Chiese dell'AquilaLa città dell'Aquila possiede un numero considerevole di chiese, legate indissolubilmente alla sua storia, in particolare molte delle quali edificate intorno al 1254, durante la Fondazione della Città. Altre invece saranno costruite nei secoli successivi, mentre piccoli santuari esistevano già dall'VIII secolo. Storia delle chiese dell'AquilaAntica cattedrale di San Massimo di ForconaLa diocesi d'Amiterno (dal nome della città romana di Amiternum situata in località San Vittorino), iniziò nel V-VI secolo d.C. La sede originaria era la città di Aveia (Fossa), dove si trovava la diocesi di Aveia, che ospitava anche le reliquie di San Massimo Levita, ucciso nel III secolo d.C. in loco. A causa delle distruzioni durante la guerra greco-gotica, le reliquie e la diocesi furono spostate nel territorio di Amiternum-Forcona, dove viene citata per la prima volta nel 680 d.C. La diocesi rimarrà in loco sino al 1256-57, quando con decreto di Corrado IV di Svevia, verrà spostata nell'appena nata L'Aquila. La sede della cattedra vescovile era nell'antico Duomo di San Massimo presso Forcona, posto in località Civita di Bagno, e ancora oggi visibile nei cospicui resti. La pianta attuale risale al progetto dell'XI secolo voluto dal vescovo San Raniero di Forcona, risente assai dell'influsso dei cenobi di Farfa e di Spoleto, e presenta degli elementi anteriori, frutto di riutilizzo della preesistente chiesa longobarda. Dai ruderi si può riconoscere la pianta rettangolare, con tre absidi semicircolari coronate da archetti romanici e divisa in tre navate da archeggiature a tutto sesto, impostate su colonne romane, materiale di spoglio[1]Sotto il piano rialzato del presbiterio rimangono cospicui resti della cripta, dove sono state trovate tombe d'epoca tardo romana. Prolunga la facciata, rovinata col terremoto del 1703 in larga parte, sulla destra la massiccia torre campanaria, che fungeva anche la funzione di difesa, che presenta la base originale del X secolo, con riquadrature rettangolari. I muri sono costruiti con grandi pietre squadrate, provenienti da edifici romani, alcune pietre sono scolpite con decorazioni geometriche in stile bizantino, altre hanno motivi classici: due grandi lastre preromaniche provenienti dalla chiesa precedente all'edificio dell'XI secolo, raffigurano dei pavoni e una croce greca. Nei ruderi, nel 1866 Angelo Singorini rinvenne il pannello frontale del sarcofago del vescovo forconese Albino, risalente al VII secolo, e oggi custodito nel Duomo aquilano. Accanto a questo vecchio duomo, sorge lungo la strada Marsicana di Civita la parrocchia di San Raniero Vescovo, realizzata nei primi anni del Novecento in stile misto eclettico, tra liberty e neogotico. OriginiNon si sa con certezza quante chiese avessero i villaggi che sorgevano attorno al colle dell'attuale L'Aquila, prima della fondazione nel 1254. In un documento del vescovo di Forcona nel 1195, si citava l'esistenza presso Acculi (il Borgo Rivera), l'esistenza della chiesa di Santa Maria d'Acquili o della Rivera, occupata nel XIII secolo dalle Clarisse, e riedificata ampiamente dopo i danni del 1703, oggi noto come monastero di Santa Chiara in via XX Settembre[2]. Si presume che i castellani della Torre, piccolo villaggio situato nel cuore dell'attuale Quarto di Santa Giusta, avessero una loro chiesa dedicata a San Giorgio, da cui il nome originario del quartiere, dove si trasferì nel 1256 la diocesi Forconese da Bagno, costituendo la sede vescovile della cattedrale, ricostruita poi in piazza Duomo dopo la distruzione di Manfredi di Svevia nel 1259[3] che successivamente dopo il sisma del 1349 fosse ricostruita come parrocchia di Santa Giusta di Bazzano entro le mura; mentre altri sostengono che la chiesa fosse quella dove sorge la parrocchia di San Flaviano, vista la base diversa in blocchi di pietra gigante della torre campanaria, successivamente tagliata dopo i danni del 1703. Data la costruzione di chiese "duplicato" dentro le mura delle città, dai relativi parrocchiani dei castelli di rappresentanza quali Roio, Paganica, Bazzano, Bagno, Arischia, San Vittorino, Assergi, Coppito, Pile e via dicendo, dovevano sorge di sicuro prima del 1254 determinate parrocchie quali:
Dal 1254 al 1266Col diploma di autorizzazione, di Corrado IV, della costruzione della città dentro le mura, partendo dal borgo di Acculi presso la Rivera (nel quarto di San Marciano), nel 1245, come descrive lo stesso poeta Buccio di Ranallo nella sua Cronica nel 1362 ca., iniziò l'edificazione delle varie chiese. Le chiese furono costruite dai parrocchiani dei relativi castelli confocolieri posti attorno al colle dell'Aquila, rispettando il programma di lottizzazione dei terreni quadrangolari, all'interno di due spazi precisi, che comunicavano (eccetto il Quarto di Santa Maria) con la Piazza del Mercato o del Duomo, in posizione baricentrica; i quarti "amiternini" rivolti ad ovest verso Amiternum, o e i "forconesi" ad est, verso la cittadina di Forcona. Nel 1276 il nucleo cittadino perfettamente composto fu ripartito in quattro rioni principali, benché già questi avessero la loro chiesa capoquarto e stemma rappresentativo.
Le chiese dovettero essere ricostruite dopo il terremoto del 1349, che lasciò illesa solo la parte bassa della chiesa collegiata di San Silvestro Papa, eretta dai castellani di Collebrincioni, nella parte Nord-Ovest del quarto di Santa Maria, nel locale omonimo. Mentre i portali mantennero lo stile romanico a forte strombatura, conservandosi molto bene alcuni, esistenti già prima della fondazione delle stesse, ossia della chiesa di Santa Maria Paganica (il laterale a destra), della chiesa di San Marco, e della chiesa di San Pietro a Coppito (i due leoni stilofori, forse materiale di spoglio da Amiternum), per l'impianto base di riedificazione, nel dopo sisma, si adottò uno schema specifico: pianta longitudinale rettangolare, con transetto sporgente, e abside semicircolare, solitamente con gli interni a navata unica (eccettuati quelli dei grandi cenobi quali Santa Maria di Collemaggio, il Duomo e Sant'Agostino). Alcuni sostengono che questo impianto base servì alle chiese per ricordare la posizione del Crocifisso, in modo che il fedele intraprendesse dal portale di accesso un percorso di avvicinamento a Dio, dalla fase terrena, sino alla fase spirituale, arrivato al presbiterio, dove avrebbe dovuto collocarsi simbolicamente il cuore di Cristo. Nel 1288 il frate Pietro da Morrone, fondatore dell'ordine Celestino, vide completata la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, fatta erigere fuori dalle mura di Porta Bazzano per suo volere, considerata il capolavoro romanico dell'Aquila, e abbastanza conservatasi nello stile, malgrado delle sovrapposizioni barocche nella metà del XVIII secolo, dopo il sisma del 1703, ripristinate arbitrariamente nel 1968 da Mario Moretti. Al XIV secolo invece risalgono alcuni abbellimenti architettonici tipici del gotico, presso l'interno a tre navate della chiesa di San Pietro di Coppito, riscoperte negli anni 1970 coi restauri di Moretti, nella chiesa di San Silvestro, nelle absidi della chiesa di Santa Giusta, con finestre risalenti addirittura all'epoca cistercense, e nel fianco di via Amiternini della chiesa di San Domenico, con tipiche finestre che ricalcano il modello cistercense francese. RinascimentoI grandi cantieri del Rinascimento, soprattutto per quanto concerne il rifacimento di alcune chiese a causa dei danni del sisma del 1461, ma anche per la costruzione di monasteri nuovi, furono quelli della chiesa della Beata Antonia con annesso monastero della SS. Eucaristia, della Basilica di San Bernardino (1444, con facciata posteriore di Cola dell'Amatrice), della chiesa di Santa Maria del Soccorso, della chiesa della Misericordia, e della chiesa di Sant'Amico con monastero delle agostiniane femmine. Lo stile ripreso è tipicamente fiorentino-umbro, volto alla resa prospettica, con la navata unica, nel caso di San Bernardino tre, riccamente decorate nel 1721 circa dal monumentale soffitto a cassettoni di Ferdinando Mosca di Pescocostanzo. La facciata di San Bernardino, ispirata secondo alcuni al progetto michelangiolesco della Basilica di San Lorenzo a Firenze, nonché la monumentale cupola poggiante su tamburo (Secondo alcuni ispirata al cupolone del Brunelleschi di Firenze), rivoluzionarono profondamente l'aspetto cittadino aquilano, e il tempio stesso fu visto come il manifesto dell'architettura rinascimentale d'Abruzzo. Venne modificato anche l'annesso monastero dei Celestini presso Collemaggio, e le chiese si arricchirono di opere scultoree, di cui si ricordano quelle di Silvestro dell'Aquila, che realizzò nel tardo Quattrocento il mausoleo di San Bernardino presso la basilica, insieme al Sepolcro di Maria Pereyra Camponeschi, e il mausoleo di Celestino V a Collemaggio. Nel XVI secolo iniziò un rapporto di incrinatura nell'architettura delle leggendarie "99 chiese aquilane", poiché nel 1534 una porzione del quarto di Santa Maria venne abbattuta dagli Spagnoli, per la costruzione del Forte spagnolo, a guardia della città per evitare ribellioni cittadine. Tra i monumenti scomparsi, si ricordano la Porta Paganica, e la chiesa di Santa Maria di Tempèra. Dalla ricostruzione dopo il 1703 all'OttocentoIl giorno della Candelora del febbraio 1703, un terremoto che superava il 6° della scala Richter rase al suolo la città, demolendo interi palazzi rinascimentali, e distruggendo varie chiese, o seriamente danneggiandone altre, in modo da imporre una ricostruzione prettamente impostata sullo stile barocco, di ispirazione romana. Fu così che a patire dal primo decennale dal terremoto, in Piazza Duomo venne inaugurato il cantiere della chiesa delle Anime Sante su progetto di Carlo Buratti, per la confraternita del Suffragio, mentre la cupola venne terminata un secolo più tardi da Giuseppe Valadier. La chiesa è considerata il manifesto del barocco aquilano, insieme ad essa vennero rifatte quasi daccapo le chiese di Sant'Agostino (a partire dal 1710 su progetto di Giovan Battista Contini), San Biagio d'Amiterno (oggi Basilica di San Giuseppe Artigiano), il Duomo stesso su progetto di Sebastiano Cipriani, le chiese di San Marciano, di Santa Maria Paganica, dell'Annunziata, dei Sette Dolori di Maria, di San Quinziano, di San Pietro a Coppito e San Silvestro (gli interni furono ripristinati in stile medievali nel 1947 e negli anni 1970), di Santa Giusta e San Flaviano, della chiesa della Madonna del Carmine (costruita dai castellani di Assergi), del monastero di San Basilio, della chiesa di San Paolo di Barete e via dicendo. Un altro simbolo della ricostruzione barocca, che però non riuscì a vedere la sua completezza, dato che sarebbe potuta diventare un altro tempio simbolo del barocco cittadino quale la chiesa del Suffragio, fu la chiesa di Santa Margherita, esistente dal XIII secolo, affidata nella metà del Seicento alla Compagnia del Gesù, che aveva avviato i lavori di demolizione e ampliamento già prima del terremoto del 1703, che si propose dopo il terremoto come un esempio di sobrio barocco, con interno splendidamente decorato da marmi e cappelle laterali. Il