Gli Horti Maiani sono noti solo da testimonianze epigrafiche[1] e sono brevemente citati in un passo di Plinio il Vecchio[2], il quale racconta della distruzione di una pittura colossale di Nerone che era stata collocata entro alcune costruzioni situate all'interno dei loro confini.
Annessi pertanto ai ben più famosi Horti Lamiani, essi entrarono a far parte delle proprietà imperiali ubicate sul colle Esquilino. Queste proprietà, attestate fin dall'età di Tiberio, furono tradotte in forma monumentale da Caligola con la costruzione di una lussuosa villa articolata in padiglioni e terrazze, scenograficamente inserita nel paesaggio naturale alla maniera ellenistica[4].
Alcuni autori ritengono che Maiani sia la corruzione di Maecenatiani, il che proverebbe l'identificazione con gli Horti Maecenatis[5].
^Nicholas Purcell, The horti of Rome and the landscape of property, in Domenico Palombi, Susan Walker e Anna Leone (a cura di), Res bene gestae: ricerche di storia urbana su Roma antica in onore di Eva Margareta Steinby, Roma, Quasar, 2007, pp. 361-378. ISBN 978-88-7140-353-3
Bibliografia
Giuseppina Pisani Sartorio e Lorenzo Quilici (a cura di), L'archeologia in Roma capitale tra sterro e scavo. Roma Capitale 1870 – 1911, catalogo della mostra (Roma, novembre 1983 – gennaio 1984), Venezia, Marsilio, 1983. ISBN 88-3174-666-9
Maddalena Cima e Eugenio La Rocca (a cura di), Horti romani, Atti del convegno internazionale (Roma, 4-6 maggio 1995), Roma, L'Erma di Bretschneider, 1998. ISBN 88-8265-021-9