È oggi considerata tra i maggiori esponenti del cinema francese del XX secolo e in particolare della cosiddetta Nouvelle Vague, il movimento cinematografico della "nuova ondata".[1][2]
Biografia
Infanzia e formazione
Di origine ebraica, durante la Seconda Guerra Mondiale deve nascondere con una sciarpa la stella gialla che è obbligata a portare sugli abiti per potersi recare agli spettacoli cinematografici e teatrali, il cui ingresso era vietato agli ebrei. Quarant'anni dopo riporterà tale episodio della sua giovinezza nella sceneggiatura del film L'ultimo metrò. La madre viene catturata e deportata dalla Gestapo, mentre Suzanne e i suoi fratelli riescono a salvarsi rifugiandosi in un convento di suore.[3][4]
Giovanissima, nel dopoguerra entra a far parte di un piccolo gruppo di cinefili parigini. La sua formazione cinematografica è dovuta alle centinaia di pellicole viste nei cineclub e nella Cinémathèque, di cui è frequentatrice assidua. È proprio qui che conosce altri registi come lei, come i coetanei Jean-Luc Godard e François Truffaut:[6] in particolare con quest'ultimo condivide una visione del cinema simile e l'apprezzamento per molti cineasti. Ne nasce così un'amicizia e, in seguito, una collaborazione professionale che durerà fino alla morte del regista, avvenuta nel 1984.[7]
Carriera
Dopo un soggiorno negli Stati Uniti e in Messico, torna in Francia dove collabora ai dialoghi di Parigi ci appartiene (Paris nous appartient) di Jacques Rivette. È l'inizio di una lunga carriera che la vedrà ricoprire praticamente tutti i ruoli possibili dietro la macchina da presa compreso quello di regista (oltre ad una breve comparsa come attrice in L'uomo che amava le donne).
La regista muore di tumore al pancreas all'età di 71 anni, a Parigi, il 6 giugno 2001, un anno dopo la morte di suo marito.[8][9] Come secondo le sue volontà, viene cremata nel crematorio del cimitero di Père-Lachaise. Le sue ceneri vengono successivamente donate alla famiglia.
Vita privata
Nel 1949 Suzanne sposò Philip Schiffman, con cui rimase sposata fino alla morte di lui, avvenuta nel 2000. I due ebbero un figlio, Guillaume Schiffman, nato nel 1963, e che oggi è un rinomato direttore della fotografia.[10]
La regista era dichiaratamente atea, come quasi tutti i registi della Nouvelle Vague.[11]