Gli edifici sono elencati in liste suddivise per comune; includono quasi centocinquanta chiese consacrate (sebbene non tutte officiate regolarmente), a cui si aggiungono oltre quaranta cinquanta e una quindicina di edifici sconsacrati, in rovina, scomparsi o altrimenti non più attivi. Gli edifici di culto consacrati appartengono tutti alla confessione cattolica e fanno parte dell'arcidiocesi di Trento.
Risalente probabilmente al XII o al XIII secolo, venne forse ampliata nel XV secolo. Venne occupata da soldati veneti dopo la battaglia di Calliano, così come da truppe italiane durante la seconda guerra mondiale (situazione da cui uscì danneggiata e depredata)[1].
Parrocchiale. Costruita intorno al 1483, venne riedificata alla fine del XIX secolo, entro il 1894. L'edificio venne in gran parte distrutto dai bombardamenti durante la prima guerra mondiale, rendendo necessaria la sua quasi totale ricosrtruzione[3].
Chiesa del convento cappuccino; l'intero complesso venne stato costruito tra il 1608 e il 1611. Tra il 1796 e il 1801 chiesa e convento vennero requisiti dall'esercito austriaco e adibiti a ospedale militare, e poi soppressi nel 1810 per le disposizioni giuseppine; i monaci fecero ritorno nel 1815. Nel 1886-88 venne rifatto il presbiterio e altri rimaneggiamenti seguirono nel 1890. Il complesso venne colpito dai bombardamenti nella prima guerra mondiale e, soprattutto, nella seconda, quando il convento andò totalmente distrutto e la chiesa rimase gravemente danneggiata. A fine conflitto il complesso venne ricostruito e restaurato[4].
Una prima cappella, dedicata al solo san Giovanni Battista e annessa a un ospizio dei lateranensi, è attestata nel 1342; l'edificio è stato più volte ampliato, e le fattezze attuali sono dovute ad un intervento della fine dell'Ottocento[5][6].
Una prima cappella sul sito, dedicata a san Giuseppe, venne eretta nel 1739 dalla famiglia Gresta; la proprietà passò poi ai Pizzini, che l'ampliarono nel 1852, e poi la ricostruirono totalmente nel 1867. Dal 2003, tutto il maso è di proprietà della parrocchia di Santa Maria Assunta di Ala[7][8].
Costruita alla fine del XIII secolo o all'inizio del XIV; la prima citazione è del 1456. Tra il XVII e il XVIII secolo venne ampliata la navata verso ovest e trasformato in sagrestia l'antico presbiterio. Durante la prima guerra mondiale venne requisita per scopi bellici e adibita a scuderia rimuovendo il tetto, causando gravi danni; i lavori di riparazione seguirono nel 1922-23[10].
Parrocchiale. Fondata, assieme ad un ospedale, nel 1214; nel 1854-57 l'edificio venne ricostruito ad eccezione del campanile, unico elemento superstite del complesso originario[11].
Parrocchiale. La prima citazione è del 1178; venne ricostruita nel 1501, e poi di nuovo tra il 1614 e il 1698. Nel 1916 venne danneggiata da una granata che esplose all'interno, e quindi riparata[12].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1319; dopo il 1735 vennero aggiunte alcune cappelle laterali, ma dal 1742 l'edificio venne integralmente demolito e ricostruito ad eccezione del presbiterio; i lavori terminarono nel 1756 (quando vennero completati il campanile e la sagrestia), salvo per la facciata che venne completata solo nel 1776. Nel 1817 venne aggiunto il piccolo campanile a vela[13].
Parrocchiale. La prima chiesa di Chizzola viene citata nel 1319; nel 1756-64 venne costruita quella nuova, e i due edifici coesistettero fino al 1783, quando la vecchia chiesa venne demolita. Nei secoli successivi, la nuova chiesa venne sottoposta varie volte a restauri e ristrutturazioni. Nel 1919 venne danneggiata da una bomba austriaca e abbandonata fino al 1919, periodo in cui subì anche sacrilegi; venne riparata entro il 1929.[14].
Un primo luogo di culto sul posto venne fondato nel IX o nel X secolo, e riedificato probabilmente verso la seconda metà dell'XI secolo; tra il XI e il XII secolo venne eretto il campanile, poi sopraelevato cent'anni più tardi. Solo nel 1348 si ha la prima citazione scritta della chiesa; nel 1574 venne rimaneggiata la facciata, mentre tra il 1668 e il 1681 vengono svolti importanti lavori, con la ricostruzione del presbiterio, la suddivisione della navata in due campate e l'aggiunta del portico e della sagrestia[15].
La prima citazione è relativa ad una consacrazione avvenuta nel 1329, probabilmente a seguito di importanti lavori di ampliamento -se non di rifacimento- della chiesa che già esisteva; un'altra consacrazione, con le medesime condizioni, è documentata nel 1501. Seguono varie modifiche nei secoli successivi: la costruzione del campanile nel 1586, quella del presbiterio e della sagrestia e la sopraelevazione della navata centrale tra il 1638 e il 1656, la realizzazione della facciata nel 1761, l'ampliamento della chiesa e l'erezione di un nuovo campanile nel 1763. Nel 1915 venne adibita ad ospedale militare; riaperta al culto nel 1922, venne nuovamente requisita per scopi bellici dalle armate tedesche nella seconda guerra mondiale, e utilizzata come deposito di munizioni e stalla per i cavalli; alla fine del conflitto, riprese le funzioni ecclesiastiche, venne demolita la sagrestia a sud-est e sostituita con un porticato facente funzioni di sacrario per i caduti sul passo Buole[18].
