Il titolo del film è un riferimento alla serie manga e animeJeeg robot d'acciaio di Gō Nagai[1] poiché uno dei personaggi principali crede che Hiroshi Shiba, l'eroe della serie, esista nel mondo reale e lo identifica con Enzo Ceccotti, il protagonista.[2]
Trama
Enzo Ceccotti, ladruncolo romano cinico e indifferente a tutto e tutti, viene accidentalmente a contatto con del materiale radioattivo celato illegalmente nel Tevere: dopo essere sopravvissuto inverosimilmente a una sparatoria e a una caduta nel vuoto, realizza di aver acquisito forza e invulnerabilità. Lo Zingaro, capo di una gang di cui faceva parte Sergio, non avendo più notizie né sue né di un carico di cocaina promesso ai suoi alleati camorristi, si reca da Alessia, figlia dello scomparso, per estorcerle informazioni. Udendone le urla, Enzo irrompe a volto coperto, malmenando e scacciando i malviventi: questo porta la ragazza, affetta da problemi cognitivi, a crederlo la personificazione di Hiroshi Shiba, il protagonista di Jeeg robot d'acciaio.
Trovato casualmente uno schema di Sergio per l'assalto a un furgone portavalori, Enzo interferisce con i piani dello Zingaro, il quale vede così sfumare il capitale da versare alla camorra; passa così – agli occhi dei malavitosi – per l'autore di uno sgarro che l'organizzazione criminale ripaga con il sangue. Tra Enzo e Alessia, per diversi motivi ma entrambi ai margini della società, nasce nel frattempo un sentimento, che tuttavia degenera in un rapporto sessuale rude. Delusa e umiliata, lei lo rimprovera di non comportarsi altruisticamente come ogni supereroe.
Nascostisi in un albergo, vengono raggiunti dallo Zingaro. Drogato e immobilizzato, Enzo è costretto a rivelare l'origine dei suoi superpoteri e il luogo dove giacciono le sostanze; ma, una volta recatisi sul posto, vengono ancora raggiunti dai camorristi e finiscono nel mezzo di una nuova sparatoria, nella quale Alessia resta uccisa e il giovane boss viene bruciato da un lanciafiamme. Sopravvissuto e assunti anch'egli i superpoteri, lo Zingaro irrompe presto nel covo della gang, sterminandoli, per poi architettare un attentato durante la stracittadina calcistica.
Vagando per la campagna e ancora sconvolto per la morte di Alessia, Enzo incappa in un'auto in fiamme, salvando una bambina che era rimasta intrappolata all'interno; in questo modo comprende la gioia di aiutare gli altri. Proprio in quel momento apprende dalla televisione del folle intento dello Zingaro. Giunto sul posto, scaturisce tra i due una lite furibonda; una volta impossessatosi dell'ordigno, Enzo fugge per gettarsi nel Tevere, inseguito dal criminale. I due sembrano morti per l'esplosione che segue, ma ben presto Enzo riappare sulla cima del Colosseo, indossando la maschera di Jeeg Robot realizzata da Alessia, determinato d'ora in avanti a proteggere la città.
Personaggi
Enzo Ceccotti/Jeeg Robot, interpretato da Claudio Santamaria. Il protagonista del film è un ladruncolo di periferia emarginato dalla stessa criminalità organizzata,[3] che acquisisce forza e resistenza sovrumane dopo essere entrato in contatto con delle scorie nucleari abbandonate nel Tevere.[4] Mainetti ha descritto il personaggio come "un ragazzone che non è mai cresciuto […] chiuso in se stesso", annoverando tra le fonti di ispirazione per la sua creazione il film Léon, con protagonista Jean Reno.[5] Per interpretare Enzo, l'attore ha dovuto allenarsi aumentando di ben 20 chili, fino ad arrivare a pesarne 100.[6]
Alessia, interpretata da Ilenia Pastorelli. È una ragazza dolce, gentile, problematica e sensibile, vittima di violenze domestiche e reduce dal profondo lutto dovuto alla morte di sua madre. Ritiene Enzo la personificazione del protagonista dell'animeJeeg robot d'acciaio.[4]
Fabio Cannizzaro/Zingaro, interpretato da Luca Marinelli.[7] È il principale antagonista del film; capo di una piccola "batteria" di criminali romani, affetto da megalomania, ambisce al ruolo di leader all'interno della malavita capitolina,[5] ed è al punto di compiere il grande passo, allacciando rapporti con la criminalità organizzata napoletana.[7] È un cultore della musica italiana degli anni 70 e 80 del XX secolo, in particolare della cantautrice Anna Oxa.[5][7] Per interpretare la parte, Marinelli si è ispirato alle performance dell'attore Ted Levine, nel ruolo di Jame Gumb nel film Il silenzio degli innocenti.[5]
Produzione
Il film è stato girato prevalentemente a Roma, con un budget di circa 1 700 000 euro[8] e prodotto da Goon Films in collaborazione con Rai Cinema. Il film è stato riconosciuto come di interesse culturale nazionale dal MiBACT. Il film è realizzato anche in associazione con Banca Popolare di Bari ai sensi delle norme sul Tax Credit.
