La Serie A 1946-1947 è stata la 45ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 15ª a girone unico), disputata tra il 22 settembre 1946 e il 6 luglio 1947 e conclusa con la vittoria del Torino, al suo quarto titolo, il terzo consecutivo (se non si considera il periodo di pausa dovuto al secondo conflitto mondiale).
Capocannoniere del torneo è stato Valentino Mazzola (Torino) con 29 reti.
Stagione
Antefatti
In un'Italia ancora sconvolta dalla guerra, la Federcalcio avallò il ritorno al girone unico; le discussioni sulla composizione del campionato durarono mesi, come conseguenza delle rotture provocate dai campionati di guerra e dei verdetti del lungo torneo precedente cui avevano preso parte squadre di Serie A e B.
Dopo essere stata presa in considerazione l'ipotesi di un torneo a 22 squadre, si giunse infine alla formazione di un campionato con 20 partecipanti[2], che inglobò le squadre che avevano acquisito il diritto alla massima serie nel 1942-43 (incluse le promosse Modena e Brescia), il ripescato Bari, la neonata Sampdoria frutto della definitiva fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria (la quale ereditò il titolo sportivo della Sampierdarenese, trasmessogli a sua volta dal ripescato Liguria), la vecchia Alessandria vincitrice del campionato giocato tra squadre di Serie B e C del Nord-Italia nel 1946, e il Napoli che, nella stagione precedente, aveva concluso al primo posto il girone centro-meridionale assieme al Bari. Risultarono escluse lo Spezia, campione bellico nel 1944, e l'Andrea Doria, ammessa in Divisione Nazionale 1945-1946 come risarcimento per la fusione fascista nel club La Dominante del 1927, le quali erano inizialmente candidate al ruolo di ventunesima e ventiduesima squadra[3]; la Doria, tuttavia, aggirò il problema mediante la suddetta fusione nella Sampdoria.[4] Il progetto di ridurre già l'anno successivo le partecipanti a 18 (mediante cinque retrocessioni), fu cassato il 21 agosto, dopo le obiezioni dell'Atalanta[5].
Il campionato iniziò il 22 settembre 1946; il favorito Torino impiegò alcune settimane ad ingranare, e pareggiò le prime tre partite casalinghe con Triestina, Sampdoria e Juventus. Peraltro fu proprio la situazione dei giuliani a sconvolgere l'equilibrio del torneo: all'epoca la città di Trieste, amministrata militarmente dall'AMGOT, era contesa tra Italia e Jugoslavia (vedasi questione triestina), e un'altra squadra cittadina, l'Amatori Ponziana, finanziata dal governo di Belgrado, era stata ammessa d'ufficio al massimo campionato jugoslavo[9]; per ragioni di ordine pubblico, il Governo Militare Alleato vietò per lungo tempo l'utilizzo dello stadio di Valmaura ad ambedue le compagini, e ciò costrinse gli alabardati a disputare la maggior parte del girone d'andata in trasferta o sul campo neutro di Udine[10], fino alla revoca del divieto sopraggiunta nel mese di dicembre[11].
Dopo dieci giornate si ritrovarono appaiate al primo posto Juventus e Bologna, poi gli emiliani si bloccarono, persero tre gare di fila e videro i bianconeri allungare: il 2 febbraio 1947 furono "campioni d'inverno" davanti al Torino e al sorprendente Modena che, come il Livorno di qualche anno prima, era riuscito nell'impresa di ottenere ottimi risultati con giocatori provenienti dalle serie minori schierati dall'allenatore Mazzoni secondo la logica del vecchio Metodo[12]. Sul fondo, languiva la Triestina, mentre l'Alessandria del ritrovato Rava riscattava una partenza negativa ed inguaiava la più quotata Inter, i cui nuovi acquisti fallirono clamorosamente[7].
