della diocesi. La tradizione tramanda i nomi di alcuni santi vescovi salernitani vissuti nei primi secoli, Bonosio, Grammazio, Vero e Valentiniano. Tuttavia il primo vescovo storicamente documentato è Gaudenzio, presente al sinodo romano del 499. Il vescovo Asterio (o Eusterio) fu legato pontificio al concilio di Costantinopoli del 536 e in seguito fu destinatario di una lettera di papa Pelagio I (556-561). Nel VII secolo sono noti i vescovi Gaudioso, vissuto all'epoca del passaggio dalla dominazione greca a quella longobarda, e Luminoso, che prese parte al concilio lateranense del 649. Tra il 774 ed il 787 è documentato il vescovo Rodoperto.
Nella lettera di papa Pelagio I è fatta menzione del primo monastero noto di Salerno, dedicato ai santi martiri Crisante e Daria e fondato dall'abate Vindimio nei pressi delle mura della città. Nell'VIII secolo i Longobardi fondarono il primo monastero femminile, dedicato a san Giorgio.
Nel 646 Salerno venne conquistata dai Longobardi e nel 774, con il principe Arechi II, diventò la capitale del ducato di Benevento; un secolo dopo, nell'851, la frammentazione del ducato beneventano portò alla nascita del principato di Salerno. Fu questo il periodo aureo per la città e la diocesi, che nel X secolo fu elevata al rango di sede metropolitana.
Tra i principali arcivescovi, è da citare Alfano I, nominato nel 1058, che con l'aiuto del duca normannoRoberto il Guiscardo, eresse l'attuale cattedrale. Ad Alfano si deve, su mandato del papa, l'erezione delle diocesi di Sarno, di Nusco e di Acerno, che divennero nuove suffraganee. Durante il suo episcopato, fu accolto a Salerno in esilio papa Gregorio VII, che consacrò la nuova cattedrale. Ad Alfano I inoltre è attribuita la ricognizione e la sistemazione delle reliquie dell'apostolo Matteo sotto l'altare maggiore della cripta della cattedrale.
Il 20 luglio 1098, in forza della bolla Singulare semper di papa Urbano II, all'arcivescovo Alfano II e ai suoi successori fu concesso il titolo di primate, anticamente riservato al massimo prelato della Chiesa nelle singole realtà nazionali. Originariamente i diritti primaziali di Salerno si estendevano alle arcidiocesi di Conza e di Acerenza e alle loro suffraganee: «Tibi tuis que successoribus super Consanam et Acheruntinam ecclesias et earum suffraganeos primatum gerere ex Apostolicae Sedis liberalitate concedimus». Questo titolo viene mantenuto ancora oggi, anche se la sua funzione è puramente onorifica.
Tra i successivi arcivescovi si ricordano: Romualdo II Guarna (1153-1181), studioso, mecenate e diplomatico; Niccolò d'Aiello (1181-1221), che fu deportato in Germania per essersi schierato con Tancredi contro l'imperatore Enrico VI di Svevia; Cesario d'Alagno (1225-1263), che favorì la diffusione del francescanesimo nell'arcidiocesi.
Durante la dominazione aragonese (1442-1503), si distinse il vescovo Giovanni d'Aragona, che a nove anni divenne abate commendatario della Santissima Trinità di Cava e a undici di quella di Montevergine; nel 1483 fu nominato amministratore apostolico di Salerno. Nel 1484 celebrò un sinodo i cui atti sono giunti fino a noi e permettono di avere un quadro della situazione religiosa, sociale e civile dell'arcidiocesi alla fine del XV secolo.
L'inizio del Cinquecento è caratterizzato da una serie di arcivescovi che non misero quasi mai piede in arcidiocesi, ma che la governarono tramite i vicari generali i quali, su mandato dei prelati, effettuarono le visite pastorali. Nel 1525 fu eretta la diocesi di Campagna con territorio di smembrato da quello di Salerno. Il concordato del 29 giugno 1529 garantì al re di Napoli il diritto di presentazione degli arcivescovi di Salerno.
Dopo decenni, il primo arcivescovo a risiedere stabilmente a Salerno fu l'agostinianoGirolamo Seripando (1564-1563), cardinale, tra i più importanti delegati alla terza sessione del concilio di Trento; nel 1554 celebrò un sinodo e tre anni dopo iniziò a riformare, non senza difficoltà, il capitolo della cattedrale. All'arcivescovo Gaspar Cervantes de Gaete (1564-1568) si deve l'istituzione del seminario diocesano, affidato nel 1635 ai Gesuiti, e l'attuazione delle principali direttive del concilio tridentino, opera nella quale si impegnarono anche i suoi successori.
