I primi insediamenti stabili si verificarono in epoca Celtica e successivamente in quella Romana della quale si ha solo una tomba con corredo funebre, per quel che concerne il Medioevo si sa che la Vallis Magrera faceva parte della pieve di Garlate ed era presidiata dal castello di San Dionigi, messo sotto assedio da parte dei lecchesi durante la guerra decennale.[5]
«D'oro, all'aquila di nero, poggiante sulla montagna di tre cime, di verde, nascente dalla punta; alla banda diminuita, di rosso, attraversante sul tutto. Ornamenti esteriori da Città.»
Le tre cime rappresentano i Corni di Canzo. Il gonfalone è un drappo di azzurro.
«Decreto del presidente della Repubblica» — 31 maggio 1999[6]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Santuario di San Martino (XIII secolo[5][7]), detto anche della "Madonna del Latte"[8], ex avamposto militare di epoca medievale, contenente la custodia di una bomba inesplosa durante la seconda guerra mondiale. Il santuario fu sede di una parrocchia fino al XVI secolo, quando Carlo Borromeo la fece spostare alla vecchia chiesa di Sant'Antonio Abate.[5]
Santuario di San Tomaso[9], la cui collocazione in posizione elevata rispetto al paese ne fa un eccellente punto panoramico; è raggiungibile a piedi con una mulattiera lunga 3 km con 350 metri di dislivello.
Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate[10], intitolata al santo patrono della città, costruita fra il 1791 ed il 1811 e restaurata a partire dal 2009; il nuovo campanile (costruito sul lato opposto rispetto al precedente[10]) con i suoi 87,5 metri è uno dei più alti d'Italia[11]. Il progetto strutturale fu curato da Simone Cantoni, mentre gli interni e l'altar maggiore dagli architetti Bovara e Pozzi.[5] Il complesso si affaccia sull'ampia piazza Mons. B. Citterio (già piazza Dante Alighieri), che comprende anche una fontana molto grande. Tra le opere conservate nella chiesa, una Crocifissione di Giovanni Paolo Lomazzo, un'altra opera sullo stesso tema realizzata da Mosè Bianchi (1879), un'Assunta di Giuseppe Bertini (1885) e due dipinti di Raffaele Casnedi (1886): Cristo e i bambini e Mosè riceve i dieci comandamenti.[5]
Chiesetta di Sant'Isidoro, costruita verso la fine dell'Ottocento[12] a fianco del Sasso di Preguda.[5]
Chiesa di San Rocco, già esistente nel XV secolo[13]
Centro Culturale Fatebenefratelli[18], collocato immediatamente ad est della chiesa di S. Antonio Abate, deve il suo nome ai frati dell'Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio che ne entrarono in possesso a fine '600; oggi è di proprietà del Comune e ospita la biblioteca e le sedi di molte associazioni.
Villa Gavazzi, un complesso architettonico monumentale seicentesco di circa 30.000 m², che comprende una ex filanda[19], alcuni corpi di fabbrica, due corti, la cappella di San Gaetano (1834[19]), un corpo rustico ed un grande giardino. Il complesso fu ristrutturato in stile neoclassico da Giuseppe Bovara, al quale si deve anche la realizzazione della cappella.[19]
Sentiero delle vasche, con la Cascata de la Scaleta. Itinerario attrezzato attraverso una gola scavata dal torrente Inferno, con giochi d'acqua e resti di piccole dighe che cui avevano convogliato le acque del torrente ad uso dell'ormai scomparsa filanda;
Sass Negher, situato sulle pendici del Corno Birone; si tratta di un masso erratico che deve il suo nome a un fenomeno di annerimento avvenuto nel corso del tempo.[5]
Lavatoi
Lavatoio della frazione Caserta[24] e lavatoio di San Tommaso[25]
Al 1º gennaio 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 980, ovvero l’8,8% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti.[27]
A Valmadrera sono molto radicati l'associazionismo ed il volontariato[28].
Musica
Oltre al Corpo Musicale di Santa Cecilia (un tempo localmente chiamato del Ranscett), agli inizi del Novecento esisteva la Banda del Paleari, scioltasi nel momento in cui i musicanti dovettero prender parte alla guerra di Libia.[5]
Geografia antropica
Il centro abitato si ripartisce in tre zone principali - Parè, Valmadrera e Caserta - più alcune piccole località come il Ceppo e la frazione Belvedere. A esse si aggiunge la Rocca di San Dionigi (altra frazione) che, per quanto amministrativamente appartenente a Valmadrera, è contigua al comune di Malgrate.
^abScheda del comune, su Comune di Valmadrera. URL consultato il 17 gennaio 2020.
Bibliografia
Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
Annalisa Borghese, Valmadrera, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, pp. 426-427.