Situata a ridosso del confine con la provincia di Vicenza, a 1850 metri di quota, è dedicata alla memoria degli Alpini morti sulle cime del Carega; la data di costruzione è incerta, successiva alla seconda guerra mondiale (forse verso il 1953)[19].
Cappelle
Cappella della Madonna Addolorata, o della Madonna di Strà, o cappella dei ferrovieri
La costruzione prese avvio nel 1868 e venne terminata verso la fine del secolo; all'interno della cappella si trova un frammento d'affresco raffigurante l'Addolorata, recuperato da un'edicola votiva costruita nel XVI secolo nella vicina località Sabbioni e demolita nel 1857. Gli epiteti di "cappella dei ferrovieri" o "di Strà (strada)" sono dovuti al fatto che l'edificio sorge in prossimità della ferrovia del Brennero[20].
Costruita nel 1710 come oratorio della confraternita del Santissimo Sacramento; dedicata appunto al Santissimo, l'intitolazione a sant'Anna è documentata dal 1762[21].
Costruita nel 1727, andò completamente distrutta durante la prima guerra mondiale; venne riedificata nel 1926-29, un po' più piccola dell'originale e leggermente più a sud[23].
Una prima cappella, dedicata a Maria Vergine Dolente, venne eretta nel 1798-99 su iniziativa di tal Giacomo Scarpetta, che aveva in gestione quella che era allora l'osteria Revolto[25]. Entrambe le strutture erano in territorio trentino, a ridosso del confine con il regno lombardo-veneto, e vennero distrutte da una valanga nel 1866, dopodiché l'osteria (l'odierno rifugio Revolto) venne riedificata dall'altra parte del confine[26]. La struttura odierna, intitolata al Battista, venne eretta nel 1951-52 per volontà di monsignor Luigi Piccoli, cappellano della sezione veronese dell'ANA[27].
Fatta costruire dalla famiglia Pizzini, proprietaria del maso, tra il 1725 e il 1728; inizialmente dedicata all'Immacolata, venne riconsacrata a san Giuseppe nel 1750 e rimaneggiata nel corso dell'Ottocento (lavori a cui si deve l'aspetto attuale); trasformata in fienile nel corso del Novecento, la struttura è ora abbandonata, come tutto il maso[7][33][34].
Costruita in piena prima guerra mondiale, probabilmente nel 1917, dalla brigata Venezia; dopo la fine del conflitto è caduta in rovina e la sua posizione è andata persa; i pochi resti sono stati ritrovati da volontari dell'associazione Memores nel 2017[35].
Costruita per volontà della famiglia Castelbarco tra il 1319 e il 1322; nel 1775 venne ribaltato l'orientamento della chiesa, demolendo l'antica abside[36].
Parrocchiale. Inizialmente costruita nel 1457 per volontà della famiglia Vassalini, in un luogo diverso dall'attuale; la struttura odierna venne edificata nel 1835-45, e venne dotata di campanile nel 1888[37].
Costruita nel 1613 come mausoleo per la famiglia Meschini; nel 1663 venne rialzato il campanile. Gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, durante la quale era stata adibita a deposito, venne restaurata appena dopo il conflitto. Nel 1953 venne realizzata la sagrestia attuale, mentre quella vecchie venne demolita per allargare la strada[39].
Antica chiesa pievana, citata per la prima volta nel 1145; nel 1445 venne dotata di campanile e nel 1462 venne sottoposta a un importante restauro. Nel 1759-61 vennero allungate le navate laterali e aperti diversi accessi all'edificio; nel 1891 venne aggiunto il protiro. Venne occupata per scopi bellici durante la prima guerra mondiale, a cui seguì un restauro[43].
Piccola chiesa facente parte della tenuta dei marchesi Guerrieri Gonzaga; la prima costruzione è databile alla fine del XII secolo (ma forse di molto precedente), mentre l'edificio odierno è dovuto ad una ricostruzione effettuata verso il 1835[44].
Chiesa della Madonna della Neve, o della Madonna della Neve e dei Santi Giacomo e Carlo Borromeo
Parrocchiale. Costruita tra il 1651 e il 1670 al posto della preesistente chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano, della quale ereditò il campanile che venne sopraelevato nel 1706 e poi ancora nel 1787; tra il 1911 e il 1914 vennero apportate diverse modifiche alla struttura, tra cui l'ampliamento del presbiterio, la realizzazione della loggia fuori dalla sagrestia e la trasformazione in cappella di un locale prima adibito a deposito[47].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1183, venne probabilmente ricostruita nel 1512, e una seconda volta nel 1756-57. La volta è stata gravemente danneggiata da un terremoto nell'ottobre 2011[48].
Chiesa di Sant'Orsola, o delle Sante Orsola e Angela Merici
Costruita nel 1760-61, annessa ad un convento di orsoline sorto pochi anni prima. Il convento venne soppresso nel 1811 e la chiesa è ora di pertinenza di una casa di riposo[49][50].
Chiesa cimiteriale, documentata per la prima volta nel 1203; l'edificio venne ampliato nel Cinquecento, e poi ancora nel Settecento (quando venne costruita la sagrestia e rifatto il presbiterio)[52].
Cappelle
Cappella della Madonna di Caravaggio, o della Madonna del Carmine, o "Santella dei Vigneti"
Documentata prima del 1662, venne costruita inglobando una preesistente edicola votiva, probabilmente per iniziativa della confraternita della Madonna del Carmine che aveva sede nella pieve di Avio[53].
Costruita verso il 1521, e dotata di campanile nel 1575; venne demolita nel 1651 per far spazio alla nuova chiesa di Santa Maria Assunta (tranne il campanile, che passò alla chiesa nuova)[47].
