Nato da una colta e agiata famiglia di origini ebraiche[1], s'iscrisse all'Accademia delle belle arti di Firenze e si dilettò di pittura.[2] Nel 1889 assunse l'incarico d'ispettore dei monumenti della provincia di Pisa[1] e nel 1893 fu tra i promotori dell'istituzione del Museo pisano di San Matteo, di cui cura anche il catalogo.[2]
Trasferitosi a Firenze, nel 1896 divenne direttore del Museo del Bargello e ne curò il catalogo. Fondò la rivista Miscellanea d'arte, pubblicata nel 1903 (divenuta Rivista d'arte dal 1904), e collaborò con altri importanti periodici d'arte, tra i quali Dedalo di Ugo Ojetti e L'Arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna di Adolfo Venturi. Dopo la nomina nel 1906 a docente straordinario di Storia dell'arte all'Università di Bologna, prevalendo, grazie alla sua maggiore esperienza, sul più giovane Pietro Toesca, si trasferì nella città felsinea.[2] Dal 1920 al 1923 fu preside della facoltà di lettera e filosofia e nel giugno 1933 tenne la sua ultima lezione.[1]
Nel 1929, senza interrompere l'attività didattica, era stato nominato direttore del Museo d'arte industriale. L'incarico gli sarà revocato nel 1938 per effetto delle leggi razziali fasciste.[2] Muore due anni più tardi, a ottantuno anni.