Il campionato vide l'affermazione del Foggia, che dopo essere uscito da uno dei momenti peggiori della sua storia, guidato dal boemo Zdeněk Zeman ritorna in Serie A dopo tredici anni, aiutato dal trio di attaccanti formato da Baiano, Rambaudi e Signori, capaci di realizzare insieme 48 delle 67 reti totali. I pugliesi ebbero accesso all’ultima edizione della Mitropa Cup. Alle spalle dei rossoneri si piazzò il Verona, che nonostante difficoltà finanziarie e societarie (protagoniste nei successivi anni del club scaligero) centrò subito la promozione, facendo ritorno in massima serie assieme alla Cremonese (miglior difesa, ma penultimo attacco insieme al Taranto) e all'Ascoli.
Diverse squadre alle loro spalle sperarono fino all'ultimo, ma chi più di tutte ebbe il diritto di mangiarsi le mani per un'occasione buttata fu l'Udinese, penalizzata di cinque punti, che le sarebbero stati sufficienti per ottenere il salto di categoria. Recriminazioni anche per il Padova che dopo un avvio incerto, alla vigilia dell'ultima giornata occupava la quarta posizione della graduatoria, in coabitazione con l'Ascoli: fu fatale ai biancoscudati la sconfitta di Lucca e il contemporaneo pareggio dei marchigiani a Reggio Emilia, che lì portò terminare la stagione a una sola lunghezza dalla massima serie.
Il Messina dopo un ottimo girone d'andata chiuso al secondo posto[1], in cui fu da solo in testa alla classifica per quattro giornate consecutive[2][3][4][5], nel girone di ritorno ebbe un crollo, riuscendo a salvarsi solo all'ultima giornata.
Sul fondo la prima a retrocedere fu il Barletta (nonostante facesse parte della rosa l'ex giallorosso Chierico), dopo le salvezze ottenute negli anni precedenti. Poco sopra terminarono Reggina e Triestina, cadute anch'esse anticipatamente in C1. La quarta retrocessa uscì da un gruppo di ben nove squadre ammucchiate alla viglia dell'ultima giornata nel giro di due soli punti: Brescia, Ancona, Taranto e Messina terminarono il torneo a quota 37 raggiungendo la salvezza, mentre altre cinque squadre conclusero a 36 punti: tra queste Pescara, Modena e Avellino si salvarono in virtù della classifica avulsa, che invece costrinse Cosenza e Salernitana allo spareggio. I granata erano riusciti all'ultima giornata a evitare la retrocessione diretta battendo 2-0 proprio i silani, tuttavia lo spareggio, disputatosi a Pescara, sancì la retrocessione proprio dei campani che caddero di misura per un gol siglato da Marulla nei supplementari e furono costretti ad abbandonare la serie cadetta dopo un solo anno di permanenza.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
In caso di arrivo a pari punti in zona promozione o retrocessioni fra una pluralità di squadre, si utilizza la classifica avulsa per determinare i due club fra cui disputare uno spareggio in campo neutro.[18]
Note:
L'Udinese ha scontato 5 punti di penalizzazione per illecito sportivo.
Lo spareggio retrocessione si è reso necessario per l'arrivo a pari punti di cinque squadre: Modena, Pescara, Avellino, Cosenza e Salernitana. La classifica avulsa decretò la salvezza di Modena, Pescara e Avellino. Si disputò così lo spareggio tra Cosenza e Salernitana in gara unica, il 26 giugno 1991 allo Stadio Adriatico di Pescara.
^Modena, Pescara, Avellino, Cosenza e Salernitana terminarono a pari punti il campionato. Per determinare le squadre salve e relegare le altre due allo spareggio salvezza si applicò la classifica avulsa, che decretò la salvezza del Modena, Pescara e Avellino e il conseguente spareggio salvezza tra Cosenza e Salernitana.
^Partita programmata per il 9 dicembre, iniziata e sospesa al 23' per impraticabilità del terreno di gioco sul risultato di 2-0.
^Partita disputata il 2 giugno e sospesa al 47' sul punteggio di 1-1 per lancio di oggetti in campo; risultato di 0-2 a tavolino.