Parrocchiale. Edificata probabilmente intorno al 1205 sotto il dominio dei De Beseno, a servizio dei militari di castel Beseno; nel Cinquecento venne aggiunta una cappella laterale, che fu poi uno dei pochi elementi risparmiati dalla totale ricostruzione avvenuta durante il XVI secolo. Nel 1891 la chiesa venne allungata demolendo la vecchia facciata, della quale venne reimpiegato il portale[57][58].
Parrocchiale. Documentata a partire dal 1537, è probabilmente più antica. Venne ricostruita tra il 1558 e il 1601. A seguito di danni subiti durante la prima guerra mondiale, vennero rifatti la sagrestia, la facciata e il campanile; con lo stesso intervento venne aggiunto anche un pronao, che crollò nel 1956[70].
Parrocchiale. Chiesa di epoca tardomedievale, attestata per la prima volta nel 1456; nella prima metà del XVI secolo venne dotata di sagrestia, e nel 1828 venne sottoposta ad alcuni lavori di ampliamento[73].
Costruita nel 1612, apparentemente attorno ad una preesistente edicola votiva che era dedicata alla Madonna delle Grazie. La prima intitolazione della chiesa non è documentata; dal 1718 è dedicata a Santa Maria del Frassino, e dal 1762 alla Natività di Maria. Nel 1893 venne dotata di sagrestia[75].
Parrocchiale. Antica chiesa pievana della frazione di Vigo, citata per la prima volta nel 1145 ma risalente ad un periodo compreso tra il VIII e il X secolo, cui risale la cripta tuttora esistente. Questo edificio venne ricostruito in forme romaniche nel XIII secolo, e poi riedificato una seconda volta tra il 1583 e il 1593.[76].
Una prima chiesa venne edificata forse verso il 1502 (ma nel 1549 risultava ancora incompleta); venne ricostruita nel 1630 come ex voto dopo la peste del 1630, e nel 1768 venne aggiunto il campanile[77][78].
Parrocchiale. Documentata per la prima volta nel 1285, venne rimaneggiata nel 1530-32 (con l'ingraadimento della canonica) e verso il 1601 (ampliamento, e costruzione del campanile). L'interno edificio venne riedificato tra il 1729 e il 1737[81].
Costruita entro il 1685, come ex voto a san Rocco a seguito della peste del 1630; dopo il 1855 venne costruito il coro, come ulteriore ex voto poiché il paese venne risparmiato dall'epidemia di colera di quell'anno; un terzo ampliamento seguì nel 1945-47, di nuovo come ex voto, stavolta perché il paese venne preservato dagli ultimi scontri della seconda guerra mondiale[82].
La struttura odierna sorse come oratorio della confraternita dell'Immacolata nel 1650 o 1750, sul sito di una chiesa più antica dedicata a san Bartolomeo. L'edificio ebbe vita travagliata: sequestrato dal governo nel 1807-11, dal 1830 venne adibito a filanda; cessata questa attività venne venduta all'asta, e l'allora parroco don Pietro Casetti ne approfittò per acquistarla, restaurarla e riconsacrarla, perché fungesse da sede per la confraternita dei figli e delle figlie del Sacro Cuore di Gesù, oltre che come punto d'incontro per le processioni delle quarantore. Caduta velocemente in abbandono, venne recuperata nel 1898 da don Giacomo Riolfatti, che la fece nuovamente restaurare nel 1900-02, intitolandola a san Bartolomeo in memoria della chiesa di Fano, la cui pala d'altare venne qui trasferita. La prima guerra mondiale e altri avvenimenti comunque portarono nuovamente alla sconsacrazione della chiesa, che ad oggi è adibita ad officina meccanica[84][85].
Chiesa di San Bartolomeo
Esistente nel XVII secolo
Fano
Chiesa del paese di Fano; venne distruttra da una frana nel 1648, assieme a tutta la frazione; venne recuperata solo la pala d'altare, oggi conservata nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo[86].
La data di costruzione è ignota, ma sicuramente venne fatta erigere dai Castelbarco; una volta caduto in rovina il vicino castello, anche la chiesa venne abbandonata, e all'inizio dell'Ottocento era già sfasciata. I ruderi vennero atterrati nel 1825, e sul luogo venne eretta una croce in pietra commemorativa[86].
Una chiesetta medievale è documentata nel 1525; essa venne riedificata nel 1535 e subì importanti ampliamenti anche nel 1737; ora è sconsacrata[87][88].
Costruita verso il 1480, a spese dei coniugi Giacomo e Maddalena Tanner. È stata rimaneggiata varie volte in seguito; si ricordano in particolare gli interventi della fine del Settecento (quando la chiesa venne chiusa al culto prima di essere restaurata) e nel 1951 (riparazioni di danni causati da un bombardamento americano)[89].
Parrocchiale. Una prima cappella venne costruita per volontà di Sigismondo d'Austria tra il 1492 e il 1500, come ringraziamento per aver vinto la battaglia di Calliano del 1487. Questo edificio venne sostanzialmente ricostruito nel 1570-80, e dotato di campanile nel 1641-45. La chiesa venne riedificata una seconda volta nel 1723-25 perché troppo piccola; il nuovo campanile venne portato a termine nel 1777. Nel 1832 venne rifatta la facciata, e nel 1873-74 vennero aggiunti degli ambienti ad uso di sagrestia. L'edificio venne danneggiato durante entrambi i conflitti mondiali.[90].
La chiesa originale, che sorse durante il XV secolo, venne riedificata entro il 1537. Tra il 1708 e il 1735 l'edificio venne interamente rifatto ad eccezione dell'abside[92].
