Mura di Asti
Le mura di Asti sono state la più grande opera edilizia della città nel periodo comunale medievale.[1] Di queste solamente la parte nord occidentale si è conservata in modo continuativo fino ai giorni nostri. In altre zone della città le mura sono state inglobate negli edifici od emergono solamente per piccoli tratti nel tessuto urbano della città. L'oppidum celtico-ligure e l'espansione romanaSecondo i testi antichi di Plinio il vecchio (Naturalis historia) e Tolomeo (Geographia, III, 1), il primo insediamento fortificato fu costruito dalla tribù celtico-ligure degli Statielli, nella zona più elevata della città, compresa tra il Castel Vecchio e il Castello dei Varroni (o Valloni). Dopo la conquista romana, l'oppidum ligure fu emarginato, per l'espansione della colonia più a valle su un territorio pianificato, pur tenendo conto del preesistente insediamento.[2] La perimetrazione e l'impianto romano condizionò la forma della città anche nelle fasi storiche successive. Ancora oggi l'arteria principale della città, la via maestra, (l'attuale Corso Alfieri), corrisponde all'asse portante del decumano massimo romano. Dal tardo impero all'alto medioevoIn seguito al deteriorarsi dell'impero, anche la città di Asti subì un progressivo degrado con una notevole contrazione demografica ed una riduzione del perimetro urbano. È probabilmente di questo periodo (IV secolo) la costruzione della prima cinta muraria, in rapporto alle sempre più frequenti invasioni barbariche.[3] Il perimetro delle cosiddette mura di Onorio (moenia vindicis Hastae), citate da Claudiano nel suo Sextu consulatu Honorii Augusti, era sicuramente inferiore all'antica estensione cittadina, limitato a salvaguardare la zona di maggior prestigio edilizio sorta ai lati del decumano massimo. La Asti di Onorio era probabilmente una città di circa 30 ettari di superficie, dalla forma allungata e poligonale che si estendeva da Via Cattedrale a nord, a Via Q. Sella a sud, da Via Varrone ad ovest, a Piazza Statuto ad est. Il periodo longobardo vede lo spostamento della zona di comando, nuovamente al Castel Vecchio. Il comuneIl XII secolo(LA)
«Anno Domini MCCLXXX civitas Astensis per gratiam Dei facta est quasi nova plena divicijs clausa bonis muris et novis et plena multis hedificijs turribus palacijs et domibus novis quasi tota.» (IT)
«Nell'anno del Signore 1280 la città di Asti, per grazia di Dio, è diventata quasi nuova, colma di ricchezze, chiusa da solide e recenti mura e costituita quasi interamente da molti edifici, torri, palazzi e case da poco costruite.» La città, che era rimasta sostanzialmente priva di mura fino al XII secolo, con lo sviluppo ed il consolidamento dell'autorità comunale, aumentò anche le proprie risorse economiche e le capacità organizzative. Si dotò di una recinzione con palizzate, terrapieni e fossati definita “sepes” che delimitavano la città e la isolavano dai pericoli esterni. Nella Cronica di Ogerio Alfieri, egli racconta che nel 1280 la città risultava cinta di belle mura nuove (il recinto dei nobili), con sobborghi esterni popolosi.[5] Questo primo recinto venne munito di porte fortificate da permettere le comunicazioni con l'esterno e di quattro castelli. La Torre Rossa
La Torre Rossa, nei pressi di Porta Torre (nel Rione Santa Caterina) è l'unico esempio rimasto di torre costruita nell'epoca romana. È probabile che la torre facesse parte del Palazzo Pretorio, o fosse una delle due torri della porta Palatina d'ingresso nella cinta muraria. Le porteOggi, l'unica porta ancora presente in Asti è quella di San Giuliano, inglobata all'interno del Santuario della Madonna del Portone, ma un tempo tutto il perimetro murario era costellato da porte fortificate costantemente presidiate e sorvegliate.