convento di San Michele intusIl convento si trovava sotto l'attuale Palazzo dell'Emiciclo sulla villa comunale, eretto nel 1888 da Carlo Waldis, simbolo dell'architettura neoclassica aquilana. Nel 1865 il convento fu soppresso, espropriato e poi inglobato nel palazzo. Nel XV secolo nella zona scarsamente popolata del Campo di Fossa (oggi attraversata da via Francesco Crispi, e introdotta da Porta Napoli), si trovava la chiesa dei Quattro Coronati, consegnata nel XVII secolo ai Frati Cappuccini, che riedificarono il monastero di San Michele. Il corpo dell'Emiciclo venne a insistere sui resti della chiesa di San Michele, ben visibile con l'annesso monastero nella pianta della Città dell'Aquila dell'Antonelli (1622). Nel 2017, in occasione dei lavori di restauro del palazzo dopo il terremoto del 2009, sono stati scoperti i sotterranei del convento, con una serie di ambienti voltati a botte, delimitati da pilastri quadrati. L'ambiente è stato adibito a biblioteca del Consiglio Regionale d'Abruzzo, oggi aperta al pubblico. Dal Novecento a oggiIl terremoto del 1703 determinò un'insanabile frattura tra le chiese storiche dei castelli confocolieri e le chiese doppione situate nel centro storico: molte di esse, gravemente danneggiate, come la chiesa di Santa Maria di Bagno (via S. Francesco di Paola), la chiesa di Santa Maria di Cascina (presso via F. Crispi), la chiesa di Santa Maria di Risciano (via XX Settembre), la chiesa di San Pietro di Sassa (via Sette Dolori), non vennero più ricostruite. Le altre chiese sopravvissute vennero radicalmente trasformate in stile barocco, o neoclassico, come la facciata del Duomo di Giambattista Gamba, completata solo negli anni 1930 con i due campanili gemelli. Il primo Novecento anzi per le chiese aquilane rimaste in piedi rappresenta un periodo alquanto buio, per la trasformazione ortogonale del centro storico, che previde la demolizione di palazzi e chiese. Sacrificate al progresso furono la chiesa di San Benedetto d'Arischia, posta vicino al monastero di San Basilio, poi la chiesa di Santa Maria del Guasto, la cui facciata trecentesca fu rimontata presso la chiesetta della Madonna degli Angeli a Porta Napoli, nel 1898 veniva terminata la chiesa di San Francesco di Paola sopra un'antica cappella danneggiata dal terremoto del 1703, con il portale romanico della chiesa di San Giovanni di Lucoli (storicamente la capoquartiere del Rione San Marciano, mai più ricostruita dopo il sisma del 1703, con la parrocchia trasferita nella chiesa di San Marciano di Roio). La chiesa di San Nicola d'Anza fu profondamente modificata, e privata del portale romanico, trasferito presso la chiesa parrocchiale di Antrodoco (RI). Nel Quarto Santa Maria, la Piazza Chiarino venne ricavata negli anni 1930 dalla demolizione della storica chiesa di San Martino, dei castellani di Paganica, lungo via Garibaldi. I monasteri storici don le leggi piemontesi del 1866-67 vennero soppressi, quali quello di Sant'Agnese con ospedale di San Salvatore, divenuto scuola di ostetricia, il monastero di Santa Lucia dei Celestini, divenuto scuola elementare (oggi è sede dell'Opera Salesiana), il monastero di San Lorenzo di Pizzoli divenuto scuola femminile "Margherita di Savoia", il Collegio di San Paolo dei Padri Barnabiti, il convento di San Michele dei Cappuccini, sopra cui nel 1888 fu costruito l'Emiciclo, e soprattutto il convento della chiesa di San Francesco a Palazzo lungo il corso Vittorio Emanuele, divenuto Palazzo del Convitto Nazionale nel 1876, sede del liceo classico, e della Biblioteca provinciale Salvatore Tommasi nel 1882; anche l'ex monastero di Santa Maria dei Raccomandati, sul Corso venne trasformato, anzi dopo l'Unità d'Italia era divenuto sede provvisoria del Municipio, e poi nel primo Novecento sede del Museo archeologico civico. Nel Rione San Pietro l'ex monastero di Santa Teresa d'Avila divenne sede del conservatorio musicale, sino al 2009. Nel 1934 venne completata, su progetto di Riccoboni, la chiesa di Cristo re in stile razionalista, che però risentiva ancora dell'espressione classicista, usata come nuova parrocchia del quartiere nuovo di zona Campo di Fossa, affacciata sulla via di Porta Napoli. Questa chiesa rappresenta una delle ultime parrocchie di rilievo, in epoca moderna, erette in città, oltre al restauro della facciata, in stile romanicheggiante, della chiesa di San Marciano. Negli anni 1960 e 1970, come detto, il soprintendente Mario Moretti restaurò in maniera massiccia le principali chiese di Collemaggio, San Pietro di Coppito, mentre già San Silvestro veniva restaurata nel 1947 nelle navate romaniche, ma con Moretti si poté tornare a scoprire il catino absidale affrescato dal Maestro di Beffi e aiuti, con in scena la mandorla della Madonna col Bambino, e gli Apostoli in gloria. Il terremoto del 2009 ha gravemente danneggiato più o meno tutte le chiese del capoluogo, e dei borghi attorno, frazioni comprese. Tra i peggiori casi, si è avuto il crollo della torre ottagonale di San Pietro di Coppito e di parte della facciata romanica ripristinata dopa quella barocca da Mario Moretti, il crollo del transetto della basilica di Collemaggio, il crollo quasi totale della torre campanaria di San Bernardino, lo sfondamento di tutto il soffitto e della cupola della chiesa di Santa Maria Paganica, tra le più danneggiate del centro storico, e il crollo quasi totale della cupola della chiesa delle Anime Sante. Al contrario altre chiese, come quella di Cristo Re, di San Biagio d'Amiterno e di Santa Maria del Ponte hanno presentato danni minimali, o riparabili in qualche anno, tanto che San Biagio ha riaperto nel 2012, elevata a basilica minore l'anno seguente, seguita nel 2014 dalla chiesa di Cristo Re e di San Vito della Rivera, poi nel 2015 dalla Basilica di San Bernardino, di Santa Maria del Ponte e di Santa Maria di Forfona in Piazza Matteotti, dalla chiesa di San Flaviano, nel 2017 dalla Basilica di Collemaggio e della chiesa della Misericordia, e nel 2019 dalla chiesa delle Anime Sante, e di recente in maggio dalla chiesa del Soccorso presso il cimitero. Sono in programmazione gli interventi di completamento di restauro della chiesa di Sant'Amico, riaperta già nel 2016, della chiesa di San Basilio con monastero, della chiesa di San Pietro (facciata completata nel 2014, campanile nel 2017, e interno per il 2020), di San Silvestro (facciata completata nel 2017-18 e apertura per fine 2019), di Santa Giusta (la facciata era stata completata nel 2016, ma il terremoto dell'Umbria e Lazio l'ha nuovamente danneggiata). Invece per altre chiese del centro di grande importanza, quali il Duomo, la chiesa di Santa Maria Paganica, di San Domenico, dell'Annunziata, del Carmine, i lavori non sono ancora iniziati, oppure si trovano in forte ritardo per la consegna al pubblico. Nel periodo immediato alle conseguenze del sisma del 2009, varie sono state le chiese provvisorie in legno, ferro e vetro edificate nei campi degli sfollati, alcune di queste sono ancora in piedi, presso il comune di Fossa, e nella Caserma Campomizzi, ossia la chiesa di San Bernardino di Piazza d'Armi. Le chiese costruite ex novo, in maniera stabile, nei nuovi quartieri residenziali creatisi dalla ricostruzione di palazzi, sono la parrocchia di San Mario e compagni Martiri di Borgo Torretta-Sant'Elia, completata nel 2011, la chiesa di San Francesco a Pettino, in sostituzione della vecchia parrocchia della Madonna delle Grazie di Pettino, la chiesa di Santa Maria Assunta di Gignano. In queste zone, negli anni 1960, erano state già edificate le parrocchia di San Pio X a Borgo Torrione, e di Santa Rita nella zona di via Strinella. Chiese principali del centroCattedrale metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio - DuomoIl Duomo, come già riportato dalle antiche cronache, è l'unica chiesa a non essere inclusa formalmente in nessuno dei Quattro Quarti storici dell'Aquila, poiché prospetta in Piazza Duomo, in quella precisa posizione che è detta "porto franco" dalle amministrazioni parrocchiali. Tuttavia sarebbe compresa nella parte storica del rione San Marciano. Situata in Piazza Duomo, a ovest, in posizione dominante. Intitolata ai santi Giorgio e Massimo, è la chiesa episcopale dell'Arcidiocesi dell'Aquila. Venne edificata nel XIII secolo (consacrata intorno al 1257, restaurata in stile rinascimentale nel XVI secolo da G. Pico Fonticulano) e abbattuta dal terremoto del 1703, tanto che della parte antica rimane solo una porzione di muro trecentesco su via Roio. Successivamente venne restaurata in stile barocco mentre la facciata è in stile neoclassico. Il progetto durò molti anni, e fu aperta al pubblico nel 1734. Tuttavia lo stile era molto scarso riguardo alle aspettative, e così nell'Ottocento l'architetto Giambattista Benedetti formulò un nuovo progetto di costruzione, che prevedeva un uso molto ampio del neoclassico, con la presenza di una grande cupola sul transetto. Il progetto però andò sfumando nel primo Novecento, quando la chiesa rimase ancora incompiuta della cupola e dei due campanili. Soltanto negli anni 1920 la Cattedrale fu terminata. Il terremoto del 2009 l'ha gravemente danneggiata provocando il crollo della copertura del transetto. La facciata neoclassica è molto sobria, con un architrave sopra il portale di bronzo, e nicchie laterali cieche. Alla base v'è un ordine di colonne ioniche del Benedetti. Nel 1928 furono costruite le due torri campanarie gemelle laterali, con sotto la cella due meridiane. L'interno è molto più ricco, realizzato tra il 1711 e il 1780 in stile barocco, con pianta a croce latina, a navata unica, con cappelle laterali. Di medievale resta il sepolcro quattrocentesco di Silvestro dell'Aquila, realizzato per il Cardinal Agnifili. A sinistra dell'entrata v'è il fonte battesimale di Giovanni de' Rettori. Tra i dipinti la Disputa di Gesù tra i Dottori (XVI sec) di Francesco da Montereale, la Presentazione di Maria al Tempio di Baccio Ciarpi, e il San Carlo tra gli appestati di Teofilo Patini. Quarto di Santa MariaChiesa di Santa Maria PaganicaChiesa capoquarto del rione storico di Santa Maria, sorge sul punto più elevato della città[4], nell'omonima piazza, accanto al Palazzo Ardinghelli, eretta nel 1390 dai castellani di contrada Paganica; e presenta un impianto settecentesco dovuto alla ricostruzione avvenuta dopo il terremoto del 1703[5]. Un altro violento terremoto nel 2009 ha provocato il crollo di parte delle cappelle laterali e dell'intera copertura. Di importanza sono il campanile, curiosa trasformazione in ambito cristiano di una torre di avvistamento, molto compatta, con base a contrafforti (che fu tagliata nel 1534 circa per evitare attacchi contro il forte spagnolo), e il portale romanico della facciata, di stampo molto simile a quello della chiesa di Santa Giusta, con una decorazione a rilievo, nella lunetta, della Madonna col Bambino. Oltre l'oculo centrale, la sopraelevazione risale al Settecento dopo il terremoto del 1703. La chiesa ha impianto monumentale rettangolare, con la sopraelevazione contraffortata ai lati da archi rampanti, e prima del 2009 si conservava all'altezza del presbiterio una cupola circolare senza tamburo, con