Giambattista VidaliGiambattista Vidali, anche Giovanni Battista Vidali (Candia, ... – Venezia, 1679 circa) è stato un poeta italiano di estrazione marinista. BiografiaScarsi i dati biografici sul suo conto. Addottoratosi in utroque iure, fece parte dell’accademia veneziana dei Delfici e a Venezia pubblicò, nel 1677 per i tipi di Nicolò Pezzana, un volume di poesie liriche intitolato I capricci serii delle Muse. Dal suo testamento, dettato il 17 dicembre 1679, lo si conosce figlio di un Michiel e residente in Ca’ Moro, nei pressi della chiesa di Sant’Antonin, dove volle essere sepolto (nella cappella di San Liborio Vescovo). OpereConsiderato un saggio esemplare di poesia barocchista, I capricci serii delle Muse è diviso in sei sezioni, a tema sacro, filosofico e morale, ma anche politico, civile e amoroso: “Dio”, “Tempo”, “Nulla”, “Creazione”, “Uomo”, “Divertimenti umani”. Ai Capricci e al loro autore è dedicato un cospicuo elogio nel “Racconto decimo” (Il tribunal della critica) del Cane di Diogene (Venezia 1687) di Francesco Fulvio Frugoni, dove il Vidali viene definito “il Pindaro veneto”. “L’opera” scrive fra l’altro il Frugoni “è nuova […], ma non piace già come nuova, ma come cotanto bella che non ha un neo per cui si possa riputare spiacevole”.[1] In un altro passo del Tribunal della critica Frugoni indica come luogo di nascita del Vidali l’isola di Creta (“non è da stupir ch’egli sia così candido allo stile come di costumi, s’ei nacque in Candia”).[2] Un testo esemplificativoRammenta che sei polve! Un grave suono Pensa, che sarai polve! E un altro tuono Viva tomba a me stesso, il cener fiede Terra sen riede l’uom, quando spario,
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