Bula Bula
Bula Bula, pubblicato nel 2005, è un album della cantante italiana Mina. Descrizione«Bula Bula è l'isola che non c'è. Un luogo dello spirito, protetto dal mare. Dunque un rifugio, lontano dai territori scoscesi del mondo e dalle sue musiche aspre, dai giornali, dalla tv. Da quell'isola ipotetica spicca [...] il volo l'album eponimo, Bula Bula, che Mina afferma, sorniona, di aver registrato proprio là [...]. In copertina c'è lei, [...] irreale o surreale, [...] vestita d'un lungo drappo come una statua antica, la lunghissima treccia legata alla proboscide d'un elefantino, sullo sfondo erba e alberi, il cielo [...] incendiato dal tramonto»[2]. In totale, «dodici canzoni, per un album che in ogni brano lascia esplodere la voce inimitabile e inconfondibile di Mina in tutta la sua classe ed eleganza. Tra i brani c'è un po' di tutto il sapore musicale»[3]: dal pop puro al jazz al blues allo swing (e un po' di dance-music nella fantomatica traccia in coda a La fretta nel vestito). «Vola solare e un po' Philadelphia Sound»[4] il pezzo d'apertura, Vai e vai e vai, storia di «un uomo che non ha il coraggio di fare il passo decisivo fra amante e moglie»[5]. «Solleticante»[4] è Portati via, scritto dal redivivo Stefano Borgia, «classico pezzo alla Mina, soft con il ritornello che esplode»[5], mentre tutt'altro che Fragile - pezzo scritto da Gennaro Cosmo Parlato - sembra la Tigre nell'affrontare la seconda ballad dell'album. La quarta traccia è la raffinata Se, brano scritto da Alex Britti in cui «Mina rende palpitante il senso assorto della memoria e del rimpianto, l'inquieta verità del sogno ad occhi aperti che è poi lo strascico dell'amore finito»[2]. Dopo l'«ampia ballad stile '60»[6], Fra mille anni, la prima cover dell'album: La fin des vacances, antico brano scritto a quattro mani da Boris Vian e Henri Salvador negli anni '50, «dove la grandezza dell'interprete fa tutt'uno con la grandezza del brano [...]. Il tema della memoria e della nostalgia, della precarietà e del desiderio rinnovato, trovano nel testo di Vian e nella musica di Salvador, una densità di pathos e di dolcezza che solo Mina poteva restituire così verace, e sognante. Con un contrabbasso, una batteria e due chitarre a suggerire scenari da cave parigina dell'età del jazz»[2]. Sei o non sei, «accattivante pop giocherellone»[7] in odore di Matia Bazar (ha fra gli autori anche Piero Cassano),autore del testo Valentino Alfano, lascia il passo all'altro gioiello dell'album, quella 20 parole «figlia di un poeta, Roberto Roversi, e di un musicista come Alberto Ravasini, che Mina propone [...] da poetessa: con un'attenzione per la parola che scava nell'animo, un senso fervente e personalissimo della prosodia e del significato»[2]. Seguono poi, nell'ordine, il funky di Bell'animalone, «divertissement in chiave paradossalmente ma compostamente erotica firmato [dagli sconosciuti] Marzio Sandro Biancolino e Marco Fedrigo»[8]; l'orecchiabile Dove sarai, di Antonio Elia e Nicolò Fragile (lo stesso autore del pezzo di apertura dell'album); la bossanova di Quella briciola in più, scritta da Maria Enrica Andolfi che ha dato a Mina in passato La bacchetta magica e Timida; e La fretta nel vestito, «canzone a misura di donna, spiritosa e abbastanza originale, sulla gelosia»[6]. Ma l'album non finisce qui: in coda a quest'ultimo brano, la Tigre ha inserito un «rifacimento scherzoso in chiave “disco” [di Fever, vecchio successo di Peggy Lee], dove nel divertito can can si sente anche la risatina di Edoardo, ultimo nipotino di Mina»[7]. In definitiva, a parte due o tre pezzi, Bula Bula è un album senza infamia né lode. «Intendiamoci: il disco è suonato e confezionato benissimo e Mina è sempre la fuoriclasse che conosciamo. Così brava che saprebbe emozionare anche cantando l'elenco del telefono. Però sono rari i momenti che escono da un seppur nobile déjà-vu»[7]. Tracce
Versioni Tracce
Formazione
ClassificheClassifiche settimanali
Classifiche di fine anno
Note
Altri progettiCollegamenti esterni
Information related to Bula Bula |