Il toponimo Rovello deriverebbe da roa, termine che indicherebbe un terreno sassoso.[5] Meno accreditata è la tesi che vorrebbe Rovello originare da una fusione dei termini germanici rose ("valle") e vel ("fortificazione").[5]
Porro si rifà invece a una delle famiglie a cui il paese fu infeudato nel corso dei secoli.[5]
Storia
Citata da Goffredo da Bussero - che qui fu cappellano per ben 69 anni, a partire dal 1220 - la località di Rovello fu in un primo momento infeudata dalla famiglia Pagani, la quale esercitò i propri diritti feudali fino al 1707, quando Cesare Pagani lasciò il feudo in eredità al conte Carlo Giuseppe Porro.[5]
Nel 1346 Rodello viene elencato tra le località che, inserite nella pieve di Appiano hanno in carico la manutenzione della cosiddetta strata da Bolà.[6]
Sempre inserito nella stessa pieve anche sotto il Ducato di Milano fino ad oltre la metà del XVIII secolo, il comune di Rovello fu concesso in feudo alla famiglia Della Porta dal 1649 al 1763, anno in cui l'ultimo erede maschio morì e il feudo ritornò al demanio.[6][7] Nel 1780 Rovello fu quindi concesso in feudo ad Andrea Lucini Passalacqua e a sua madre Caterina Brentano Monticelli.[7]
Nel 1926 il comune cambiò denominazione in "Rovello Porro".[10]
Una nuova fusione tra Rovellasca e Rovello Porro si registrò nel 1928, con la formazione di un nuovo Comune con sede a Rovellasca e dalla denominazione Rovi Porro.[11] L'esperienza di "Rovi Porro" terminò nel 1939, quando Rovellasca e Rovello Porro ritornarono ad essere due Comuni autonomi.[11]
Simboli
Lo stemma stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 22 luglio 1991.
«D'azzurro, al torrione d'argento, murato di nero, cimato dalla testa di moro, in profilo di nero, attortigliata di argento, centrale, e da sei merli guelfi, tre e tre, finestrato di quattro finestrelle rotonde, poste in fascia, del campo, aperto dello stesso, fondato sulla pianura diminuita, di verde. Ornamenti esteriori da Comune.»
Nello stemma di Rovello Porro è presente il castello, perché l'origine del nome potrebbe derivare dalle parole celtiche rose e vel, cioè "valle fortificata". La testa di moro proviene dal blasone dei marchesi Pagani, feudatari del paese, e ricorda le battaglie sostenute dai membri della famiglia contro i Saraceni.[N 2] Il colore azzurro del fondo dello scudo allude al fiume Lura.
Il gonfalone è un drappo di bianco.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, costruita negli anni 1935-1939[12] in sostituzione di una precedente chiesa,[5] attestata nella pieve di Appiano già nel XIII secolo e sede di una parrocchia a partire dal XVI.[13] I lavori del 1935 comportarono la demolizione della precedente struttura, allora pericolante, costruita nel 1785 dall'architetto Pizzagalli di Viggiù.[5] Nei primi anni del XXI secolo, la chiesa è stata oggetto di una ristrutturazione formale dell'aula interna, è arricchita delle sculture di Floriano Bodini e Gabriele Di Maulo e dell'opera pittorica di Valentino Vago.
Santuario della Beata Vergine del Carmine, documentata già nel 1519[14] ma oggetto di ristrutturazioni negli anni 1872[5] e 1925-1945.[15] La chiesa fu costruita nel 1310 su impulso di Antonio Pagano, allora feudatario di Rovello.[5] Fino al 1653, il santuario fu gestito dai Carmelitani della chiesa milanese di Santa Maria del Carmine.[5] Al suo interno, opere di Vanni Rossi[5] e Emiliano Viscardi.
Cappella di Santa Eurosia (Ul Gesiöo), risalente alla fine del 1600 fu dedicata alla Santa, protettrice dei frutti della terra ed invocata contro le tempeste, i tuoni e fulmini.
Secondo le statistiche ISTAT al 31 dicembre 2017, la popolazione straniera residente nel comune era di 617 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[20]
^Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.
^Stemma della famiglia Pagani di Lombardia: di rosso, al castello d'argento, torricellato di due pezzi, a due palchi merlati alla guelfa, murato di nero, aperto del campo, accompagnato in capo tra le due torri da una testa di moro al naturale, fasciata d'argento; col capo d'oro, all'aquila coronata di nero.
Bibliografiche
^Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).