Fondazione De Claricini-Dornpacher
La Fondazione De Claricini-Dornpacher è una istituzione culturale situata a Bottenicco di Moimacco (provincia di Udine), borgo rurale alle porte di Cividale del Friuli, che ha sede nella villa Claricini Dornpacher. Costruita nel 1697 da Francesco Claricini, la dimora è al centro dei fondi agrari qui posseduti dal XVI secolo.[1] La Fondazione promuove e valorizza il complesso storico- artistico della villa, le collezioni qui contenute e il "patrimonio verde" (giardini all'italiana e all'inglese). Il conseguimento dei fini statutari si realizza mediante le rendite del patrimonio della Fondazione derivanti dall'esercizio dell'attività agricola e vitivinicola.[1] StoriaLa contessa Giuditta Claricini Dornpacher (Padova 1891- Bottenicco di Moimacco 1968), detta Itta, ultima esponente del casato a vivere nell'omonima villa secentesca, amministratrice dell'azienda agricola a Bottenicco dal 1946 al 1968, nel 1952 fa inserire la villa di Bottenicco nella schiera delle ville venete e nel 1961-1965 ottiene sull'intero complesso il vincolo di tutela, lo strumento con cui lo Stato italiano contrasta dispersioni, depauperamenti, vendite e usi impropri del patrimonio storico e paesaggistico.[1] Scomparsa senza eredi nel 1968, con proprio testamento la contessa lascia in eredità tutti gli averi all'erigenda Fondazione de Claricini Dornpacher il cui statuto è scritto dalla stessa Giuditta. L'ente è formalmente istituito con Decreto del presidente della Repubblica nel 1971.[1] Tra i presidenti della Fondazione che si sono succeduti figura Amelio Tagliaferri.
CollezioniLe collezioni storico-artistiche che raccontano le vicende plurisecolari del nobile casato Claricini Dornpacher sono soprattutto l'archivio di famiglia e la biblioteca conservati a Bottenicco.[1] ArchivioL'archivio è formato da documenti dal XV al XX secolo, riordinati in oltre 30 metri lineari. Sono pergamene, catastici, mappali, contratti, scritture contabili, diari, fotografie e spartiti musicali che narrano la storia e gli interessi culturali della casa. Tra i diplomi più importanti ci sono quelli rilasciati da Carlo IV e Sigismondo di Lussemburgo.[1] Quando l'intervento di riordino ha preso avvio, la collocazione delle carte rispettava quella decisa dall'ultimo conte Nicolò Claricini Dornpacher: la documentazione amministrativa si trova nel locale definito propriamente archivio, mentre i diari personali (135 taccuini in cui annota, quasi quotidianamente, i fatti avvenuti dal 1915 al 1946) e i documenti considerati più preziosi si conservano nella camera da letto del conte. Le carte sono state riordinate e studiate da Guglielmo e dal figlio Nicolò nella prima metà del secolo XX al fine di ricostruire le vicende familiari.[1] La documentazione del ramo austriaco della famiglia è conservata presso gli istituti di conservazione di Gorizia. Alla Biblioteca civica di Padova è stato donato un fondo che raccoglie carte personali e di lavoro di Nicolò, comprese quelle riguardanti l'Arca di Sant'Antonio di Padova, l'antica istituzione pontificia di cui fu presidente dal 1902 al 1946. La figlia Giuditta dona il prezioso codice manoscritto nel 1466 (probabilmente a Cividale) con la Commedia di Dante.[1] L'archivio, riordinato e inventariato nel 2008, è dichiarato di interesse storico nel 1982 con provvedimento del Ministero della cultura-Soprintendenza archivistica per il Friuli-Venezia Giulia.[1] BibliotecaLa biblioteca è formata da quasi cinquemila volumi che coprono un arco temporale che va dal XVI al XX secolo. I Claricini raccolsero nel tempo quella che a metà Novecento era considerata la più ricca biblioteca dantesca privata in Italia.[1] La biblioteca rispecchia i gusti e gli studi dei singoli componenti della famiglia, specialmente degli ultimi rappresentanti del ramo Cividale-Bottenicco-Padova. Tra i fondi più importanti, vi sono quello dedicato a Dante Alighieri e alcune cinquecentine. I volumi sono di tipologia diversa: opere di letteratura (italiana, latina, tedesca, inglese, francese, spesso in lingua originale), agronomia, storia, geografia, politica, economia, sociologia, religione, storia dell'arte, guide turistiche, araldica, periodici. Una parte cospicua delle opere riguarda il Friuli e la sua cultura, con un notevole numero di opuscoli pubblicati in ambito regionale, ricchi di informazioni locali.[1] SedeLa villa Claricini Dornpacher, edificata alla fine del XVII secolo, si rifà al modello della villa veneta. Al piano terra, ai lati del corridoio centrale passante (portego) si aprono le stanze abitative e di servizio. Al primo piano, il salone di rappresentanza immette nelle camere e in stanze padronali. Al piano superiore i locali erano destinati alla servitù e ai depositi. Il sopralzo timpanato centrale della villa accoglie la biblioteca, fornita di librerie lignee intagliate del primo Novecento.[1] Le finestre balconate del salone e della biblioteca offrono la vista su giardino, parco e viale, fino al limitare della proprietà. Attorno a due cortili di servizio si aprono il pigiatoio (in friulano foledôr) che immette alla cantina (caneva) e gli annessi rustici funzionali alle produzioni agricole.[1] Del corpo dominicale fa parte l'oratorio intitolato alla Santa Croce (1697).[1]
GiardiniDi notevole interesse sono i giardini: sul lato nord un cortile d'onore con pozzo e bossi topiati e, a sud, il giardino formale all'italiana con vialetto lastricato centrale e aiuole decorati da bossi, fontane e statue lapidee. Questa pavimentazione è scandita sui lati lunghi da vasi di limoni che, in inverno, sono ricoverati nell'adiacente limonaia (1883).[1] Il giardino all'italiana, detto "segreto" poiché era recintato e riservato esclusivamente all'uso privato dei Claricini Dornpacher e ai loro ospiti, è chiuso da una balaustra oltre la quale si accede al giardino all'inglese, ricco di essenze anche secolari.[1] Oltre il parco un viale di cipressi giunge fino al confine meridionale della storica dimora. Intorno al suo muro di cinta si estendono i campi e le vigne che fanno capo all'azienda agricola della Fondazione.[1] NoteBibliografia
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