De amore (Plutarco)
De amore (Περὶ ἔρωτος) è un trattato morale, perduto, di Plutarco, di cui, però, restano sostanziosi frammenti. StrutturaL'Antologia di Stobeo presenta cinque frammenti[1], alcuni dei quali di notevole lunghezza, anche se soltanto tre con la precisa indicazione del titolo e dell’autore. Gli altri due fanno piuttosto riferimento al contenuto dei passi, dove si dice che l’amore non è frutto di una scelta libera e razionale; inoltre, l'autore descrive la passione amorosa per lo più sotto il suo aspetto travolgente e distruttivo, fonte, per chi ne è vittima, di dolorose contraddizioni e di profonda inquietudine[2]: «C’è chi considera l’amore una malattia, chi un desiderio, chi un affetto, chi ancora una follia o un moto dell’anima ispirato da un dio o da un demone, e chi addirittura un dio vero e proprio. Perciò alcuni lo considerano a ragione, quando è a uno stadio iniziale, un desiderio; quando eccede invece, una follia; quando è reciproco, un legame affettuoso; quando è degradante, una malattia, e quando è felice, un invasamento divino. Per questo i poeti lo chiamano “portatore di fuoco” e così lo ritraggono anche pittori e scultori, perché il fuoco sa essere al tempo stesso molto gradevole quando illumina, ma anche molto doloroso quando brucia.» L’opera non è presente nel Catalogo di Lampria, ma lo stile fa pensare a Plutarco nell’uso dei sinonimi e delle antitesi, di paragoni e di metafore, di citazioni e di aneddoti. NoteBibliografia
Voci correlate
Information related to De amore (Plutarco) |