Procedendo da Porta Arco a nord in senso antiorario si incontravano:
I castelliI tre castelli più antichi, insieme al quarto edificato nel periodo Visconteo dall'accorpamento di due precedenti fortificazioni, sono sorti come centro di potere e di controllo istituzionale nei vari periodi della storia di Asti.
XIII e XIV secoloNel XIII secolo, il periodo di maggior splendore del comune di Asti, avvenne il rifacimento delle fortificazioni cittadine. A nord il Castel Vecchio fu collegato al circuito murario, ed a est il fronte fortificato fu avanzato fino a comprendere la chiesa e la zona di Piazza S. Secondo, costruendo una porta in corrispondenza dell'attuale Via Garibaldi denominata Porta Cantarana. Il recinto dei nobiliLa prima cerchia di mura più interna, definita il recinto dei nobili, racchiudeva gli spazi del potere della città (Il Palazzo del Comune, Il complesso del Duomo, la Collegiata di San Secondo, il tribunale, il palazzo notarile) e le torri e case-forti delle famiglie nobili astigiane.[8] Le mura erano costruite in laterizio con un articolato sistema architettonico, ancora visibile in alcuni tratti superstiti. I segmenti delle mura, visibili ancora in alcune parti della città, erano costruiti con mattoni pieni e coronati da merlatura a coda di rondine. Le cortine appoggiano su archi di altezza di circa 6 metri, un tempo completamente interrati e rinforzati da terrapieni e materiali inerti. Questi terrapieni, in alcuni tratti della cinta muraria, furono parzialmente asportati negli anni '30 del XX secolo, per dar vita alla passeggiata archeologica. Gli archi poggiano su pilastri in cotto a sezione quadrata, a loro volta sostenuti dai plinti delle fondazioni. Sul finire del Trecento, con l'avvento delle armi da fuoco, le torri di raccordo, che si elevavano per quasi 20 metri dal terreno, furono abbassate all'altezza delle cortine e dotate di un tetto di copertura. Il recinto dei borghigianiLa costruzione della seconda cerchia di mura può essere considerata l'ultima grande opera edilizia del periodo comunale astigiano. Nel memoriale di Guglielmo Ventura si legge che nel 1319 le milizie di Marco Visconti riuscirono a penetrare in città mediante la distruzione degli spalti presso Monterainero e, in un documento del 1332, si citano alcuni terreni extra murum burgorum,[9] è quindi probabile collocare la nascita della seconda cerchia (detta recinto dei borghigiani) tra il 1320 ed il 1330. Di questa seconda cerchia, non rimangono tracce, distrutta durante l'espansione urbanistica della città tra XIX secolo e XX secolo.
Verso il primo quarto del Cinquecento, durante l'occupazione spagnola, il presidio militare decise, nell'ambito del rifacimento delle fortificazioni cittadine, di aprire una nuova porta (denominata Porta di San Rocco), che mise in comunicazione il Borgo di San Rocco con l'esterno. La città nel Seicento
Visione secentesca della città di Asti vista dal lato meridionale. I Visconti ed i SavoiaNel XIV secolo, la signoria viscontea aumentò e completò le fortificazioni della città con la costruzione a sud in corrispondenza del "curriculum", una vasta area demaniale utilizzata fino ad allora per la corsa del Palio,della cittadella, che inglobò due fortificazioni preesistenti, raccordandole tramite uno spazio murato, con all'interno alcuni edifici. Scopo di questa opera non fu solo quello di controllare il potere economico e commerciale della città, essendo molto vicino all'area di Piazza San Secondo, ma anche quello di aumentare l'assetto difensivo di un importante avamposto militare nel territorio visconteo. Dei due castelli formanti la Cittadella, il primo più interno, verso via Garibaldi (nel Rione San Secondo), era detto Castello nuovo verso la Piazza San Secondo. L'altro, all'altezza dell'attuale via San Quirico (nel Rione San Paolo) era detto Castello nuovo