Parrocchiale. Menzionata per la prima volta nel 1523, la chiesa venne costruita probabilmente nel XV secolo; la dedicazione originale era a san Vittore, cambiata poi in favore dei santi Innocenti entro il 1581. Nel 1670-75 la chiesa venne allungata sacrificando il vecchio presbiterio; un ulteriore ingrandimento verso nord si ebbe nel 1766[93].
Parrocchiale. Citata nel 1482, ma alcuni studi suggeriscono un'origine anteriore fino al XIII secolo. L'edificio pressoché totalmente ricostruito nel 1764-67, conservando solo il presbiterio originale. Nel 1909-12 la navata venne allungata di una campata, comportando la ricostruzione della facciata (di quella vecchia venne reimpiegato il portale). Nel 1921-25 venne aggiunta la cappella laterale della Madonna di Lourdes[94].
Parrocchiale. Il primo edificio venne costruito forse all'inizio del XVI secolo, un po' più a nord dell'attuale, vicino al rio di San Rocco, ed è citato nel 1537. Questa struttura era gravemente degradata all'inizio del Seicento, e venne quindi ricostruita nel 1610-19. La chiesa risulta di nuovo in pessime condizioni verso il 1700. Essa viene quindi abbattuta e, entro il 1728, viene eretta la chiesa odierna; di questa vennero poi ricostruiti l'abside, il presbiterio e la sagrestia nel 1865-67, e nel 1909-10 viene ampliata la navata rifacendo la facciata[95].
Citata per la prima volta nel 1537, venne costruita probabilmente durante il XV secolo. Intorno al 1682 l'edificio venne ampliato, se non addirittura ricostruito; un secondo ampliamento, che comportò tra l'altro il rifacimento della facciata, si ebbe nel 1750-68[96].
Costruita nel 1861-63 a scioglimento di un voto fatto in occasione delle epidemie di colera del 1835 e del 1853. La cappella venne fatta saltare in aria con una carica di esplosivo da soldati austriaci durante la prima guerra mondiale, e venne ricostruita a conflitto concluso, nel 1922; nel 1959 venne aggiunto il portico[97].
Parrocchiale. Una prima cappella sul luogo sorse probabilmente nel XII secolo, e venne dotata di campanile nel XIII secolo; nel 1309 si ha la prima citazione documentale dell'edificio. Il campanile venne ingrandito, assumendo le forme attuali, tra il 1601 e il 1605; tra il 1655 e il 1683 venne invece ricostruita la chiesa, che versava in stato di degrado. Nei secoli successivi la struttura è oggetto di restauri e interventi di lieve entità, con l'eccezione della costruzione del coro in controfacciata nel 1802[98].
Chiesa dell'istituto Villa Maria della Misericordia, gestita dalle piccole suore della Sacra Famiglia; tutto il complesso venne costruito nel 1951-52 dopo che le strutture precedenti erano state devastate dai bombardamenti nella prima guerra mondiale[102][103]; la struttura è stata chiusa nel 2017, e la sede spostata a Calliano[104].
La chiesa, che risulta la più antica tuttora agibile nell'intera valle, venne costruita nel tra il X e il XI secolo; venne ristrutturata nel Trecento e ampliata, raggiungendo le forme attuali, nel Quattrocento[105].
La prima citazione di quella che allora era una cappella risale al 1537; l'edificio viene restaurato più volte a partire dalla seconda metà dell'Ottocento[106].
Costruita certamente prima del 1561. A metà Novecento l'edificio era abbandonato da anni e in parte interrato: alla situazione venne posto rimedio, tra il 1948 e il 1950, dalla popolazione locale, che la risistemarono e riaprirono al culto[107].
Parrocchiale. Una cappella sul luogo è citata nel 1537, e venne ampliata o ricostruita assumendo le forme attuali entro il 1641. Nel 1917 venne bombardata, e uno degli altari andò distrutto[109].
Una prima chiesa è citata a partire dal 1580; l'edificio venne riedificato entro il 1891, mantenendo, di quello precedente, solo la cappella laterale e la cuspide del campanile[110].
Una prima chiesa è documentata durante il XVI secolo, leggermente più a nord dell'attuale; un evento calamitoso (frana o alluvione) costrinse a ricostruirla nel luogo attuale nel 1833-36, riadattando una preesistente ad uso agricolo[112].
Una prima cappella, citata nel 1537, venne costruita plausibilmente nei primi decenni del Cinquecento; nel corso del XVII secolo venne rialzata la navata, ed entro il 1728 venne costruita una sagrestia[113].
Parrocchiale. Un primo edificio di culto sorse sul luogo già nell'alto medioevo. All'epoca della prima citazione pervenutaci, del 1210, l'edificio era probabilmente appena stato ricostruito; una seconda riedificazione ebbe luogo tra il 1522 e il 1583. Vari lavori di minore entità vennero intrapresi verso il 1620, seguiti, nel 1665, dall'ampliamento dell'abside. La chiesa venne profanata e spogliata delle truppe di Vendôme durante l'invasione del Trentino del 1703. Tra il 1709 e il 1717 venne aggiunta una cappella laterale dedicata a san Felice, mentre nel 1845 venne demolito il campanile duecentesco, che era pericolante. Nel 1860-62 venne inserita un'altra cappella laterale, e 1913-14 venne cominciato il nuovo campanile (che sorge staccato dalla chiesa), ma i lavori vennero interrotti dalla guerra (durante la quale diverse bombe danneggiarono la chiesa in più punti), e venne concluso solo nel 1931[114].
Parrocchiale. Un primo edificio (non più esistente), situato al centro del paese, è documentato nel 1537 e venne ampliato oppure ricostruito verso il 1579; nel 1853-66 venne costruita la chiesa attuale. Il paese di Pannone si trovò sulla linea del fronte durante la prima guerra mondiale e la chiesa subì gravi danni, in particolare il crollo della volta del presbiterio, venendo ricostruita dopo il conflitto[115].
