Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme
Luigi Giuseppe di Borbone-Vendôme, detto Il Gran Vendôme (Parigi, 1º luglio 1654 – Vinaròs, 11 giugno 1712), fu VI duca di Vendôme, duca di Beaufort, duca di Mercœur, duca d'Étampes e conte di Penthièvre dal 1669, conte di Dreux e principe d'Anet e di Martigues. BiografiaFiglio primogenito di Luigi di Borbone-Vendôme (1612-1669) e di Laura Mancini (1636-1657), nipote del cardinale Mazarino, entrò nell'esercito francese all'età di diciotto anni iniziando la sua carriera agli ordini del Grand Turenne nella Guerra d'Olanda. Nel corso della Guerra di successione spagnola fu comandante dell'Armata franco-spagnola scesa in Italia, dove fu sconfitto a Luzzara (15 agosto 1702) dal cugino primo Eugenio di Savoia-Soissons.[1] Nell'autunno 1703 invase il Trentino, cercando inutilmente di inoltrarsi in Austria attraverso il Tirolo, ed occupò allo scopo varie piazzeforti in Piemonte. Tornato in Italia il Vendôme si prese la rivincita sul cugino sconfiggendolo a Cassano d'Adda (16 agosto 1705), dopo che il fratello Filippo di Vendôme (1655-1727), detto Il priore, l'aveva già perduta.[2] Il 19 aprile 1706 sconfisse nuovamente il cugino Eugenio presso Calcinato, paese a sud del lago di Garda, e cercò nuovamente di raggiungere l'Austria varcando l'Adige, ma senza successo poiché fu richiamato in patria per essere inviato a combattere nelle Fiandre. Nel 1708 gli fu affidato un esercito forte di 80 000 uomini sotto il comando in capo di Luigi di Francia duca di Borgogna con il quale venne subito in disaccordo. Egli riuscì ad occupare Gand, Bruges e Plassendal ma non riuscì ad impedire la pesante sconfitta di Oudenaarde, ad opera del cugino principe Eugenio di Savoia e di John Churchill, 1º Duca di Marlborough (11 luglio 1708). A seguito di questa sconfitta, dovuta non solo alla bravura degli avversari, ma anche alle liti fra i due comandanti francesi, Luigi Giuseppe fu sospeso dal comando e rimase inattivo per circa due anni. Nel 1710, essendo nuovamente in bilico i rapporti tra Francia e Spagna, il re lo inviò nuovamente nei Pirenei. Egli riportò Filippo V a Madrid ed ottenne la sua ultima vittoria militare il 10 settembre di quell'anno a Villaviciosa de Tajuña (località del municipio di Brihuega) contro le truppe del generale Guido von Starhemberg. Nello stesso anno sposò Maria Anna di Borbone, Mademoiselle de Montmorency, figlia di Enrico III Giulio di Borbone-Condé e nipote del Gran Condé. La coppia non ebbe figli[3] ed alla sua morte, avvenuta due anni dopo, gli subentrò nel titolo il fratello Filippo di Borbone-Vendôme. PersonalitàDetestando i bastardi reali legittimati, il duca di Saint-Simon, nelle sue Mémoires, diede di lui un ritratto al vetriolo: «Era di taglia ordinaria per la sua altezza, un po' grosso, ma vigoroso, forte e sveglio; un viso forte e nobile e l'aria altezzosa (...); soprattutto era un cortigiano ammirabile, che sapeva come tener fede a tutti i suoi vizi pur tenendosi al riparo dal re per la sua nascita; lucido nell'arte, con una scelta misurata nel contempo, era avaro all'eccesso (...) familiare e popolare con la gente comune, nascondeva la propria vanità ed era volgare in amore; fondamentalmente era orgoglioso, un orgoglio che voleva tutto, divorando ogni cosa» Infatti, se egli fu uno dei più grandi generali di Luigi XIV, il duca di Vendôme era rinomato per la sua grossolanità. Il marchese d'Argenson, futuro ministro degli esteri di Luigi XV, annoterà sul suo diario come egli portò agli eccessi in maniera «prodigiosa» il suo « libertinaggio, la trascuratezza e la pigrizia». Divenne anche noto per la sua manifesta omosessualità. Saint-Simon lo accusò di dedicarsi al «vizio» degli «abitanti di Sodoma». Il Vendôme è raffigurato nel dipinto ex voto anonimo La partenza delle truppe del generale Vendôme, realizzato a seguito del suo passaggio nel Basso Sarca del 1703. Ascendenza
OnorificenzeSuccessioni
Note
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