affreschi di allievi del pittore Teofilo Patini. Basilica di San BernardinoSituata lungo la via di San Bernardino nel quarto di Santa Maria, davanti alla scalinata omonima con le nicchie, che scende verso via Fortebraccio. Costruita alla morte di San Bernardino da Siena (1444) con l'intento di custodirne le spoglie, presenta una splendida facciata rinascimentale opera di Nicola Filotesio. Al suo interno, ricostruito dopo il terremoto del 1703 in stile barocco, sono il Mausoleo Camponeschi e il Mausoleo di San Bernardino. La basilica è posta sulla sommità di una monumentale scalinata, a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele II. La monumentale facciata è stata realizzata tra il 1524 e il 1542 da Cola dell'Amatrice, ispirato secondo alcuni al progetto di Michelangelo Buonarroti per la Basilica di San Lorenzo a Firenze. La facciata è ripartita in tre ordini di colonne con diversi stili: il primo è di ordine dorico, secondo ionico e il terzo corinzio. Nella trabeazione del primo ordine vi sono raffigurate delle metope, nel terzo v'è una trifora centrale, e nel terzo tre grandi oculi: i due estremi laterali e il terzo più grande centrale, con una finestra. Il portale centrale è incassato fra colonne a spirale, e ha una lunetta di altorilievo di Silvestro dell'Aquila, raffigurante la Madonna col Bambino, fra San Francesco e San Bernardino. Interno a croce latina, con tre navate, con aspetto fastosamente barocco, ricostruito dopo il terremoto del 1703. Di particolare interesse sono l'organo e il soffitto della navata centrale, a cassettoni lignei, intagliati e dipinti in oro e azzurrino, a opera di Ferdinando Mosca da Pescocostanzo (1723-27), che curò anche l'organo dell'entrata. La pittura del soffitto è attribuita a Girolamo Cenatiempo. Le cappelle laterali presentano due monumenti di grande rilievo: il Mausoleo Camponeschi, e il Mausoleo di San Bernardino. Quest'ultimo è stato commissionato dal mercante Jacopo di Notar Nanni aquilano nel 1489, a Silvestro dell'Aquila. Esso è a base quadrilatera a due ordini di lesene decorate da nicchie con dentro sculture di varie scene della vita del santo. Chiesa di San SilvestroSi trova nella piazza omonima, nel punto estremo a ovest del rione Santa Maria, accanto al Palazzo Farinosi Branconi. Eretta nella prima metà del XIV secolo e più volte restaurata in seguito a terremoti, la chiesa presenta un grande portale romanico a pietre di colore bianco e rosso, analoghe a quelle che ricoprono la facciata di Santa Maria di Collemaggio, sormontato da un grande rosone centrale. All'interno è presente una copia della Visitazione di Raffaello che sostituisce l'originale trafugata dagli spagnoli nel 1655 ed oggi al Museo del Prado[6]. La chiesa fu fondata circa nel 1254, durante la costruzione della nuova città. Danneggiata dal terremoto del 1315, poi nel 1349, fu restaurata l'anno successivo nell'impianto attuale. Furono inglobate nella chiesa parte delle Mura dell'Aquila, in particolare un torrione, usato per il campanile. Dopo il terremoto del 1461, la famiglia nobile Branconio, sempre più influente, finanziò i ripari della chiesa, con opere rinascimentali all'interno, opera di Francesco da Montereale[7]. Nel 1586 la Cappella Branconio, fatta costruire dalla stessa famiglia per simboleggiare la propria potenza e mecenatismo, fu affrescata magnificamente da Giovanni Paolo Donati, e nel 1625 modificata da Giulio Cesare Bedeschini. Nel 1703 fu devastata dal Grande Terremoto, e l'interno fu profondamente modificato in stile puramente barocco, poi smantellato nei restauri degli anni 1970. Un restauro del 1946 ha riportato alla luce importanti affreschi tardo gotici e rinascimentali del Maestro di Offida.[8] Chiesa di Santa Maria del Carmine (o Santa Maria di Assergi)Porta nel rione Santa Maria a est, lungo via Carmine. Chiesa del XIII secolo, costruita durante la Fondazione del castello di Assergi, che la chiamò come la parrocchia del piccolo borgo sul Gran Sasso. La chiesa subì varie modificazioni, e nel 1609 fu retta dalla Congrega della Beata Vergine del Carmelo, da cui il nome[9]. Dopo il terremoto del 1703 fu nuovamente modificata con uno schema barocco, che praticamente avvolge tutta la struttura. Monastero di Sant'Amico delle Agostiniane femmineSi trova nel rione Santa Maria, nella piazza omonima, in un locale parallelo al viale Duca degli Abruzzi. Abitato sin dal 1370 dalle monache agostiniane, fu un luogo di silenzio e di preghiera, difficilmente accessibile al clero; fino al terremoto del 2009 era abitato da dieci monache con stabile residenza. I restauri del dopo sisma si sono conclusi nel 2014. Durante i restauri sono stati scoperti importanti affreschi cinquecenteschi, precedentemente non visibili perché dopo il 1703 il monastero era stato ricostruito in forme barocche. La chiesa esterna ha un aspetto rinascimentale-barocco sobrio, con un portale di forme classiche, nella cui lunetta si conserva un affresco di Antonio da Atri con la Madonna col Bambino tra i santi Amico e Agostino, datata al 1381.[10] L'interno è a navata unica, riccamente decorato da stucchi. Sul fianco si apre il monastero, oggi trasformato in parte in convitto per l'educazione, sin dall'antichità, delle più importanti famiglie aquilane. Nel Seicento il monastero venne rifondato dal vescovo Gonzalo de Rueda, per raggiungere fino al primo Settecento il massimo splendore. La configurazione non è stata alterata fino ad oggi: un complesso di volumi disposti a T, coro e chiesa con antistante atrio, su cui si aprono due portali in pietra, uno a timpano curvilineo intero, e l'altro più grande d'ingresso, di aspetto settecentesco. In seguito agli interventi di restauro, la parte più antica del monastero di matrice quattrocentesca, con porticati e ambienti voltati a crociera ornati dagli affreschi rinascimentali, è tornata all'originale fattura. La chiesa, danneggiata dal terremoto del 2009, è stata riaperta nel 2016, insieme all'annessa biblioteca. Chiesa e convento di San BasilioSi trova nel rione Santa Maria, nel piazzale omonimo a ridosso delle mura, dove nel primo Novecento fu fondato l'ospedale San Salvatore (presso l'ex monastero di Sant'Agnese). Il monastero fu fondato secondo la tradizione nel 496 d.C. da Sant'Equizio, discepolo di San Benedetto e terzo dei 4 patroni aquilani. La chiesa attuale però, dalle testimonianze esistenti, si può datare intorno all'anno 1000 come prima ricostruzione; nel 112 fu riconsacrata dal vescovo Dodone, e visse i suoi periodi più floridi come sede delle Monache Benedettine Celestine, alla pari di altre congregazioni femminili monastiche dell'Aquila, come la chiesa di Sant'Amico. Le monache contribuirono con il convitto a potenziare la crescita culturale ed economica della città; nel 1493 la regina Giovanna II di Napoli andò a visitarlo, così come Maria Pereyra Camponeschi, parente di papa Paolo IV. Nel XVII secolo le Benedettine vennero sostituite dalle Celestine e fu in questo periodo che il monastero fu ricostruito secondo le forme barocche. La struttura si affaccia dall'alto del lato settentrionale della città, e si articola attorno al chiostro che, a pianta trapezoidale, risulta aperto in archeggiature piuttosto basse, al piano terra e in file di finestre a quello superiore, caratterizzato da murature ad intonaci. La chiesa ha pianta longitudinale, addossando la propria facciata all'estremo del prospetto settecentesco, formando con esso un angolo retto dal quale prende spazio un'ampia piazza. La facciata della chiesa è verticale e snella, divisa da due ordini da un robusto cornicione marcapiano; l'ordine inferiore è riempito da un portale con timpano curvilineo schiacciato, su mensole angolari, e da un'apertura rettangolare a mostre sagomate, quello superiore da una finestra a sesto ribassato. Presso la facciata della chiesa si trova il monumentale barocco prospetto del monastero, che si articola su sovrapposte file di finestre, racchiuse in corpose cornici aggettanti. Il progetto del nuovo convento settecentesco venne assegnato a Sebastiano Cipriani, che si occupò anche della ricostruzione della Cattedrale aquilana, dopo il 1703. Interventi per le decorazioni lignee furono affidati al maestro Donato Rocco Cicchi di Pescocostanzo. Chiesa di Santa Maria di Farfa (o Forfona)Chiesa del rione Santa Maria, posta all'estremo est delle mura, presso Porta Leoni (Piazzale Giacomo Matteotti). La chiesa, benché sia del XIII secolo, è frutto di un rifacimento del 1938, che l'ha profondamente cambiata nell'aspetto planimetrico, conservando solo la facciata romanica[11]. Infatti la chiesa sorgeva isolata dal centro abitato della zona est del Quarto Santa Maria, successivamente con l'edificazione del quartiere residenziale "Costanzo Ciano", oggi Matteotti, la chiesa è stata rifatta, eccetto la facciata, tagliata, e poi rimontata sulla nuova struttura. La facciata a coronamento orizzontale, seguendo il modello delle tipiche facciate aquilane, presenta un portale strombato a tutto sesto, con due colonne laterali dove campeggiano due leoni. Dopo la divisione marcapiano sorge un oculo, che in origine era un rosone, ed è sorretto da due angeli in rilievo. L'interno è a navata unica, ed è molto semplice. Chiesa di Santa Maria della MisericordiaSi trova nel rione Santa Maria, nei pressi della collegiata di San Silvestro, in piazza della Misericordia. Fu costruita a metà Cinquecento, dopo un evento miracoloso dell'apparizione della Vergine. I lavori iniziarono nel 1528, su progetto di maestranze lombarde e terminarono nel 1531. Tre anni più tardi venne realizzato il tabernacolo ligneo, opera di Paolo di Marino da Barete, e l'anno successivo si decorerà la cappella principale, dove si trova l'icona sacra della Vergine della primitiva chiesetta. Dopo il terremoto del 1703 la facciata venne ricostruita seguendo lo schema tipico tardo romanico celle chiese aquilane: coronamento orizzontale con portale cinquecentesco a timpano triangolare, e grande oculo centrale in asse. L'interno venne restaurato in forme barocche, anche se già era a navata unica con cappelle laterali. All'interno inoltre si trovano tracce di affreschi rinascimentali che erroneamente sono stati attribuiti a Giovan Francesco delle Palombelle, e raffigurano scene della Passione e del Vangelo, come l'Annunciazione, l'Incoronazione. La navata è coperta da volta a botte lunettata, ornata da cornici a stucco. Il disegno delle pareti laterali è stato affidato a una teoria di paraste corinzie ribattute, poste in corrispondenza dell'attacco dei lunettoni della volta superiore, ad inquadrare i sei altari laterali (tre per lato), incorniciati da gruppi di lesene e controlesene, che sorreggono la trabeazione curvilinea, affiancata da specchiature laterali. L'aula è fasciata da una trabeazione continua al di sopra della quale si aprono ampi finestroni rettangolari con timpano semicircolare a sesto ribassato, e decorazione a stucco, composta da putti con ghirlande di fiori. Secondo l'Antonini la decorazione a stucco è da ricondursi a un intervento seicentesco, mentre nel tardo Settecento è stata realizzata la decorazione rococò che riveste la volta della navata. Ex monastero di Santa