Costruita nei primi anni del Settecento; la chiesetta venne danneggiata (e poi restaurata) durante eventi bellici sia nel XIX secolo, sia nel XX secolo[116].
Menzionata per la prima volta nel 1537, la chiesa risale al XV secolo e consisteva del solo attuale presbiterio; venne ampliata nelle forme attuali durante il XVII secolo con l'aggiunta della navata. Il campanile venne aggiunto in seguito, entro il XIX secolo[117].
Un'antica chiesa dedicata a Santa Maria, della quale resta solo il campanile, sorse vicino a quella odierna verso il X secolo, al posto di un preesistente tempio pagano; questa venne demolita e ricostruita nel 1880 e, gravemente danneggiata da un'alluvione, venne riedificata ancora nel 1904[118].
Una prima chiesetta, corrispondente all'odierno presbiterio, esisteva certamente nel primo quarto del Duecento, ed è citata nel 1220; le tre navate vennero aggiunte verso il 1523, seguite dalla sagrestia[119].
Una chiesa dedicata alla Madonna è documentata sul luogo nel 1788 (anno in cui vi fu traslata l'arca di Aldrighetto Castelbarco); l'edificio venne ricostruito nel 1818 su commissione del conte Cesare Pompeo di Castelbarco Visconti, per fungere da cappella privata della vicina villa di famiglia. Nel 1856 venne dotata di campanile, il quale subì poi gravi danni durante la prima guerra mondiale. Nel 1920 venne costruito il porticato di collegamento tra la chiesa e il campanile[120].
Parrocchiale. Una prima chiesa, dedicata a san Zenone, venne costruita forse nel IX o X secolo, sopra un preesistente edificio romano; la prima citazione di una chiesa a Besagno è però solo del 1632. Nel 1864-66 l'edificio, ritenuto troppo piccolo, venne riedificato, e nel 1880 venne cambiata l'intitolazione, dedicando la chiesa alla presentazione di Maria[121].
Costruita nella prima metà del XVIII secolo come cappella privata della famiglia Delaiti, venne destinata ad uso della popolazione locale ed ingrandita nel 1853. Venne significativamente danneggiata durante la prima guerra mondiale; seguì il restauro e, nel 1925, venne aggiunto il campanile a vela[122].
Parrocchiale. Antica chiesa pievana, è documentata durante l'episcopato di Altemanno (1124-1149). Venne ricostruita tra il 1611 e il 1618, e nel 1733 venne ampliato ulteriormente il presbiterio. L'edificio venne ingrandito ancora tra il 1872 e il 1892, costruendo l'avancorpo davanti alla facciata, la sagrestia e la cantoria. Durante la prima guerra mondiale la chiesa venne danneggiata e crollò parte della volta della navata, riparata nel 1920[125].
Costruita probabilmente tra il XII e il XIII secolo, su un luogo adibito a cimitero già dal VII-VIII secolo; la prima citazione della chiesa si ha soltanto nel 1709. Dopo essere stata danneggiata durante la prima guerra mondiale, venne abbandonata e cadde in uno stato di grave degrado a cui venne posto rimedio tra il 1992 e il 1997, grazie all'intervento del gruppo ANA di Mori[126].
Una prima cappella venne eretta nel 1856 come ringraziamento a san Rocco per aver risparmiato il paese di Nomesino da un'epidemia; questa venne distrutta nel 1915, durante la prima guerra mondiale, e riedificata nel 1926[129].
Edificata nel 1666 per desiderio del conte Francesco Castelbarco, assieme ad altre due cappelle analoghe; gravemente danneggiata durante la guerra, è successivamente caduta in rovina[131].
Fondata verso la metà dell'XI secolo, nel XII e XIII secolo venne aggiunta una navata a nord e venne eretto il campanile. Tra il XV e il XVI secolo le absidi vennero murate (quella meridionale venne riconvertita in sagrestia) e venne modificato l'orientamento della struttura. Dalla fine del XVIII secolo la chiesa venne pian piano abbandonata in favore della chiesa dei Santi Quaranta Martiri, situata in centro al paese; venne gravemente danneggiata dai colpi dell'artiglieria italiana durante la prima guerra mondiale, e poi venne quasi totalmente distrutta da un bombardamento aereo alleato nel 1944. Dell'edificio sopravvive ora quasi soltanto il campanile[122][132].
Parrocchiale. L'edificio nacque nel 1728 come cappella privata dei conti Pedroni, e corrispondeva alla prima campata della struttura odierna; intorno alla metà del Settecento la cappella venne donata al comune di Nogaredo e cominciò ad essere frequentata dagli abitanti. Nel 1946 venne ampliata con l'aggiunta del corpo rettangolare posteriore come ringraziamento per la fine della seconda guerra mondiale, e dal 1968 venne designata sede parrocchiale[133].
La primitiva chiesa sorse probabilmente durante il Trecento; essa venne ricostruita entro il 1608, e successivamente ampliata con l'aggiunta della navata e l'innalzamento del presbiterio tra il 1693 e il 1744. La facciata venne in parte ricostruita verso il 1828, per via dei danni causati da un fulmine[134].
La chiesa venne probabilmente costruita tra il 1619 e il 1636, anno in cui viene citata per la prima volta; tra il 1680 e il 1683 venne riedificata. Nel 1830-39 viene ampliata per poi essere ricostruita l'ennesima e ultima volta nel 1894-96[135].