Distribuzione
La distribuzione del film è a cura della Lucky Red. L'opera è stata presentata in anteprima alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma il 17 ottobre 2015, e in seguito al Lucca Comics & Games il successivo 30 ottobre.[9][10] Il film è stato distribuito nelle sale italiane dal 25 febbraio 2016. Il film è stato distribuito nuovamente nelle sale dal 21 aprile 2016 a livello nazionale.[11]
A maggio 2016 il film è stato acquistato dal distributore americano Uncork'd per distribuire il film negli Stati Uniti.[12] Sempre nello stesso mese il distributore francese Nour Films ha acquistato i diritti del film per distribuirlo in Francia.[13]
Il film è stato distribuito in DVD e Blu-ray il 1º settembre 2016.
Accoglienza
Incassi
Il primo giorno di programmazione, Lo chiamavano Jeeg Robot ha esordito incassando 83 000 euro e classificandosi al 5º posto tra gli incassi giornalieri, dietro a Perfetti sconosciuti, Deadpool, Zootropolis e The Danish Girl,[14] mentre è sceso di una posizione il giorno seguente, superato da Tiramisù, guadagnando altri 120 000 euro.[15] Al termine del primo fine settimana di programmazione incassa altri 796 000 euro.[16]
Nel corso della settimana seguente, raggiunge i 1,4 milioni di euro,[17] senza quasi riscontrare un calo di affluenza, risultando il film con la migliore tenuta della settimana.[18] Al termine del secondo weekend di programmazione, il film incassa altri 616 000 euro, raggiungendo la cifra complessiva di 1,7 milioni di euro, pari al suo costo di produzione.[19] Durante la terza settimana nelle sale, il film raggiunge i due milioni d'incasso,[20] terminando il weekend in nona posizione con 2 319 103 € complessivi e la quarta migliore media della settimana.[21] Nelle settimane successive supera l'importante traguardo dei 5 milioni di euro al box office, arrivando a un incasso complessivo di 5 042 586 euro[22] e risultando il 31° miglior incasso della stagione cinematografica 2015-2016.
Critica
Lo chiamavano Jeeg Robot ha ottenuto principalmente recensioni positive: sono state lodate le interpretazioni degli attori, la sceneggiatura, il comparto tecnico e l'ambientazione "di borgata", mentre è stata oggetto di alcune critiche l'eccessiva lunghezza degli eventi nella seconda parte del film.[23][24][25]
Su MYmovies.it Gabriele Niola gli assegna un punteggio di tre stelle e mezzo su quattro scrivendo: «quello di Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di puro cinema, di scrittura, recitazione, capacità di mettere in scena e ostinazione produttiva, un lungometraggio come non se ne fanno in Italia, realizzato senza essere troppo innamorati dei film stranieri ma sapendo importare con efficacia i loro tratti migliori»; loda altresì regia, montaggio e sceneggiatura, giudicandole ottime a discapito di un budget «inadeguato al tipo di storia».[26]
Su Best Movie Giorgio Viaro dà un giudizio positivo alla pellicola, assegnandole un punteggio di 4 su 5 e lodando l'interpretazione di Luca Marinelli come cattivo e il sapore pulp dato dal regista alla vicenda, dichiarando tuttavia di aver avvertito alcuni segni di stanchezza da parte della sceneggiatura nella seconda metà del film.[24] È stato anche apprezzato il connubio tra diversi generi (supereroistico e gangster) presente nel film, senza tuttavia che questo perda una sua originalità.[25]
Su Movieplayer.it Valentina D'Amico promuove il film con 4 stelle su 5 e scrive: «Gabriele Mainetti intuisce che, non potendo competere con i comic movie sul piano della forza produttiva, occorre adattare il genere alle caratteristiche italiche. Ecco la scelta di creare una sorprendente commistione tra noir, gangster all'italiana, fantasy, anime, azione e commedia. Il regista dimostra di saper dirigere con mano sicura momenti drammatici e scene d'azione iperviolente che non sfigurerebbero in un film di Quentin Tarantino, ma non è l'ottima confezione il vero punto di forza del film. A catturare l'attenzione dello spettatore è la capacità di Mainetti di stupire in ogni sequenza con svolte narrative che imboccano direzioni impreviste».[27]
Massimo Bertarelli lo definisce «un piccolo capolavoro […] pieno di divertimento» e loda le interpretazioni del trio Santamaria-Marinelli-Pastorelli.[28]
All'estero, la rivista Variety è positiva verso il film, che definisce "sorprendentemente grintoso ed estremamente godibile". Ne apprezza in particolare gli attori (Pastorelli "si fa voler bene da Enzo e dal pubblico"; Santamaria "è eccellente nel ruolo del non-eroe confuso"; Marinelli "azzecca il personaggio dell'iper-delinquente Fabio"), la fotografia, il montaggio, la regia di Mainetti, la scelta delle location e i riferimenti della sceneggiatura a temi attuali.[29]