Da essa si diramano le dorsali SS 131 DCN, SS 729 e SS 291 var che la collegano rispettivamente alle rimanenti principali città dell'isola: Nuoro, Olbia e Alghero. È interamente gestita dall'Anas, per 137,000 km[A 1] tramite il compartimento di Cagliari e per i restanti 89,059 km[A 2] mediante quello di Sassari.[4]
Caratteristiche
Classificazione
Nel giugno 2011 l'Anas ha dato il via libera alla classificazione della Carlo Felice come strada extraurbana principale nel tratto tra Sanluri e Bauladu,[A 3] deliberata poi il 1º febbraio 2012.[N 2] L'itinerario sarebbe dovuto terminare a Serrenti nord,[A 4] ma è stato esteso fin lì soltanto il 21 giugno 2017; l'opera è stata consegnata in forte ritardo per problemi legati agli appalti, difatti, per tale motivo, il cantiere fu soprannominato "della vergogna".[N 3][N 4][N 5] Su questo percorso il limite massimo di velocità è pari a 110 km/h.[N 6][N 7][5]
Nel tratto tra Bonorva e Porto Torres[A 5] dal 10 marzo 2019 sono in vigore le medesime restrizioni al transito: è infatti vietata la circolazione ai pedoni, ai veicoli a trazione animale, ai velocipedi, ai motocicli con cilindrata inferiore a 149 cc, alle motocarrozzette con cilindrata inferiore a 249 cc e alle macchine agricole.[N 8] Nonostante ciò è comunque considerata una strada extraurbana secondaria per la presenza di accessi diretti e di raggi di curvatura non conformi, di fatto i limiti di velocità non superano i 90 km/h.[D 5]
Sicurezza
È presente un solo autovelox poco prima dello svincolo per Monastir in direzione Cagliari[A 6] ed è gestito dal competente comando di polizia locale. Installato antecedentemente all'omologazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti,[6] è in passato risultato non regolato correttamente a causa della mancata manutenzione, problema poi risolto dal comune di Monastir.[N 9] Nel 2017 l'ente gestore della strada ne ha invece proposto la rimozione, considerandolo scarsamente utile ai fini dell'incremento della sicurezza successivamente al montaggio dello spartitraffico e valutando la scarsa incidentalità del luogo.[N 10]
La strada vanta alcune tecnologie come il manto drenante[N 1] (steso per oltre 170 km) e le barriere Jersey NDBA[N 11] nel tratto tra Sestu e Monastir (per 10 km di estensione).[A 8]
La viabilità sarda nel periodo romano era garantita da quattro vie imperiali, una di queste era la Karalibus Turrem. Partendo da Karalis attraversava Othoca e Forum Traiani, passava poi per Campeda per Mularia, raggiungendo Sassari a Scala di Giocca; dopo averla superata arrivava a Ottava, terminando infine a Turris Libisonis dopo quasi 100 mi di percorso.[7][8][9] Dopo il V secolo cadde in uno stato di abbandono dovuto alla mancata manutenzione,[10] non potendo quindi essere più percorsa con mezzi provvisti di ruote.[N 13]
Soltanto nel corso del XVIII secolo si cercò di tracciare un percorso alternativo che collegasse il Capo di sotto con il Capo di sopra, ma la scarsità delle risorse economiche e le numerose perdite fra gli operai a causa della malaria non portarono al risultato auspicato: furono costruiti soltanto alcuni brevi tratti, spesso anche scollegati tra di loro.[N 13][11]
Grazie anche all'impiego di 900 detenuti[11] i cantieri chiusero già nel 1831, ma seguirono comunque interventi di manutenzione che si conclusero soltanto nel 1857.[D 9] L'opera costò al Regno di Sardegna4 milioni di L.[N 13] e fu finanziata prevalentemente da Carlo Felice di Savoia, prendendo infatti il suo nome nel secolo successivo.