Maria dei RaccomandatiSi trova sul Corso Vittorio Emanuele, collegato al Palazzo Fibbioni Lopez, quasi all'intersezione della strada con via San Bernardino. Confinando anche col Quarto di Santa Giusta, questo monastero risale al XIII secolo, possedimento dei Padri Celestini di Collemaggio, e soppresso nel 1867, quando divenne la provvisoria sede comunale dell'Aquila. Successivamente nei primi anni del Novecento è divenuto il museo archeologico civico, che ospita una collezione molto vasta di reperti, tra i pezzi ci sono un letto ad osso rinvenuto a Bazzano, e momentaneamente esposto a Chieti. La chiesa di originale conserva una parte della facciata medievale con un'elegante bifora gotica, l'interno invece a navata unica è stato rifatto nel 1825, e di antico si conserva un affresco rinascimentale della Madonna. Nel 1924 l'ex convento, che dopo l'Unità fu anche sede provvisoria del Municipio, ospitò il Museo civico archeologico, andato poi a confluire nel 1951 nel Museo Nazionale d'Abruzzo al Forte spagnolo. Chiesetta del CrocifissoSi trova nel Parco del Castello, costruita presso un torrione delle mura medievali (presso l'antica Porta Paganica), che oggi funge da campanile. La chiesa risale al 1607 voluta da Baltasar de Zuniga; nel 1628 fu realizzata nei pressi una Via Crucis, che raggiungeva la chiesa della Madonna del Soccorso presso il cimitero. La chiesa ospitò anche un tribunale inquisitorio per la tortura dei condannati; nel corso dei restauri sono stati trovati affreschi tardo rinascimentali. Ha pianta longitudinale a croce latina, con il primo corpo della chiesa, molto semplice a forma di capanna, conclusa sul retro dal gruppo delle torri medievali, tre, delle quali la maggiore che funge da abside. L'interno è ad aula unica. Quarto di Santa GiustaBasilica di Santa Maria di CollemaggioSi trova verso la periferia a est, in cima al colle omonimo, seguendo il viale Collemaggio dall'area della villa pubblica. Basilica romanica, costruita per volere di Pietro da Morrone nel 1288[12], è stata sede di incoronazione papale ed è sede di un giubileo annuale unico nel suo genere. Nel 1972 è stata sottoposta ad un importante restauro con cui si sono eliminate le aggiunte barocche avvenute in seguito al terremoto del 1703 ed è stato riportato alla luce l'originario splendore romanico. Sul lato settentrionale presenta la prima Porta santa costruita al mondo. La facciata medievale è considerata la massima espressione dell'architettura cristiana d'Abruzzo; si staglia quadrangolare al termine della vasta piazza del Sole, con uno schema ordinato secondo l'ispirazione al Duomo di Todi. Essa si presenta circoscritta da pesanti lesene angolari, suddivisa verticalmente da due cordonature che individuano la navata centrale; orizzontalmente si individua bene una zoccolatura, un primo marcapiano che si arcua in corrispondenza del portale principale, una cornice marcapiano a mensola ben delineata e infine un coronamento orizzontale piano. Lo spazio risulta suddiviso in nove settori, caratterizzati da tre portali e da tre raffinati rosoni a raggi in stile gotico: il centrale a doppio giro di colonnine e archetti. La copertura della facciata è un dualismo cromatico dovuto a masselli di colore bianco e rosso, disposti simmetricamente da formare tanti piccoli quadrati a mosaico, i colori originari civici aquilani, prima del cambiamento dopo il terremoto del 1703, che rimandano alla coloratura della fontana delle 99 cannelle. La Porta Santa è di fine Trecento, restaurata dal sovrintendente ai monumenti degli Abruzzi Carlo Ignazio Gavini[13], caratterizzata da intagli di particolare pregio, sormontata dallo stemma di un'aquila; la lunetta ha un affresco della Madonna col Bambino, tra i santi Giovanni Battista e Celestino V, che mostra la Bolla del Perdono, allusione alla festa sacrale della Perdonanza Celestiniana. La facciata ha sul lato sinistro una mezza torre ottagonale in pietra, con rifiniture sulla balaustra della sommità. In passato era usata come pulpito per le prediche, e successivamente, dopo il terremoto del 1703, vi fu installato un campanile a vela, smantellato poi nell'Ottocento e rimontato nella parte retrostante, rielaborando lo stile gotico. L'interno ha un impianto gotico, a pianta a croce latina con tre navate, ricostruito dal Moretti ripulendo le superfetazioni barocche distruggendo il soffitto ligneo intagliato opera di Panfilo Ranalli di Pescocostanzo[14], che lavorò anche nelle chiese di Santa Maria della Tomba e San Panfilo a Sulmona. Dopo il terremoto del 1703 l'interno era stato rivestito di colonne barocche sulle tre navate, e un soffitto a cassettoni lignei, smantellato poi completamente nei restauri degli anni 1970. Le arcate sono ogivali e poggiate su pilastri a pianta ottagonale. Di particolare importanza i dipinti collocati lungo la navata destra, cioè la Madonna con Sant'Agnese e Sant'Apollonia - Assunzione e Incoronazione della Vergine - Vita di Pietro da Morrone, opera di Carl Ruther da Danzica, allievo del Rubens. Il soffitto, restaurato dopo quello barocco, è in legno, di tipico stile gotico. L'abside è realizzato con il prolungamento delle tre navate e la realizzazione di due tribune laterali a semiottagono, e una centrale ottagonale. Di interesse sulla cappella a destra il Mausoleo di Celestino V. Chiesa di Santa Giusta da Bazzano IntusChiesa capoquarto dell'omonimo rione storico, affacciata nell'omonima piazza davanti al Palazzo Centi, era inizialmente intitolata a San Giorgio, da cui prendeva il nome dell'intero quartiere. La chiesa, eretta nel trecento, presenta una suggestiva facciata a conci levigati con coronamento orizzontale, portale romanico e maestoso rosone ricco di decorazioni floreali e umane[4]. Adiacente al portale si staglia un curioso abbeveratoio. La chiesa è una delle più antiche della città, risalente addirittura prima della Fondazione nel 1254, edificata dai castellani di Goriano Valli (Acciano). L'impianto originario è a tre navate, con transetto sporgente, tipica delle costruzioni trecentesche. L'abside fu ricostruito dopo il terremoto del 1315, finanziati da Paolo di Bazzano[15]. Nel XV secolo vennero condotti lavori per quanto concerne l'apparato decorativo, e la costruzione del coro ligneo absidale. Dopo un periodo di decadenza, Scipione Gentile nel XVII secolo fece costruire il soffitto a cassettoni lignei (1617), e iniziarono i primi interventi invasivi del barocco, che trasformarono profondamente la chiesa all'interno, specialmente dopo la ricostruzione del terremoto nel 1703.[16] La facciata è di particolare interesse. Fu eretta in stile romanico dopo il terremoto del 1349, rivestita in pietra bianca, e divisa orizzontalmente con cornice marcapiano, incanalata tra lesene, tripartita verticalmente da paraste. La banda verticale di destra ha un abbellimento del fontanile: una vasca rettangolare in pietra, in quadrata tra otto colonnine. Il portale presenta una lunetta affrescata da Giovanni Antonio di Lucoli, raffigurante la Madonna col Bambino tra San Giovanni e Santa Giusta di Bazzano. Il coronamento della facciata è costituito da una sequela di archetti romanico-gotici, mentre al centro della parte superiore figura il rosone a raggi, dove sono visibili 12 figure umane che mantengono simbolicamente la struttura. Chiesa di San FlavianoNel rione San Giorgio (o Santa Giusta), lungo la Costa Due Stelle, situata nel locale La Torre. Chiesa del XIII secolo, costruita dai castellani della Torre, ancora prima della Fondazione, e successivamente rifatta dopo il 1349, con il contributo dei castellani di Barisciano, votati a San Flaviano[17]. La chiesa, per la presenza vicino alla parrocchia di Santa Giusta, subì l'influsso romanico trecentesco, e la facciata è molto simile alla chiesa capoquarto per quanto riguarda la parte bassa della facciata. L'interno fu invece profondamente modificato in ambito barocco, a causa della distruzione del terremoto del 1703. Lo stile della facciata riprende il classico schema aquilano a forma quadrangolare, con lesene laterali e cornicione orizzontale; una cornice marcapiano la divide orizzontalmente; il piano inferiore è cinquecentesco, così come il rosone posticcio.[18] Il portale è l'unico elemento veramente originale, risalente al XIII secolo, e ispirato alla Porta Santa di Collemaggio. Chiesa di San Marco di PianolaLa chiesa è affiancata quella di Sant'Agostino nell'omonima piazza. Chiesa del XIII-XIV secolo, costruita durante la Fondazione dai castellani di Pianola di Roio[19], posta nella piazza omonima, accanto alla barocca chiesa di Sant'Agostino. Questo complesso dei Monaci Agostiniani fu eretto nel tardo Duecento con la concessione di Carlo II d'Angiò, e di certo lo stile era del tutto diverso da quello della ricostruzione post sisma 1703 A causa di mancanza di fondi, dopo il terremoto del 2009 i lavori sono ancora fermi. Ha pianta rettangolare a navata unica, di cui la facciata rimane la parte originale del XIII secolo, caratterizzata da muratura in pietra bianca e portale trilobato con lunetta trecentesca affrescata. I due campanili laterali sono un'aggiunta del Settecento. La parte retrostante è decorata da un'abside Chiesa di Sant'AgostinoSi affaccia in Piazza San Marco, in corrispondenza della chiesa di San Marco. Chiesa del XIII-XIV secolo, ma completamente ricostruita da cima a fondo dopo il terremoto del 1703. Fino al 1807 ebbe un complesso conventuale sito nell'attuale adiacente Palazzo del Governo. Il progetto del 1710 venne conferito all'architetto Giovanbattista Contini, e fu terminato nel 1725. La struttura è a pianta ellissoidale (rarità abruzzese), coperto, nel vano centrale, dalla cupola, i cui assi ortogonali sono segnati dall'ingresso; inoltre dal grande coro e dalle cappelle. La chiesa ha due facciate
