CriticaLa critica (dal greco κρίvω, "distinguo") è un'attività di analisi e valutazione di una data situazione nel dato contesto. Tale attività è esercitata da una categoria professionale (i critici) e riveste carattere pubblico: è svolta affinché sia conoscibile dal pubblico generalizzato. I canali naturali della diffusione della critica sono i mezzi di comunicazione di massa; essi fanno della critica un vero e proprio genere giornalistico. Caratteristiche e tipologiaSpesso per critica si sottintende che in essa si debbano riportare, prevalentemente, pareri antitetici e negativi: ciò non è affatto vero, ma va notato che ha spesso maggior rilevanza la confutazione o stroncatura di un'opera rispetto a una descrizione elogiativa della stessa. L'analisi approfondita di opere artistiche o di singoli autori o periodi storici è materia indispensabile al fine di meglio comprendere la natura dei fenomeni connessi e collocarli correttamente in relazione a quelli svoltisi in parallelo, in precedenza o successivi. Lo sviluppo storico delle forme culturali evidenzia una stretta connessione tra la critica sia con la creazione artistica sia con i modelli e il pensiero filosofico, estetico ed etico. Quindi esiste una "saldatura" fertile fra le idee sviluppatesi in un contesto sociale nei riguardi attività artistiche e la produzione di tipo intellettuale che viene denominata "critica", che consente un passaggio d'influenza reciproche.[1] Per quanto riguarda la cultura occidentale, la nascita della critica può coincidere con le prime tracce di valutazioni estetiche e critiche presenti nelle opere di Aristotele, di Platone e nelle commedie di Aristofane. Da allora si sono formati alcuni elementi o tipi costanti del discorso critico che possono essere sintetizzati nei tre sotto indicati, che in qualche modo risultano esaustivi per i tre aspetti dell'azione critica, la comprensione, l'immedesimazione e il giudizio di valore:[1]
Il tipo di critica valutativo, tendenzialmente si rafforza nei casi di assolutismo religioso o politico o comunque nel caso di slanci pedagogici o finalistici. Nel corso del Novecento sono nate varie correnti di critica parzialmente derivanti dallo storicismo idealistico e dal sociologismo positivistico ottocentesco, basti pensare alla critica artistica e letteraria marxista. Nella seconda metà del Novecento la critica si esercita in vari contesti e viene divulgata attraverso vari mezzi d'informazione, dall'insegnamento universitario alle riviste del settore, dai saggi stampati alle trasmissioni radio-televisive. Questo grande dispiego di mezzi a disposizione della critica non esclude che essa stessa possa effettuare una sorta di controllo e d'influenza sugli autori e gli consenta di regolamentare le varie attività artistiche, come difatti è avvenuto nel periodo di rigore ideologico.[1] Il filosofo Roberto Mordacci identifica nella storia della filosofia quattro tipi di critica: trascendentale (Kant e Habermas), dialettica (Hegel, Marx, Horkheimer, Honneth), genealogica (Nietzsche e Foucault) e messianica (Benjamin e Marcuse).[2] Le teorie critiche hanno l'obiettivo comune di demistificare le ideologie che stanno alla base delle pratiche politiche e sociali dominanti. Note
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