Manlio GelsominiManlio Gelsomini (Roma, 9 novembre 1907 – Roma, 24 marzo 1944) è stato un velocista, militare e partigiano italiano, trucidato alle Fosse Ardeatine. BiografiaVelocista della "A.S. Roma"[1], fu chiamato negli anni venti nella nazionale italiana di atletica leggera.[2] Giocò sul finire del 1931 nella squadra di Rugby con il ruolo di ala, della S.S.Lazio Rugby con ottime prestazioni grazie anche alla sua velocità.[3]. Giovanissimo aderì al Partito Nazionale Fascista e fu capitano del 79º Battaglione "Camicie Nere" della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale[4]. Laureatosi in Medicina e Chirurgia, fu medico al Policlinico Umberto I di Roma. Fu anche membro della Massoneria.[5] Durante la seconda guerra mondiale fu capitano medico di complemento e si trovava a Roma l'8 settembre 1943. Sottrattosi ai tedeschi, entrò nel Fronte militare clandestino della Resistenza romana e si rifugiò sulle montagne del viterbese organizzandovi, con il nome di battaglia "Ruggiero Fiamma", nuclei di resistenza con il Raggruppamento bande "Monte Soratte".[6] A causa di un delatore fu arrestato dai tedeschi e poi ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Onorificenze«Fu tra i primi ad organizzare un movimento di resistenza armata nella zona dell'alto Lazio. Instancabile nella cospirazione e nella lotta partigiana; con fermezza d'animo, con l'ascendente personale e il generoso sprezzo della vita, durante i giorni del terrore nazifascista, fu di luminoso esempio ai propri dipendenti, donando fiducia ai timorosi e accrescendo audacia ai forti. Denunciato da una spia, fu arrestato e sottoposto per 76 giorni ad inumane, indicibili torture, serbando il più assoluto silenzio circa l'organizzazione di cui faceva parte. Barbaramente trucidato insieme agli altri martiri alle Fosse Ardeatine, donava, sublime olocausto, la sua vita fiorente per la salvezza dei compagni di fede e per il riscatto della Patria oppressa»
— Roma, 8 settembre 1943-24 marzo 1944. Note
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