Parrocchiale. Analogamente alla chiesa di Sasso, anche questa è citata per la prima volta nel 1636 e venne forse costruita tra il 1619 e questa data. L'edificio venne riedificato tra il 1708 e il 1728, e poi ampliato nel 1859-62 con l'aggiunta di una cappella laterale dedicata ai santi Rocco e Sebastiano, come segno di ringraziamento poiché il paese venne risparmiato dall'epidemia di colera del 1855[136].
Una prima chiesa venne costruita probabilmente nella prima metà del Duecento, comunque entro il 1240, data in cui è citata per la prima volta; a inizio Cinquecento venne affiancata dalla casa di un custode che, nel 1505-10, per volontà della contessa Veronica Lodron, venne espansa e trasformata in convento affidato ai frati minori conventuali (il quale sarà attivo fino circa al 1854); seguì, entro il 1514, l'ingrandimento della cappella stessa che assunse l'impianto attuale. Nel 1640-52 venne aggiunta la cappella laterale dedicata a sant'Antonio, e nel 1930-39 venne sopraelevato il campanile[137].
Parrocchiale. Una prima chiesa, dedicata a san Zenone, venne costruita entro 1188, quando viene citata per la prima volta (anche se la documentazione è incerta); questo primo edificio venne forse riedificato tra il 1450 e il 1537, e poi ampliato nel 1650-83. Nel 1858-69 la chiesa, ormai piccola e degradata, venne abbattuta e ricostruita nuovamente; nel corso di tutto il Novecento si registrano poi diversi interventi di restauro, riparazione e consolidamento della struttura[139].
Parrocchiale. Una prima cappella venne costruita probabilmente all'inizio del Seicento, ed è citata nel 1636. Nel 1851-56 la struttura viene ampliata, e la cappella originaria viene convertita in presbiterio della nuova chiesa[142].
Costruita come cappella probabilmente all'inizio del Duecento, nel Trecento venne affiancata da uno xenodochio. Tra il 1390 e il 1489 fu ampliata nelle forme attuali con la costruzione della navata e del campanile, e nella prima metà del XVIII secolo viene istituito a fianco un romitorio (probabilmente reimpiegando i locali dello xenodochio), che rimane attivo solo fino al 1775[143].
Parrocchiale. Una prima cappella venne eretta nel corso del XII secolo ed è citata nel 1183; l'edificio venne fatto depredare e incendiare da Federico di Castelnuovo di Castelbarco nel 1234, e venne ricostruito probabilmente negli anni successivi. Tra il 1756 e il 1780 la chiesa venne riedificata assumendo le forme attuali; nel 1929 venne demolita la sagrestia, e l'anno dopo venne realizzata la facciata. La chiesa venne chiusa al culto nel 1973 in attesa di importanti lavori di restauro, che si effettuarono solo nel 1977-82[144].
La costruzione cominciò nel 1865 per commemorare l'apparizione della Madonna di La Salette del 1846, ma si interruppe nel 1868 alla morte del principale promotore, Davide Gasperotti; l'edificio venne completato nel 1886-87 grazie ad un lascito di Teresa Vicentini Caracristi[145].
Costruita nel 1632-36 per sostituire un precedente edificio di culto, malandato e situato in una posizione disagevole, non identificata; nel 1708 viene dotata di campanile, poi sopraelevato nel 1763. Nel 1876 viene rifatta la facciata[146].
La chiesa è attestata sin dal 1681; venne restaurata nel 1831 e, nella seconda metà del Novecento, venne realizzato il portico e rialzato o ricostruito il campanile[147].
Documentata circa dal 1400, venne ampliata nel 1750 e poi ancora nel 1863-64; a seguito della costruzione della nuova parrocchiale omonima nel secondo dopoguerra è stata sconsacrata[149], e versa ora in condizioni di grave degrado[151].
Costruita per iniziativa della popolazione locale tra il 1850 e il 1885; durante la prima guerra mondiale venne riconvertita in magazzino e macelleria militare. Ripristinata al culto dopo il conflitto, nel 1934-35 venne dotata di campanile. Venne eretta a parrocchiale nel 1944, ma la sede venne in seguito soppressa[153].
La fondazione della chiesa, documentata con certezza nel XIV secolo, potrebbe risalire forse al XII-XIII secolo, e venne forse ricostruita intorno al 1631. Gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, venne riparata e poi ampliata -demolendo l'abside originale- nel 1934 con l'aggiunta di una nuova navata e relativo presbiterio[158].
Chiesa di San Nicolò, o dei Santi Nicolò e Colombano[159]
Citata per la prima volta nel 1470, venne fondata forse all'inizio del Trecento; venne ampliata o ricostruita verso il 1532, e poi riedificata una seconda volta intorno al 1780[160].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1242, venne ricostruita una prima volta tra il 1490 e il 1510, una seconda volta tra il 1538 e il 1559, e una terza volta tra il 1655 e il 1665; l'edificio venne poi ulteriormente rimaneggiato tra il 1770 e il 1810, e la navata laterale venne aggiunta nel 1885. Subì danni consistenti durante la prima guerra mondiale[161].
Eretta nel 1855 dagli abitanti del posto, come ex voto per la liberazione dal colera che imperversava nella valle sin dal 1836; venne poi ampliata nel 1855, e quindi restaurata nel 1900. Rimasta gravemente danneggiata durante la battaglia degli Altipiani, venne riedificata, su progetto di Giovanni Tiella[167][168].
Costruita nel 1680 per volontà testamentaria di Giulia Betta dal Toldo; nel 1779 venne dotata di campanile e sagrestia, dopodiché l'edificio venne quasi interamente ricostruito verso il 1860. Durante la prima guerra mondiale, il paese venne occupato da militari italiani, che danneggiarono gravemente la chiesetta, poi riparata entro il 1934[170].