Chiesa di Santa Maria degli Angeli e convento dei RiformatiSi trova presso via Fortebraccio nel rione Santa Giusta, costruita nel XIV secolo insieme al convento omonimo annesso alla villa Alfieri, ma successivamente ridotta rispetto all'imponente facciata che appare sulla strada. La chiesa fu costruita dai castellani di Vasto, borgo di Assergi, intitolata alla Madonna del Vasto. La chiesa storica sorgeva presso la zona dove sorge il Forte spagnolo, abbattuta dunque verso il 1534, ricostruita presso lo storico ex ospedale San Salvatore, e infine ricostruita sotto la villa comunale, conservando perfettamente la storica facciata, rimontata nel 1933 dall'impresa Baratelli. Le uniche aperture inserite nel semplice prospetto a cortina di pietra all'aquilana con coronamento orizzontale, si ispirano alla rosa destra e ai portali minori della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a poca distanza. La mostra a strombo del rosone riccamente intagliato racchiude un traforo in cui spiccano 14 colonnine a sostegno di altrettante arcatelle a tutto sesto trilobate all'interno, e contrapposte da ulteriori archetti trilobati. Chiesa della Madonna degli Angeli a Porta NapoliRisale al XVII secolo e negli anni '30 vi fu rimontata la facciata romanica della demolita chiesa della Madonna del Guasto, presso l'ex monastero di Sant'Agnese, poi ospedale "San Salvatore". Chiesa di Santa Maria di PicenzeSi trova a Porta Tione, realizzata dai castellani di Poggio Picenze. Dalle notizie storiche la chiesa tardo-duecentesca presentava un corpo più consistente dell'odierno, comprendete anche il fabbricato settecentesco retrostante. Già nel Quattrocento la parrocchia era in decadenza per l'assottigliarsi del numero di parrocchiani, e forse il terremoto del 1461 le dette un colpo mortale. Ricostruita in forme barocche, divenne la parrocchia privata della famiglia Alfieri, che nel 1585 iniziò ad ospitare la Confraternita della Trinità, e nel 1577 si dotò di ospedale per gli ammalati. La forma attuale della chiesa si presenta nel solito allungato volume rettangolare a capanna, cui si antepone la verticale netta della facciata. Essa ricalca la forma precedente i grandi terremoti che sconvolsero la struttura, poiché sulla parete di via Celestino V rimane un affresco quattrocentesco ritraente la Madonna con i santi. Il prospetto principale è posteriore al terremoto del 1703, un quadrante murario intonacato, entro un telaio di pietra concia a paraste angolari, collegate da cornice piana. In basso si apre un portale a luce rettangolare, con mostre scorniciate e timpano spezzato con in mezzo il fastigio della croce; nell'ordine superiore una finestratura rettangolare con base rilevata, cornice e fregio, fiancheggiata da due piccole aperture ovali. L'interno è un esempio unico aquilano per la sua resa spaziale. Il vano unico, entro la rigida scatola muraria, e sotto un soffitto piano, all'interno presenta un gioco sapiente di posizionamento di modelli parietali corinzie e trabeazioni, alternate a masse plastiche articolate in riseghe e segmenti, da lasciar intendere un antico impianto cruciforme, su tronco retto di tre ovali geometrici. Gli altari laterali sono in risalto grazie alle paraste monumentali, l'altare maggiore è più grande, accogliendo la statua lignea della Vergine. Chiesa di San Paolo dei BarnabitiSi trova tra via Goriano Valle e via Celestino V. Fu fondata nel 1610 dai Padri Barnabiti, che riformarono un collegio nuovo presso l'antica chiesa di San Paolo e San Barnaba, in gestione alla famiglia Carli. La chiesa ebbe notevole influsso sui castellani del quarto fino alla metà dell'Ottocento, quando gli ordini furono soppressi, e l'educazione venne affidata a collegi civili e non più religiosi. La chiesa è molto semplice, completamente trasformata nello stile barocco. Si affaccia su via Celestino V, ed ha un aspetto molto semplice e sobrio, con portale architravato a timpano triangolare, e annesso corpo settecentesco rettangolare per il collegio dei Padri. L'interno a navata unica conserva il tipico fastigio di stucchi e paraste corinzie, con cappelle laterali. Chiesa di Cristo ReLungo viale F. Crispi, è detta affettuosamente la "centesima chiesa aquilana" per le sue origini recenti. Fu costruita in stile eclettico razionalista nel 1935 dall'architetto Alberto Riccoboni, seguendo tuttavia uno schema ancora classico di impianto rettangolare con facciata a coronamento orizzontale, tripartita verticalmente da lesene, con portale i cui battenti sono rivestiti di rame sbalzato. Negli ordini superiori si apre un finestrone centrale in asse, che ripete il motivo del protiro, sulla quale due angeli sorreggono una corona, da cui il nome della parrocchia. L'altorilievo è di Ulderico Conti, che realizzò anche le statue interne dell'altare maggiore di Riccoboni. Il campanile è una semplice torre con cella campanaria. L'interno è a navata unica e presenta l'altare maggiore dedicato a Cristo, dominato da una colossale statua in bronzo del Redentore sullo sfondo di una grande croce di travertino. Il paliotto argenteo raffigura 6 angeli in volo che adorano il monogramma. La chiesa che ha subito danni a causa del terremoto del 2009, è stata restaurata e successivamente, riaperta nel 2014. Quarto di San PietroChiesa di San Pietro a CoppitoChiesa capoquarto del rione storico di San Pietro, sorge nell'omonima piazzetta abbellita da un grazioso fontanile a pianta dodecagonale; in originale queste fontane romaniche dovevano abbellire tutte le piazze della città, dato che se ne ritrovano esemplari coevi nella Piazza Santa Maria di Paganica, in Piazza Santa Margherita, in Piazza Santa Giusta e in Piazza San Marciano. Eretta nel XIII secolo, la chiesa è un classico esempio di romanico aquilano, con la facciata a coronamento orizzontale, il portale ricco di decorazione e sovrastato da una finestra circolare e l'adiacente torre campanaria. Più volte danneggiata, nel corso della sua storia, da terremoti e ricostruita, è stata violentemente sfregiata dal terremoto del 2009[20]. Nel 2014 è stata ricostruita la facciata, mentre i lavori di ricostruzione totale sono ancora in corso. La facciata originaria era medievale, di stampo romanico. Dopo il terremoto del 1703 essa fu ricostruita completamente in stile barocco, decorata da paraste e cornici marcapiano. Negli anni 1970 un restauro completo della chiesa, voluto dal sovrintendente Mario Moretti, in chiave neo medievale[21], demolì la facciata per la ricostruzione secondo lo schema originale. Essa è rivestita in pietra bianca, si presenta divisa orizzontalmente da cornice marcapiano, e verticalmente da lesene. Il coronamento è costituito da arcatelle cieche a sesto acuto, poggiate su elementi zoomorfi. Il portale romanico è affiancato da due leoni in pietra di epoca romana, provenienti dal sito archeologico di Amiternum; al di sopra del portale si staglia una finestra circolare invetriata[22]. Il portale ogivale è in stile borgognone, e la torre campanaria è a pianta ottagonale, la cui parte superiore è frutto di una ricostruzione post-sisma 1703. Complesso monastico di San DomenicoImponente complesso conventuale del rione San Pietro, lungo la via Angioina. San Domenico sorge nel luogo in cui un tempo sorgeva il Palazzo Reale[23]; fu lo stesso re, Carlo II di Napoli, a donarlo ai frati domenicani ed a patrocinare la realizzazione della chiesa chiamando dalla Provenza maestranze francesi per l'occasione, come testimonia l'originale facciata laterale e relativo portale[4]. Nel 1703, un violentissimo terremoto fece crollare il tetto della chiesa distruggendo l'interno e uccidendo seicento fedeli[23]; successivamente l'interno venne ricostruita in stile settecentesco. La chiesa è in realtà un Complesso Conventuale molto ampio, organizzato nella chiesa principale a pianta a croce latina, e in una struttura del convento e dell'ostello dei pellegrini. La facciata è molto semplice, ma solenne, nonché incompiuta dei restauri del dopo-terremoto 1703. Essa, in pietra squadrata, risalente al XIV secolo, con due finestroni circolari laterali che circondano quello maggiore centrale. Di interesse soprattutto il portale romanico in pietra bianco-rossa, molto simile a quello di Collemaggio. Chiesa di Santa Margherita o dei GesuitiNel rione San Pietro, lungo via Andrea Bafile e la piazzetta omonima, si affaccia nell'omonima piazza. Costruita nel 1636 demolendo la vecchia chiesa medievale, per volere dei Padri Gesuiti, costituisce l'unico edificio religioso del quartiere aquilano con annesso collegio ad essere sopravvissuto sino ad oggi. Il progetto di costruzione era davvero ambizioso, ma vari contrattempi ne impedirono il completamento, come si denota già dalla facciata: essa è rozza, mostrante ancora i dentelli per le impalcature, e solo il semplice portale architravato rende il contesto interessante. Il progetto prevedeva una pianta a croce latina con transetti e absidi; l'interno è molto più ornato dell'esterno. La pianta è rettangolare a navata unica, coperta da volta a botte, affiancata da tre profonde cappelle per lato, intermezzate da setti murari scanditi da coppie di paraste corinzie. Interessante è l'alternanza tra i vuoti delle cappelle e le parti del muro, articolazione nota come "travata ritmica". Gli stucchi delle pareti della navata e delle volte delle cappelle creano una decorazione plastica che conferisce alla chiesa un notevole carattere barocco tra le varie chiese aquilane. Monastero della Ss.ma Eucaristia e chiesa della Beata AntoniaIl monastero si trova nel rione San Pietro, tra via Sassa e via Sallustio, fondato nel 1349 per volontà testamentario di Giacomo Gaglioffi. Nel 1447 San Giovanni da Capestrano lo affidò ad Antonia da Firenze, che come badessa lo guidò per sette anni, fino alla morte. Il corpo della Beata Antonia restò nel monastero fino al 2006, quando fu trasferita nel convento di Santa Chiara in contrada Paganica. dopo 6 anni dal terremoto, la salma per la ricostruzione della chiesa è stata ritrasferita all'Aquila. Fino all'Ottocento il monastero visse un tranquillo periodo, finché con le soppressioni monastiche dei francesi, iniziò a subire le prime mutilazioni, come la demolizione degli archi medievali del ponte che unica il convento all'ospedale, attuale ex Conservatorio musicale "A. Casella"; nel 1941 ci fu l'abbattimento di parte del chiostro per realizzare la moderna via Sallustio. La facciata risale al Quattrocento, caratterizzata da un semplice portale, con lunetta ornata da un dipinto di San Francesco che riceve le stimmate. Il monastero ha pianta rettangolare, con interno a navata unico decorato da massicce volte a crociera, che poggiano su capitelli pensili rinascimentali. Lo spazio è ripartito in due ambienti distinto: l'uno riservato alle monache e l'altro ai fedeli. Il muro divisorio reca una grata che permetteva alle monache di seguire all'interno le funzioni religiose. Il coro, interamente affrescato e composto da 97 stalli, è opera di maestranze milanesi, e datato 1516. All'interno della chiesa si trovano invece affreschi rinascimentali di Giovan Paolo Cardone, Andrea De Litio e Francesco di Montereale. Del De Litio c'è l'Adorazione del Bambino; mentre presso il parlatoio, ancora conservato, si trova l'affresco della Madonna col Bambino e Sant'Ansano. Ex chiesa di San Biagio d'Amiterno - Basilica di San Giuseppe ArtigianoSorge in via Sassa, attaccata alla cappella di San Giuseppe dei Minimi, e con la facciata rivolta in corrispondenza della chiesa a pianta ellittica di Santa Caterina martire e del Palazzo Gaglioffi Benedetti. Fino al 2013 prima dei restauri, era nota come "San Biagio d'Amiterno", e riconsacrata con nuovo titolo dopo il restauro post sisma 2009, è una delle poche chiese oggi accessibili del centro. La vicenda edificatorio di "San Biagio, posta nel locale di San Vittorino, a due passi dalla Cattedrale su via Roio, affiancata dall'oratorio di San Giuseppe dei Minimi, è intimamente legata alla fondazione della città, e alle attività ricostruttive successive per via dei terremoti. Nel corso della prima guerra mondiale la chiesa divenne magazzino dei soldati, e successivamente venne sconsacrata per essere un deposito di mercati, fino ai restauri cospicui dopo il 2009, che l'hanno riportata allo stato originario. La chiesa si affaccia su via Sassa dai castellani di Amiternum, presso l'area espansiva del Duomo, mantenendo un'autonomia giurisdizionale nell'ambito religioso. La chiesa precedente la distruzione del 1259 si trovava in un locale diverso, e con la nuova ricostruzione del 1266 fu