Sulla lingua del tempo presente
Sulla lingua del tempo presente è un saggio politico e sociologico di Gustavo Zagrebelsky, scritto in forma di pamphlet e pubblicato da Einaudi nel 2010. ArgomentoAl vaglio dell'autore è il linguaggio della comunicazione politica nell'Italia degli anni 2000, caratterizzato da fenomeni di emersione, diffusione e radicamento di stereotipi giudicati di cattivo gusto.[1] La lingua è vista come uno strumento in grado di plasmare le coscienze in modo potenzialmente omologante e oppressivo.[2] L'elaborazione di un linguaggio stereotipato, sperimentata con successo nei regimi nazifascisti,[2] agevola l'accettazione inconsapevole di un sistema di valori (ideologia) funzionale all'esercizio del potere a scapito della libertà.[3] Nell'Italia contemporanea, ove vige un regime democratico, il fenomeno non appare preordinato, ma si produce con il favore dei mezzi di comunicazione[4] e attecchisce sul terreno fertile di quella che sembra una patologia della vita pubblica, e che, pur nel predominio del lessico caratteristico del berlusconismo, pare affliggere in realtà l'intero ambiente politico.[1] LNAeZagrebelsky conia l'acronimo LNAe (Lingua Nostrae Aetatis) sul modello dello LTI (Lingua Tertii Imperii)[5] proposto da Victor Klemperer nella sua analisi della lingua del nazismo.[2][6] Il pamphlet sottopone a critica dieci espressioni classificate come LNAe, dedicando loro un capitolo ciascuna: «scendere (in politica)»,[7] «contratto»,[8] «amore»,[9][10] «doni»,[11] «mantenuti»,[12] «italiani»,[13][14] «prima repubblica»,[15] «assolutamente»,[16] «fare-lavorare-decidere»,[17] «le tasche degli italiani».[18] L'ultimo capitolo è dedicato al «politicamente corretto».[19] Altri esempiPer Zagrebelsky, altri esempi di LNAe includono:[20]
Note
Bibliografia
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