I capisaldi furono la pietra miliare nell'allora piazza San Carlo a Cagliari (oggi piazza Yenne, nella quale venne posizionato nel 1860 anche il monumento a Carlo Felice)[14] e la colonna romana in piazza Cristoforo Colombo a Porto Torres.[17] La strada risultava moderna per gli standard del tempo e presentava caratteristiche tecniche di rilievo: le due corsie di marcia misuravano 2,7 m ciascuna con ai lati banchine di 80 cm, per una carreggiata della larghezza di 7 m; il manto stradale di tre strati era spesso 40 cm e la pendenza massima non superava il 7%, consentendo di poter finalmente essere percorsa sulle carrozze.[N 13]
La strada, non essendo necessarie caratteristiche di scorrimento veloce, penetrava direttamente nel tessuto urbano dei comuni attraversati e parti di essa fanno ora parte della viabilità ordinaria dei centri abitati, ad esempio:[18]
a Cagliari il suo percorso corrisponde al Largo Carlo Felice, a un tratto della via Roma e ai viali Trieste, Sant'Avendrace e Monastir;
a Monastir, Nuraminis e Serrenti combacia con le strade successivamente nominate via Nazionale;
a Sanluri è stata ricompresa in via Carlo Felice;
a Sardara l'ex tracciato è stato suddiviso nelle odierne via Cagliari (a sud) e via Oristano (a nord).
a Uras attraversava l'odierna via Eleonora d'Arborea
a Santa Giusta e Oristano ha poi preso il nome di via Cagliari
Nel 1935 il percorso venne prolungato verso nord: Cagliari-Monastir-Sanluri-Oristano-Paulilatino-Macomer-Torralba-Bivio Mores-Sassari-Porto Torres. La strada, non terminando più nei pressi di Mussolinia di Sardegna (l'odierna Arborea), fu rinominata Carlo Felice in onore del Re di Sardegna.[L 2][2]
A seguito della nascita dell'Anas nel 1946 iniziano i lavori per l'allargamento della sede stradale (allora a due corsie, una per senso di marcia), aggiungendo una terza corsia promiscua per i sorpassi fino a Monastir. Dal 1955 si lavorò per la trasformazione in superstrada, fino a metà anni settanta quando l'intera tratta divenne a doppia carreggiata[2] nel rispetto dei requisiti previsti per le strade di tipo III,[D 11] portando all'abbandono e al declassamento di parti del tracciato storico,[D 1] ancora oggi riconoscibile grazie alla presenza a bordo strada delle case cantoniere e dei filari di pini.[19]
In molti casi non fece però seguito la costruzione di nuove intersezioni a livelli sfalsati, rendendo molto rischiose le svolte a sinistra. Nel tempo l'intensa urbanizzazione, combinata all'assenza di una viabilità di servizio, ha poi portato al moltiplicarsi dei preesistenti incroci a raso.[2] L'incremento del traffico di mezzi pesanti (circa il 10% del complessivo)[D 5] e la non puntuale manutenzione fecero sentire sempre di più la necessità di maggiori velocità di percorrenza,[20] anche in considerazione del fatto che potevano essere raggiunti i 90 km/h soltanto su poco più del 20% del tracciato.[21] A causa di tutti questi fattori la sicurezza dell'arteria risultava piuttosto compromessa,[D 4] lievemente migliorata soltanto nei primi anni novanta con l'installazione dello spartitraffico che ridusse il numero di incidenti,[22] ma che peggiorò anche la viabilità riducendo la larghezza delle carreggiate.[20] È in questo periodo che a Sardara nasce, il 9 giugno 1991, il "comitato per la sicurezza della Carlo Felice":[N 15] composto da 140 amministratori locali, regionali e parlamentari, organizzò una catena umana di 20 000 persone[N 16] per tutta la lunghezza della strada, in segno di protesta contro le precarie condizioni della statale.[23]
Le tempistiche per l'affidamento e l'attuazione dei lavori non furono e non sono tuttora uniformi: il tratto fino ad Oristano fu, sebbene con qualche discontinuità, il primo ad essere preso in carico dall'Anas assieme ai tratti da Sassari a Porto Torres e da Codrongianos a Florinas; tuttora da Oristano a Florinas non c'è quasi traccia di nuovi interventi,[D 12] salvo l'innesto con la strada statale 729 Sassari-Olbia, di recente costruzione.[D 5]
