HarmakisHarmakis o Harmakhis, è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Era dio del sole nascente e del tramonto, personificazione della funzione divina dei faraoni, simbolo della resurrezione, della vita eterna. Aveva sovente forma di leone, ariete o di uomo con la testa di falco o di leone sormontate dal disco solare. Dal Nuovo Regno era la Sfinge di Giza a rappresentarlo.
Ḥrw m 3 ḫt, Horus sorge all'orizzonte CaratteristicheHarmakhis era spesso associato al dio Khepri come simbolo di vita eterna e di continuo divenire. Veniva considerato come la fonte e il depositario della più profonda saggezza. Lo si trova nel Papiro di Ani, Libro XV, nella sua eccezione di Atum-Harmakhis: Adorazione di Ra quando si alza all'orizzonte, quando appare in pace nella vita. Omaggio a te, Ra nel suo alzarsi, (o) Atum-Harmakhis. Templi e monumentiL'episodio che ricorda nella maniera più celebre il dio Harmakhis, riguarda il cosiddetto sogno di Thutmose IV, episodio che il sovrano fece scolpire su una stele poi collocata fra le zampe anteriori della grande sfinge di Giza. In breve, Thutmose si trovava all'ombra delle grandi piramidi per riposarsi dopo una battuta di caccia. Finì per addormentarsi sotto la testa della sfinge che all'epoca era in buona parte sepolta nella sabbia. Harmakhis-Khepri-Ra-Atum in forma di sfinge (incarnazione del dio) si manifesta in sogno a Thutmose che chiama "figlio", chiedendo al principe di liberarla dalla sabbia. In cambio Tuthmose avrebbe avuto il trono dell'Egitto.[1] Anche ad Abido nel tempio del faraone Seti I (XIX dinastia, 1290 a.C. - 1279 a.C. ± 30 anni) compare Harmakhis. Nella struttura sono presenti sette cappelle (10,85 metri per 5,20), consacrate ad Amon-Ra (a capo del pantheon tebano), Osiride, Iside, Horo, Harmakhis, Ptah (dio di Menfi) e il faraone Seti I che era stato divinizzato. Più tardi un altro sovrano onorò Harmakhis con una grande opera architettonica. Ramses II fece erigere il complesso templare di Abu Simbel dove la maggiore delle due strutture è dedicata ad Amon-Ra, Harmakhis e a Ptah. Insieme a questa trinità, il sovrano aggiunse una statua di se stesso in forma divinizzata. All'interno del grande tempio, nella parete ovest della seconda sala ipostila, si aprono tre porte che conducono ognuna a una stanza. Quella centrale è il santuario più segreto, accessibile solo al re: addossate alla parete principale, le quattro sculture rappresentanti le figure sedute di (da sinistra a destra) Ptah, Amon-Ra, Ramses II e Harmakhis. Note
Bibliografia
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