Nel Settecento l'arcidiocesi vide l'arrivo nel 1735 dei redentoristi, congregazione fondata da sant'Alfonso Maria de' Liguori e dedita soprattutto alle missioni popolari, la cui diffusione nel territorio di Salerno fu favorita dagli arcivescovi Fabrizio de Capua (1730-1738) e Casimiro Rossi (1738-1758).
Il 27 giugno 1818 in forza della bolla De utiliori di papa Pio VII la diocesi di Acerno fu data in amministrazione perpetua agli arcivescovi pro tempore di Salerno, che assunsero da quel momento il titolo di arcivescovi di Salerno e amministratori perpetui di Acerno. Con la stessa bolla, Salerno perse le suffraganee di Campagna e Sarno; nel 1850 entrò a far parte della provincia ecclesiastica salernitana la diocesi di Diano.
Nel 1849 l'arcivescovo Marino Paglia accolse in città papa Pio IX, che visitò la cattedrale, il seminario ed il monastero di San Giorgio, fermandosi poi a colazione in episcopio.
Quando Giuseppe Garibaldi giunse a Salerno (6 settembre 1860), l'arcivescovo Antonio Salomone dovette fuggire di notte per rifugiarsi prima a Napoli e poi a Roma, poiché era stato accusato di non aver cantato il Te Deum per le vittorie garibaldine; sottoposto a processo venne prosciolto, perché alcuni testimoni giurarono che il prelato era a letto ammalato.
Il 4 marzo 1877 la Santa Sede elesse arcivescovo Valerio Laspro, che era vescovo di Lecce. Il governo italiano rifiutò l'exequatur, rivendicando il diritto di presentazione che era stato concesso alla Corona di Napoli. A queste pretese la Santa Sede obiettò che i concordati con gli stati preunitari erano stati abrogati con l'unità nazionale. La causa civile terminò con la sentenza del 13 marzo 1879, favorevole alla Santa Sede. Dopo due anni l'arcivescovo poté accedere al palazzo arcivescovile, che gli era stato negato dall'autorità civile.
Nel 1979 l'arcidiocesi cedette le parrocchie di Casali e di Materdomini alla diocesi di Nocera Inferiore.[10] Nello stesso anno fu rivista e ampliata la provincia ecclesiastica salernitana, che arrivò a comprendere le seguenti sedi: Acerno, Diano (Teggiano), Nocera, Policastro, Vallo della Lucania, Amalfi, Campagna, Cava, Sarno e l'abbazia territoriale della Santissima Trinità.[11]
Il 30 settembre 1986 in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi le tre sedi di Salerno, Campagna e Acerno sono state unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica sorta dall'unione ha assunto il nome di arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno.
Il 4 settembre 1999 fu inaugurato da papa Giovanni Paolo II il seminario metropolitano, destinato a provvedere alla formazione degli aspiranti al sacerdozio provenienti dalle diocesi della provincia ecclesiastica salernitana. Il precedente seminario arcivescovile era stato adibito dall'arcivescovo Guerino Grimaldi a sede del Museo diocesano San Matteo, dell'archivio e della biblioteca.
^Una lapide, con l'indicazione della data di morte, fu rinvenuta nel 1670, in occasione della demolizione di una chiesa a lui dedicata.
^I vescovi da Zaccaria a Andemario sono citati in una lista episcopale dell'XI secolo, senza nessun altro riscontro documentario.
^La sede di Salerno risulta essere vacante nel febbraio-marzo 873.
^Non esistono documenti coevi che attestino l'esistenza di questo vescovo. Il suo nome appare associato alla traslazione delle reliquie di san Matteo, la cui prima relazione risale tuttavia solo al 1579; prima di questa data non è noto il nome del vescovo salernitano presente nel 954 al trasporto in Salerno del corpo di san Matteo.
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, pp. 422–449
Cronotassi, estratta da: Generoso Crisci e Angelo Campagna, Salerno sacra: ricerche storiche, Ediz. della Curia arcivescovile, Salerno, 2º edizione 2001, pp. 52–117
Adriana Di Leo, I sinodi cilentani nei secoli XVI-XIX, Piccola biblioteca del Centro studi per la storia del Mezzogiorno, n. 2, Napoli, Ferraro, 1981, p. 173, OCLC82388115. Ospitato su archive.is.
Primo Carbone, La Chiesa salernitana nel Risorgimento tra rivoluzione e controrivoluzione. Dal brigantaggio rurale all'opposizione borghese, prefazione di Mauro Finocchito, Napoli, Controcorrente Edizioni, 2003, SBNTER0007790.