traslata verso Occidente, come dimostrano i resti di un'antica chiesa presso il palazzo adiacente[24]. L'aspetto medievale oggi è andato completamente perduto dopo il disastroso terremoto del 1703, quando la chiesa fu ricostruita ex novo, ruotando l'asse longitudinale in corrispondenza del trasversale d'origine. Originale, che crea un collegamento con la sua storia antica, è il monumento equestre a Pietro Lalle Camponeschi di Gualtiero d'Alemagnia; l'interno oggi è suddiviso in tre navate con volte a botti lunettate, progettate da Francesco Bedeschini. Dopo il 1703 l'antico oratorio della Madonna del Suffragio, presso l'attuale San Giuseppe dei Minimi, si spostò in piazza Duomo nell'attuale chiesa delle Anime Sante, e la chiesa di San Biagio venne riedificata daccapo con tre absidi semipoligonali, secondo uno schema della basilica inconsueto per il periodo dei grandi restauri in stile gesuitico, non rispettato neanche dalle ricostruzioni delle chiese di San Domenico e San Silvestro. Di medievale nella chiesa si trovano anche alcune tombe di vescovi, il pavimento originale in pietra, qualche affresco presso l'altare, tra cui il ritratto di San Biagio vescovo, mentre per il corredo di tele nel 2012 fu chiamato Giovanni Gasparro, opere davvero originali nel progetto di ricostruzione e restyling del centro storico, che ben si collegano con la tradizione antica. Oratorio di San Giuseppe dei MinimiSi trova attaccata alla Basilica di San Giuseppe (x chiesa di San Biagio di Amiterno), con la facciata rivolta tuttavia su via Roio a differenza dell'attigua chiesa. Risale al 1646, quando una parte della vecchia chiesa di San Biagio venne ceduta alla Confraternita del Suffragio, mantenendo dell'antica fabbrica medievale le due monofore ogivali e il portale trecentesco, ancora oggi presenti sulla facciata. L'interno, già in ricostruzione per ampliamento, subì una nuova ricostruzione dopo il 1703, quando nel 1708 i due altari ebbero la concessione di spostamento, vennero traslati nella nuova chiesa di Piazza Duomo nel 1719. La piccola chiesa di via Roio fu venuta alla Confraternita dei Minimi nel 1819, che l'acquistò insieme alla cadente chiesa di San Biagio, e restaurata completamente da Giovan Francesco Leomporra, architetto della chiesa delle Anime Sante. Anche la facciata fu intonacata in stile barocco, ma smantellata già nei primi anni del Novecento e restituita allo stato medievale. Prima del 1930 l'interno era senza una volta, e con gli interventi di Alberto Riccoboni vennero rimosse le forme barocche della facciata, e costruito l'arredo tardo-barocco interno in cemento. La volta attuale è a botte lunettata, mentre sui lati si trovano piccole nicchie per gli altari. Fino al 2017 la chiesa ha ospitato il sarcofago di Celestino V, prima di tornare nella restaurata Basilica di Collemaggio. Chiesetta di Santa Maria della ConcezioneSi trova presso i portici del Palazzo del Convitto, ricavato nel 1878 dall'ex monastero di San Francesco a Palazzo. Affacciata dunque sul corso Vittorio Emanuele, è visibile solo il portale di accesso, mentre dall'altro l'impianto rettangolare a navata unica con abside semicircolare, e un piccolo campanile a torre. Il portale di accesso risale al XVIII secolo, ad architrave a timpano triangolare, con un'iscrizione dedicatoria. L'interno a navata unica è suddiviso da paraste corinzie, con nicchiette laterali per le statue dei santi. La chiesa prima del 2009 era frequentata da molti studenti universitari, usata come cappella prediletta. Cella di San Bernardino da SienaFacente parte del convento di San Francesco a Palazzo, si trova in via Patini. La prima realizzazione della chiesetta risale al 1270, poi a causa dei terremoti venne rifatta più volte, nel 1444 vi morì il santo proveniente da Siena, e la cella, anche dopo la sconsacrazione del convento dei Francescani, rimase sempre in funzione, divenendo cappella dei convittori della biblioteca provinciale, Il portale stato decorato utilizzando parti che appartenevano a finestre, che richiamano l'epoca tardo gotica, il restauro è stato consentito grazie alla riapertura del passaggio tra le due stanze della cella, venendo riportata all'aspetto originario. Chiesa dell'AnnunziataNel rione San Pietro, lungo la via omonima all'incrocio di via A. Bafile con via Roma, si affaccia presso l'ex Palazzo sede del Rettorato dell'Università (Palazzo Carli, via Roma). Risale al Medioevo, ma fu cambiata dopo il 1703, e danneggiata dal terremoto del 2009. Ha pianta leggermente rettangolare, poiché molto piccola, terminante con abside semicircolare. La facciata settecentesca è incorniciata da due paraste laterali con capitello dorico. Il portale ha un timpano curvilineo ornato da fiori a girale. Chiesa di San Paolo di BareteSi trova lungo via Roma del rione San Pietro, all'estremo ovest del centro antico, nei pressi di Porta Barete. La chiesa risale al XIV secolo, anche se prima del 1349 doveva già esistere un precedente tempio, eretto dai castellani di Barete, ispirandosi alla chiesa longobarda omonima nella zona cimitero. L'orientamento della chiesa medievale era diverso da quello attuale, poiché fu ricostruita dopo il 1703: la facciata si apriva sul lato opposto all'attuale settecentesca su via Roma. La monofora medievale presso l'attuale infatti testimonia che si trattava della zona absidale. L'impianto è quadrangolare a navata unica, con tracce di parti medievali nelle finestre laterali gotiche. La facciata attuale ha un portale architravato assai semplice del 1736 (presso la lunetta c'è un rilievo dell'apostolo benedicente col Vangelo), in asse con un finestrone centrale, e termina con architrave triangolare. A sinistra si trova il piccolo campanile a vela, distrutto nel 2009 e ricostruito nel 2016. Dunque la chiesa ha impianto a croce greca con volte a botte interne, e presso il fuoco dei bracci una calotta a falsa cupola. Chiesa di Santa Caterina MartireSi trova nel rione San Pietro nella piazzetta di via Sassa, di fronte alla Basilica di San Giuseppe Artigiano. Costruita nel 1357 per volere delle benedettine provenienti da contrada San Vittorino. La chiesa attuale si presenta come una ricostruzione barocca del dopo terremoto 1703, su progetto di Ferdinando Fuga, e consacrata nel 1752. Dal 1935, fino all'istituzione del Museo Nazionale d'Abruzzo fu sede del Museo Diocesano nell'ex convento. La chiesa ha una pianta circolare con la movimentata facciata conclusa solo nella parte inferiore, inquadrata da lesene e paraste a colonna con capitelli corinzi. Il semplice portale ha un timpano curvilineo. L'interno ellittico ha quattro bracci che compongono una croce greca, sopra il cui fuoco sorge la cupola. Chiesa di San Quinziano di Pile (o San Pietro di Sassa)Si trova nel rione San Pietro, in via Buccio di Ranallo; costruita nel XIII secolo era dedicata a San Quinziano. Dopo il 1703 cambiò nome perché la vecchia chiesa dei castellani di Sassa (situata poco più a sud) venne rasa al suolo dal terremoto e non più ricostruita. L'aspetto attuale è frutto del rimaneggiamento barocco, che però non ha compromesso la facciata tardo romanica aquilana a coronamento orizzontale, con il portale a tutto sesto strombato, con lunetta affrescata, e oculo centrale in asse, in precedenza rosone. Il campanile antico era una torre ed oggi è a vela. Quarto di San MarcianoChiesa dei Santi Marciano e NicandroChiesa capoquarto del rione storico di San Giovanni d'Amiterno (o appunto San Marciano), costruita dal castello di Roio durante la Fondazione e poi dopo il 1349 quando il terremoto distrusse L'Aquila. Sorge in Piazza San Marciano: l'impianto, nonostante i terremoti del 1461 e 1703, si è mantenuto nello stile romanico medievale, simile a quello di Santa Giusta e San Pietro Coppito, con la conservazione del portale romanico a tutto sesto. La facciata è rivestita in pietra bianca e si presenta divisa da cornice marcapiano, incanalata tra lese e e tripartita verticalmente nella parte inferiore. Il portale è caratterizzato da capitelli finemente lavorati con in figura gli Evangelisti, l'Adorazione dei Magi. Sulla parte superiore troneggia il rosone centrale; il portale invece ha lunetta affrescata dalla protettrice aquilana della Madonna col Bambino, opera di Silvestro dell'Aquila (XV secolo). L'impianto interno è stato ridotto dopo il terremoto del 1703 a navata unica con diciassette edicole settecentesche. Nuovi danni ci sono stati col terremoto del 2009, soprattutto alla copertura del soffitto e alla facciata. Chiesa di Santa Maria del Suffragio (o delle Anime Sante)Situata in Piazza Duomo, con la caratteristica cupola circolare. Chiesa barocca costruita nel 1713 sul lato più lungo di Piazza Duomo. Presenta una caratteristica facciata concava ed una piccola cupola, opera del Valadier. Seriamente danneggiata nel terremoto dell'Aquila del 2009, è probabilmente oggi il monumento cittadino più conosciuto in relazione al sisma, proprio per lo sfondamento della cupola centrale. La riapertura al culto, dopo il restauro, è prevista per il 2018. La costruzione della chiesa avvenne prima del terremoto del 1703, che la danneggiò gravemente. La ricostruzione totale della chiesa avvenne a distanza di 10 anni dal terremoto, fortemente osteggiata dai Capitoli di San Giorgio e San Biagio d'Amiterno, temendo che potessero perdere il loro prestigio presbiteriale. E infatti purtroppo così avvenne per la Cattedrale, che attraversò un lungo travaglio di ricostruzione lungo settant'anni. La costruzione delle cappelle interne fu di Orazio Antonio Bucci e Giovanni Pirri, e nel 1755 alla realizzazione delle decorazioni interne e del rivestimento in pietra delle paraste e delle cappelle. L'interno si presenta a croce latina, ed è caratterizzato da un'unica navata culminante in un'abside rettangolare; lo spazio centrale del transetto è impreziosito dalla cupola già ipotizzata dalla data di realizzazione della chiesa, ma realizzata solamente nel XX secolo in stile neoclassico, a opera del Valadier. La navata è scandita da tre gruppi di lesene in cui si proiettano due coppie due cappelle, alternate da una parete piena; la prima cappella di sinistra (lo Spirito Santo), presenta un dipinto del Patini raffigurate Sant'Antonio. Le ali del transetto sono della stessa profondità delle cappelle, così da non alterare il rigido impianto rettangolare della struttura esterna. L'altare maggiore è opera di Francesco Bedeschini. Oratorio di Sant'Antonio dei Cavalieri de' NardisSi trova presso l'omonimo palazzo in via San Marciano, incrocio con via Arcivescovado, nel rione San Giovanni (o San Marciano). Oratorio fondato a metà del XVII secolo da esponenti della famiglia nobile locale Nardis (tuttora proprietaria) attorno a un'immagine considerata miracolosa di Sant'Antonio. Si trova in via San Marciano, a metà strada tra Duomo e la chiesa di San Marciano. La chiesa ha una facciata laterale con due porte simmetriche, con una nicchia contenente la statua di Sant'Antonio a grandezza naturale, opera di Ercole Ferrata. Molte opere sono in maiolica di Castelli (TE). Chiesa di San Vito alla RiveraSi trova nel piazzale della fontana delle 99 cannelle, presso il Borgo Rivera. Fu costruita dai