Strage di Berceto
La strage di Berceto è stata una strage nazifascista compiuta nell'omonima frazione del comune di Rufina, in provincia di Firenze, il 17 aprile 1944. I fattiNell'autunno del 1943 le truppe alleate risalivano lentamente la penisola liberando Napoli, ma furono fermate dalla linea Gustav costruita dai Nazisti. Le azioni di sabotaggio dei partigiani si moltiplicarono in diverse località e le reazioni delle truppe nazi-fasciste si fecevo molto violente. Alla Rufina, il 16 aprile 1944, un gruppo di 7 partigiani chiesero ospitalità per la notte alla famiglia Vangelisti; furono ospitati nonostante le grandi peplessità del capofamiglia Lazzaro. La mattina successiva sentiti lontani spari Lazzaro insistette con i partigiani perché andassero via e avendo notato che solo due dei sette avevano le scarpe ai piedi si insospettì; prese quindi i due figli maggiori è si inoltrò nella campagna per nasconderli. Due figlie che avevano visto avvicinarsi dei sodati fuggirono anch'esse da casa portantosi dietro due fratellini e raggiungendo il padre, sentendo alle spalIe molti spari[1]. Tornato il silenzio Lazzaro si avvicinò a casa che vide in fiamme assieme ad altre due case vicine[2]. Gli uomini della Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring", fiancheggiati dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, avevano fatto irruzione nell’abitazione, catturando subito due dei partigiani presenti, mentre 2 erano fuggiti; fu poi appurato che questi due erano informatori dei tedeschi. I partigiani Mauro Chiti e Guglielmo Tesi, dopo essere stati sommariamente interrogati da alcuni militi della Guardia Nazionale Repubblicana, vennero fucilati. Guglielmo Tesi era un partigiano di Campi attivo dal settembre 1943 e combattente nella Battaglia di Valibona[3]. Successivamente i tedeschi per rappresaglia trucidarono nove persone. Tutti le componenti della famiglia Vangelisti : Giulia di 46 anni, e le sue quattro figlie, Bruna (23 anni), Angelina (22 anni), Anna Maria (3 anni) e Iole (9 anni)) e dettero poi fuoco alla casa. Si rivolsero poi alle case vicine uccidendo i coniugi Alessandro e Isola Ebicci e Fabio e Iolanda Soldeti, rispettivamente nonno e nipote e dato alle fiamme le loro case[4]. Vittime![]()
Ricostruzione storicaFinita la guerra furono recuperati ed identificati, da esponenti della Resistenza inviati dal CNL, i corpi dei due partigiani Mauro Chiti e Guglielmo Tesi, della 22ª Brigata Garibaldi intitolata a Lanciotto Ballerini, il secondo orribilmente straziato[5]. Per quanto riguarda i mandanti dell'azione, all'epoca fu ritenuto tale il Sig. Francolini, fattore del Marchese Frescobaldi, convinto fascista[6], ma nonostante gli sforzi di Lancillotto di individuare e far condannare i responsabili della strage, una catena di omertà non consentì di giungere ad alcun risultato. Gli interrogatori dei quattro partigiani sopravvissuti effettuati Corsinovi nella sede dell'ANPI riscontratono una serie di incongruità nelle narrazioni, ma compiacenti testimonianze impedirono di giungere a conclusioni certe e nessuno pagò per quella strage[7]. Dalla testimonianza di Torello Monticelli risulta che gli esecutori della strage erano i finti partigiani, uno dei quali disse «Quando sono arrivati i nostri amici abbiamo ucciso i due partigiani e sterminato le famiglie che stavano nei paraggi»[6] Onorificenza«Nel corso del secondo conflitto mondiale la popolazione della cittadina toscana, animata da fiera ostilità nei confronti del regime fascista, per aver favorito la lotta partigiana venne fatta oggetto di una feroce rappresaglia. La frazione di Berceto fu teatro di una atroce strage, nella quale furono uccisi undici civili, fra cui donne, bambini ed anziani. Nobile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. 17 aprile 1944 / Berceto frazione di Rufina (FI)»
— 30 novembre 2012[8] RiconoscimentiSono presenti lapidi in memoria del fatto nei seguenti luoghi.
Note
Bibliografia
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