Il sito era occupato da eremiti probabilmente già nel XIII secolo, epoca in cui vi venne costruita una prima cappellina, corrispondente all'odierno presbiterio; intorno al 1470 il luogo non era più romitaggio, bensì santuario. L'edificio venne ristrutturato e ampliato nel XVI secolo e poi ancora nel XVII secolo, con la probabile costruzione dell'attuale navata. Il luogo tornò ad essere un eremo solo dalla fine del Seicento fino alla fine del Settecento (quando venne soppresso dalle disposizioni giuseppine); in questo periodo, precisamente nel 1735, vennero edificati il campanile e l'abitazione. Il complesso venne adibito a posto di comando e pronto soccorso dagli austriaci durante la prima guerra mondiale, e venne danneggiato da un'esplosione durante la seconda, nel 1944, venendo poi riparato in entrambi i casi[171].
Una prima cappella venne costruita nel 1856-57, e venne ampliata già nel 1861-63. Durante la prima guerra mondiale la struttura venne risparmiata dai bombardamenti, ma venne depredata di tutti gli arredi e danneggiata dall'esercito austriaco[174].
Costruita nel 1961 per volontà di monsignor Francesco Galloni, cappellano degli Alpini del battaglione "Monte Suello", con la collaborazione dei reduci del battaglione "Monte Berico"; la struttura si trova a 2100 metri di altitudine, su un terreno donato dal comune di Vallarsa a quello di Schio, ma territorialmente facente parte di quello di Trambileno[175].
Parrocchiale. Citata per la prima volta nel 1468, questo edificio venne riedificato tra il 1551 e il 1567, e poi di nuovo verso il 1780. La chiesa subì vari danni a causa dei bombardamenti durante la prima guerra mondiale; le riparazioni, che comportarono anche la ricostruzione del campanile, vennero completata nel 1925[176].
Una prima chiesa sul luogo venne costruita tra il XVI e il XVII secolo; questa risultava cadente verso il 1681, anno in cui venne fatta ristrutturare da tal Giovanni Pizzini de Tyrberg, e un secondo restauro seguì nel 1780. L'edificio venne demolito dall'esercito austriaco durante la prima guerra mondiale, insieme con molte case del paese, perché si trovava sulla linea di tiro dell'artiglieria; venne ricostruito nel 1927-28, mantenendo forme e dimensioni della struttura precedente[178].
Fatta costruire da Arcangelo Tabarini, proprietario del maso, nel 1704, in occasione dell'avvio al sacerdozio di suo figlio Antonio. Già nel 1750 la struttura era caduta in condizioni di degrado, e nel 1995 risultava sostanzialmente in rovina; in quell'anno venne donata alla parrocchia di Vanza di Trambileno, e venne restaurata e decorata[181].
Eretta nel 1856, al posto di un oratorio in casa privata settecentesco[183]; danneggiata durante la prima guerra mondiale, venne riparata e riaperta al culto verso il 1928[184]. Venne demolita nel 1965 per realizzare la nuova strada provinciale 50, che attraversa la frazione di Toldo[185].
Parrocchiale. La struttura nacque come oratorio pubblico nel 1767; nel 1787 venne dotata di campanile e sagrestia, nel 1805 venne aggiunta una cappella laterale, e nel 1864 venne allungata la navata e costruita un'altra cappella laterale; durante la prima guerra mondiale la chiesa venne spogliata e adibita a stalla[186].
La volontà di costruire una cappella ad Anghebeni era già presente dal 1830 circa, ma difficoltà economiche e poi lo scoppio della prima guerra mondiale lo resero possibile solo nel 1932-39[188].
Parrocchiale. Una prima cappella venne costruita entro il 1750 per volontà di don Bartolomeo Riva; nel 1865-69 venne edificata la chiesa odierna adiacente alla prima cappella, che rimase fino alla demolizione nel 1896. La chiesa, dotata di campanile nel 1912, venne danneggiata durante la prima guerra mondiale, venendo in seguito riparata[190].
Costruita tra il 1736 e il 1743 dagli abitanti di Dosso, Zocchio e Valmorbia, dedicata in origine semplicemente a Santa Maria, poi alla Madonna della Corona. La chiesa subì gravissimi danni durante la prima guerra mondiale; venne riparata entro il 1928, e dal 1931 venne reintitolata alla Madonna Immacolata di Lourdes[191][192].
Parrocchiale. Una prima cappella sorse verso nel 1867; gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, venne riparata e anche ampliata entro il 1924[193].
Parrocchiale. Costruita nel 1855-58 per sostituire la chiesa di Dosso, ormai divenuta piccola; nel 1894 venne aggiunta una cappella laterale. La chiesa subì gravissimi danni durante la prima guerra mondiale -venne colpita da bombe e scoppiò anche un incendio al suo interno-, e le riparazioni furono completate entro il 1928. Altri danni, di minore entità, occorsero durante la seconda guerra mondiale[194].
Parrocchiale. Costruita nel 1752, nel 1876 venne aggiunta la cappella laterale destra; come gran parte delle chiese di Vallarsa, anche questa subì gravi danni durante la prima guerra mondiale, e venne riparata e anche ampliata nel 1920-24[195].
Costruita dalla popolazione locale nel 1630; nel 1859-60 venne rialzato il campanile. La chiesa subì danni relativamente lievi durante il primo conflitto mondiale, riparati entro il 1924[197].
Parrocchiale. Una prima cappella venne eretta su iniziativa dei fratelli Stoffella nel 1714; venne ampliata nelle forme attuali nel 1820-22. Adibita a stalla e danneggiata durante la prima guerra mondiale, venne ristrutturata entro il 1921[199].