castellani di Tornimparte nel XIII secolo. La facciata è a superficie continua, del XIV secolo, rivestita in pietra bianca, e si presenta incanalata tra lesene e caratterizzata da un oculo posto in asse col portale romanico. Ai lati dell'oculo si stagliano due meridiane, una ad ore italiche e l'altra a ore solari. Il portale è ornato da un dipinto presso la lunetta di Santa Maria della Sanità. L'interno è molto semplice, a navata unica. Chiesa di Santa Maria di RoioNel rione San Marciano, in via Nicolò Persichetti, in asse orizzontale, a estremo ovest, con la chiesa capoquartiere dei Santi Marciano e Nicandro. Fu costruita dai castellani di Roio Colle nel XIV secolo, precisamente nel 1391. L'aspetto attuale è frutto di una ricostruzione pseudomedievale della facciata dopo il sisma del 1703, con l'interno barocco, in forme ridotte rispetto all'edificio originale. Negli anni 1960 è stato restaurato il rosone della facciata, poiché l'insieme era un modesto apparato barocco. Il prospetto principale si presenta tripartito da lesene, raccordate in alto da una cornice, con sopra un coronamento orizzontale che si conclude a gronda. La campitura di mezzo tra lesene centrali contiene il portale romanico con l'immagine della Madonna col Bambino tra San Pietro e Celestino V nella lunetta, e il rosone, molto sproporzionato rispetto al portale. Il rosone ha aspetto trecentesco, racchiuso dentro una mostra intagliata a foglie d'acanto, e composto da una raggiera di colonnine, variamente lavorate nei fusti in 12 esemplari differenti, a tortiglione, a passo d'elica, eccetera, che sostengono archetti accavallati, e tangenti al giro del finestrone. Il campanile posteriore è a vela; l'interno a navata unica è barocco, con soffitto a cassettoni lignei, ripristinati nello stile medievale nel 1927, con scene dipinte dell'Annunciazione. Tra le cappelle laterali vi è l'altare con l'affresco rinascimentale di Francesco da Montereale della Deposizione, uno dei pochi elementi originali della chiesa. Chiesetta della Madonna del PonteLa piccola chiesa si trova presso il casello della stazione ferroviaria che collega la strada da Roio alla via per la fontana delle 99 cannelle (via Tancredi di Pentima). Si tratta di una chiesa rinascimentale, fondata presso un'edicoletta votiva alla Madonna, come è citato nelle cronache del 1429, periodo in cui fu costruita la primitiva cappella. Nel 1457 la chiesa venne consacrata, e arricchita di affreschi, anche se oggi è alternata da parti settecentesche. L'insieme mostra un tempio a capanna, con la facciata alternata tra intonaci e parti di pietra sporgenti, a testimoniare i numerosi rifacimenti. Il portale molto semplice si trova sulla sinistra, affiancato da uno più piccolo a destra. Al di sopra vi è un oculo centrale, sormontato dal soffitto a spioventi. L'interno è a navata unica, e conserva perfettamente l'aspetto tardo rinascimentale in pietra; conserva gli affreschi rinascimentali, restaurati dopo il sisma del 2009, tra i quali figura la Vergine che allatta il Bambino. Chiesa della Madonna dei Sette DoloriGià chiesa dedicata alla Santissima Trinità, sorge nel rione San Marciano lungo la via omonima; risale al Medioevo, ma fu cambiata radicalmente dal 1569, quando vi si insediò la Confraternita dell'Addolorata. Lo spazio principale della chiesa, probabilmente in origine un monastero, è costituito da tempio principale a pianta rettangolare, con altare maggiore e laterali realizzati in stucco. L'aula unica interna, fasciata da una teoria di paraste composite che sorreggono l'elegante cornice modanata, presenta un ingresso coperto da cantoria e due accessi: nella zona presbiteriale che portano a sinistra al Cappellone ottocentesco, e sulla destra alla sagrestia. Tale ambiente è dotato di altare ligneo e soffitto piano, e immette nell'oratorio, alla stanza del tesoriere e a un cortile coperto, parte del restante monastero. L'oratorio presenta un impianto rettangolare fasciato da scanni lignei affrontati che fanno da cornice all'altare settecentesco, opera dello stuccatore Francesco Membrini. Il Cappellone, posto lungo il fianco sinistro, è dotato di un solo altare lungo la parete di fondo, rifinito da una cornice modanata in stucco, che corre lungo le quattro pareti dell'aula. Sul fianco opposto il complesso dell'Addolorata si conclude con il blocco del campanile a vela, che cela il corpo di fabbrica a due piani edificato su progetto di Giovan Francesco Leomporri. Si può affermare con certezza che la conformazione attuale non sia frutto di una preesistente chiesa a tre navate, ma piuttosto il risultato di una lenta stratificazione avvenuta mediante i secoli, avvenuti nel primitivo tempio della Santissima Trinità, ancora riconoscibile presso l'aula rettangolare. Nel 1644 fu costruita la sacrestia, nel 1671 la cantoria lignea. Nel 1718 venne completato il soffitto ligneo, e nello stesso periodo il Cappellone. Per l'imponente lavoro di stuccatura degli interni fu scelto Pietro Paolo Corani, architetto milanese, che stava lavorano alla chiesa di Sant'Agostino nel rione San Marciano. Nel 1731 la Confraternita acquistò a Roma la statua dell'Addolorata, conservata in una nicchia centrale dell'altare maggiore. Chiesa di San Francesco di PaolaSi trova lungo via XX Settembre, realizzata nel 1898 sopra la chiesetta di Santa Maria di Rascino, conservando il portale romanico dell'antica chiesa di San Giovanni di Lucoli, una delle prime aquilane del rione San Giovanni (o San Marciano), successivamente demolita perché in rovina. Il portale tardo romanico è datato 1439, e mostra le tipiche classicità aquilane: ad arco a sesto acuto con strombatura a colonnine a tortiglione, e lunetta affrescata dal disegno del santo dedicatario. Il resto della chiesa è prevalentemente impostato su un tono classico per quanto riguarda l'esterno, senza particolarità architettoniche, tranne i due stipiti a capitelli presso i lati. Convento di Santa Chiara d'Assisi
Si trova sotto via XX Settembre, nel Parco naturale delle Acque, è sede dell'Ordine dei Frati Cappuccini. Sorse durante il pellegrinaggio di San Francesco d'Assisi e Santa Chiara in Italia, dunque nel XIII secolo, e accresciuto nel XV. La chiesa è legata all'ordine dei Cappuccini, che all'Aquila risiedevano in due monasteri: San Giuseppe fuori le mura, fondato nel 1540 da frate Matteo da Leonessa, e quello di San Michele dentro le mura, del 1609, fondato da Francesco Vestarini. I conventi furono soppressi nel 1866: quello di San Michele verrà demolito per la costruzione del neoclassico Palazzo dell'Emiciclo. I frati si trasferirono a Santa Maria del Soccorso presso il cimitero, dove risiedevano gli Olivetani, la cui congrega fu soppressa nel 1904. I francescani poterono rientrate a Santa Chiara nel 1940. Il monastero femminile era conosciuto come "Santa Chiara d'Acquili" perché sorgeva sopra il Borgo Rivera, dove si sviluppò nel XIII secolo il primo nucleo abitativo aquilano. Il convento era stato già riaperto il 4 ottobre 1879 per volere dell'arcivescovo Monsignor Luigi Filippi, riacquistato subito grande importanza. Nel 1891 vi fu istituito un seminario di teologia e di filosofia, chiuso a causa di mancanza di studenti nel 1969. Il convento divenne allora sede di noviziato provinciale, fino al 1974, riaprendo successivamente, fino al 2009 (e nuovamente nel 2016 dopo la ricostruzione post sisma) di una scuola di noviziato per i giovani non solo abruzzesi, ma anche umbri, laziali e marchigiani. Nel convento furono celebrati i capitoli provinciali del 1888, 1891, 1894 e 1909, e ininterrottamente dal 1919 fino ad oggi. In quell'anno per volere del Ministro Provinciale dell'Aquila venne istituita anche una biblioteca provinciale aperta al pubblico, ben fornita di volumi di qualsiasi disciplina culturale. I restauri più recenti del convento ci furono nel 1959 per via dei danni bellici, nel 1980, e infine dopo il terremoto del 2009. La chiesa principale ha pianta rettangolare con facciata in marmo a coronamento orizzontale, divisa a metà da cornice marcapiano, e verticalmente da quattro paraste. L'insieme dell'asse portale-finestrone è assai sobrio e semplice. Il convento si snoda sulla destra, a pianta quadrangolare, con chiostro e piazzale centrale. Anche l'interno, a causa delle varie soppressioni e spoliazioni, si presenta assai semplice, specialmente dopo le ripuliture del 1960, che hanno conferito un sobrio aspetto neoclassico in stucco bianco, mostrando una navata unica con le volte a crociera, che ricordano la precedente costruzione medievale. L'altare maggiore è moderno, consacrato il 4 ottobre 1960, con rinnovo del presbiterio e degli scanni lignei laterali per accogliere il tabernacolo. Gli altari laterali sono stati rimossi. A poca distanza da questa chiesa, in Discesa Santo Spirito, si trova la storica torre-ospedale di Santo Spirito dei Bastardi. Si tratta di una chiesa fortificata a pianta quadrata, esistente sin dalla fondazione della città, e di proprietà dei Celestini dal 1288. La chiesa, danneggiata nel 2009, è stata riaperta nel 2015. Chiesa di Santa Maria delle Buone Novelle o Sant'ApolloniaDetta anche "Santa Maria in Borgo" perché vicino alla Rivera, si trova sulla discesa di Sant'Apollonia, presso Porta Roiana, venendo da via XX Settembre. Fino al 1601 era sede di un lanificio molto importante in città, poi trasferitosi a Collemaggio. Avendo perso l'autonomia, ma incorporata nel monastero celestiniano, la chiesa venne trasformata nel XVII secolo in stile barocco. Tuttavia la chiesa ha perso molta importanza e considerazione da parte degli aquilani dopo il 1703, anche perché venne costruita una nuova via di accesso alla città mediante Porta Napoli, tagliandola dalle principali vie di comunicazione. La chiesa ha pianta longitudinale a navata unica, con copertura a capriate lignee per un tetto a spioventi, con manto in cotto decorato e disegni geometrici. L'interno barocco conserva due altari settecenteschi in stucco. Oratorio di San Luigi GonzagaSi trova dietro la Cattedrale di San Massimo, fondata dalla Confraternita della Pietà nel XIII secolo, successivamente ricostruita completamente nel XVIII secolo, intitolata al santo spagnolo. La chiesa fu semi-demolita nel XIX secolo, e rimase solo la grande cappella presso l'Episcopio: dall'esterno è visibile solo la facciata che presenta un gioco ritmato di paraste, di trabeazione su cui s'imposta l'ordine superiore a continuazione del sottostante partito centrale di lesene, che definisce la facciata anteriore del tiburio che accoglie le varie finestre ad arco ribassato. L'interno è ad aula unica a pianta centrale, coperta da una pseudocupola: l'interno si sviluppa radialmente dilatandosi ai quattro vertici in vani rettangolari voltati a botte e raccordati da colonnati, spartiti in sinuose tribunette balconate. Le opere d'arte sono tele settecentesche del Bedeschini, del Cesura e del Monaldi. Chiese dei quartieri moderniNon si conservano solo parrocchie nuove erette dagli anni 1960 in poi, ma anche storiche cappelle e monasteri eretti sin dal XIII secolo, come la chiesetta di Sant'Antonio abate di Pile, o la chiesa del Soccorso del XV secolo presso il cimitero comunale.