verso Tanaro. In uno degli edifici interni abitava il Vice-governatore della città e ogni castello era retto da un castellano. Verso il primo quarto del Cinquecento, durante l'occupazione spagnola, il presidio militare aprì una nuova porta, che permise alla zona sud-ovest della città di comunicare con l'esterno attraverso la strada che portava ad Alba. La porta, che in un primo tempo fu denominata Porta Nuova, nella prima metà del Seicento prese il nome di Porta San Rocco, di competenza delle Ventine di S. Anna e di San Rocco. Il nuovo accesso era direttamente in comunicazione con il ponte sul torrente Borbore e tramite questo, comunicava con il borgo dei SS.Apostoli. Antonio di Leyva, per conto dell'imperatore Carlo V, distrusse molti sobborghi della cintura cittadina recuperandone il materiale per edificare bastioni e fortificazioni nella zona sud della città. Di particolare importanza era la fortificazione verso il fiume Tanaro detta "Bastione dei tedeschi". Nel 1616, nei pressi del castello di Monterainero, Carlo Emanuele I di Savoia fece edificare una fortificazione, detta Forte di San Pietro o "Fortino", per opporsi alle continue scorribande delle truppe spagnole. Tra il XVII e il XVIII secolo, le continue guerre tra i Savoia ed i gallo-ispanici per la conquista della città, portarono alla distruzione di molte costruzioni difensive. Nei disegni raffiguranti la pianta della città di Asti tra il 1742 ed il 1747, il Castelvecchio è l'unico importante elemento difensivo ancora rimasto dopo l'abbattimento delle due cittadelle.[11] Emanuele Tesauro, nel 1650, panegerista di casa Savoia, nel suo "Memorie istoriche della nobilissima Hasta Pompeia oggi detta città di Asti" così descrive le fortificazioni astesi prima del parziale abbattimento: «Appare il predominato forte di Varrone, benché demolito nella più alta parte a ponente; a levante il castello di Brenno;[12] a mezzogiorno si veggono le vestigi d'una cittadella eretta da'Visconti nel piano verso il Tanaro demolita in gran parte doppo che l'Altezza Reale di Vittorio Amedeo fabricò la nova e regolar cittadella tra l'antica e il Tanaro. Le mura oggiIl vasto ed articolato perimetro murario della città di Asti non permise ai Savoia di poterlo migliorare durante i secoli. La spesa sarebbe stata troppo onerosa. Questo, se da un certo punto di vista non fece evolvere la città a piazzaforte militare come avvenne per esempio con Chivasso o Savigliano, dall'altro lato, preservò discretamente le mura medievali fino al XIX secolo. All'inizio dell'Ottocento, il recinto dei Borghigiani venne abbassato ed utilizzato come sostegno di viali alberati di circonvallazione, simili agli attuali baluardi lucchesi o ferraresi. Tra Ottocento e Novecento, complice un'espansione urbanistica selvaggia, avvenne la distruzione della forma urbis medievale della città che era passata pressoché indenne attraverso i secoli. Nel 1932 il Comune acquistò la fascia di bastioni adiacenti alle mura compresa tra Piazza Lugano (porta S.Lorenzo) ed il bastione della Maddalena (nelle vicinanze della Torre dei Valloni) "...così conservate alla ammirazione dei posteri e contribuiscono a dare pittoresco aspetto ad una zona dove la città si va ogni giorno abbellendo ed è meta preferita come pubblica passeggiata".[13] Questo tratto di mura che prosegue fino in piazza S.Caterina (porta Torre) è quello giunto fino ai giorni nostri. Nel 2002, con il finanziamento della Commissione bilancio della Camera furono iniziati i lavori di restauro delle antiche mura di Asti nel tratto della passeggiata di Viale dei Partigiani e del parco omonimo. In questi anni sono stati apportati lavori di consolidamento, di intervento di restauro conservativo, consolidamento statico e riqualificazione funzionale della zona. Galleria d'immagini
Note
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