Caraffa di Catanzaro
Caraffa di Catanzaro (Garrafë in arbëreshë[3]) è un comune italiano di 1 749 abitanti della provincia di Catanzaro in Calabria. È un borgo di lingua e cultura arbëreshë, fondato intorno al XV secolo da profughi albanesi in seguito all'invasione ottomana dei balcani. Geografia fisicaÈ situata alle porte della città di Catanzaro, e la parte a valle del centro storico ospita un'area industriale soggetta negli ultimi anni ad un forte sviluppo. Nelle giornate serene, e nel punto più alto del paese, è possibile ammirare contemporaneamente il mar Ionio e il mar Tirreno. StoriaSecondo Domenico Zangari, autore de Le colonie italo albanesi di Calabria, gli albanesi giunsero a Caraffa verso il 1550, e provenivano dall’insediamento di Arenoso (o anche Santa Barbara) dove si erano stanziati intorno al 1467, epoca in cui erano giunti nel regno di Napoli.[4] Nel 1466, poco prima dell’arrivo degli albanesi, il territorio di Tiriolo, dove sarebbero sorti alcuni casali albanesi, tra i quali quelli di Arenoso e di Usito, apparteneva al regio demanio. Nel 1481, il re Ferdinando I d'Aragona vendette il territorio di Tiriolo comprendente "Castra seu Terras Roccae Poverellae (Rocca Falluca), Gimignani (Gimigliano), et Tiriolo", a Galeotto Carafa.[5] Per guadagnare spazio alle colture, gli Albanesi di Arenoso fecero disboscare la vicina montagna, causando delle frane che, piano piano, si avvicinarono all’abitato sino a inghiottire il casale, così che, verso il 1550, Ferdinando Carafa, nipote di Galeotto Caraffa e Barone di Tiriolo, permise a molte famiglie albanesi di Arenoso di trasferirsi nella vicina località di "Serra Mazza" (arb. Rahj i Croit), a patto che il nuovo insediamento prendesse il nome del suo casato "Carafa".[5] Il 17 maggio del 1567 a Caraffa ci fu la prima numerazione dei fuochi. Da questa numerazione ci risulta che gli "avventizi del casale renusa" erano venuti da 15 anni.[4] Il 28 marzo del 1783 un disastroso terremoto con magnitudo 6.9 con epicentro a nord-est di Vallefiorita venne registrato in oltre 300 siti e scosse l’intera regione. Seguirono repliche per circa tre anni. La crisi sismica lasciò un territorio devastato dai crolli, dalle frane, dalle faglie, spaccature nel terreno, crateri, nuove sorgenti e laghi. In totale valutati circa 25 000 morti. Il terremoto causò anche una frana nei pressi dell’antico casale di Usito interrompendo la strada che portava a Catanzaro. Anche gran parte di Caraffa venne distrutto dal terremoto, e ci fu un elevato numero di morti. Quindi, non ritenendo conveniente riedificare Caraffa nel luogo primitivo, si decise di ricostruirlo o in San Giovanni di Truchi, o negli Ortali.[6] Nel sito dove rinacque Caraffa, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa; il 18 ottobre del 1792 iniziarono i lavori del tetto e di tutte le parti in legno; i lavori terminarono il 18 settembre 1798, con la benedizione della chiesa.[7] Simboli«Stemma di rosso, all'aquila di nero, dal volo spiegato. Ornamenti esteriori di Comune.» Il gonfalone è un drappo di azzurro. Monumenti e luoghi d'interesseLa Chiesa dei MaioranaLa Chiesa dei Maiorana, dedicata alla Madonna delle Grazie, in piena campagna, è una modesta costruzione eclettica di maestranze locali, che presenta alcuni affreschi d'epoca tardo-romanica. Nei costumi albanesi, indossati in particolari circostanze, presentano elementi originali orientali. SocietàEvoluzione demograficaAbitanti censiti[8] ReligioneHa perso il rito bizantino, ma mantiene ancora la cultura e la lingua arbëreshe. CulturaMuseiNel Comune di Caraffa di Catanzaro il museo più importante è l'Istituto della Cultura Arbëreshe "Giuseppe Gangale", con testimonianze della vivace cultura Italo-albanese del luogo. Infrastrutture e trasportiIl comune è interessato dalle seguenti direttrici stradali: Il Paese ospita anche il VORTAC CDC (117,300 MHz). AmministrazioneNote
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