Chiese scomparse del centro o sconsacrateLa lista è parziale:
Le chiese di Campo di Fossa: dedicate ai Santi Quattro Coronati, a Santa Maria di Cascina, Sant'Andrea. Nei primi del Novecento queste chiese erano in grave stato di degrado, poste nell'area attualmente attraversata da via XX Settembre, via Francesco Crispi, tanto che si decise la totale demolizione di queste nel 1934 per realizzare la parrocchia di Cristo Re.
Chiese delle frazioni
La leggenda del Santuario della Madonna di Roio
La statua, secondo la leggenda fu trovata da Felice Calcagno, un pastore di Lucoli, nel dicembre del 1578 in un bosco detto "Ruo" in locazione di Tressanti in Provincia di Foggia durante il periodo della transumanza. Il pastore aveva smarrito parte del suo gregge e pregò la Vergine per evitare il castigo da parte dei padroni; apparve al pastore una donna con un bambino in braccio e immersi in una luce abbagliante. La donna indicò al giovane il luogo dove riunire il gregge. Alcuni pastori, accorsi sul posto dopo la notizia del miracolo, trovarono una statua al posto della donna e vi riconobbero le sembianze della figura apparsa a Felice Calcagno, deciserò così di attendere la primavera per riportare con loro sul dorso di un mulo la statua ritrovata. Una volta che i pastori giunsero a Roio, il mulo che trasportava la statua si inginocchio nei pressi dell'attuale Santuario (è presente una lapide commemorativa lungo la Via Mariana) e non volle più muoversi. I pastori portarono a spalla la statua a Lucoli. Il giorno seguente la statua non era più a Lucoli, ma a Poggio di Roio, nella chiesa di San Leonardo nel luogo dove ora sorge il Santuario Mariano. Nel luogo dove il mulo si inginocchiò era presente una croce e per questo motivo alla Madonna fu dato il titolo di "Madonna della Croce". Oggi è conosciuta anche come "La Madonna della Transumanza". Numerosissime sono le chiese campestri che circondano L'Aquila, alcune di grande valore storico, come la chiesa di Sant'Antonio Abate (zona Pile) o quella di San Michele, che sorge presso San Vittorino, nell'antico nucleo romano di Amiternum. Altre chiese fanno parte di tessuti abitati più elaborati, come Bazzano, Paganica, Bagno o Arischia, alcune delle quali esistenti già dal XII secolo. Tali chiese, quando nel 1254 circa fu fondata L'Aquila, dettero il loro nome alle nuove chiese della città, come ad esempio Santa Maria di Paganica alla chiesa capoquartiere del rione Santa Maria (e così Santa Giusta di Bazzano per il rione San Giorgio, San Pietro di Coppito per il rione San Pietro). Convento di San GiulianoIl convento si trova nella località omonima, poco distante dal casello autostradale L'Aquila Nord-Ovest, e dal nucleo residenziale moderno di Pettino. Venne fondato nel 1415 per volere dei monaci dell'ordine dell'Osservanza Francescana, tra i quali beneficiari spiccano San Giovanni da Capestrano e San Bernardino da Siena. Il convento nel 1452 era descritto come molto piccolo, rispetto al monastero di San Francesco a Palazzo all'interno delle mura aquilane, ossia l'attuale Palazzo del Convitto; l'edificio verrà ampliato in forma rinascimentali nel 1592, e in forme barocche nella ricostruzione post 1703. L'edificio si divide nella chiesa barocca e nel chiostro conventuale rimasto nelle forme rinascimentali, con preziosi affreschi della vita di San Francesco. All'interno a navata unica, a sinistra si aprono due cappelle decorate a stucco: la prima dedicata al Beato Vincenzo con una tela raffigurante il chierico. Il beato è posto in un sarcofago nello spazio che divide le due cappelle, risalente al 1634 e voluto dal vescovo Gaspar Salgado Gayoso. Gli altari settecenteschi ospitano tutti delle tele di Vincenzo Damini; la prima tela è del 1738, raffigurante San Diego d'Alcalà, la seconda è del 1738, raffigurante San Giovanni di Capestrano durante l'assedio di Belgrado (luglio 1456). L'altare maggiore è molto scenografico, in legno intagliato a forma di baldacchino, con raggi che si dipartono da un ovale centrale, ospitante una tela raffigurante la Vergine Assunta; la struttura lignea richiama i motivi del Bernini per il baldacchino di San Pietro. Sul retro si apre l'ampio coro ligneo ornato da decorazioni a stucco, da quattro tele del Damini, e concluso dal gruppo dell'Adorazione dei Magi (1743), che dispiega sulla concava parete di fondo. L'Aquila Nord
Alla base ci sono tre portali romanici, conservatisi perfettamente, con il tipico arco a tutto sesto e lunetta, in origine affrescata. Durante i lavori del dopo terremoto 2009 alla facciata, tra le pietre smontate sono state ritrovate alcune che sul retro presentano iscrizioni e fregi; su una di queste c'è la scritta "sumptibus" a indicare il committente. Il reperto sarebbe stato asportato dal pavimento, tagliato e rifinito per essere utilizzato per la facciata, e alcuni storici pensano che il pezzo di pietra appartenesse al pavimento originale dell'abbazia. La facciata ha vissuto vicende alterne di ricostruzione, tra le quali il riutilizzo grezzo di altro materiale dopo il terremoto di Avezzano del 1915, e il successivo restauro del 1928. La pianta longitudinale è a croce latina, con bracci del transetto sporgenti e abside rettangolare. L'interno a tre navate è stato completamente ricostruito dopo il terremoto del 1703 in stile tardo-barocco, mostrandosi in forme tuttavia tipicamente neoclassiche in seguito ad altri restauri. Poco c'è di interessante, se non alcune tele settecentesche e paramenti sacri medievali.
All'interno la pianta è a croce latina con navata unica, transetto e abside semicircolare; il catino absidale conserva tracce di affreschi duecenteschi, parzialmente conservate sono le figure di Cristo dentro una mandorla, sorretta da angeli, poi San Giovanni Battista e San Pietro. Uno strato inferiore raffigura la Crocifissione con la Madonna e San Giovanni Evangelista ai piedi di Gesù. Attraverso due scalette poste ai lati dell'altare maggiore si scende nella cripta proto-cristiana, realizzata con materiale di spoglio romano da Amiternum. Una parete delimita lo spazio del culto a quello delle catacombe, ossia la "chiesa vecchia", con affreschi duecenteschi che ritraggono il martirio di San Vittorino, realizzati da Pietro Amabile. Unica illuminazione viene da una finestra bifora, e al centro si apre una scalinata che conduce al primo ambiente della catacomba, dove nel 1940 è stata ricomposta la tomba di San Vittorino. Il sepolcro è del V secolo con lastre di marmo decorate da un motivo a squame e petali lanceolati, scandite da quattro pilastri con capitelli compositi, e chiuse in alto da una lastra con l'iscrizione del vescovo Quodvultdeus "IVBENTE DEO CRISTO NOSTRO SANCIO MARTYRI VICTORINO DVODVVL(t) DEVS EPIS(copus) DE SVO FECIT.
Il portale senza decorazioni significative, si affida per l'effetto al robusto elegante archivolto a filo di muro, con lunetta appena rientrata. L'interno a navata unica è molto più ricco, ornato di affreschi trecenteschi e duecenteschi di ispirazione bizantina, che mostrano alcune scene di vita dei santi dedicatari, mentre quello presso l'abside rappresenta Cristo in trono tra due angeli. Alcuni studiosi hanno ipotizzati che indubbiamente la chiesa è stata influenzata dalle pitture della scuola umbro-nordica, che ha determinato anche la realizzazione degli affreschi di altri monasteri della vallata dell'Aterno, come a San Pellegrino di Bominaco e a San Benedetto in Perillis. Il soffitto è a capriate lignee.
Oggi rimangono le mura perimetrali e sparuti resti di decorazioni del passato, poiché l'Antinori la descrisse come riccamente affrescata di dipinti cinquecenteschi, e adorna di altari, dedicati a San Giovanni (il maggiore), alla Vergine del Rosario, al Crocifisso e a San Cristoforo.
Della chiesa superiore interessanti sono il portale e il rosone a raggiera, databili 1446, coevo con quelli della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Rosciolo dei Marsi e della chiesa di San Nicola ad Alba Fucens. La lunetta del portale ha un affresco rinascimentale della Madonna col Bambino ed è sormontato da un Agnello mistico che portala croce. A quest'epoca risale anche il campanile, che oggi termina a vela. Nel 1781 l'edificio fu rialzato, e due anni più tardi venne eretto l'altare maggiore di San Franco, demolito nel 1973 per riportare alla luce quello medievale. Di interesse, oltre a in ciclo di affreschi quattrocenteschi, c'è anche il tabernacolo del 1502 in pietra policroma di Michele Tedesco.
L'Aquila Sud
L'Aquila Est
L'Aquila Ovest
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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