Per l'eliminazione degli incroci a raso si lavora per una variante che eviti l'incrocio di Villagreca,[N 17] causa di frequenti e pericolose frenate tra gli automobilisti che lo attraversano. Per questo motivo nel tempo si è diffusa la credenza vi si trovi un autovelox fisso,[N 18] proposta del comune di Nuraminis poi bocciata dalla prefettura di Cagliari.[N 19]
Tra il 2023 e il 2024 sono stati aperti a Bonorva due nuovi svincoli:[N 20][26] la realizzazione di quello Sud ha portato la riconversione del preesistente cavalcavia in passaggio faunistico, mentre quello Nord sostituisce il precedente incrocio.[N 21] Costato oltre 20 milioni di euro, è stato realizzato in una zona rischio idrogeologico[27] soggetta a frequenti frane,[N 22] la strada attraversa infatti il corso di un preesistente torrente: per il raddoppiamento delle corsie fu infatti necessario erigere diversi muri di sostegno,[D 1] mentre per la realizzazione della nuova intersezione si è invece avuta la necessità di creare un sottopasso a collegamento di nuove rotatorie.[26]
Sono poi in via di attivazione i cantieri a Paulilatino:[N 21] è stata anche fatta una raccolta di firme per chiedere la rimozione dell'incrocio, considerato l'elevato numero di incidenti verificatisi in loco.[28]
Qui è presente la statua del Redentore, rivolta verso l'arteria.[A 9] È stata posizionata in occasione del Giubileo del 2000 ed è dedicata all'emigrazione sarda, il monumento funge poi da luogo di incontro degli autotrasportatori durante i raduni. Sulla stessa è presente una targa che recita una preghiera in segno di protezione per i viaggiatori:[30]
«Signore, che domini il tempo e la vita, e ci guidi verso la salvezza, rivolgi il tuo sguardo sul nostro cammino. Proteggi il continuo frenetico andare di chi, per lavoro e per diletto, percorre le strade di questa nostra terra e posa sul capo di noi tutti, la tua mano provvidente.»
Bonnanaro[33] è una breve galleria artificiale immediatamente adiacente al bivio per Mores, solo in direzione Cagliari.
Chighizzu I[34] e Chighizzu II[35] precedono di pochi chilometri il capoluogo turritano e sono oggetto di miglioramenti strutturali e tecnologici quali l'installazione di pannelli a messaggio variabile.[N 23]
Truncone[36] è la più recente essendo stata costruita nel 2002, facendo parte del nuovo percorso verso Porto Torres.[37]
La 131 DCN fa anch'essa parte delle principali direttrici del traffico stradale isolano e presenta caratteristiche di superstrada. Collega alla Carlo Felice il capoluogo di provincia non raggiunto dalla stessa, la città di Nuoro (dove la 131 racc la congiunge alla città), e consente di raggiungere il porto e l'aeroporto di Olbia.[D 4] Si distacca nel territorio comunale di Abbasanta, in direzione orientale.[2]
Vecchi tratti
Nuova strada Anas 48 ex SS 131 Carlo Felice (variante Località Fangario)
Il tratto stralciato è lungo 8,65 km e si trova nei pressi dell'inizio dell'arteria.[A 11] È stato consegnato poi al comune di Sestu. Rimanendo contiguo con la statale viene ora in parte riutilizzato come complanare della stessa, allo scopo di evitare che i numerosi accessi privati siano immediatamente a ridosso dell'arteria.[D 16]
Nuova strada Anas 102 ex SS 131 Carlo Felice (variante di Macomer)
Lungo 11,2 km,[A 12] è un itinerario dismesso ceduto alla provincia di Nuoro.[D 16] È a singola carreggiata e coincide con il centrale corso Umberto I, attraversa il paese fino alla zona industriale di Tossilo per poi confluire sul nuovo percorso.[D 17]
Nei primi anni duemila l'Anas ha avviato i lavori per il rifacimento della strada tra Sassari e Porto Torres a causa dell'intensa urbanizzazione, il vecchio tracciato funge oggi da tangenziale per la città ed è sotto la gestione della provincia.