Parrocchiale. Una prima cappella sul luogo sorse nel 1631-36, e venne ampliata nelle forme attuali nel 1750-53. Venne gravemente danneggiata nel primo conflitto mondiale, e riparata entro il 1923[200].
Parrocchiale. Una cappella dedicata a san Vigilio è attestata nel 1470; ampliata nel 1538, venne elevata a parrocchiale nel 1720 e dotata di campanile tra il 1767 e il 1772, anno in cui la stessa chiesa venne allungata di alcuni metri. Nel 1874 venne rialzata tutta la struttura, e nel 1900 venne ristrutturata la facciata. L'edificio venne semidistrutto durante la prima guerra mondiale, e le riparazioni si conclusero nel 1921[201].
Costruita nel 1732 per volontà di don Giovanni Battista Lizzini e dedicata all'Addolorata; dopo vari passaggi di mano, è stata ceduta al comune di Vallarsa nel 1983, e restaurata entro il 1996[203].
La costruzione della cappella cominciò nel 1909, ma venne interrotta dallo scoppio della prima guerra mondiale e, anche dopo la fine del conflitto, ciò che era stato fino a quel punto edificato venne adibito a fienile; la chiesetta venne completata solo nel 1926-27[204].
Costruita nel 1639-41 al posto di una preesistente edicola votiva dedicata ai santi Rocco e Leonardo; nel 1965 la struttura originaria era diroccata, e venne quindi ricostruita completamente[205].
Una prima chiesa è citata nel 1316, e sorgeva sul colle presso il paese, e venne ampliata entro il 1683. Nell'ottobre del 1800 venne demolita nottetempo dagli abitanti di Piazzo, in accordo con alcuni membri della famiglia Lodron, per "dirimere una questione di natura amministrativa" sorta con il comune di Pomarolo, e contemporaneamente venne avviata la fabbrica della chiesa odierna, in centro al paese, completata nel 1802. Questa venne sottoposta a restauro nel 1978-80 e nel 2004-06[206].
Chiesa privata (ma da sempre a servizio della popolazione), costruita sul finire dell'Ottocento da Francesco de Probizer, farmacista di Villa Lagarina[207].
Costruito nel 1740-48 come oratorio per la confraternita del Santissimo Sacramento, e ampliato già nel 1750-51 con l'aggiunta del corpo settentrionale; l'intitolazione a san Giobbe è documentata dal 1815, e nel 1836 l'edificio venne adibito a lazzaretto per l'epidemia di colera in corso. Anche durante la prima guerra mondiale la struttura venne adibita ad uso civile, in questo caso diventando officina e deposito degli attrezzi a supporto della vicina teleferica[208].
Parrocchiale. Una prima chiesa dedicata a san Lazzaro sorse nell'XI secolo; l'edificio venne riedificato nel 1667-69, quindi ampliato nel 1709 e poi ancora nel 1760, assumendo l'aspetto attuale[209].
Chiesa cimiteriale; sorta probabilmente nel Quattrocento -comunque entro il 1481, data in cui è citata per la prima volta-, nel 1771 venne parzialmente demolita, lasciando in piedi solo il presbiterio; il materiale recuperato venne reimpiegato per la costruzione della nuova parrocchiale[212].
Parrocchiale. Antica chiesa pievana risalente al XII secolo, è citata per la prima volta nel 1188. Tra il 1575 e il 1597 venne rimaneggiato il campanile, che assunse le forme attuali, mentre nel 1625-29 venne aggiunta una cappella laterale dedicata a san Ruperto. L'edificio, esclusi il campanile e la neoeretta cappella, venne ricostruito tra il 1646 e il 1658 aggiungendo una seconda cappella laterale, e nel 1670 venne dotato di una terza, opposta alla seconda. Entrambe vennero sacrificate nel 1884-85, quando il prospetto frontale della chiesa venne ricostruito assumendo l'aspetto odierno[214].
Costruita tra il 1100 e il 1220, probabilmente in un punto di convergenza di vari sentieri e forse affiancata da uno xenodochio; nel XIII secolo venne rimaneggiata e dotata di campanile, poi rimosso e più avanti rimpiazzato con uno a vela. Fu sede di un eremo dal XVII alla fine del XVIII secolo[215].
Fondata all'inizio del Seicento, viene citata per la prima volta nel 1619; nel 1740 venne realizzato l'odierno presbiterio, e probabilmente anche il campanile a vela.[216].
Citata nel 1285, sorgeva nel porto fluviale di Villa Lagarina, appresso alle fornaci dei Lodron. Sconsacrata probabilmente intorno al 1770, venne demolita nel 1845, quando venne costruito il nuovo ponte sull'Adige, poiché si trovava esattamente dove sarebbe dovuto passare il tracciato stradale; la pala d'altare è conservata a palazzo Libera; nel 1864, in memoria della chiesetta di San Giovanni al Porto, venne eretta la cappelletta del Crocifisso in centro a Villa Lagarina[219].
Parrocchiale. Antica chiesa pievana, citata per la prima volta nel 1197; nel 1673-75 venne ampliata inglobando la chiesa di San Valentino che sorgeva di fronte. Nel 1753 venne rifatta la facciata, nel 1763-64 venne rifatta anche la navata e costruita la volta, nel 1793-94 venne edificati il presbiterio e la sagrestia e infine il campanile venne demolito nel 1813, e ricostruito nel 1836-43[222].
Costruita verso la fine del XV secolo, probabilmente al posto di una cappella dedicata a san Pantaleone; nel 1636-38 venne aggiunta la sagrestia, e nel 1664-67 venne rialzato il campanile[223].