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Leopoldo Luque

Leopoldo Luque
Leopoldo Luque durante i campionati mondiali del 1978
NazionalitàArgentina (bandiera) Argentina
Altezza177 cm
Peso75 kg
Calcio
RuoloCentravanti
Termine carriera1985
Carriera
Squadre di club1
1967-1969Gimnasia (J)69 (31)
1969-1971Central Norte (S)50 (20)
1971Unión (SF)11 (1)
1972-1973Rosario Central28 (13)
1973-1975Unión (SF)75 (21)
1975-1980River Plate176 (75)
1980-1981Unión (SF)24 (10)
1981Tampico4 (2)
1981-1982Racing Club11 (2)
1982Santos2 (0)
1982-1984Chacarita Juniors51 (20)
1984-1985Santos0 (0)
1985Dep. Mandiyú3 (0)
Nazionale
1975-1981Argentina (bandiera) Argentina45 (22)
Palmarès
 Mondiali di calcio
OroArgentina 1978
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Leopoldo Jacinto Luque (Santa Fe, 3 maggio 1949Mendoza, 15 febbraio 2021) è stato un calciatore argentino.

Attaccante potente ed efficace, fece parte della nazionale argentina campione del mondo del 1978; durante il torneo si dimostrò uno dei migliori giocatori della squadra e realizzò quattro reti.

È morto nel 2021 all'età di 71 anni per complicazioni da COVID-19 [1].

Carriera

Club

Dopo avere praticato, oltre al calcio, anche la ginnastica e la scherma a livello dilettantistico e giovanile, alla fine del 1972 esordisce nella Primera División argentina con il club del Rosario Central. Il suo debutto ai massimi livelli avvenne nel 1975, quando venne ingaggiato dal River Plate di Buenos Aires in sostituzione del centravanti Carlos Manuel Morete, mentre l'esordio in nazionale avvenne il 3 agosto dello stesso anno in occasione della Copa América contro la rappresentativa del Venezuela.

Nazionale

In nazionale disputò complessivamente 45 incontri ufficiali, segnando 22 reti, e fece parte della formazione che conquistò il Mondiale di Argentina 1978, durante il quale, giocando come centravanti, formò un'efficace coppia d'attacco insieme a Mario Kempes. Nelle prime due partite del girone eliminatorio contro l'Ungheria e la Francia vinte entrambe dall'Argentina per 2-1, Luque venne lodato dalla stampa sportiva come il giocatore più efficace della selezione; realizzò due reti decisive dimostrando grande forma atletica, agonismo e notevoli qualità di tiro. Nella partita con la Francia, decisa da un suo splendido tiro dalla distanza, Luque peraltro subì la lussazione di un gomito e dovette quindi saltare la terza partita con l'Italia che si concluse con una sconfitta per 1-0, ininfluente per l'Argentina[2].

Un lutto colpì Luque proprio durante i mondiali di calcio; poco prima della partita contro la Francia suo fratello minore Oscar morì in un incidente d'auto; il calciatore ricevette la notizia dopo la fine della partita. Nonostante il dolore per la morte del fratello, Luque decise di continuare a giocare nel mondiale e, dopo aver superato l'infortunio, rientrò nella formazione titolare nelle partite del secondo turno, nelle quali il suo rendimento fu giudicato meno brillante[3]. Dopo essere rimasto a secco contro Polonia e Brasile, Luque realizzò una doppietta nel discusso 6-0 contro il Perù, decisivo per la qualificazione alla finale[4]. Nella partita con i Paesi Bassi, vinta dall'Argentina per 3-1 dopo i tempi supplementari, Luque, pur dimostrando il consueto impegno agonistico, non fu efficace come in precedenti gare. Disputò l'ultima partita con la propria nazionale nel Mundialito 1980-81 a Montevideo, in Uruguay, ritirandosi dall'attività agonistica nel 1985.

Negli ultimi anni della sua vita svolse l'attività di segretario delle attività sportive della provincia argentina di Mendoza.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

River Plate: Nacional 1975, Metropolitano 1977, Metropolitano 1979, Nacional 1979, Nacional 1980

Nazionale

  • Mondiali di calcio: 1
Argentina 1978

Note

  1. ^ L'Argentina piange Luque, El Pulpo fra gli eroi mondiali del '78, su gazzetta.it, 15 febbraio 2021.
  2. ^ P. Llonto, I mondiali della vergogna, pp. 82-88.
  3. ^ A. Cordolcini, Pallone desaparecido, pp. 126-127.
  4. ^ P. Llonto, I mondiali della vergogna, pp. 124-125.

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