La diocesi comprendeva l'antico abitato medievale di Satrianum, ubicato tra gli attuali comuni di Satriano e Tito, e il territorio circostante. Di questa città oggi non resta più niente e sono in corso scavi archeologici, che hanno riportato alla luce i resti della cattedrale, dedicata a santo Stefano protomartire, e di diversi ambienti connessi, identificabili con il palazzo episcopale.[1]
La diocesi è documentata per la prima volta in una bolla di papa Urbano II del 20 luglio 1098, dove appare tra le suffraganee dell'arcidiocesi di Conza. Primo vescovo noto di Satriano fu Giovanni, menzionato in un diploma normanno del 1108. Un omonimo è documentato in un'altra carta del 1135. Dopo di loro, è noto il vescovo Pietro, che prese parte al concilio lateranense del 1179.
Lo storico lucano Giacomo Racioppi[2], in base a documenti greci del XII secolo, ipotizza che la città di Satriano avesse dei coloni greco-bizantini, dal quale si potrebbe dedurre che i primi vescovi di Satriano fossero di rito greco; questa tesi, avvalorata dal fatto che è documentata la presenza di preti greci a Caggiano, è tuttavia affermata con cautela dal Racioppi; di certo con i Normanni la diocesi adottò il rito latino.
Secondo le fonti letterarie, Satrianum fu rasa al suolo per ordine della regina Giovanna II di Napoli nel 1430; di certo fu definitivamente abbandonata in seguito al violento terremoto che devastò tutto il territorio limitrofo nel 1456. Fino al 1525 la sede temporanea della diocesi fu Sant'Angelo Le Fratte dove soggiornarono per qualche tempo i vescovi.
Il 27 giugno 1818 la sede di Satriano fu soppressa con la bolla De utiliori di papa Pio VII ed il suo territorio unito a quello della diocesi di Campagna.[4]
^Progetto Satriano, Università degli Studi della Basilicata, pp. 32-34.
^Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Roma, 1889, vol. II, p. 154.
^La distinzione delle due metropolie di appartenenza è documentata da Eubel, Hierachia catholica, IV, p. 131, nota 1; V, p. 139, nota 1; VI, p. 144, nota 1.
^Questo vescovo è documentato dal D'Avino (op. cit., p. 225) e da Giacomo Racioppi (L'agiografia di San Laverio, Roma, 1881, p. 165 e sgg.). Il suo nome appare in un diploma, che questi autori datano 1101, ma che Kehr e Klewitz attribuiscono al 1108. Giovanni I è sconosciuto a Gams e Cappelletti.
^Leone Mattei Cerasoli, Di alcuni vescovi poco noti, 2, in Archivio storico per le province napoletane, 44 (nuova serie 4), 1919, p. 328.
^Vescovo menzionato da Gams, ma assente in Eubel, secondo il quale Antonio Panciera fu nominato amministratore apostolico per la morte di Tommaso.