Nacque dai patriziMarcello del ramo della Maddalena, ultimogenito di Agostino e di Paolina Cappello. La famiglia, in passato assai prestigiosa, aveva perso ogni rilevanza dal punto di vista politico, ma rimaneva nota a livello culturale: il padre componeva versi, suonava il violino e organizzava esecuzioni musicali nel suo salotto; la madre era dedita alla poesia e al disegno e alla sua famiglia apparteneva il noto teatro Sant'Angelo. Anche i due fratelli di Benedetto, Alessandro e Girolamo, si distinsero in ambito musicale e letterario. Secondo alcune fonti, il padre incentrò la formazione dei tre figli sulla poesia italiana e ogni mattina faceva loro comporre una decina di versi.
Dal canto suo, il Marcello fu introdotto allo studio del violino, ma inizialmente i risultati furono assai mediocri. Secondo un aneddoto riferito da alcuni contemporanei, il suo interesse per la musica sarebbe stato destato da un episodio preciso: un giorno una principessa di Brunswick visitò i Marcello per assistere a un'esecuzione di Alessandro; accortasi di Benedetto, domandò di cosa si occupasse e Alessandro le rispose che, visto il suo scarso talento, al massimo poteva recargli gli spartiti. L'altro, offeso, giurò di dedicarsi agli studi musicali con il massimo della perseveranza.
Nonostante le sue ormai indiscusse doti musicali, il Marcello dovette interrompere i suoi studi per intraprendere il tradizionale cursus honorum riservato ai giovani patrizi. Svolse l'attività di avvocato a partire dal 1707 e, alla fine dello stesso anno, riuscì a entrare nel Maggior Consiglio grazie all'estrazione della balla d'oro. In seguito ricoprì una serie di cariche pubbliche che, come ebbe a dire lui stesso nella sua Fantasia ditirambica eroicomica, non furono particolarmente prestigiose offrendo solo un'arida routine burocratica: officiale alla Messetteria (1711), giudice all'Esaminador (1714), officiale alla Ternaria vecchia (1715), membro della Quarantia civil vecchia (1717), provveditore a Pola (1733), officiale alla Giustizia vecchia (1735), camerlengo a Brescia (1738), dove morì nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno.
Benedetto Marcello è spesso ricordato per il suo Estro poetico-armonico (Venezia, 1724-1727), lavoro che mette in musica, per voci e basso continuo i primi cinquanta Salmi, nella versione in parafrasi italiana realizzata da Girolamo Ascanio Giustiniani. Questi componimenti furono molto ammirati da Charles Avison, che con John Garth curò un'edizione con testi in inglese (Londra, 1757). Tra gli ammiratori dei Salmi di Marcello, che godettero di grandissimo prestigio e di fama europea per tutto il Sette e l'Ottocento, si annoverano anche Goethe, Rossini e Verdi.
Compose inoltre più di trecento cantate, per una o più voci; quattro oratori (fra cui Joaz su libretto di Apostolo Zeno per la corte imperiale di Vienna) e diverse serenate. La biblioteca del Conservatorio di Bruxelles possiede alcuni interessanti volumi di cantate da camera composte per la sua donna amata. Sebbene Marcello stesso avesse scritto il libretto di un'opera nel 1708, La Fede riconosciuta, a Vicenza, egli nutrì scarsa simpatia per questa forma di composizione, e diede sfogo alle sue opinioni sullo stato del dramma musicale a quel tempo nel pamphletTeatro alla moda, pubblicato anonimamente a Venezia nel 1720; questo piccolo lavoro, che fu più volte ristampato, non solo è molto divertente, ma è anche un pregevole contributo alla storia dell'opera.
Il suo sepolcro si trova nella chiesa di San Giuseppe di Brescia, luogo di sepoltura per eccellenza delle personalità bresciane in campo musicale. Benedetto Marcello si trova sepolto sotto una grande lapide pavimentale al centro della navata maggiore, davanti alla scalinata che sale al presbiterio. L'iscrizione ricorda alla pari i suoi notevoli risultati come camerlengo e la proficua attività in campo musicale.
Lavori
Lavori per il teatro
La fede riconosciuta (dramma per musica, 1707, Vicenza)
La morte d'Adone (serenata, 1710 o 1729, Venezia)
La gara amorosa (serenata, 1710-12, Venezia)
Psiche (intermezzo scenico musicale, libretto di Vincenzo Cassani, 1720-5, Venezia, musica perduta)
Spago e Filetta (intermezzo) in Lucio Commodo (tragedia, 1719, Venezia)
Le nozze di Giove e Giunone (serenata, 1725, Vienna)
Calisto in orsa (pastorale, 1725, Venezia, musica perduta)
^La composizione della raccolta Estro poetico-armonico è susseguente all'esito di un famoso aneddoto di cui si conservano le tracce all'interno della Chiesa dei SS. Apostoli in cui Marcello era organista titolare. L'aneddoto racconta che nella primavera del 1724 Marcello stava passeggiando lungo la navata sinistra della chiesa, assorto nei suoi pensieri, mentre all'organo suonava il suo amico ed allievo Agostino Bonaventura Coletti, quando una lastra tombale (per l'esattezza la prima verso l'altare, che ancora si conserva suddivisa, ma rattoppata) venne improvvisamente a spezzarsi sotto i suoi piedi: Marcello si ritrovò sprofondato fin oltre la testa e si ruppe una caviglia. All'epoca, le speranze di sopravvivere ad un tale trauma erano poche per via delle infezioni che insorgevano, quindi Marcello, negli istanti successivi alla rovinosa caduta, chiese la grazia della guarigione, promettendo di mettere in musica i Salmi di Davide: questa fu l'origine dell'Estro poetico-armonico.