Soprannominato The Lion (in italiano "il leone"), è stato uno dei pochi pugili ad aver vinto tre volte il titolo dei pesi massimi, assieme a Muhammad Ali, Evander Holyfield e Vitali Klitschko. Dotato di una elevata statura (196 cm) su cui si distribuiscono circa 115 kg di peso, Lewis si è spesso autodefinito “lo specialista della boxe”.
Dotato di grande tecnica viene considerato come uno dei migliori pugili anni 90, tra i migliori nella storia.
Biografia
Origini
Lennox Claudius Lewis è nato il 2 settembre 1965 a West Ham, Londra, da genitori di origini giamaicane.[2] Si è spostato con la famiglia a Kitchener, Ontario nel 1977 a 12 anni. Qui ha imparato l'arte della boxe dall'allenatore Arnie Boehm, che lo avrebbe guidato per tutto il suo percorso da pugile dilettante.
Sposato con Violet Chang, ha due figli: Ling e Landon.[3]
La gioventù e la boxe
Lennox ha frequentato la scuola media Cameron Heights Collegiate Institute, dove si è appassionato al football canadese, calcio e pallacanestro.[4] Tuttavia pur avendo molte preferenze, decise che il suo cuore era per la boxe. È così diventato un promettente pugile dilettante e ha vinto il titolo del mondo amatoriale junior nel 1983.[5]
L'anno seguente ha rappresentato il Canada ai Giochi di Los Angeles nel 1984 nella categoria dei supermassimi. È riuscito ad arrivare ai quarti di finale, dove ha perso contro Tyrell Biggs per decisione unanime controversa. Ha finito così la competizione con un 5º posto.
Dopo le Olimpiadi, Lennox ha deciso che era ancora troppo presto per passare tra i professionisti, così ha continuato a combattere altri 4 anni come pugile dilettante, sperando di conquistare l'oro perso in precedenza. Dopo aver vinto importanti titoli amatoriali durante questi anni, ha deciso di viaggiare a Seul, Sud Corea, per le Olimpiadi del 1988. Questa è stata la volta buona e Lewis è riuscito a conquistare la medaglia tanto desiderata. Nel match finale per l'oro olimpico ha sconfitto il futuro campione del mondo Riddick Bowe per KO tecnico alla 2ª ripresa.
Avendo raggiunto il suo obiettivo, Lewis è passato nel mondo dei professionisti, ritornando nella sua terra natale, l'Inghilterra. Ha dichiarato che si è sempre considerato britannico, ma molti fans inglesi lo ritenevano "canadese nel cuore e britannico per convenienza".[6]
Amico affidabile e figura quasi paterna per Lennox, Boehm ha portato il suo assistito ad un record amatoriale di 85-9 (52 per KO).
Carriera da professionista
Professionista dal 1989[7], il 31 ottobre 1992 vinse contro Donovan Ruddock per k.o. tecnico[8]: la vittoria lo fece salire in cima alla classifica mondiale della WBC.[9] A dicembre, il rifiuto di Bowe a battersi con lui convinse l'ente a destituirlo del titolo che venne quindi assegnato – a tavolino – al canadese.[10][11] Il 24 settembre 1994 fu spodestato da Oliver McCall, al quale l'arbitro assegnò la vittoria per k.o. tecnico: la decisione fu accompagnata dalle polemiche[12], ma il 7 febbraio 1997 Lewis vinse la rivincita per squalifica.[13]
Nel 1999 sfidò in due occasioni Evander Holyfield[14][15], pareggiando il primo incontro[16][17] e vincendo ai punti il secondo[18], tramite una decisione unanime.[19] Riuniti così i titoli di quattro federazioni (WBA, WBC, IBF e IBO), perse la corona contro Hasim Rahman il 22 aprile 2001.[20][21], per un 'colpo della domenica'. Trionfò poi nella rivincita del 17 novembre successivo.[22]
Giunto ormai all'età di 36 anni, mise nuovamente in palio il titolo contro Mike Tyson.[23]L'incontro fu inizialmente programmato per il 6 aprile 2002, ma i fatti avvenuti durante la conferenza stampa – in cui Tyson aggredì lo staff del suo avversario – comportarono il rinvio di due mesi, all'8 giugno.[24][25] A Memphis[26], Lewis vinse per k.o. all'ottava ripresa mantenendo la cintura.[27] Salì per l'ultima volta sul ring il 21 giugno 2003, battendo Vitalij Klyčko per un contestato TKO assegnato al pugile ucraino.[28] Annunciò infatti il suo ritiro nel 2004, rinunciando a difendere il titolo nella rivincita contro lo sfidante est-europeo.[29]
^ Bob Mee, Angry Lewis caught in the crossfire (XML), in The Daily Telegraph, Telegraph Media Group, 18 aprile 2001. URL consultato il 22 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2007).
^ Christine Rivet, The champ hangs 'em up, in The Record, Torstar Corporation, 6 febbraio 2004 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
^ William Nack, The Great Brit Hope, in Sports Illustrated, Time Warner, 1º febbraio 1993. URL consultato il 22 marzo 2007 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2004).
^ Pat Putnam, Bloody Poor Show, in Sports Illustrated, Time Warner, 11 ottobre 1993. URL consultato il 16 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2009).