Fu proprio l'Alessandria a frenare la corsa della Juventus, il 23 febbraio; il Torino scattò in testa, vinse quattro gare consecutive, incluso il derby del 16 marzo, ed allungò, inseguita a distanza dal regolare Modena e dal Milan dell'astro nascente Carapellese[2]. Nel mese di maggio il Torino consolidò il primato e lo scudetto diventò matematico già a tre giornate dalla fine, con il pareggio di Bari; alla fine, i punti di vantaggio su Juventus e Modena, che occuparono le piazze d'onore furono rispettivamente 10 e 12. Fu la stagione in cui il Torino mostrò tutta la prepotenza di un attacco decisamente concreto, che sfondò il muro delle 100 reti realizzate grazie ad un gioco estremamente rapido, ideale per disorientare gli avversari[6]; il commissario tecnico dell'ItaliaPozzo arrivò a schierare contemporaneamente tutti i dieci giocatori di movimento granata nell'amichevole dell'11 maggio 1947 contro l'Ungheria[6][13]. Il campionato detiene tuttora il record di punti ottenuti da una squadra vincitrice nell'era di due punti a vittoria con 20 squadre in campionato: ben 63 con la media di 1,66 punti ad incontro.
Se furono degni di nota i campionati di Vicenza e Bari, l'Inter riuscì ad emergere dalle ultime posizioni alla distanza, lasciando le altre squadre a lottare per una salvezza incerta fino all'ultimo secondo; la Fiorentina ebbe la meglio sul Brescia e sul Venezia, ormai distante dalle glorie di pochi anni prima. La caduta in B fu risparmiata alla gloriosa Triestina, ripescata d'ufficio in luglio per motivi patriottici, «in considerazione del valore morale e simbolico che la squadra di Trieste ha per tutti gli sportivi italiani»[14]. Il ripescaggio dell'Amatori Ponziana in Jugoslavia a fine stagione[15] fu visto in Italia come un segno di sfida nella tesissima situazione politica in cui versava in quel periodo la città di Trieste, per cui il 25 luglio 1947 il deputato democristiano Angelo Salizzoni presentò un'interrogazione alla Presidenza del Consiglio con cui richiedeva la riammissione della Triestina in A onde evitare che le partite dell'Amatori Ponziana valevoli per il massimo campionato jugoslavo risultassero le manifestazioni sportive più importanti di Trieste[16]; fu così che, in occasione del congresso di Perugia del 26-28 luglio, la FIGC decise di applicare la stessa misura di ripescaggio alla Triestina[17][18]. La riammissione della squadra giuliana portò dunque ad un ulteriore allargamento della Serie A, che fu formata da 21 squadre per il solo campionato 1947-1948.[19]
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Era in vigore il pari merito ed in caso di parità venivano effettuati i necessari spareggi. La stampa del periodo usava, inoltre, un ordinamento grafico per quoziente reti: la differenza reti non era stata ancora inventata.
La Triestina fu ammessa alla successiva Serie A per motivi patriottici.[10]
Maggior numero di pareggi: Atalanta e Livorno (15)
Minor numero di vittorie: Triestina (5)
Maggior numero di sconfitte: Triestina (25)
Peggiore attacco: Triestina (32 reti fatte)
Peggior difesa: Triestina (79 reti subite)
Peggior differenza reti: Triestina (-47)
Partita con più reti: Juventus-Venezia 7-3 (17ª giornata)
Individuali
Classifica marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 1.064 gol (di cui 51 su calcio di rigore, 31 su autorete e 6 assegnati per giudizio sportivo) da 198 diversi giocatori, per una media di 2,8 gol a partita[13]. Le gare per le quali il risultato fu deciso a tavolino, in tutti i casi per invasione di campo, furono Venezia-Sampdoria, Brescia-Venezia e Bologna-Brescia[37]. Di seguito, la classifica dei marcatori[37].
^Ventidue squadre, compresa la Triestina, al campionato di A, dal Corriere dello Sport, 4 luglio 1946, p. 2
^Gino Dellachà, Una storia biancorossonera - Il calcio a San Pier d'Arena dal tempo dei pionieri del Liguria alla Sampdoria, Genova, Edizioni Sportmedia, novembre 2016, p. 231.
^Tre squadre soltanto retrocederanno dalla A alla B, dal Corriere dello Sport, 22 agosto 1946, p. 2 [1]