Nuovi tratti
Variante di Sanluri
La variante di Sanluri[D 18] è lunga 6,600 km[A 13] ed è stata realizzata a partire dal 2005.[39] Il vecchio tracciato è poi diventato strada comunale.[D 19]
Variante di Sardara
Il tratto da Sanluri a Sardara è stato ricostruito ex novo[D 2] per una lunghezza di 11,600 km[A 14] ed è stato inaugurato il 2 febbraio 2002,[N 24] con la cessione del precedente percorso al comune di Sardara.[D 20]
È stata al centro di un'inchiesta giudiziaria in merito ai materiali inquinati da metalli pesanti utilizzati per la sua costruzione, provenienti dagli scarti degli scavi effettuati dalla Sardinia Gold Mining nei pressi di Furtei.[N 25] Oltre che causare problemi ambientali[N 26][N 27] la presenza di arsenopirite e acido solforico sotto il conglomerato bituminoso ha per altro portato a un'anomala e precoce usura dei cavalcavia.[N 25] La variante ha per questi motivi assunto l'appellativo di "sarcofago della morte".[N 28][N 29][N 30]
Variante di Oristano
Già nel 1978 fu studiato un percorso alternativo che evitasse di dover attraversare il centro abitato di Oristano, variando l'itinerario della Carlo Felice.[A 15] Contestualmente sono stati ricompresi parti di essa nella SS 292 e nella SS 388.[L 3]
Fin dal 1986 era nei progetti dell'Anas la costruzione di un nuovo tracciato Sassari-Truncu Reale-Porto Torres,[D 21] ma i lavori furono avviati soltanto nel 1993.[37]
La nuova strada Anas 268 Sassari-Porto Torres, estesa 20,781 km, è stata costruita in variante nel 2005.[42] Contestualmente alla dismissione del vecchio percorso, fino alla sua inaugurazione (avvenuta il 30 giugno 2008)[N 31] la strada non terminava più a Porto Torres ma bensì a Sassari.[D 22]
Il 7 ottobre 2020 è stato incluso nel percorso un altro tratto di 1700 m nel comune di Porto Torres allungando la strada fino a via dell'Industria, precedentemente terminava allo svincolo per la strada provinciale 42 dei Due Mari.[L 5]
Nella cultura di massa
Il cantante e poeta inglese Julian Cope ha dedicato alla SS 131 il romanzo Uno tre uno. Viaggio hooligan gnostico sulle strade della Sardegna e del tempo (One Three One in lingua originale)[43][44][45][46]
Il cantante e comico Nicola Cancedda ha prodotto una parodia del singolo Un giorno così degli 883, intitolata Un giorno sulla SS 131 e contenuta nell'album Il ballo del sirbone.[47]
La strada dà il nome alla testata giornalistica Centotrentuno, fondata nel 2018.[48]
^2005 – Nicola Cancedda, Il Ballo del Sirbone, CD, Gente Nuova 8031395001480
^Chi siamo, su Centotrentuno. URL consultato il 7 agosto 2023.
Bibliografia
Marilena Sechi, La viabilità nella Sardegna romana tra le stationes di Hafa e Molaria, Sassari, 27 febbraio 2012.
Stefano Serri e Andrea Usai, La strada del re. Viaggio binario sulla SS. 131, Cagliari, Aipsa, 24 gennaio 1999, ISBN8887636001.
Salvatore Moreddu, Le strade in Sardegna tra la seconda metà del Settecento e i primi dell'Ottocento, Nuova Prhomos, 30 luglio 2021, ISBN9788868536466.
^abcdefghIn corsivo sono indicate le strade statali facenti parte sino al 1945 - per l'intera estensione - del territorio italiano e poi parzialmente cedute agli Stati vincitori della Seconda guerra mondiale, in seguito alla modifica dei confini nazionali stabilita dal trattato di Parigi del 1947.
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